MANDORLE: COLDIRETTI PUGLIA, CROLLA PRODUZIONE (-60%) PER GELATE MARZO

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Il clima incide anche nel 2025 sul raccolto di mandorle, con il pregiato superfood che ha subito un taglio drastico della produzione in media del 60%, ma che ha raggiunto anche il 100% in alcuni areali, a causa delle gelate di marzo 2025. A stilare il bilancio della campagna delle mandorle è Coldiretti Puglia, in relazione ai danni causati dalle gelate di marzo sui mandorleti della Puglia, accertati tempestivamente attraverso sopralluoghi con i tecnici della Regione ai fini del riconoscimento dello stato di calamità, scenario aggravato poi dalla siccità.  

In Puglia le province di Bari e Brindisi trainano la produzione di mandorle, rispettivamente con 63mila e 41mila quintali, seguite dalle province di Taranto e Foggia. Attualmente in Puglia è destinata alla coltivazione del mandorlo una superficie pari a 17.920 ettari che fornisce una produzione totale di 166.500 quintali di mandorle, oltre il 22% del totale nazionale. Attualmente in Puglia è destinata alla coltivazione del mandorlo una superficie pari a 17.920 ettari che fornisce una produzione totale di 166.500 quintali di mandorle, oltre il 22% del totale nazionale. Secondo un’analisi Coldiretti su dati Ismea-Nielsen, nel 2023 le famiglie italiane ne hanno acquistati 115 milioni di chili, per una spesa di 1,1 miliardi di euro. Ma se si considera anche il prodotto usato dall’industria dolciaria la quantità arriva a sfiorare i 640 milioni di chili.

Il mandorlo ha conosciuto periodi di abbandono – aggiunge Coldiretti Puglia – ma oggi le mandorle di Puglia stanno vivendo un momento di riscoperta e grande apprezzamento sui mercati interno ed estero. Ciò ha fatto crescere l’interesse degli agropirati che acquistano prodotto dai paesi comunitari ed extracomunitari per rivenderlo in Puglia ed in Italia come prodotto ‘made in Italy’ a discapito dei consumatori e dei nostri produttori.

Ma il 2025 è proprio l’anno in cui è scattato l’obbligo dell’indicazione d’origine della frutta secca sgusciata, dalle mandorle alle nocciole, dai fichi secchi ai pistacchi, mettendo finalmente in trasparenza un settore che negli ultimi anni ha registrato una forte crescita dei consumi di un patrimonio agroalimentare a rischio in Puglia a causa della siccità e della tropicalizzazione del clima che ha fatto proliferare i pappagalli verdi, ghiotti proprio di mandorle.

Intanto, resta ancora anonima l’indicazione della provenienza della frutta secca usata nella preparazione dei dolci come, ad esempio, le creme di nocciole, anche se negli ultimi anni è cresciuto il numero dei produttori che appongono volontariamente informazioni sull’origine. Il rischio è legato principalmente alle importazioni di prodotto estero che non rispetta le stesse regole in materia di usi di pesticidi vigenti nell’Ue e che presenta spesso alti livelli di residui di sostanze pericolose, dalle nocciole turche ai pistacchi iraniani.

L’etichettatura obbligatoria dei cibi è una battaglia storica della Coldiretti ed è stata introdotta per la prima volta in tutti i Paesi dell’Unione Europea nel 2002 dopo l’emergenza mucca pazza nella carne bovina per garantire la trasparenza con la rintracciabilità e ripristinare un clima di fiducia. Da allora molti progressi sono stati fatti, con l’indicazione della provenienza che è stata estesa a circa i quattro quindi della spesa, anche se resta anonima l’origine dei legumi in scatola, della frutta nella marmellata o nei succhi, del grano impiegato nel pane, biscotti o grissini senza dimenticare la carne o il pesce venduti nei ristoranti.

Una battaglia che Coldiretti ha portato dallo scorso anno anche in Europa con il lancio di una proposta di legge di iniziativa popolare per rendere obbligatoria l’origine degli ingredienti su tutti gli alimenti in commercio nella Ue. L’obiettivo è raggiungere un milione di firme per dire basta ai cibi importati e camuffati come italiani e difendere la salute dei cittadini e il reddito degli agricoltori. Solo così sarà possibile porre fine all’inganno dei prodotti stranieri spacciati per tricolori permesso dall’attuale norma del codice doganale sull’origine dei cibi che consente l’italianizzazione grazie ad ultime trasformazioni anche minime.

Il mandorlo è una pianta robusta e rustica, non ha bisogno di concimi chimici o trattamenti fitosanitari e cresce bene anche su terreni poveri, poco profondi e aridi. Per questo – conclude Coldiretti Puglia – rappresenta una risorsa preziosa e insostituibile per alcune zone del meridione d’Italia. E non solo per i preziosi semi, oleaginosi e ricchi in vitamine e proteine. Le foglie costituiscono un ottimo mangime, apprezzato soprattutto dagli ovini, malli e gusci si prestano alla produzione tradizionale di carbonella, mentre le ceneri dei gusci, ricche di potassio, sono un ottimo fertilizzante naturale.