Grano duro, CIA Puglia denuncia pratiche sleali sui prezzi all’ICQRF

Produrre una tonnellata costa 302,9 euro (dati ISMEA), ma ai cerealicoltori ne corrispondono 280

Dal 2022, prezzi della pasta e del pane aumentati del 23 e del 30%, per il grano invece meno 44%

Sicolo: “I conti non tornano. Le conseguenze di questo sciacallaggio possono diventare drammatiche”

Oggi, Gennaro Sicolo, vicepresidente nazionale e presidente regionale di CIA Agricoltori Italiani, denuncerà all’Istituto per il Controllo della qualità e la repressione delle Frodi (ICQRF) del Ministero dell’Agricoltura le pratiche sleali che hanno determinato l’abbassamento del prezzo del grano italiano al produttore al di sotto dei costi di produzione rilevati da ISMEA. 

“Nelle Borse Merci di Bari e Foggia”, spiega Sicolo, “le quotazioni del prezzo al produttore sono scese a 280 euro alla tonnellata. Vendendo il loro grano duro, i nostri produttori non recuperano nemmeno i costi di produzione, che si attestano a 302,9 euro alla tonnellata come ha certificato ISMEA. Dal 2022, mentre il prezzo al produttore del grano duro italiano è diminuito del 44%, il prezzo della pasta è aumentato in media del 23% con punte più alte e quello del pane di oltre il 30%. I conti non tornano. C’è uno squilibrio evidente lungo la filiera e, a farne totalmente le spese, è il primo anello produttivo, quello senza il quale non ci sarebbero pane e pasta realmente realizzati con materia prima italiana. All’organismo di controllo del Ministero il compito di prendere in esame la nostra denuncia e di indagare sulle dinamiche che, negli ultimi tre anni, hanno portato il prezzo del grano duro al produttore da 50 a 28 euro al quintale. Le conseguenze di questo sciacallaggio perpetrato ai danni dei cerealicoltori sono già evidenti, con la crisi di migliaia di aziende cerealicole, ma saranno ancora più drammatiche qualora si dovesse pesantemente accentuare la tendenza già in atto di abbandonare la coltura del grano duro in favore di altre più remunerative”.     

La denuncia di CIA Agricoltori Italiani è drammaticamente delineata da numeri impietosi ed emblematici. Mentre il corrispettivo riconosciuto ai produttori è in continua discesa, i costi di produzione per seminare, coltivare e raccogliere grano duro sono aumentati in modo rilevante, fino a superare i 1.200 euro per ettaro. In tutto il 2022, l’Italia importò oltre 2,2 milioni di tonnellate di grano duro; nel primo semestre 2025, il nostro paese ha già importato 1,47 milioni di tonnellate con un incremento del 9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Dal 2023, quando è iniziato il crollo del prezzo del grano duro, CIA Agricoltori Italiani ha condotto una campagna serrata in difesa di uno dei fiori all’occhiello dell’agricoltura italiana: le iniziative in favore del grano duro e della pasta 100% di grano italiano hanno raccolto quasi 100mila firme, l’adesione di circa 50 “comuni del grano di Puglia” che rappresentano 1.400.000 cittadini, e hanno portato alla mobilitazione di migliaia di agricoltori in grandi manifestazioni di piazza che si sono tenute a Foggia, Bari e Roma.

Oltre il 45% del grano duro utilizzato in Italia proviene dall’estero, e questo ha un impatto diretto sui prezzi e sulla tenuta della cerealicoltura italiana. “In questo scenario”, aggiunge Sicolo, “occorre non solo la corretta applicazione delle misure di Granaio Italia, ma sono necessarie risposte e interventi ulteriori e urgenti da parte di governo nazionale e Unione Europea. Ancora una volta, inoltre, invitiamo i consumatori italiani a scegliere esclusivamente pasta realizzata al 100% con grano italiano, sia per tutelare la salute propria e dei loro cari sia per sostenere la filiera, i nostri produttori e la nostra economia”.