
squares do not (normally) appear in nature
di Office for a Human Theatre.
dal 22 al 29 Maggio a Spazio Murat
Dal 22 al 29 Maggio Spazio Murat ospita “squares do not (normally) appear in nature” di Office for a Human Theatre, 13 esperimenti visivi e sonori che mettono il pubblico a confronto con uno spazio senza attori. La base del lavoro è la consapevolezza del colore attraverso luce, nebbia, vetro, font e immagini che diventano protagonisti della scena, un omaggio all’opera e alla ricerca di Josef Albers.
L’installazione teatrale “squares do not (normally) appear in nature” è un invito ad ascoltare e guardare, a riappropriarsi del proprio tempo. Come suggerito dal titolo, questo lavoro riguarda anche la natura e ciò che normalmente non appare in essa. In particolare, lo spettacolo drammatizza effetti astratti mettendo in scena reazioni naturali quali l’aurora boreale e gli arcobaleni. Questa specifica scelta decostruisce l’ingannevole convinzione che l’arte astratta sia troppo impersonale o fredda.
Il progetto teatrale e performativo di OHT, studio di ricerca fondato da Filippo Andreatta, il cui lavoro si occupa di paesaggio e di politica personale sottilmente affrontata nello spazio pubblico e privato, è incardinato su Josef Albers, uno dei pionieri dell’arte astratta del XX secolo, è stato pittore, teorico del colore e insegnante alla Bauhaus, al Black Mountain College e alla Yale University, e sul suo lavoro attraverso un esperimento in cui il pubblico è invitato a immergersi in una coinvolgente esperienza percettiva.
“squares do not (normally) appear in nature” è una metafora letterale di come solo apparenti temi astratti sono gli attori della ricerca di Josef Albers attraverso le forme, la realtà e l’osservazione.
Astratto, nel dizionario Oxford d’inglese, ha nove definizioni, di cui la più appropriata è la 4.a.:
“ritirato o separato dalla materia, dall’incarnazione materiale […]. Opposto a concreto. ”
Dal latino, abstractus significa “tratto via”. Come in matematica il senso di astrarre qualcosa significa ridurlo al suo essenziale – dando per inteso che le entità matematiche sono astrazioni – così nelle arti visive il senso della pittura astratta è una composizione con un certo o totale grado di indipendenza dal mondo reale e dalla sua mimesi. Quest’azione di allontanamento o separazione è l’aspetto chiave del progetto, che sorge dalla domanda: come il teatro ridefinisce se stesso eliminando i suoi esecutori? Che cosa ne rimane? Astrarre è un modo per riportare spiritualità nel lavoro?
La prima dell’installazione “squares do not (normally) appear in nature” è fissata per giovedì 22 maggio alle 19.00. Le repliche si terranno per cinque appuntamenti al giorno dal 23 al 29 maggio (ore 10.30, ore 12.00, ore 15.30, ore 17.00 e ore 19.00). Solo nei giorni del 25 e 26 maggio ci saranno tre rappresentazioni al giorno (ore 12.00, ore 15.30 e ore 18.00).
Per accedere è previsto un biglietto di 3 euro. Ingresso ridotto per studenti, over 65, diversamente abili a un euro.
Info:
squares do not (normally) appear in nature
dal 22 al 29 maggio a Spazio Murat
Ingresso: 3,00 euro intero, 1,00 euro ridotto (studenti, over 65, diversamente abili)
tel: 0802055856
mail: info@spaziomurat.it
OHT [Office for a Human Theatre] è lo studio di ricerca fondato da Filippo Andreatta, il cui lavoro si occupa di paesaggio e di politica personale sottilmente affrontata nello spazio pubblico e privato. OHT scardina la gerarchia della visione e dell’ascolto realizzando spettacoli, performance e installazioni in contesti urbani e non; ha raggiunto i ghiacci del 79° parallelo nord per leggere Frankenstein attorno a un fuoco, portato in scena il campanile di Curon/Graun; ha creato Little Fun Palace una roulotte parassitaria che ha viaggiato in due continenti e dato vita alla Nomadic School: una scuola sul rapporto fra arti performative e paesaggio che si muove fra montagne, paludi e altre aree rurali contaminando l’arte con le scienze naturali e sociali.
Josef Albers: pittore, teorico del colore e insegnante, Albers ha avuto un ruolo di primo piano nel trasmettere i principi didattici del moderno Bauhaus negli Stati Uniti. È noto per le composizioni che esplorano i rapporti del colore attraverso la forma unica e semplice del quadrato. Nato in Germania nel 1988, dopo gli studi d’arte si trasferisce a Weimar per unirsi al Bauhaus, prima in veste di studente e successivamente nel ruolo di insegnante. Il Bauhaus sarà per lui luogo di incontri significativi come quelli con Paul Klee, Wassily Kandinsky, Walter Gropius e Mies van der Rohe. L’interesse principale di Albers ruotava intorno al colore e alla comprensione delle regole che guidano l’esperienza visiva; nato grazie ai corsi di Paul Klee, da questo interesse Albers svilupperà teorie proprie riguardo gli effetti spaziali, i contrasti, e le armonie dei colori pubblicando nel 1963 l’influente volume Interazione del colore. Quando nel 1933 i nazisti chiudono la scuola a Berlino, Albers e sua moglie Anni, anche lei artista cresciuta nel Bauhaus, vengono invitati al Black Mountain College – l’importante scuola d’arte in North Carolina che tra gli anni Cinquanta e Settanta del Novecento attirerà artisti e studenti di talento tra cui John Cage, Merce Cunnigham e altri – per l’intermediazione del giovane Philip Johnson. Dopo aver influenzato il Black Mountain College con la sua innovativa metodologia didattica e la sua ricerca artistica, Albers continua ad insegnare e nel 1950 diventa direttore del dipartimento di Design alla Yale University. Muore a New Haven nel 1976.