
Melendugno e Borgagne celebrano in grande stile il 25 aprile
Con il progetto “La nostra Resistenza”
Ignorata da molti paesi e borghi d’Italia, oggetto di polemiche politiche e spesso scambiata per un piacevole ponte di Primavera, la festa della Liberazione, il 25 aprile, è stata celebrata con una toccante cerimonia, nel rispetto del lutto nazionale per la morte del Santo Padre, a Melendugno e nella sua frazione di Borgagne, in Salento, dall’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Maurizio Cisternino con il coinvolgimento degli alunni e delle alunne dell’Istituto comprensivo Rina Durante che hanno seguito il progetto “La nostra Resistenza”. Ospite d’onore l’assessore regionale alla Pubblica Istruzione e Formazione, Sebastiano Leo, che ha seguito tutte le varie fasi delle due cerimonie a Melendugno e a Borgagne.
Durante la cerimonia, alla quale hanno partecipato le massime autorità civili e militari, i ragazzi e le ragazze della III C, seguiti dalla professoressa Daniela Santoro, hanno dato lettura del progetto vincitore, un testo drammatico e toccante che ha spiegato, senza mezzi termini che cosa successe esattamente 80 anni fa e perché dobbiamo difendere come sentinelle le Libertà e la Democrazia duramente conquistate dal sangue dei partigiani.
Dice il sindaco Maurizio Cisternino: “Il 2025 contiene in sé due anniversari molto significativi per la storia del nostro Paese. Il secondo anniversario fu la conseguenza del primo. Infatti, se da un lato il 2025 ci ricorda che abbiamo vissuto ottant’anni di libertà, dall’altro ci ricorda pure che sono trascorsi cento anni dalla barbarie delle leggi “fascistissime”, le quali furono dei provvedimenti eccezionali, attraverso cui l’opposizione fu messa al bando, i partiti furono sciolti e fu instaurata una dittatura poliziesca. Nel gennaio del 1925 crollava di fatto lo Stato liberale e in Italia cominciava formalmente la dittatura fascista di Benito Mussolini. Cento anni fa ai prefetti arrivava l’ordine di impedire qualsiasi pubblica manifestazione, di esercitare un controllo rigoroso su circoli, ritrovi e gruppi, sospetti da un punto di vista politico, e di sciogliere le formazioni sovversive”.
“Alla luce degli ultimi accadimenti nazionali, per non mancare di rispetto a Papa Francesco, la cerimonia è stata celebrata insieme con lui e in suo nome perché, ne sono certo, se fosse stato ancora vivo e avesse avuto il dono dell’ubiquità, sarebbe stato presente in tutti i 25 aprile d’Italia”.
I ragazzi e le ragazze hanno letto i libri di storia, hanno fatto ricerche, si sono documentati. Ne è venuto fuori un testo drammatico e toccante letto durante la cerimonia e accompagnato anche dall’esecuzione di canti partigiani:
“La lotta contro il nazifascismo coinvolse purtroppo anche le popolazioni civili, che divennero oggetto di brutali rappresaglie da parte dei nazifascisti, culminate in episodi sanguinosi diventati simbolo della lotta partigiana come quello delle Fosse Ardeatine, di Marzabotto, di Boves e di Sant’ Anna di Stazzema”.
“Queste stragi destano ancora oggi un senso di sgomento e di profonda desolazione civile e morale, rappresentano una delle pagine più drammatiche della dittatura nazifascista, il cancro che aveva colpito l’Europa e che oltraggiò i valori della democrazia e della dignità umana”.
“L’eccidio di Sant’ Anna di Stazzema può essere considerato un vero e proprio crimine di guerra da parte delle truppe tedesche che, all’alba del 12 agosto 1944, circondarono il piccolo paese per sterminare la popolazione. In poco più di tre ore furono massacrate 560 persone perché sospettate di essere alleate con i partigiani della zona. I nazisti rastrellarono i civili, li chiusero nelle stalle e nelle cucine delle case e li uccisero: uccisero Anna, di appena 20 giorni, uccisero Evelina, che quel mattino aveva le doglie, uccisero Genny, una giovane madre che, per difendere il proprio bambino, scagliò il suo zoccolo in faccia al nazista che stava per spararle.
A Stazzema, quella mattina, c’erano anche degli sfollati, saliti in paese in cerca di un rifugio dalla guerra, perché Sant’Anna era stata dichiarata dai tedeschi “zona bianca”, luogo di accoglienza della popolazione civile sfollata”.
Aggiungono gli alunni della III C: “Vogliamo onorare la memoria di tutte quelle persone, uomini e donne, che hanno contribuito, con il loro sacrificio, a costruire un’Italia unita, libera e democratica. Ma per ricordare non sono sufficienti le celebrazioni. Il miglior modo per onorare il loro sacrificio è impegnarci ogni giorno a custodire e rafforzare quei valori per cui hanno combattuto”.
Conclude il sindaco: “Il progetto La Nostra Resistenza vuole essere un auspicio, affinché la Storia e le storie della nostra Resistenza partigiana diventino sempre più nostre, cioè appartengano sempre di più non solo a chi le ha vissute direttamente o indirettamente, ma anche a chi, pur non essendone stato in alcun modo sfiorato per ragioni cronologiche, ne ha beneficiato ugualmente, potendo vivere in un paese libero, antifascista, democratico e soprattutto in pace. La scelta grafica di utilizzare la “R” di marchio registrato intende significare che la Resistenza italiana è un simbolo, un valore, e una storia conosciuta, rispettata ed emulata in tutto il mondo!”
Obiettivo centrato. I ragazzi e le ragazze sono stati molto toccati dai fatti della resistenza italiana e così hanno commentato: “In un’epoca in cui assistiamo ancora a guerre, violenze, intolleranza, abbiamo il dovere di essere sentinelle della democrazia. Dobbiamo apprezzare e far apprezzare il valore della memoria e della libertà, affinché non venga mai dimenticato che i diritti di cui oggi godiamo sono frutto del sacrificio di chi ci ha preceduti”.