
Prodotto da Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei principali store online da BELIEVE DIGITAL, mercoledì 5 novembre 2025 esce “Lucino’s Carols (not only for kids)“, nuovo CD del pianista torinese Emanuele Sartoris, ispirato al libro di Davide Ielmini “Il Natale strabilievole di Lucino Dolcifeste”, che, attraverso calembour e neologismi avveniristici, narra delle giornate di Lucino Dolcifeste, “un bambino “piccolo come un granello di sale, ma forte come una quercia”, che si dividono tra Biumino di Voltalatta e Biumino Girabattolo (borghi di una periferia lontana e sconosciuta), dove il Natale è strabilievole (una terra di mezzo tra lo strabiliante e l’incantevole), la notte è gigantica e fantasmatica, i fogli sono di cartagelata e ci si muove sugli scontro-scontro gustando una liquimenta. Di cui sono ghiotti un po’ tutti.” L’originale progetto artistico, che nasce a firma dello stesso critico musicale e scrittore Davide Ielmini come atto di naturale continuazione e sviluppo in ambito musicale del proprio libro, contiene musiche originali del compositore milanese Paolo Coggiola appositamente commissionate e realizzate per questo progetto ed affidate alla sensibilità poliedrica e trasversale, tra classica, jazz e contemporanea, del M° Sartoris. Il progetto è arricchito dalle note di copertina del giornalista, cristico musicale e scrittore Guido Michelone e da un ricco libretto illustrato con fotografie e con i disegni originali dell’artista Cesare Camardo.
• LINER NOTES A CURA DI GUIDO MICHELONE
“Esistono almeno tre costanti nel lavoro musicale di Emanuele Sartoris, pianista piemontese già ben oltre la pur simpatica qualifica di talento emergente nel giovane jazz italiano grazie a una crescente discografia che, dal 2017 a oggi, conta ben nove album che recano la sua firma. Talvolta accanto a quella di illustri colleghi. La prima costante è il desiderio di confronto e collaborazione con i “maestri”, spesso di eterogenea provenienza stilistica, disposti sempre con lui al dialogo innovativo, al ricercare sonoro, al sodalizio umano. La seconda costante è che tale desiderio avviene su un terreno per così dire multidisciplinare, o pluriespressivo, dove Emanuele, anche nelle esperienze solistiche, approfondisce di volta in volta temi e linguaggi appartenenti alla poesia, alla narrativa, alla fotografia, alla musica classica. E proprio sotto quest’ultimo aspetto – terza costante – sono innegabili il legame e l’ammirazione che egli nutre per il repertorio pianistico dotto, dal romanticismo alla dodecafonia, che Sartoris fa proprio incrociandolo mirabilmente alla storia del piano jazz – soprattutto contemporaneo – recuperando e innovando, ad esempio, le lezioni di Bill Evans, Keith Jarrett, McCoy Tyner. Tutto ciò è percepibile anche in questo suo ultimo lavoro dove lo si vede all’opera accanto ad altri due nuovi “maestri”: Paolo Coggiola, autore delle musiche ispirate dal libro “Il Natale Strabilievole di Lucino Dolcifeste” e Davide Ielmini, critico musicale che con quest’opera si scopre pure scrittore di fiction. Ed ecco dunque un racconto natalizio, musicato in otto capitoli, trasformarsi in un jazz evocativo atto a sottolineare le atmosfere letterarie, seguendo quasi passo-passo gli stati onirici, i momenti liricizzanti, lo spleen affabulatorio, grazie al suono del pianoforte in bell’equilibrio fra scrittura e improvvisazione. Preciso e appassionato nel sottolineare le tante atmosfere emozionali di una moderna fantasia.” Guido Michelone Lucino Dolcifeste e le farfalle della neve
“Lucino Dolcifeste nasce nel lontano 2016 nel mezzo di una notte tempestosa e rabbrrrrrrividente. Così buia da poterci pestare il naso. Fortuna sua, in quel cielo che è “la lavagna di Dio” (direbbe Lucino), non manca la presenza rassicurante della Luna: il passaggio segreto dei suoi sogni.
Piccolo come un granello di sale, ma forte come una quercia, questo personaggio diviene in breve tempo il compagno di lettura di grandi e piccini: Pietro Macchione Editore esaurisce la prima tiratura in un battibaleno e, con il passare degli anni, mi convince a lavorare ad una nuova edizione per il 2024. Alla stesura originale de “Il Natale strabilievole di Lucino Dolcifeste” si aggiungono così un racconto inedito dedicato alla Befana “scalza” e nuove illustrazioni. Fin qui tutto bene: il libro, dedicato “alle ragazze e ai ragazzi di tutte le età”, si legge tuttodunfiato (è ancora Lucino a parlare) e, con i suoi calembour a volte surreali, raccoglie i primi consensi.
Tutto vero, ma “lei, Ielmini, da critico musicale si è dimenticato della musica del Natale!”: improvvisamente si spensero le stelle e quell’affondo, di tanti anni fa, si annidò nella mia testa come un venticello rossiniano. In fondo, è anche possibile credere che un critico musicale che non scrive di musica possa essere come un abete senza addobbi, ma di fronte alle riprese assumo a volte i tratti caratteriali di Lucino: ogni volta che qualcuno mi dice “avresti dovuto fare così!”, io rispondo con un “perché?”. Per congiungere la propria infanzia all’età adulta avevo forse preteso, dai lettori, di peccare di immaginazione: se è vero, come lo è, che nel racconto non si parla espressamente di musica, anche se non mancano richiami sfuggenti alle zampogne, a “Tu scendi dalle stelle” e a “Bianco Natal”, è anche vero che Lucino Dolcifeste la musica se la porta nel cuore. E canta.
Per lui, troppo saggio e riflessivo per essere un bambino e troppo spontaneo e schietto per essere un adulto, le pause tra le note sono un margine che non nasconde ma rivela. La stessa struttura del racconto richiama, dopo tutto, la composizione musicale. Lucino è un leitmotiv nello stesso tempo dolce e severo, esuberante ma timido intorno al quale gravitano temi complementari forti o addirittura contrastanti (la famiglia) e variazioni ritmiche (gli amici, reali o immaginari) che si muovono in contrappunto. Tra le pagine, le scene cambiano rapidamente come il fondale di un teatro e il mood espressivo, seppur incoraggiato dall’atmosfera natalizia, si scopre adatto a tutti i mesi del calendario. Perché i buoni sentimenti non hanno stagione.
Comunque sia, decisi di porre rimedio a quella “mancanza”: il tempo passò, maturai la convinzione che il racconto avesse tutte le potenzialità per poter essere messo in musica e così, otto anni dopo la prima pubblicazione, Lucino mi portò in quella dimensione ultraterrena dove l’impossibile è possibile. Perché fu lui a ripetermi, giorno dopo giorno, che se la realtà si specchia nella lente dei sogni, sono quest’ultimi a deformarla secondo le imprevedibili traiettorie del caso. Tutto cominciò con la complicità di Carlo Balzaretti, direttore del Conservatorio “G. Puccini” di Gallarate: bastò una telefonata per fare incontrare le good vibrations di Lucino Dolcifeste con quelle di Paolo Coggiola, docente di composizione alla Civica Scuola di Musica Claudio Abbado Milano. Dalla primavera all’estate 2024, complici la fantasia alata del racconto e i cenni autobiografici curvati dalla immaginazione, Coggiola produsse settecento pagine di musica.
«Lucino è ormai uno di casa», mi ripeteva spesso Paolo con quel tono divertito di chi, annotando note, sapeva di mettere il dito nella marmellata con un “musical in miniatura” scritto per una orchestra tascabile (pianoforte a quattro mani, due flauti, due clarinetti, percussioni leggere, coro e voce narrante) e dotato di freschezza e dinamismo interno. Capace di annullare qualsiasi confine tra ciò che si ha e ciò che si desidera, tra ciò che si vive e ciò che si percepisce. Da questi presupposti, Coggiola modella la personalità musicale di Lucino Dolcifeste tessendo una trama degna di «una spy story. Una storia di crescita che conduce il bambino nel mondo degli adulti. Lavorandoci, mi sono divertito tantissimo perché io stesso sono tornato all’incanto infantile del Natale», dice il compositore. Che da Lucino raccoglie sfumature, paure e dubbi in otto, imprevedibili Carols capaci di amplificare l’ironia fanciullesca e di esaltare quella fuga dall’ovvietà che, nel racconto, si sviluppa attraverso l’arma dell’imprevisto e neologismi avveniristici: le giornate di Lucino, infatti, si dividono tra Biumino di Voltalatta e Biumino Girabattolo (borghi di una periferia lontana e sconosciuta), il Natale è strabilievole (una terra di mezzo tra lo strabiliante e l’incantevole), la notte è gigantica e fantasmatica, i fogli sono di cartagelata, ci si muove sugli scontro-scontro gustando una liquimenta. Di cui sono ghiotti un po’ tutti. E il pianoforte sostiene e incalza, incornicia gli eventi e amalgama la narrazione. Che proprio negli otto Carols si espone con particolare forza e creatività.
Avendo così provato l’esistenza in filigrana di una musicalità che mai Lucino Dolcifeste ha voluto dimenticare, o tradire, in questi ultimi mesi ho deciso di affermare la mia innocenza con ancora maggiore determinazione. Ho fatto miei i “mumble mumble” di cui si nutre la curiosità di Lucino, e questa che avete fra le mani è l’ultima prova a mia discolpa: un disco che è musica nella musica, essenza dell’essenza e racconto nel racconto. In fondo, ci si innamora delle note come delle parole. A riguardo, Emanuele Sartoris – pianista che lavora da anni sull’equilibro tra densità e fluidità del tocco – vi potrebbe dire di come vocali e consonanti sembra siano evaporate dalle pagine per tramutarsi in suoni. E gli otto Carols mutare ancora nel divenire della lettura jazzistica, quasi fossero standard, in leggiadre e dispettose farfalle della neve. Proprio quella neve che, come dicono le nonne di Lucino, “è ciò che resta della polvere del giorno sulle ali degli angeli”. Ma questa è un’altra storia: da leggere ad occhi chiusi.”
Davide Ielmini La “doppia lettura” di Coggiola e Sartoris
1) Nel regno di Babbo Natale
Paolo Coggiola – Un brano swing e allegro, con alcuni passaggi cromatici che evocano un clima magico e misterioso associati a effetti cristallini come candelotti di ghiaccio.
Emanuele Sartoris – Ho mantenuto i cromatismi, che lasciano intravedere il mistero, accentuandoli, usandoli come introduzione e riprendendo quell’idea di danza della neve esposta da Debussy nei Children Corners. Il ritmo arriva solo alla fine, dopo che l’elemento dell’improvvisazione viene per la prima volta presentato in questi canti di Natale.
2) Lenzuolo a pois
P.C. – Ha un carattere intimo e dolce, da canzone romantica, ma sempre con una punta di ironia che si manifesta nell’andamento shuffle, anni Cinquanta, del ritornello.
E.S. – Qui mi diverto a cambiare le sembianze armoniche, ma la natura resta simile all’originale: spiazzo l’ascolto e mi permetto una maggiore libertà improvvisativa.
3) Da settembre a dicembre
P.C. – Un vivace gospel che, con le sue sincopi che lo caratterizzano in maniera molto pop, fa proprio il carattere concitato del testo.
E.S. – In questo brano ho voluto esasperare il concetto ritmico riportandolo ad un incedere quasi funky: potrebbe essere rubato dal Keith Jarrett del quartetto europeo.
4) Restando a naso in su
P.C. – Una sorta di scorrevole lullaby, tutta giocata sul divertito effetto di continua ripresa del registro acuto nel “gancio” e sostenuto da armonie che richiamano con ogni evidenza un clima da musical.
E.S. – Senza eccessi, mi sono divertito a forzare le cadenze, e la ritmica, rubando dalla più nota tradizione del jazz Valse.
5) La neve danza, la neve canta
P.C. – Una canzone tutta giocata sul ritmo e sullo spostamento di accenti, come dovrebbe essere una delicata danza di fiocchi, sostenuta da armonie chiare e avvolgenti.
E.S. – Ancora una volta, soprattutto nell’intro, ho voluto pescare a piene mani da Debussy e dalle sensazioni che regala quando descrive una nevicata. Dove posso, accentuo la delicatezza sognante del brano originale.
6) Se le stelle son biscotti
P.C. – Ha un carattere misterioso, che poi non è altro che un velato omaggio a suggestioni cinematografiche alla Tim Burton e al suo sodale musicale Danny Elfman. Così si spiegano le ardite concatenazioni di triadi e i continui cambi di tonalità.
E.S. – Mantengo intatto il mistero, rispetto gli obbligati originali, però ripropongo il tema in 7/8. Questo mi permette di creare una certa varietà ritmica e di improvvisare con schemi differenti.
7) I Boschi d’inverno
P.C. – Ci riportano al cullante ritmo di un Carol, quasi una ninna-nanna per una natura addormentata.
E.S. – Rispetto il clima originale, ma trasformo il brano in una jazz ballad inserendo qualche nuova soluzione armonica. Per l’intero brano intervengo il meno possibile sui temi per esprimere con pienezza la loro identità.
8) Natale in cantina
P.C. – Con i suoi lunghi pedali armonici riprende il clima da gospel, pieno e festoso, già incontrato nel ciclo. Un carol che si addice al desiderio di ritorno della più amata delle feste.
E.S. – Il brano in cui, forse, do maggiore risalto alla bellezza del tema cambiando ancora una volta il terreno armonico. La dolcezza della composizione mi permette di raccontare, un’ultima volta, la magia del Natale attraverso la mia interpretazione ed il mio assolo.

