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TARAS TEATRO FESTIVAL – Sabato 18 ottobre prima nazionale di DORMONO SULLA COLLINA con MASSIMO CIMAGLIA. Al debutto la Spoon River di tutte le guerre – Taranto

Ottobre 18

Sabato 18 ottobre prima nazionale a Taranto per il Taras Teatro Festival

«Dormono sulla collina» con Massimo Cimaglia

Al debutto la «Spoon River» di tutte le guerre

Nella messa in scena del testo di Barbara Gizzi, ispirata da Masters e De André

Far parlare i morti di guerra è un atto di ribellione contro tutte le guerre. Una riflessione che, tra Fabrizio De André ed Edgar Lee Masters, ha ispirato lo spettacolo «Dormono sulla collina», personale «Spoon River» della drammaturga Barbara Gizzi. Il lavoro fa il suo debutto assoluto sabato 18 ottobre, alle ore 21, all’auditorium TaTÀ di Taranto per il «Taras Teatro Festival / Scena antica e visioni contemporanee», che con la direzione artistica di Massimo Cimaglia esplora intorno al tema «L’ombra della guerra» i miti del passato e i conflitti di oggi, riletti dentro le radici del teatro. Tra l’altro, Cimaglia dello spettacolo è regista e anche interprete con Marco Maggio in una produzione di Altrosguardo con i costumi di Michela Cera e il disegno luci di Walter Mirabile. Al termine della rappresentazione verranno consegnati i Premi Taras Teatro Festival, per la sezione cultura a Francesca Romana Paolillo, già Soprintendente a Taranto e oggi alla guida della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Bari, e per la sezione promozione del territorio alla professoressa Enza Tomaselli.

In questo testo, come nei suoi lavori precedenti, Gizzi fa dialogare autori e temi classici con personaggi e interrogativi moderni, affidandone la lettura scenica a Massimo Cimaglia, attore con una lunga carriera artistica, vissuta accanto ai protagonisti più importanti del teatro italiano ed internazionale. Cimaglia è qui affiancato dal giovane e promettente Marco Maggio e dalle voci fuori campo di Valeria Cimaglia e Mariachiara Basso, mentre l’attrice di origini ghanesi Gloria Enchill fa risuonare con la sua voce il suggestivo canto devozionale africano «Awurade Kasa».

«In “Dormono sulla collina” s’incontrano Patroclo, Ettore, Aiace e altri eroici guerrieri del passato con soldati meno famosi di oggi e della storia più recente, mentre in una fossa comune, tra copertoni e altri scarti, affiorano l’elmetto di un tedesco morto durante la Seconda Guerra Mondiale e lo scudo di uno spartano», racconta Cimaglia descrivendo la traduzione scenica del testo di Barbara Gizzi, partita da una frase di Fabrizio De André che, nel brano «La collina» dall’album «Non al denaro non all’amore né al cielo», ispirato all’«Antologia di Spoon River», canta «dove sono i generali che si fregiarono nelle battaglie con cimiteri di croci sul petto».

La risposta, per loro, come per tutti gli altri morti evocati nel testo, è sempre la stessa: «dormono sulla collina», che è anche l’incipit del capolavoro di Edgar Lee Masters. Un volume di poesie che sembra innocuo e che invece in Italia era «superproibito», tanto che Pavese lo aveva fatto pubblicare come «S. River» sperando che la censura fascista interpretasse quella «S» come «santo». Parlare di morti, far parlare i morti, è sempre un atto di ribellione contro il pensiero unico e stordente. Per cui, far parlare i morti di guerra è un atto di ribellione contro la guerra, contro tutte le guerre. Ma parlare di morte è anche, paradossalmente, un atto estremo e gioioso di amore per la vita. Per questo «Dormono sulla collina» è soprattutto uno spettacolo sulla vita.

«Con questa nostra Spoon River – spiega Barbara Gizzi – ho voluto lasciare la parola a quegli eroi antichi che fin da quando siamo bambini popolano i nostri sogni e le nostre fantasie, di cui da tempo, come compagni lontani, seguiamo il cammino. Sono eroi ed eroine morti in guerra, intesa come evento bellico ma anche come guerra di anime, di odio, di potere. Sono vittime e carnefici, sono rabbiosi o indifferenti, proprio come sono i vivi di fronte ad ogni guerra. Non possono tornare fisicamente, eppure si fanno sentire nel mondo contemporaneo, che è ancora in guerra, parlano con passione a un soldato e a un generale di fazioni opposte che si aggirano in un luogo anacronistico, apocalittico e distopico. Così la guerra di Troia diviene la guerra-paradigma su cui si declinano tutte le guerre, in ogni spazio e in ogni tempo. Il generale e il soldato si avvicinano, si allontanano, si scrutano, si raccontano le reciproche storie, talvolta nemici, talvolta complici nella ricerca di sé stessi, di un senso alla vita, insieme si mettono in ascolto delle anime, fino a che l’inaspettato finale rivelerà il mistero e il dramma della loro stessa esistenza, nella consapevolezza che l’uomo è ancora – come scriveva Quasimodo – “quello della pietra e della fionda”. E che la guerra è ancora, drammaticamente, nel qui e ora».

 

Taras Teatro Festival è realizzato con il contributo di Ministero della Cultura, Regione Puglia, Comune di Taranto e Puglia Culture, con il prezioso sostegno di Itsmobilità academy, TP Italia, Fondazione Taranto 25 e Erredi Consulenze assicurative e i patrocini di Inda, Istituto Nazionale del Dramma Antico, Università di Bari, Museo archeologico nazionale di Taranto – MarTA, Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo, Marina Militare Italiana e Istituto e per la storia e l’archeologia della Magna Grecia.

 

Biglietti 10 euro (5 euro studenti) acquistabili su vivaticket.com o all’auditorium TaTÀ

Info 333.2694897

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