
Mercoledì 14 maggio 2025, alle ore 18:30, al Museo Castromediano, grazie ad un accurato restauro filologico che ha permesso il recupero della forma, dei motivi decorativi e del colore, tornano al pubblico “Le Porte Dipinte di Rudiae”. Il progetto è stato interamente finanziato dalla Regione Puglia e realizzato con la supervisione della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio di Brindisi e Lecce. Interventi di Francesca Riccio, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Brindisi e Lecce, Mauro P. Bruno, DIrigente Sezione Sviluppo, Innovazione. Reti Regione Puglia, Francesco D’Andria, Prof. emerito Università del Salento, Pio Panarelli, A.R.Va, Dipartimento BBCC Università del Salento, Luigi De Luca, Direttore Polo Biblio-museale di Lecce.
Il ritrovamento nel 1959 a Rudiae
Le due ante, realizzate in pietra, furono ritrovate il 16 giugno 1959, in un Ipogeo Ellenistico, databile nella seconda metà del IV sec. a.C., “uno degli esempi maggiori dell’architettura funeraria nella Puglia prima di Roma”, scoperto nell’area archeologica di Rudiae, nel Fondo Acchiatura, durante una campagna di scavi condotta dall’archeologa salentina, direttrice del Museo Castromediano, Giovanna Delli Ponti; «dal suo elemento di maggior spicco potremo indicarlo come “Ipogeo delle Porte Dipinte”» scrive Francesco D’Andria, nel contributo in apertura del volume che illustra l’intervento di restauro, le indagini e le ricerche che hanno accompagnato e permesso la realizzazione del nuovo allestimento e la restituzione al pubblico delle “Porte Dipinte di Rudiae” al Castromediano.
Nel volume, che accompagna ed illustra il restauro, il racconto dell’antica città messapica di Rudiae, della sua importanza nell’antichità, il momento del ritrovamento dell’Ipogeo, delle quattro ante in calcarenite e la complessa vicenda che le ha riguardate. Il primo deposito fu nel vicino Istituto Agrario; nel 1963, su iniziativa del direttore Mario Bernardini, furono trasportate al Museo Provinciale, allora ubicato in alcuni locali a pianterreno dell’ex Convento dei Padri Celestini, lì avvenne il primo restauro rivelatosi fortemente invasivo e “traumatico”, eseguito con metodi e materiali che in quegli anni erano considerati idonei e corretti. Nel 1979, l’arrivo nella nuova sede, appena inaugurata, del Museo Castromediano progettata e realizzata dall’architetto-museografo Franco Minissi rimodulando gli spazi dell’ex Collegio Argento. La conferma di un Museo pensato come spazio dinamico, aperto all’“esperienza sociale”, luogo privilegiato del dialogo storico-culturale con il territorio così come lo aveva voluto il suo fondatore, Sigismondo Castromediano, una vocazione fortemente perseguita nel tempo, fino a noi.
Di particolare interesse, nelle pagine del volume, la sezione “Conservazione e restauro delle porte litiche di Rudiae” che compendia – con un ricco apparato di immagini – i motivi, le tecniche e gli aspetti scientifici che hanno permesso l’attuale recupero realizzato grazie a un approccio analitico e uno sforzo multidisciplinare che ha tenuto insieme ricerca documentale, diagnostica, applicazione tecnologica e al contempo competenze professionali altamente specializzate in ambito conservativo. Ad eseguire gli interventi nel laboratorio di restauro del Castromediano i restauratori Maria Francesca Coppola, Ianuaria Guarini, Gaetano Martignano e Giuseppe Tritto, coordinati dai conservatori Brizia Minerva e Anna Lucia Tempesta, sotto l’Alta Sorveglianza dei funzionari della Soprintendenza di Brindisi e Lecce, Luisa Rosato, Giuseppe Muci e Angelica Mancini.
La descrizione delle Porte Dipinte
Le porte in calcarenite delle due camere funerarie che formano l’ipogeo scrive Francesco D’Andria: «presentano in facciata su ciascuna delle ante due riquadri: quello in alto, segnato da una sottile cornice modanata, reca un motivo “a clessidra” in rosso, creato da due motivi curvilinei simmetrici; la stessa cornice delimita i riquadri dei pannelli inferiori, di maggiori dimensioni e completamente dipinti in rosso. Lungo i lati esterni delle due ante, sono indicati con un colore bruno-dorato le teste di chiodi, relativi al sistema di fissaggio delle ante ai cardini cilindrici che ne permettevano la rotazione verso l’interno degli ambienti di deposizione. Lungo le tre fasce orizzontali del telaio di ognuna delle ante corre una fila di cinque elementi circolari nello stesso colore dei chiodi, a simulare le borchie di bronzo che costituivano un elemento decorativo importante nelle porte in legno degli edifici pubblici e privati delle città elleniche. All’interno dei vani sono stati rinvenuti resti delle ossa degli individui deposti, insieme a pochi vasetti miniaturistici e unguentari, trascurati dagli scavatori clandestini che avevano violato la sepoltura. Ma alcune foglie di una corona in lamina d’oro sono quanto resta degli oggetti preziosi posti a segnalare il prestigio del personaggio, forse il capo famiglia, che riposava in una delle camere funerarie.
Le Porte e la pietra
Raccontare “Le Porte dipinte di Rudiae”, è anche raccontare il territorio, la pietra che lo connota. Non c’era qui il marmo, c’erano e ci sono ancora le cave di tufo, di carparo, di leccisu. Le caratteristiche compositive e microstrutturali consentono di riferire le Porte alla varietà tenera o gentile, nel dialetto locale leccisu, facilmente lavorabile.
Il video-documento di A.R.Va
A completare il nuovo allestimento delle porte dipinte di Rudiae al Castromediano, un video-documento realizzato da “A.R.Va, Archeologia Ricerca e Valorizzazione”, spin-off del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, diretto dall’archeologo Pio Panarelli con “AirFilm srl Produzioni Cinematografiche” di Roberto Leone e la collaborazione di Massimo Limoncelli, Università di Palermo, del Dipartimento Culture e Società, ComLab Archelogia Virtuale.
A.R.Va è stata protagonista, in questi anni del rilancio e della valorizzazione del sito di Rudiae con lo scavo che ha svelato il grande Anfiteatro rudiense e con le tante attività di valorizzazione del sito, divenuto meta di visite e di eventi: la danza, il teatro, la musica hanno ridato anima al luogo che nel 239 a.C. ha dato i natali a Quinto Ennio, il poeta e drammaturgo con i suoi “Annales” considerato il padre della letteratura latina. Il restauro e l’allestimento al Castromediano delle Porte inaugura, per Rudiae, la prossima stagione di ricerca e di scavi che daranno nuova luce all’Ipogeo rivelando la sua reale funzione nella vita della dell’antica città messapica.
Sommario del Catalogo “Le porte dipinte di Rudiae. Restauro e Valorizzazione”
Dopo l’introduzione a firma dell’architetta Francesca Riccio, soprintendente archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Brindisi e Lecce, nel catalogo i contributi e gli approfondimenti di analisi storica e tecnico scientifica che raccontano la realizzazione del restauro.
“L’Ipogeo delle Porte Dipinte di Rudiae”, di Francesco D’Andria. “Un caso di conservazione attiva”, di Brizia Minerva. “L’Ipogeo delle Porte Dipinte. Archeologia di una scoperta” di Anna Lucia Tempesta. “Il contributo di Mario Bernardini e lo stato di conservazione” di Maria Francesca Coppola. “Mappatura del degrado e delle operazioni eseguite” di Gaetano Martignano. “L’intervento di restauro” di Giuseppe Tritto. “La pulitura laser” di Maria Gigliola Patrizi e Januaria Guarini. “ La diagnostica per la conoscenza e la conservazione” di Davide Melica, Llucia Bosch Rubio e Manuel Jardón Cabezas. “Restaurare il significato” di Luigi De Luca
Il progetto grafico del catalogo è di Maria Donata Bologna, le immagini che lo corredano sono di Maria Francesca Coppola, Roberto Leone, Raffaele Puce.