
Secondo la classifica delle “Mostre più popolari” quest’anno, nei musei cinesi, “Apulia Felix” figura tra le 30 mostre più popolari, classificandosi tra le prime 5 esposizioni internazionali più visitate. Secondo i dati forniti dal “Chengdu Jinsha Museum”, dal 20 gennaio al 31 marzo, la mostra ha raggiunto il numero record di 440.000 visitatori.
Chengdu è il capoluogo della provincia del Sichuan, situato nel sud-ovest della Cina. Il Jinsha Site Museum è un museo archeologico costruito su un antico sito della cultura Jinsha e dell’antica civiltà Shu dal XII al VII secolo a.C. (circa 3200-2600 anni fa). È uno dei musei più importanti della Cina, l’area del museo copre 300.000 metri quadrati e l’area della sala espositiva è di 40.000 metri quadrati.
La mostra proseguirà fino al 18 maggio, presso il “Jinsha Museum” per poi trasferirsi nella città di Shenzen la capitale dell’innovazione tecnologica e del design. La mostra, curata e organizzata da Art Exhibitions China di Pechino e dal Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia è il frutto di anni di collaborazione, ricerca e dialogo tra istituzioni italiane e cinesi. Un lavoro collettivo che, per la parte italiana, vede coinvolti con i Poli Biblio-museali di Puglia, le Direzioni Generali Musei e Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del MIC, le tre Soprintendenze Archeologia, Belle Arti e Paesaggio attive nel territorio pugliese, le Università di Bari, Foggia e del Salento.
115 i reperti in mostra a Chengdu, ceramiche figurate, statuette in terracotta, monili, statue e teste in marmo. Tra le opere maggiormente significative: una statua incompleta di Eracle, copia di età romano-imperiale di un originale di età classica, dal Museo Civico di Foggia; un busto di terracotta raffigurante Persefone rapita dalla Stipe votiva di San Salvatore di Lucera e una testa in marmo bianco di raffigurante Eracle entrambi esposti nel Museo Civico “Giuseppe Fiorelli” di Lucera; una hydria a figure nere di produzione attica con scena di vita quotidiana, giovani donne attingono l’acqua ad una fontana, aiutate da un servitore, proveniente dalle collezioni del Museo archeologico metropolitano di Santa Scolastica; tre monumentali crateri apuli a mascheroni con raffigurazioni di edicole funerarie fuoriusciti per la prima volta dai depositi di Palazzo Simi di Bari; un paio di preziosi orecchini in oro e pietre dure ed elementi di collane in pasta di vetro dalle tombe di età ellenistica rinvenute a Brindisi in via Cappuccini, esposti nel Museo Ribezzo; e infine l’iconica trozzella messapica a figure nere con le fatiche di Eracle del Museo Castromediano.
Le ragazze e i ragazzi di Chengdu-Tianfu in visita all’ Apulia Felix
Nello scorso mese di marzo, il Chengdu Jinsha Museum ha organizzato, nello spazio dell’allestimento di “Apulia Felix”, una ciclo di attività volte a favorire la promozione e la conoscenza dei contenuti della mostra coinvolgendo, in un programma combinato tra il museo e le istituzioni scolastiche, le ragazze e i ragazzi della città.
Nella ricorrenza della “Giornata Internazionale del Teatro”, gli studenti della scuola primaria e secondaria di Chengdu-Tianfu, guidati dai loro insegnanti hanno messo in scena, nella sala espositiva dedicata all’Archeologia Pugliese, lo spettacolo “Wings of Icarus”, ispirato dall’antica mitologia classica greca. Nella messa in scena, la storia dell’architetto Dedalo rinchiuso nel labirinto da lui stesso progettato dopo aver perso la fiducia di Minosse, re di Creta. La sua colpa, aver aiutato Teseo principe di Atene, a uccidere, per amore di Arianna, il Minotauro. Per proteggere suo figlio Icaro e per poter fuggire, Dedalo adattò ai loro corpi delle ali fatte di cera e piume ma, una volta in volo, Icaro, nonostante le raccomandazioni del padre, si fece prendere dall’ebbrezza del volo e si avvicinò troppo al sole, il calore fu fatale, fuse la cera, facendolo cadere in mare. Un mito che racconta la fascinazione dei giovani per l’osare ma anche la necessità di aver rispetto e consapevolezza per i propri limiti.
Altra attività educativa è stata dedicata alla pittura, sotto la guida dello staff del Museo Jinsha e dei loro insegnanti, i bambini hanno utilizzato colori diversi per dipingere delle piccole statue di gesso ispirate agli oggetti e alle figurazioni dei materiali dell’archeologia pugliese in mostra. Un contatto diretto con le forme che altre mani, in un tempo remoto, hanno plasmato, per entrare in contatto e risvegliare la sensibilità e l’intima creatività che attraversa il Tempo e la sensibilità degli uomini.
«L’attenzione del pubblico per la mostra allestita al “Jinsha Museum” conferma la necessità di continuare a lavorare favorendo l’incontro tra culture e civiltà apparentemente lontane. Quella in atto a Chengdu, e prima a Canton e in parallelo ad Hainan, è un’intensa opera di approfondimento tematico – dichiara Aldo Patruno, direttore del Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia – che svela la profonda passione e il rispetto del popolo cinese per la Storia della Puglia e, quindi, dell’Europa, per la sua complessità e per il suo misterioso divenire. L’attenzione rivolta ai più giovani, il loro diretto coinvolgimento, il loro impegno nel dare ulteriori contenuti alla mostra, raccontano della cura e della dedizione che viene loro rivolta e di come la curiosità per l’altro sia la leva fondamentale per garantire un futuro di armonia e di pace. Una visione messa in campo da Regione Puglia dieci anni fa e che oggi produce frutti molto buoni, mentre nel mondo si re-innalzano muri e barriere».
L’Assessore alla Cultura della Regione Puglia Viviana Matrangola in una sua dichiarazione afferma come «conoscenza e sapere siano, nella Storia, la ragione degli uomini e del loro evolversi. L’esposizione dei tesori dell’antichità pugliese in Cina – aggiunge – è un evento di grande valore che testimonia il prestigio universale del nostro patrimonio archeologico e la vocazione della nostra terra all’incontro e alla contaminazione tra culture. Un ruolo che la Puglia ha svolto nel Mediterraneo sin dall’antichità classica, ritagliandosi una centralità che sembra iscritta nel destino della nostra terra e che, a distanza di millenni, abbiamo il dovere e la responsabilità di riscoprire. In quest’ottica, la mostra rappresenta molto più di un’occasione di promozione internazionale del nostro patrimonio e si rivela un’incredibile opportunità di diplomazia culturale fondata sulla condivisione della bellezza e della conoscenza reciproca».