
IA E IMPRESA, ITALIA IN RITARDO
UN PROCESSO DI CAMBIAMENTO DA GOVERNARE
“La capacità di anticipare il futuro è un elemento centrale che non è solo una questione tecnologia ma è fatto di persone che interrogano i sistemi. L’intelligenza artificiale è uno strumento. Sapere dialogare, costruire progetti e lavorare sull’anticipazione del futuro è ciò che dobbiamo insegnare ai ragazzi”. Con queste parole il rettore Antonello Garzoni, ha aperto le porte dell’Università Lum e dato il via alla terza edizione del BMT, il festival dell’innovazione digitale organizzato da Jcom Italia e coorganizzato da LUM e Dipartimento di Economia e Finanza di Uniba.
Intelligenza artificiale e impresa il filo rosso degli interventi della plenaria moderata dal giornalista Dionisio Ciccerese, che ha riunito i mondi dell’Università, dell’imprenditoria, del management e della Pubblica amministrazione. “Il BMT è una occasione per aggiornarsi – ha detto in apertura dei lavori Marco Guaragnella, Ceo di Jcom Italia e chairman del BMT- su un tema che apre numerose opportunità e che riguarda tutti. Si tratta di un mondo che va esplorato, con il quale siamo chiamati inevitabilmente a familiarizzare cogliendone gli aspetti positivi e gli errori da evitare. A noi piace pensare che sia uno strumento in grado di migliorare la qualità della vita lavorativa delle persone ”.
QUALCHE DATO
I numeri sull’intelligenza artificiale, però, parlano molto chiaro sia in termini di posizionamento dell’Italia nell’applicazione dello strumento con solo l’8,2% delle imprese italiane ad aver utilizzato l’IA nel 2024, contro il 19,7% della Germania e la media Ue del 13,5%, sia in termini di investimenti: l’Italia investe 1,33% di Pil contro il 2,33 della media europea. ( stime Banca d’Italia).
Anche sul fronte del lavoro i dati sembrano andare in un’unica direzione. Sempre secondo stime della Banca d’Italia, infatti, nel nostro Paese circa il 20% della forza lavoro è esposta agli effetti sostitutivi dell’AI. Entro il 2030 il 27% delle ore lavorate in Europa sarà automatizzato con settori più esposti di altri quali la ristorazione, il supporto d’ufficio, la produzione, solo per dirne alcuni.
Sugli effetti dell’AI sull’economia si è espresso il professor Vito Peragine, direttore del Dipartimento di Economia e Finanza di Uniba.
“Noi – ha detto – siamo agli inizi dell’introduzione delle nuove tecnologie nei processi economici. La maniera in cui questi processi cambieranno l’economia ( modi di produzione, i lavori, la distribuzione del valore aggiunto) è tutta da scoprire ma è anche tutta da governare. È una sfida per chi fa ricerca, per chi insegna, ma è anche una sfida per chi deve governare questi processi, perché non tutto può essere lasciato alle libere forze del mercato. Va dato un indirizzo per raggiungere un obiettivo di benessere sociale.