
-1,6% PASTA E -4,7% FRUTTA E VERDURA LAVORATI; CRESCE SOLO VINO +9,3%
Brusca frenata anche per l’olio che, dopo la crescita stellare degli ultimi anni, banca un lieve +2,4%
L’incertezza legata all’evolversi dello scenario internazionale, aggravata dalla minaccia dei dazi, ferma la crescita in valore dell’export agroalimentare pugliese, con l’olio che registra una battuta d’arresto, la pasta subisce addirittura una flessione, come i prodotti della lavorazione di frutta e verdura, tiene solo il vino. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti Puglia, sulla base dei dati Coeweb sull’andamento delle esportazioni di prodotti agroalimentari della Puglia nel primo trimestre 2025.
In controtendenza con i dati stellari degli ultimi anni – rileva Coldiretti Puglia – l’olio risente di una frenata importante e segna una crescita lieve del 2,4%, il segmento della pasta registra addirittura un calo dell’1,6%, flessione che aumenta per i prodotti della lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi in calo del 4,7%, mentre a crescere è solo il vino che segna un aumento delle esportazioni del 9,3%.
Sul fronte dei dazi imposti da Trump, l’accordo con tariffe al 15% è sicuramente migliorativo rispetto all’ipotesi iniziale del 30% che avrebbe causato danni fino a 2,3 miliardi di euro per i consumatori americani e per il Made in Italy agroalimentare. Tuttavia, il nuovo assetto tariffario, avrà impatti differenziati tra i settori e deve essere accompagnato da compensazioni europee per le filiere penalizzate anche considerando la svalutazione del dollaro. Bisogna conoscere e analizzare i termini dell’accordo, a partire dalla lista dei prodotti agroalimentari a dazio zero sui quali Coldiretti auspica che la Commissione Ue lavori per far rientrare, ad esempio, il vino che altrimenti sarebbe pesantemente penalizzato.
Al contempo, Coldiretti sottolinea che non possono essere ammessi in Italia prodotti agroalimentari che non rispettano gli stessi standard sanitari, ambientali e sociali imposti alle imprese europee. È fondamentale che l’Unione Europea continui a difendere con fermezza il sistema delle Indicazioni Geografiche, che rappresentano una garanzia di qualità e origine, e un presidio culturale ed economico del nostro cibo.
Inoltre, l’andamento sui mercati internazionali potrebbe migliorare – sottolinea la Coldiretti – con una più efficace tutela nei confronti della “agropirateria” internazionale il cui valore è salito a 120 miliardi, anche sulla spinta della guerra che frena gli scambi commerciali con sanzioni ed embarghi, favorisce il protezionismo e moltiplica la diffusione di alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale. A pesare sul Made in Italy a tavola nel mondo ci sono anche il probabile arrivo delle prime richieste di autorizzazione alla messa in commercio di carne, pesce e latte sintetici alla minaccia delle etichette allarmistiche sul vino fino al semaforo ingannevole del Nutriscore che boccia le eccellenze tricolori.
Si tratta di un sistema di etichettatura fuorviante, discriminatorio ed incompleto che – aggiunge la Coldiretti – finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. I sistemi allarmistici di etichettatura a semaforo – conclude la Coldiretti – si concentrano esclusivamente su un numero molto limitato di sostanze nutritive (ad esempio zucchero, grassi e sale) e sull’assunzione di energia senza tenere conto delle porzioni, escludendo paradossalmente dalla dieta ben l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine.