
Venerdì 20 giugno 2025 alle ore 19, presso la suggestiva galleria SPAZIO START nel centro storico di Giovinazzo (via Cattedrale n.14), si inaugura la Mostra Personale dell’artista Beppe Labianca, a cura di Patrizia Dinoi. Presenterà la mostra lo scrittore Raffaele Nigro.
La mostra è visitabile fino al 13 luglio 2025, con orario di apertura 19:00 – 21:00, oppure su appuntamento (tel. 389 191 1159).
BEPPE LABIANCA è nato nel 1944 a San Ferdinando di Puglia. Ben presto si trasferisce a Bari dove inizia gli studi artistici. Subito riesce a partecipare a mostre personali e collettive, inserendosi nel contesto culturale e artistico della città.
Agli inizi degli anni settanta assume la cattedra di Discipline Pittoriche al Liceo Artistico Statale di Bari. Dal 1975 dirige il centro culturale Officina nuova, che diventa in quegli anni un importante ritrovo di artisti e di intellettuali, grazie anche ad eventi di rilevanza nazionale ed internazionale. Nel frattempo compie numerosi viaggi, soggiornando per un lungo periodo a Londra dove la sua pittura è andata accostandosi a quella di Francis Bacon, dalla quale si allontana progressivamente per attingere a una forma di esistenzialismo figurativo, di impostazione metafisico-simbolica. Molti critici si sono interessati al suo lavoro tra cui: Vito Caiati, Marilena Di Tursi, Loredana Rea, Grazia De Palma, Antonella Marino, Luigi Carluccio, Raffaele De Grada, Anna D’Elia, Vittore Fiore, Pietro Marino, Massimo Sgroi, Giustina Coda, Roberta Fiorini, Kerstin Moller e tanti altri.
La sua ultima produzione ha trovato in Raffaele Nigro un suggestivo ed importante mentore. Le sue opere sono presenti in numerose collezioni pubbliche e private, in Italia e all’estero.
Muore nel 2021 a Bari prematuramente a causa del COVID-19.
L’ARSENALE DI UN PITTORE-SCULTORE
Il rapporto di Beppe Labianca con il gruppo si è frantumato molti anni orsono, quando da San Ferdinando di Puglia è passato a Bari, ovvero da una micro-comunità municipale fatta di ritmi lenti e di un sistema di vita che si consumava nel gruppo e nella collettività, è volato a un mondo dove è negata la possibilità di incontrare amici, farsi parte di aggregati spontanei quali offre la vita del paese.
Questo è coinciso più o meno con la fine del sodalizio intessuto da Beppe con un grande maestro ed amico, il pittore Guerricchio. È come se da allora, dalla fine della civiltà del vicolo, Labianca sia stato costretto a vivere da solo e in costante rapporto con il problema dei problemi, l’infinito, il mistero dell’esistenza, il gigantismo dell’universo e degli oceani, l’eternità.
Neometafisico, neofigurativo, neomitologico, Labianca ha attraversato la corrente della Nuova Maniera italiana a passi leggeri. Si è tatto catturare dalle ombre di Caravaggio ma non ha mai perso di vista Bacon, la disperazione dell’esistenza lo ha cacciato su strade senza meta. La fame di infinito, appunto. Ha viaggiato tanto, nel Sahara magrebino e in quello della vita e alla maniera di Sant’Agostino ha provato a pensare che dentro di noi si versa un raggio di eternità. E’ un pensiero cristiano? Non lo so. È una torma di spiritualismo attonito, interrogativo, denso di silenzio. Un giorno Agostino fanciullo prova a versare l’acqua del mare in una buca scavata sulla sabbia. Ma può entrare quella distesa immensa di acqua in una buca? E come è entrata l’infinità di Dio nei nostri corpi cosi poco capaci? L’uomo di Beppe è una creatura in bilico perenne, è un soggetto che non riesce a vivere sulla terra senza pensare costantemente che non è di questa terra o che c’è una scala, una fune, un raggio che gli colpisce il cuore, che lo cattura o lo catapulta o soltanto lo lega all’universo, all’incorporeo, all’infinito appunto.
Dubbi e interrogativi continui, che valgono per il pittore, per le sue ossessive auto raffigurazioni e valgono al tempo stesso per tutta l’umanità.
Raffaele Nigro
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