Apnee notturne: un nemico invisibile per la salute del cuore

Il disturbo, sempre più diffuso ma sottodiagnosticato, è spesso asintomatico ma associato a patologie cardiache ischemiche e neurologiche di tipo vascolare

La diagnosi precoce, essenziale per prevenire condizioni che possono degenerare in criticità, si fa attraverso la polisonnografia, un esame non invasivo, semplice e indolore

Conversano, 5 maggio 2025. Secondo stime recenti della Società Italiana di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale, le apnee notturne e i disturbi respiratori del sonno interessano circa 30 milioni di italiani. Nella maggior parte dei casi si tratta di forme lievi che non causano particolari scompensi al paziente e si manifestano con lievi russamenti notturni, ma per circa 4 milioni di italiani il riposo è costellato di oltre 15 interruzioni del respiro (le apnee, appunto) ogni ora con gravi conseguenze dovute a una condizione di ischemia temporanea indotta agli organi che non ricevono adeguati quantitativi di ossigeno, in particolare il cuore.

“I disturbi respiratori del sonno, e in particolare la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno, nota con l’acronimo OSAS (Obstructive Sleep Apnea Syndrome), sono considerati un nemico silenzioso proprio perché sottodiagnosticati: solo il 5% dei pazienti ha ricevuto una diagnosi ed è stato avviato a un percorso terapeutico – spiega il dott. Cesare Arezzo, pneumologo Villa Lucia Hospital di Conversano,struttura di GVM Care & Research -. Questo perché generalmente il paziente non se ne rende conto; è chi dorme accanto a lui, compagni, coniugi o parenti, ad accorgersi del suo russare e soprattutto dell’interruzione del suo respiro, che a lungo andare provoca un calo ritmico della quota di ossigenazione che interessa tutti gli organi, ma in particolare il cuore, causando tutta una serie di problematiche anche gravi, compresa una sofferenza cardiaca”.

La sintomatologia è quasi sempre molto sfumata: a volte sono presenti cefalee, sonnolenza diurna, affaticabilità durante il giorno e frequenti episodi di addormentamenti ogni volta che il paziente si trova in posizione seduta. Ciò si spiega con il fatto che il cervello registra il susseguirsi di pause del respiro durante la notte e non si rilassa completamente a un sonno ristoratore perché mantiene alta l’allerta attraverso frequenti micro risvegli di cui il soggetto non si accorge.

La sonnolenza che ne deriva può portare, oltre a una riduzione della qualità di vita per via delle evidenti difficoltà a svolgere le attività quotidiane, anche a danni indiretti: basti pensare per esempio agli incidenti in auto o lavorativi causati da un colpo di sonno. A questi si aggiungono una serie di conseguenze di natura vascolare come cardiopatia ischemica, coronaropatia, infarto del miocardio, fibrillazione atriale recidivante, ipertensione arteriosa resistente al trattamento, ictus.

“Le alterazioni quantitative e qualitative del sonno attivano il sistema nervoso simpatico, determinando una condizione cronica di allerta e stress – spiega il Prof. Giuseppe Speziale, cardiochirurgo a Santa Maria Hospital di Bari e Ospedale San Carlo di Nancy di Roma e vicepresidente di GVM Care & Research –. Questa situazione, sostenuta da alterazione del ritmo circadiano del cortisolo, ipersecrezione di catecolamine con insulino-resistenza e, nei maschi, da deficit di testosterone, fa sviluppare una infiammazione cronica sistemica di basso grado che danneggia la struttura e la funzione del sistema vascolare arterioso e delle cellule miocardiche, aumentando il rischio di malattie cardiovascolari e di suoi eventi acuti”.

Un sonno di qualità influisce, inoltre, sui processi ormonali e metabolici con effetti positivi sull’insorgenza di patologie croniche progressive e degenerative quali diabete e obesità, come spiega il dott. Vito Angelo Giagulli, specialista in endocrinologia, diabetologia e andrologia a Villa Lucia Hospital di Conversano: “Dormire poco o male, con frequenti risvegli o apnee notturne, altera, tra le altre cose, la regolazione di ormoni come grelina e leptina, che controllano rispettivamente la sensazione di fame e sazietà. Una carenza di sonno porterebbe, dunque, a un aumento dell’appetito e a una riduzione del senso di sazietà, con una conseguente maggiore assunzione di cibi ricchi di grassi saturi con effetti negativi sul metabolismo glico-lipidico. Accanto ai disturbi metabolici, alcune endocrinopatie possono favorire i disturbi del sonno come l’OSAS. Tra queste, l’ipogonadismo maschile, un deficit dell’ormone della crescita (GH) ed anche, in particolare, l’ipotiroidismo severo che riduce la massa magra e incrementa quella grassa (ad esempio a livello della faringe e della lingua – macroglossia) o la sua distribuzione”.

Fondamentale è la diagnosi precoce, che per i disturbi del sonno avviene attraverso la polisonnografia, un test diagnostico semplice, che si svolge al domicilio del paziente grazie a un’apparecchiatura indossabile dotata di sensori che rilevano e monitorano alcuni parametri fisiologici durante il sonno, tra i quali l’attività cerebrale, i livelli di ossigeno, il battito cardiaco, la respirazione, il russamento, i movimenti degli arti, talvolta la pressione arteriosa. I risultati del test vengono poi vagliati da un team multidisciplinare costituito da cardiologi, pneumologi ed endocrinologi e dal medico specialista delle malattie del sonno per diagnosticare la natura del disturbo notturno e pianificare un trattamento studiato su misura per il paziente.

L’esame è importantissimo quando il paziente presenta sintomi quali russamento, apnee notturne, sonnolenza diurna, ma anche per quei pazienti che devono essere intercettati prima di sviluppare la patologia conclamata, per i cardiopatici o per chi ha già sviluppato una patologia neurologica di tipo vascolare, o ancora per i pazienti obesi.

“Le cause dei disturbi del sonno e in particolare delle apnee notturne possono essere diverse: le più frequenti sono l’obesità, che non consente una buona respirazione durante il riposo perché il peso ostacola il movimento del diaframma e nel contempo provoca la formazione di tessuto adiposo a livello delle alte vie aeree che complica la respirazione diaframmatica già deficitaria e la conformazione di ugola, palato molle e duro, tonsille che in alcuni casi ostacola il passaggio dell’aria quando durante la notte la lingua si porta in posizione retrograda e tende ad addossarsi al palato – spiega ancora il dott. Arezzo -. Il trattamento delle apnee notturne è altamente personalizzato, in base all’entità della patologia, dalla presenza di comorbidità, dal tipo e dalle cause delle apnee. Nella definizione della terapia vengono coinvolti specialisti di diversi ambiti: se la causa è l’obesità si interviene in primis sul dimagrimento del paziente; se la problematica è dovuta a un problema della conformazione del palato si può optare per la chirurgia otorinolaringoiatrica e/o maxillofacciale. O, ancora, è possibile rivolgersi a un odontoiatra che possa applicare un avanzatore mandibolare per correggere il difetto”.

Poiché alcune forme di apnee del sonno sono posizionali, si verificano cioè soltanto se si dorme supini, potrebbe essere utile riposizionare il paziente durante il sonno. Per farlo si utilizzano piccoli sensori applicati a un collarino o tramite una fascia sul torace, che si azionano ed emettono vibrazioni quando il paziente è supino, per fargli assumere la posizione laterale.

In casi di entità severa, si ricorre alla terapia con CPAP: si tratta di un erogatore di aria compressa che tramite mascherine nasali o oronasali, dotate di fasce elastiche per il posizionamento, convogliano l’aria e la spingono nel naso durante la notte.