Bari – “Note e Goal da Ovest a Est. Diplomazia culturale, musica e sport durante e dopo la Guerra Fredda”.

Il 14 aprile alle 9.00 a Bari (Aula Starace – Facoltà di Scienze Politiche) i primi esiti della ricerca sul progetto “Lo Spomenik di Barletta: monumento della memoria e dell’identità europea a 80 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale”.

Appuntamenti anche a Barletta (13 aprile) e Polignano a Mare (15 aprile).

“Note e Goal da Ovest a Est. Diplomazia culturale, musica e sport durante e dopo la Guerra Fredda”. Si chiama così la giornata di studi che si terrà a Bari il prossimo 14 aprile alle 09.00 nell’aula V. Starace (II piano, Scienze Politiche) per presentare i primi esiti della ricerca che Fondazione Gramsci Puglia sta conducendo nell’ambito di un progetto italo – sloveno finanziato dalla Regione Puglia intitolato: “Lo Spomenik di Barletta: monumento della memoria e dell’identità europea a 80 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale”.

Nel corso dell’ultimo mese, due ricercatori pugliesi della Fondazione Gramsci di Puglia Vito Saracino e Giacomo Colaprice hanno iniziato a lavorare negli archivi di Capodistria, ospiti del ZRS Koper, dividendosi i compiti in maniera molto metodica per analizzare meglio i diversi archivi e le fonti conservate a Capodistria, con una visione ampia e particolareggiata.

Nonostante la ricerca sia solo all’inizio, secondo le intenzioni degli studiosi, i lavori, seguendo gli echi dell’Eurovision, avvicineranno le nuove generazioni di studenti universitari a quel fil rouge che ha unito e continua ad unire le due sponde dell’Adriatico tramite la lente interessante dei mass media, della musica e dello sport. A presiedere il convegno del 14 aprile a Bari, che consentirà anche il riconoscimento di crediti formativi per gli studenti che parteciperanno, in base a quanto stabilito dal proprio corso di laurea, ci sarà Rosario Milano (Università degli Studi di Bari). Interverranno: Tomas Miglierina (Radiotelevisione Svizzera Italiana), Francesca Rolandi (Università di Firenze), Vito Saracino (Università di Foggia e Fondazione Gramsci Puglia), Lorenzo Ferrazzano (Università di Salerno), Resmie Hallulli (Università degli Studi di Bari – Fondazione Gramsci Puglia), Gianni Galleri (Meridiano 13), Giacomo Massimiliano Desiante (Ipsaic) e Giacomo Colaprice (Università degli Studi di Bari – Fondazione Gramsci Puglia).

Ma non ci si fermerà solo alle aule dell’università; il progetto di ricerca itinerante incontrerà i lettori e gli appassionati anche in altre due occasioni. La prima, il 13 aprile a Barletta (ore 18.30, Circolo Arci Cafiero – via Paolo Ricci 153) con la presentazione del volume “Balkan Football Club – viaggio rocambolesco alla ricerca di utopie e rigori sbagliati” di Gianni Galleri che ne discuterà con Tomas Miglierina, giornalista Radiotelevisione Svizzera Italiana, e Giacomo Colaprice, Fondazione Gramsci Puglia (saluti di Francesco De Martino, presidente Circolo Arci Cafiero, introduzione di Rosanna Rizzi, coordinamento per la tutela dello Spomenik di Barletta). La seconda il 15 aprile a Polignano a Mare (ore 18.30, Biblioteca Comunale Raffaele Chiantera) con la presentazione del libro “Eliza – Una storia macedone” di Umberto Li Gioi. Dopo i saluti istituzionali dell’assessora alla Cultura di Polignano Priscilla Raguso dialogheranno con Rino Operoso, figlio della protagonista del libro Eliza, Vito Saracino – Fondazione Gramsci Puglia e Università degli Studi di Foggia, Tomas Miglierina giornalista di RSI Televisione della Svizzera Italiana, e Rosanna Rizzi, coordinamento Spomenik Barletta. Interviene Saverio Pellegrini, presidente Anpi Polignano a Mare.

I lavori proseguiranno e si concluderanno a novembre con un convegno finale e la presentazione del progetto di restauro dello Spomenik di Barletta nato da questo progetto. Un lavoro sul campo e di rete a dimostrazione di come la memoria possa risultare ancora viva e partecipata.

“Lo Spomenik di Barletta”

Lo Spomenik di Barletta è un monumento eretto in memoria dei partigiani jugoslavi che persero la vita durante la Seconda Guerra Mondiale. Situato nel cimitero di Barletta, rappresenta un simbolo di sacrificio e resistenza contro le barbarie, testimonianza del legame storico tra il popolo jugoslavo e quello italiano. Questo monumento è una pagina di storia internazionale da salvaguardare, un ricordo vivo che collega le due sponde dell’Adriatico e coinvolge la memoria dimenticata di soldati stranieri che hanno dato la vita per la Liberazione dell’Italia dal giogo del nazifascismo. Conservare e valorizzare questo imponente monumento, considerato uno dei memoriali più significativi presenti in Italia, rappresenta un’istanza collettiva, anche nell’ottica della cooperazione internazionale, che la Regione Puglia e i partner del progetto possono portare avanti come atto concreto in favore della memoria e delle memorie che in qualche caso dividono il popolo italiano da quello serbo, croato, bosniaco, sloveno, montenegrino e slavo-macedone. Un monumento alla memoria viva e alla fratellanza adriatica.

L’Ossario Commemorativo dei Caduti Jugoslavi di Barletta, realizzato tra il 1968 e il 1970 interamente in calcestruzzo armato, ha subito negli anni un lento ma progressivo degrado dovuto alle sue caratteristiche materiche e strutturali, alla vicinanza con l’ambiente marino, alla conformazione dei terreni e a criticità nella sua progettazione esecutiva. Questi fattori, uniti a una scarsa manutenzione nel corso degli anni, hanno reso oggi necessari e urgenti una serie di interventi volti al consolidamento delle sue strutture ed alla conservazione e protezione delle superfici in calcestruzzo a vista. Il restauro di questo monumento moderno restituirà ad esso la dignità e il ruolo che merita nella memoria collettiva. Il progetto prevede un intervento di restauro conservativo dell’Ossario dei Caduti Jugoslavi volto a preservarne l’integrità materiale e strutturale. Parallelamente al restauro, il progetto intende avviare un programma di valorizzazione (disseminazione della conoscenza, promozione di eventi culturali, ecc.), che renda il sito un punto di riferimento culturale e storico, sia a livello locale che nazionale. Il rilancio del monumento contribuirà a rafforzare la memoria storica, promuovendo un turismo culturale attento e rafforzando il legame tra le comunità italiane e le repubbliche post-jugoslave, celebrando i valori di pace, libertà e solidarietà.

I RICERCATORI

Vito Saracino è il Coordinatore delle Relazioni Esterne e dei Progetti di Ricerca della Fondazione Gramsci di Puglia. Studioso di Media Studies, si occupa dell’egemonia culturale dei mass media nel Novecento. Dopo dieci anni dedicati al forte legame storico e mediatico fra l’Italia e l’Albania, come dimostra il suo ultimo lavoro uscito per Palgrave Macmillan, “A Century of the Media in Italian-Albanian Cultural Relationships”, ha trovato un nuovo filone di ricerca a Capodistria, tornando una seconda volta negli archivi di Tele Capodistria dopo un primo viaggio nel 2023. In questo progetto si sta concentrando su come i mass media (stampa, radio, televisione) dell’ex Jugoslavia si sono approcciati al tema della memoria condivisa fra Italia e Jugoslavia. Tuttavia, come spesso accade quando si entra negli archivi, si scopre altro, e l’attenzione dal singolo evento di Barletta si è ampliata anche alla forte presenza di documentari di carattere storico, sociale e politico nei palinsesti degli anni ’80 di Capodistria.

Giacomo Colaprice, ventisettenne dottorando e cultore della materia in Storia Contemporanea all’Università di Bari, si occupa della memoria, della ricezione di Matteotti in Italia e all’estero, della Resistenza italiana e jugoslava, e degli sport studies. Negli archivi di Capodistria sta trovando numerosi documenti riguardanti il Caso Barletta e i lavori dello storiografo militare Albert Klun, concentrandosi soprattutto sulla ricostruzione delle vicende di quelle 825 vittime, esumate da varie sepolture nell’Italia meridionale e insulare. Sulle lastre bronzee furono riportati i nomi di altri 463 partigiani, dei quali non erano state reperite le spoglie, per un totale di 1.288 caduti. Come nel caso di Vito, nella mole dei documenti ha trovato dei riferimenti molto interessanti per trovare una nuova traccia di ricerca. Essendo anche giornalista sportivo, si sta occupando di come si possa definire un’identità slovena legata al gioco del basket.

La prima parte della ricerca è stata presentata già negli studi di Radio Capodistria a Koper, in Slovenia, all’interno della trasmissione “Il Vaso di Pandora” condotto da Stefano Lusa https://radiocapodistria.rtvslo.si/podcasts/il-vaso-di-pandora/117728261/175120287