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BARI: 29 MAGGIO IL TEATRO CHE RIPARA, IL TEATRO CHE È RIPARO Appuntamento conclusivo del laboratorio teatrale nella Casa Circondariale “F. Rucci” di Bari
Maggio 29

Il Comune di Bari – Assessorato alla Cultura, Puglia Culture, in collaborazione con Puglia Culture e la Casa Circondariale “F. Rucci” presentano giovedì 29 maggio dalle 14.30 l’appuntamento conclusivo del progetto “Il teatro che ripara, il teatro che è riparo”, un laboratorio teatrale condotto all’interno del carcere barese e curato dall’Associazione Culturale SENZA PIUME, con Damiano Nirchio.
Un’esperienza artistica e umana che ha coinvolto un gruppo di detenuti in un percorso di espressione e restituzione attraverso la parola, il racconto e il teatro, in collaborazione con: Omero su Marte – Casa di produzione Cineaudiovisivi Cooperativa C.R.I.S.I. – Centro Sperimentale per la Giustizia Riparativa a Bari e il Liceo Scientifico Statale “Gaetano Salvemini” di Bari.
Fulcro del progetto è la realizzazione di un podcast intitolato INSOSPETTABILI MAESTRI, che esplora la possibilità di restituire senso e dignità educativa al vissuto di adulti detenuti, valorizzando le loro storie personali – spesso segnate da errori, dolore e marginalità – come occasione di riflessione e apprendimento per le giovani generazioni.
Dopo una prima fase di lavoro teatrale e narrativo all’interno della Casa Circondariale e la registrazione delle testimonianze, il progetto entra giovedì 29 nella sua fase conclusiva: una classe quarta del Liceo Salvemini di Bari incontrerà, all’interno dell’istituto penitenziario, i detenuti partecipanti al laboratorio (la stampa è invitata, su richiesta in risposta a questa mail).
Un momento di dialogo riparativo di comunità, in cui gli studenti – dopo aver ascoltato alcune delle storie raccolte – potranno confrontarsi direttamente con i loro narratori: porre domande, condividere pensieri, abbattere pregiudizi. L’incontro sarà registrato e costituirà la puntata finale del podcast. Un progetto che non si è limitato a coinvolgere i detenuti, ma si intreccia dunque con il mondo della scuola, creando un ponte tra il carcere e la società esterna.
“Il teatro che ripara, il teatro che è riparo” è un progetto volto a far incontrare e dialogare mondi divisi. In un momento di grande difficoltà per le carceri italiane e per il rispetto dei diritti dei detenuti, questa iniziativa, riconoscendo piena umanità alle persone ristrette, offre loro la possibilità di raccontare e riflettere sul proprio vissuto e, soprattutto, di far arrivare la propria voce e le proprie opinioni all’esterno del carcere. L’incontro con il mondo della scuola rappresenta un ulteriore tassello di questo progetto, pensato per innescare nuovi orizzonti di senso e di cittadinanza attiva” – commenta Paola Romano, assessora alle Culture del Comune di Bari.
Il progetto si fonda sull’etica della riservatezza e del rispetto: tutte le testimonianze sono rese anonime, con l’uso di nomi di fantasia e l’omissione di riferimenti identificabili a luoghi o persone terze.
«Il progetto “Il teatro che ripara, il teatro che è riparo” rappresenta in modo esemplare la direzione verso cui, come Puglia Culture – spiega Paolo Ponzio, presidente di Puglia Culture -, vogliamo continuare a muoverci: unire cultura e responsabilità sociale, promuovere percorsi artistici capaci di generare trasformazione, inclusione, consapevolezza. Questa esperienza all’interno della Casa Circondariale “F. Rucci” non è solo un laboratorio artistico: è un atto di fiducia nell’essere umano, nella sua capacità di raccontarsi, riflettere, cambiare e contribuire al bene comune. La voce dei detenuti, custodita e restituita in forma anonima ma potente, ci parla di errori, sì, ma anche di possibilità, di dignità, di rinascita. Il podcast e l’incontro con gli studenti del Liceo Salvemini di Bari ci ricordano che l’educazione non ha confini rigidi, e che anche da luoghi apparentemente marginali può nascere un sapere prezioso, capace di interrogare e formare le nuove generazioni. Ringrazio tutti i partner coinvolti – dall’Associazione SENZA PIUME a Omero su Marte, dalla Cooperativa CRISI alla direzione del carcere e al Liceo Salvemini – per aver creduto in un progetto che, con delicatezza e rigore, ricompone fratture, costruisce ponti e restituisce al teatro la sua funzione più antica e più alta: quella di essere spazio di ascolto, di cura e di comunità.»
Il laboratorio ha avuto una duplice finalità: favorire il processo di riflessione e responsabilizzazione dei detenuti attraverso la scrittura, e diffondere un messaggio educativo che possa arrivare anche alle nuove generazioni.
“Il teatro che ripara, il teatro che è riparo” è un’occasione concreta di incontro tra mondi distanti, un ponte educativo e narrativo che restituisce alla parola il potere di riconnettere, responsabilizzare, umanizzare.