Nuovi strumenti per affrontare la pesca non sostenibile da parte dei paesi terzi

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  • Definizione più chiara di “mancata cooperazione” in materia di pesca sostenibile
  • Cooperazione prima e dopo l’adozione di un’azione dell’UE
  • Migliore definizione dei paesi che si ritiene autorizzino la pesca non sostenibile

Mercoledì la commissione per la pesca ha approvato la sua posizione negoziale sulle misure aggiornate per evitare la pesca eccessiva nei paesi terzi.

Nella loro relazione su una proposta della Commissione che aggiorna le misure di conservazione degli stock ittici relative ai paesi terzi, adottata all’unanimità, i deputati della commissione per la pesca hanno sostenuto le procedure volte a identificare i paesi che consentono la pesca non sostenibile. Questo sarebbe il caso, ad esempio, di un paese che “non rispetta gli accordi, non adottando misure efficaci o tempestive” nei confronti di cittadini o navi battenti bandiera sospettate di praticare pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata. L’obiettivo è migliorare la certezza del diritto in questo settore.

I deputati della commissione Pesca hanno anche chiarito quali comportamenti definirebbero un paese terzo come “non collaborante”. Tra queste figurano l’adozione di “misure unilaterali ingiustificate o di contingenti non in linea con quelli concordati bilateralmente o multilateralmente” e una “mancanza di trasparenza nelle consultazioni” con altri Stati costieri o parti, anche nell’ambito delle organizzazioni regionali di gestione della pesca (ORGP). Un paese che applica misure discriminatorie che colpiscono le flotte di altri paesi, esentando al contempo la propria, con conseguente pesca eccessiva, sarebbe considerato come una mancata cooperazione.

Le modifiche al regolamento specificano inoltre le procedure che la Commissione dovrebbe seguire prima e dopo l’adozione di provvedimenti nei confronti di un paese terzo che si ritiene autorizzi una pesca non sostenibile. Ciò potrebbe includere l’imposizione di divieti di importazione di determinati pesci.

Citare

“Questo è un appello chiaro e unito da parte del Parlamento europeo: l’Ue deve agire con decisione per proteggere i nostri pescatori in ogni bacino marittimo. Rimanendo uniti, difendiamo la sovranità alimentare dell’Europa e inviamo un segnale forte ai paesi terzi che le pratiche di pesca non sostenibili non saranno tollerate. Si tratta di proteggere il nostro ambiente, difendere le nostre comunità costiere e salvaguardare il nostro mercato”, ha dichiarato il relatore, Thomas Bajada (S&D, MT).


Passaggi successivi

Il Comitato ha inoltre votato all’unanimità per l’avvio di negoziati interistituzionali (27 voti). Questo mandato sarà confermato nel corso di una delle prossime sessioni plenarie. Il Consiglio ha approvato il suo mandato nel dicembre 2024.


Sfondo

La presente proposta modifica il regolamento (UE) n. 1026/2012 e la questione rientra nella competenza esclusiva dell’Unione. Le sanzioni del regolamento sono state applicate una sola volta, nel 2013, contro le Isole Fær Øer, e consistevano in un divieto di importazione dell’UE di aringhe e sgombri. Il divieto è stato revocato nel 2014.