
4 maggio – IL MARE DELLA PUGLIA GUARISCE LAILA DALLE PAURE DELLA GUERRA DEL LIBANO – Monopoli
Maggio 4

Il primo libro di Lina Al Bitar, che si definisce “libarese”, che presenta il 4 maggio a Monopoli, alla chiesa di San Pietro e Paolo, Largo Palmieri, ore 18.30
BARI – Laila fugge dalla guerra in Libano, giunge in Puglia e si riconcilia con l’Universo, grazie alle onde e alla limpidezza dell’acqua del mare della contrada Santo Stefano a Monopoli, in Puglia. Lì, davanti al maestoso castello costruito sulla roccia e accecata dai colori intensi del mare e del cielo, capisce che è arrivato il momento di sfidare il divieto imposto dal padre, e di vincerlo: il mare. E impara a nuotare da sola, e con il nuoto impara a conoscerlo e ad amarlo.
Così si racconta Lina Al Bitar, Ingegnere Agronomo e Funzionaria Internazionale del CIHEAM, organizzazione internazionale intergovernativa con sede italiana a Valenzano in una storia autobiografica, dal titolo “Laila, figlia dei Cedri e del Mare”, edita dalla casa editrice barese La Nuova Palomar, uscito a fine marzo 2025.
Il mare è il gancio di salvezza che la conduce alla pace con l’Universo, e naturalmente con sé stessa. Pur essendo nata a Beirut, città che vive dal respiro del Mediterraneo, Laila non conosce il mare e non sapeva di amarlo. Quando lo conobbe a 22 anni in Puglia, l’immensità e la libertà dell’acqua la guariscono dalle paure imposte dalla famiglia d’origine ma anche da quelle della guerra. Il primo lavoro editoriale di Lina, nasce in cinque mesi di scrittura impetuosa e trasporta il lettore in un viaggio fisico ma anche introspettivo. Alla domanda quale sia il capitolo che preferisce, Lina risponde: “Sono tutti vitali, ogni capitolo è una parte di me. I primi 13 raccontano tutte le sfide che ho vissuto fin dalla nascita, ma gli ultimi due rappresentano la mia resistenza e rinascita. Alla fine, ci sono due poesie, il mio omaggio a tutte le donne che soffrono, appartenenti a qualunque etnia e religione”.
Da piccina, a Lina la guerra le portò via l’innocenza e promise a sé stessa di salvare la sua famiglia, proprio quando ogni giorno il papà va al lavoro sotto le bombe, proprio quando la mamma si ammala. Pur essendo la terza, di quattro figli, si comporta come fosse sempre stata la primogenita, perché avverte la forte responsabilità di portare in salvo i suoi cari.
Lina vive dal 1991 a Valenzano, in provincia di Bari. “Arrivai in Italia – racconta – come vincitrice di una borsa di studio presso l’istituto AGRONOMICO MEDITERRANEO, CHIEAM Bari, dove lavoro nel settore della cooperazione internazionale. L’Italia non l’ho scelta io, ma mio figlio per nascervi, e nonostante le difficoltà iniziali, in Puglia ho trovato una seconda casa. Per anni non sapevo chi fossi, e vivevo divisa tra due mondi. Ma quando ho conosciuto il mare ho capito di essere figlia dell’Universo”.
Perché hai scelto questo titolo? “i Cedri sono il simbolo eterno di resistenza, emblema del Libano, patrimonio dell’UNESCO, citato nei libri sacri e il Mare, simbolo della rinascita e della speranza, che mi ha dato una nuova vita, e dove mi sento a casa.”
La copertina, realizzazione grafica di Sai Babu Volpe su input dell’autrice, raffigura una donna, in abito da sera che erge sulla cresta delle onde del mare, di lato uno scheletro di un palazzo devastato dalla guerra e a fianco a lei i Cedri. “Il mio messaggio è: io ci sono, ce l’ho fatta, e nessuno mi spegnerà più”.
Nella prefazione, Nichi Vendola sottolinea: “…Una voce limpida e dolente, come quella di Lina Al Bitar, ci dice con semplicità quanto sia insopportabile e indecente la guerra: proviamo ad ascoltarla, almeno per un attimo facciamo silenzio”.