Grano, crollo del prezzo. Cia Puglia: “Agguato che uccide la cerealicoltura”

Il valore riconosciuto ai produttori è sceso sotto la soglia dei 30 euro al quintale sia a Bari che a Foggia

Sicolo: “Ue e Governo italiano devono tutelarci contro import selvaggio e concorrenza sleale”

Per i nostri cerealicoltori costi di produzione alle stelle, incidono anche gli effetti dei cambiamenti climatici

“Le quotazioni del grano elaborate dalle Borse Merci di Bari e di Foggia sono scioccanti e si configurano come l’ennesimo ‘agguato’ contro i nostri cerealicoltori e il grano italiano. Molini e pastifici pensano di fare i loro interessi spingendo con le importazioni selvagge per il deprezzare il nostro cereale di punta, ma si sbagliano: di questo passo, gli agricoltori rinunceranno a seminare e la cerealicoltura italiana abbandonerà il campo. Quando questo succederà, anche il grano importato, in gran parte trattato con fitofarmaci il cui utilizzo è vietato in Italia, la morte della filiera italiana grano-pasta sarà definitivamente decretata. Serve una svolta concreta, un intervento congiunto della Ue e del Governo italiano per tutelare il presente e garantire il futuro a una coltura millenaria che è storia, identità ed economia per l’Italia e, in particolar modo, per la Puglia, che è leader nazionale della produzione di grano duro”.  

È questo il commento di Gennaro Sicolo, vicepresidente nazionale e presidente regionale di CIA Agricoltori Italiani, a poche ore dalla pubblicazione delle ultime quotazioni del grano duro alla Borsa Merci di Bari e in quella di Foggia. “Il grano è sceso sotto la soglia dei 300 euro alla tonnellata”, aggiunge Angelo Miano, presidente provinciale di CIA Agricoltori Italiani Capitanata. “Ai cerealicoltori italiani, per il loro lavoro e per un prodotto d’eccellenza, viene riconosciuto un valore che non copre nemmeno i costi di produzione. Il prezzo del grano al produttore crolla, mentre il costo di pane e pasta per i consumatori è sempre più alto, con profitti record per mulini e pastifici e le importazioni di grano estero decuplicate rispetto a quattro-cinque anni fa. Occorre valutare anche misure shock, come l’imposizione di dazi sul frumento importato dai Paesi extraeuropei, dove per la produzione del grano ancora sono utilizzati prodotti chimici da tempo vietati in Europa”.

Sul valore da riconoscere ai cerealicoltori italiani e la tutela della filiera del grano duro, CIA Agricoltori Italiani sta conducendo da anni una battaglia che, negli ultimi tre anni, è testimoniata dalla raccolta di quasi 100mila firme, la mobilitazione di 45 comuni pugliesi, le manifestazioni di mobilitazione svolte a Bari, Foggia e Roma. In Italia si produce rispettando la maturazione naturale del grano, senza utilizzare sostanze e residui tossici. I Paesi da cui l’Italia importa massicciamente, invece, producono con regole e standard qualitativi molto diversi. C’è un tema fondamentale che è quello della completa tracciabilità. “La partenza di Granaio Italia in via sperimentale è una nostra conquista”, ricorda Sicolo, “ma da sola non basta. I costi di produzione sono ormai arrivati a 1200-1300 euro per ettaro. Si produce sotto costo, mentre l’incidenza dei cambiamenti climatici è sempre più onerosa anche rispetto agli interventi tecnici colturali. C’è un problema molto serio di sicurezza alimentare sulle produzioni importate”.

Già qualche mese fa, CIA Puglia aveva esortato le istituzioni regionali e nazionali a valutare accordi e iniziative utili a sostenere il prezzo e la qualità del grano duro pugliese, mutuando l’intesa già sperimentata in passato per il settore del latte. Siamo a un punto di non ritorno: da diversi anni, ormai, le superfici coltivate a grano duro si stanno riducendo. Continuando a penalizzare gli agricoltori, rischiamo di non avere più una cerealicoltura nazionale. Addio sovranità alimentare e addio made in Italy nella filiera grano-pane-pasta.

PROPRIETÀ ECCELLENTI. Il valore accordato al grano duro è in disequilibrio non solo con i costi di produzione affrontati dai cerealicoltori ma anche con gli altissimi parametri qualitativi registrati dai raccolti in termini di peso specifico e proteine. La produzione di grano duro pugliese è certificata anche rispetto ai propri effetti nutraceutici. Anche la riforma PAC penalizza duramente il comparto del grano. L’Europa e l’Italia devono attuare delle misure per affrontare seriamente il problema della concorrenza sleale dei Paesi che producono secondo standard e con costi di produzione nettamente inferiori ai nostri, in un regime di regole assolutamente blande o del tutto inesistenti per loro.