- Questo evento è passato.
COLLEGIUM MUSICUM – martedì 21 ottobre, il grande violinista Giuliano Carmignola in concerto all’Abeliano con il Collegium diretto da Rino Marrone. In programma Haydn e Mendelssohn – Bari

Prosegue la trentesima stagione del Collegium Musicum: sul palco il celebre violinista Giuliano Carmignola, tra i più grandi strumentisti italiani, con una carriera internazionale nei maggiori teatri di tutto il mondo. In programma due Concerti per violino e orchestra d’archi di Haydn e Mendelssohn, in cui Carmignola suonerà da solista con il Collegium diretto da Rino Marrone.
Martedì 21 ottobre, ore 20.30
Teatro Abeliano – Bari

Martedì 21 ottobre, alle 20.30, al Teatro Abeliano di Bari prosegue la trentesima stagione musicale del Collegium Musicum, con la direzione artistica di Rino Marrone. «Dalla struttura classica alla sensibilità romantica» è il titolo di una serata che vedrà protagonista come solista il celebre violinista Giuliano Carmignola, fra i più grandi strumentisti attivi nel panorama internazionale, con una eccezionale carriera nelle sale da concerto più prestigiose al mondo. Le sue registrazioni hanno ottenuto numerosi e importanti riconoscimenti, come il Diapason D’Or e lo Choc du Monde, ed è stato insignito del titolo di Accademico della Reale Accademia Filarmonica di Bologna e di Accademico di Santa Cecilia.
Nell’impaginato del concerto, Carmignola suonerà con il Collegium Musicum diretto da Rino Marrone il Concerto n. 1 in do maggiore per violino e orchestra d’archi di Franz Joseph Haydn (1765) e il Concerto in re minore per violino e orchestra d’archi di Felix Mendelssohn (1822); in programma anche la Sinfonia n. 10 in si minore per orchestra d’archi di Mendelssohn (1823).
Info e prenotazioni 340.499.38.26, biglietti a 12 euro (intero), 9 euro (ridotto per over 65, studenti e disabili). Il concerto sarà anticipato, nella mattina di martedì 21 ottobre, alle 10,30 sempre all’Abeliano, per le scuole.
Il Concerto n. 1 in do maggiore di Haydn, composto intorno alla metà del Settecento per il virtuoso Luigi Tomasini – violinista di corte presso gli Esterházy – rappresenta uno dei vertici del primo classicismo strumentale. Pur appartenendo a un’epoca di transizione tra la tradizione barocca e le nuove forme del concerto classico, l’opera rivela una modernità sorprendente: alla scrittura solistica brillante e virtuosistica, che richiede un controllo assoluto dell’arco e del fraseggio, Haydn affianca un dialogo continuo con l’orchestra, non più semplice accompagnamento ma interlocutore pieno. Il carattere luminoso del primo movimento, l’intenso lirismo dell’Adagio centrale e il ritmo danzante del finale Presto restituiscono un ritratto dell’eleganza settecentesca che anticipa per equilibrio e invenzione la maturità del Classicismo viennese.
Di tutt’altra natura è invece il Concerto in re minore di Mendelssohn, scritto nel 1822 quando il compositore aveva appena tredici anni. Eppure, la giovanile età non impedisce al futuro autore del celeberrimo Concerto in mi minore op. 64 di delineare già in quest’opera una voce personalissima: l’eredità classica convive con un’intensità espressiva che annuncia la piena sensibilità romantica. Il tema d’apertura, di severa bellezza, si sviluppa con rigore contrappuntistico, mentre il secondo movimento svela un lirismo puro, quasi vocale, che testimonia la precoce maturità melodica del compositore. Il brillante Allegro finale, animato da una vitalità quasi mozartiana, mostra già quella trasparenza di scrittura e quella leggerezza formale che saranno caratteristiche distintive dello stile mendelssohniano.
La Sinfonia n. 10 in si minore per archi, scritta l’anno successivo, appartiene al ciclo delle dodici sinfonie giovanili che Mendelssohn compose tra i dodici e i quattordici anni, un corpus straordinario per coerenza formale e intuizione orchestrale. In un solo movimento, la decima sinfonia concentra una tensione drammatica che tradisce la profonda assimilazione dei modelli di Haydn e Mozart, ma anche l’influenza di Bach, di cui Mendelssohn era fervente studioso e riscopritore. La densità contrappuntistica e la continua modulazione armonica conducono l’ascoltatore in una trama di chiaroscuri sonori che sembrano proiettare il giovane Mendelssohn verso il Romanticismo nascente, capace di coniugare rigore formale e urgenza emotiva.

