Down The Wall Sketch incanta Trani: il teatro di Gaetano Doto e Patrizia Liquori abbatte le barriere al Festival Il Giullare.

Applausi, emozione e consapevolezza. È quanto ha lasciato in platea Down The Wall Sketch, lo spettacolo andato in scena lunedì 14 luglio sul palco del Festival nazionale Il Giullare, rassegna teatrale che da 17 anni promuove una cultura inclusiva e accessibile attraverso l’arte.

Il gruppo teatrale dell’Associazione di Promozione Sociale Il Bell’Anatroccolo di Foggia, in collaborazione con l’Associazione Teatrale Tanino di Deliceto, ha portato a Trani un progetto scenico nato nei mesi scorsi all’interno di un laboratorio teatrale, ora giunto al suo culmine con la partecipazione a una delle manifestazioni più seguite nel panorama italiano del teatro integrato. Guidati dalla regia di Gaetano Doto, attore, regista e presidente dell’Associazione Tanino, i protagonisti hanno saputo conquistare il pubblico grazie a uno spettacolo che con leggerezza e potenza ha saputo far riflettere, divertire e, soprattutto, abbattere i muri della discriminazione. Down The Wall Sketch è infatti molto più di una semplice messa in scena: è il risultato di un percorso collettivo, artistico e umano, che si nutre di inclusione e reciprocità.

Il Festival Il Giullare è nato nel 2008 su iniziativa di un gruppo di giovani volontari dell’Associazione di Promozione Sociale e Solidarietà di Trani, che allora prestavano servizio in una casa d’accoglienza legata al Centro di Salute Mentale della città. Ispirandosi agli scritti di Dario Fo – in particolare al celebre brano Nascita del Giullare tratto da Mistero Buffo – i promotori decisero di lanciare una sfida coraggiosa: usare il teatro come strumento di rottura, inclusione e crescita culturale. Oggi, a distanza di quasi vent’anni, quella scommessa si è trasformata in una certezza, e il festival richiama ogni anno realtà provenienti da tutta Italia. “Non c’è terapia migliore per ciascuna persona che farla sentire tale”, affermano ancora oggi i volontari che ne costituiscono l’anima. Un principio semplice e rivoluzionario, che pone la persona al centro, oltre ogni diagnosi o etichetta.

“Le differenze esistono, ma non sono un’esclusiva della disabilità: ciascuno di noi è diverso, ciascuno di noi è manchevole in qualcosa”, spiegano. Ed è proprio da questa convinzione che nasce l’idea di un teatro senza barriere, dove ogni attore e ogni spettatore possano riconoscersi nel linguaggio universale dell’arte. Lo spettacolo del gruppo foggiano ha incarnato perfettamente lo spirito della rassegna. “Sul palco – raccontano gli organizzatori – non importa se sei normodotato o diversamente abile: sei un attore, interpreti un ruolo, e in quella dimensione sei pienamente te stesso”. Nelle ultime edizioni del festival si è assistito a un cambiamento significativo: sempre più compagnie professionali, composte anche da attori con disabilità, stanno partecipando alla rassegna.

“È un segno tangibile di un salto culturale che ci incoraggia a continuare su questa strada”, affermano dal comitato organizzatore. Per il regista Gaetano Doto, che ha curato la direzione artistica di Down The Wall Sketch, partecipare a Il Giullare ha rappresentato una straordinaria opportunità di confronto e crescita. Doto non nasconde l’orgoglio per l’invito ricevuto: “Essere selezionati per una manifestazione di questo livello significa che l’impegno che mettiamo in questo progetto viene riconosciuto, e questo è un premio soprattutto per le nostre ragazze e i nostri ragazzi, che con passione e dedizione hanno costruito qualcosa di grande”.

Un ringraziamento speciale è stato rivolto da Doto a Patrizia Liquori, presidente dell’Associazione Il Bell’Anatroccolo, con cui condivide da tempo il progetto: “Dal primo giorno siamo complici in questa avventura, e non potrei desiderare compagna di viaggio migliore. Un pensiero va anche a tutte le persone che sostengono il gruppo: senza il loro supporto quotidiano, nulla di tutto questo sarebbe possibile. Lunedì abbiamo dato il massimo. Ma soprattutto ci siamo divertiti e abbiamo vissuto qualcosa di indimenticabile”, ha concluso Doto. E, guardando gli occhi sorridenti dei protagonisti all’uscita di scena, è difficile dargli torto. Perché quel che resta dopo un’esperienza come questa è più di un applauso: è un nuovo sguardo sul mondo, dove il teatro non è solo finzione, ma occasione autentica di incontro.