HDL Nardò Basket – “È IL MOMENTO DEL DOLORE. NARDÒ NON DISPERDA QUESTO PATRIMONIO”

Le parole di coach Mecacci, tra l’amarezza per la retrocessione e l’affetto per il mondo granata

Una data e un avversario nel destino granata. Il 18 maggio 2025 e la JuVi Ferraroni Cremona decretano la rovinosa caduta in serie B di HDL Nardò Basket. Finisce, dunque, una stagione sbilenca e sfortunata, l’ultima del quadriennio di gloria del Toro in A2. La Nardò della pallacanestro prende confidenza per la prima volta in queste ore con la sensazione brutale della retrocessione, dopo anni indimenticabili in cui ha scalato tutte le categorie. Seguiranno riflessioni e bilanci, analisi e conclusioni. Più fredde, più distaccate, forse più lucide. Ora è il momento dell’amarezza, della lenta presa di coscienza che un capitolo meraviglioso si è chiuso ieri sera sotto i colpi di un avversario che meritatamente si è portato in Lombardia l’importantissima posta in palio. Ma i rimpianti non nascono tanto dalla serie con Cremona, quando dagli errori e dagli episodi negativi che hanno costellato questa stagione. È andato male tutto quello che poteva andare male, anche se è chiaro che le fortune e le sfortune si devono meritare.  

Chi è riuscito ad essere già piuttosto razionale e lineare già pochi minuti la fine di gara 4 è coach Matteo Mecacci. Le sue sono parole di amarezza per il verdetto finale e di affetto per Nardò e la sua favola tra le grandi del basket. “Servirebbe un’analisi molto lunga – spiega – ma in questo momento non credo sia utile. Ora è il momento del dolore, il momento del silenzio, il momento dello stringersi intorno a questa società, che comunque dopo traguardi importanti purtroppo oggi conosce la retrocessione in B Nazionale. Ovviamente, oltre al rammarico, c’è da chiedere scusa, perché quando fallisci un obiettivo c’è grande dispiacere. C’è da dire che non siamo stati nemmeno fortunati durante l’arco della stagione. Io personalmente sono molto amareggiato, perché nei mesi che sono stato qui, mi ero affezionato alla città e a tutti. A questa società, a questo territorio, a questi proprietari va il mio abbraccio. Perché chi mette i soldi per fare pallacanestro in un territorio che è bellissimo, ma come sapete che è anche logisticamente non semplice, va ammirato e rispettato. Nardò ha goduto di una grande pallacanestro, mi auguro che possa goderne ancora e che torni più forte di prima”.

Il “cuore” del Mecacci pensiero, però, è quello che guarda al futuro. L’invito del coach di Siena a Nardò e a tutti è quello di non buttare via il bambino con l’acqua sporca. “Ora ci saranno delle riflessioni, delle valutazioni a tutto tondo su quello che non ha funzionato effettivamente – continua – non sono affari miei, ma mi permetto di dire che questo patrimonio di territorio, di tifosi, ecc. non va assolutamente disperso. Purtroppo, è lo sport. La formula di quest’anno prevede tre retrocessioni e tra queste ci siamo noi. Ha vinto la squadra più forte, è inutile girarci intorno. Ha vinto la squadra meglio allenata, noi ci abbiamo provato, stasera avevamo Smith con una gamba sola, ma al di là di questo, complessivamente abbiamo giocato una partita un po’ troppo povera su certe situazioni per poter realmente arrivare in fondo”. 

L’ultima “carezza” è per tutti i componenti del club, chi ha lavorato dietro le quinte, il motore silenzioso della società di via Volta. “Lasciatemi abbracciare Gabriele, Gigi, Vanni, Matteo, Paolo, Alberto, Mario, tutto lo staff medico, George, Mattia, Simone, Nicholas, Danilo, Alessandra, Raffaello, spero di non aver dimenticato nessuno. A loro va un grande abbraccio, perché non si sono mai risparmiati cercando questa mission impossible che purtroppo non è arrivata”. 

Nel momento del trionfo, il “carnefice” dei granata, coach Luca Bechi, concede al Toro l’onore delle armi, con grande signorilità e intelligenza. Un tecnico che ha girato l’Italia della palla a spicchi, che ha visto grandi vittorie e grandi sconfitte e che sa come comportarsi davanti a chi si strugge di dolore. “Le mie parole vanno agli amici di Nardò – sottolinea l’allenatore di Cremona – che nei quattro giorni che siamo stati qui sono stati eccezionali. Li ringrazio, ovviamente. Ringrazio anche il pubblico che alla fine sportivamente ci ha applaudito. Mi dispiace molto per Matteo Mecacci, per il presidente, per tutta Nardò. Perché la passione che trasuda da questa squadra e da questa società è vera ed è palpabile. Purtroppo, questo è uno sport crudele. Si vince e si perde. Il sottoscritto è stato, purtroppo o menomale, sia di qui che di là, quindi è giusto riconoscere il valore degli avversari, che hanno combattuto sino alla fine. Abbiamo dovuto davvero sudare sette camicie per batterli”.