
Dopo la manifestazione di 8mila agricoltori a Bari, ISMEA ha fissato i costi medi di produzione che ammontano a 31,8 €/q
Le quotazioni locali del grano duro fissate alla Camera di Commercio di Foggia non hanno più ragione di esistere, il sistema delle borse merci territoriali va superato una volta per tutte. Coldiretti Puglia boccia le quotazioni diffuse dalla Borsa Merci di Foggia, che nonostante il lieve rialzo, è incapace di garantire trasparenza ed equità nei meccanismi di formazione dei prezzi. Per la salvaguardia del comparto agricolo è fondamentale – rilancia Coldiretti Puglia – l’attivazione della Commissione Unica Nazionale (CUN) per il grano duro, quale strumento per una definizione dei listini più trasparente, condivisa e rispettosa dei reali costi di produzione.
Secondo i dati ufficiali di ISMEA, richiesti durante la manifestazione di Coldiretti a Bari, i costi medi di produzione del grano duro nel Sud Italia ammontano a 31,8 €/q. A dispetto di ciò, la Borsa Merci di Foggia continua a fissare quotazioni nettamente inferiori, generando una condizione insostenibile per le aziende agricole, che rischiano di dover abbandonare i campi. Nell’ultima seduta solo i rappresentanti di Coldiretti e CAI – Consorzi agrari d’Italia si sono opposti alla quotazione sotto i costi di produzione, a differenza dei rappresentanti dell’industria ed inaspettatamente anche delle altre organizzazioni agricole.
“Nonostante l’aumento di 3 euro a tonnellata dell’ultima quotazione, la borsa merci della Camera di Commercio di Foggia continua a fissare il prezzo del grano duro sotto i costi reali di produzione. È inaccettabile, così si affossano i produttori e si condanna la cerealicoltura italiana”, dichiara Mario de Matteo, presidente di Coldiretti Foggia, nel ribadire che “dopo la manifestazione di 8mila agricoltori a Bari non ci accontentiamo certamente di briciole. Il sistema delle quotazioni locali va superato. Ora serve il decreto istitutivo della CUN e quotazioni ancorate ai costi di produzione certificati da Ismea, per dare finalmente regole trasparenti e stabili al mercato.”
Questa condotta costituisce una palese violazione della normativa sulle pratiche sleali (D.lgs. 198/2021, attuativo della Direttiva UE 2019/633), che vieta di vendere prodotti agricoli e alimentari a prezzi inferiori ai costi di produzione, proteggendo così chi è più debole nella filiera. È inaccettabile – incalza Coldiretti Puglia – che in un momento di forte instabilità dei mercati e di aumento generalizzato dei costi – dal gasolio ai fertilizzanti, dall’energia alla manodopera – il lavoro degli agricoltori venga svilito da valutazioni che non riflettono né i dati oggettivi né il valore reale del prodotto.
Non si tratta solo di difendere il reddito degli agricoltori, ma di salvaguardare l’intera filiera della pasta italiana, che parte dal grano 100% italiano e che non va svenduta sottocosto nella grande distribuzione. Altrettando dobbiamo evitare che l’Italia venga invasa da grano estero a basso costo a discapito della qualità e della salute dei consumatori.