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FOGGIAteatro: 1 e 2 febbraio al Giordano, Domenico Iannacone in “Che ci faccio qui in scena”
Febbraio 1 - Febbraio 2

Dalla tv e da tempo anche a teatro, Domenico Iannacone si cala nel teatro di narrazione e trasforma le sue inchieste giornalistiche in uno spazio intimo di riflessione neorealistica e denuncia. A Foggia, al Teatro Giordano, per la stagione teatrale dell’Amministrazione comunale in collaborazione con Puglia Culture, porterà le sue ultime riflessioni facendo del palcoscenico il luogo ideale, diretto e coinvolgente per mettere in luce quello che il piccolo schermo e la rete non possono comunicare. In “Che ci faccio qui in scena” (1 e 2 febbraio ore 21.00) Iannacone prende per mano lo spettatore e lo accompagna nei luoghi che ha attraversato, lo spinge a condividere le emozioni, i ricordi, la bellezza degli incontri e la rabbia per quello che viene negato.
SCHEDA INTEGRALE
Le storie più straordinarie sono quelle che ci passano a fianco senza che ne accorgiamo. Spesso sono così piccole che bisogna andare a cercarle tra le tante cose che non valgono nulla.
Il racconto televisivo neorealistico di Domenico Iannacone si cala nel teatro di narrazione e trasforma le sue inchieste giornalistiche in uno spazio intimo di riflessione e denuncia. Il palcoscenico diventa luogo fisico ideale per portare alla luce quello che la televisione non può comunicare. Le storie così riprendono forma, si animano di presenza viva e voce e tornano a rivendicare il diritto di essere narrate. Iannacone rompe le distanze, prende per mano lo
spettatore e lo accompagna nei luoghi che ha attraversato, lo spinge a condividere le emozioni, i ricordi, la bellezza degli incontri e la rabbia per quello che viene negato. Il teatro di narrazione diventa in questo modo anche teatro civile in grado di ricucire la mappa dei bisogni collettivi, dei diritti disattesi, delle ingiustizie e delle verità nascoste. Mentre le immagini aprono squarci visivi, facendoci scorgere volti, case, periferie urbane ed esistenziali, le parole dilatano la nostra percezione emotiva e ci permettono di entrare, come una voce sotterranea, nelle viscere del Paese.