Procedura di artroprotesi totale bilaterale d’anca in un tempo unico: pubblicato articolo a firma Santa Maria Hospital sul Journal of Surgery and Research

La struttura barese di GVM Care & Research ha analizzato gli outcome di questa tecnica in 46 pazienti selezionati nell’arco di 5 anni di attività evidenziando che con l’utilizzo della via anteriore mininvasiva dell’anca insieme a protocolli ERAS si ottengono risultati ottimali con ridotte perdite ematiche e nessuna complicanza maggiore

Bari, 5 giugno 2025 – È stato recentemente pubblicato dalla rivista scientifica internazionale Journal of Surgery and Research un importante articolo dedicato allo studio prospettico degli interventi di protesi d’anca bilaterale “one-stage” eseguiti tra il 2019 e il 2023 presso Santa Maria Hospital di Bari, struttura di GVM Care & Research accreditata con il SSN, con l’obiettivo di valutarne i benefici e la sicurezza per i pazienti.

L’unità operativa di Ortopedia dell’ospedale barese, guidata dal dott. Giovanni Vavalle, ha effettuato 46 interventi su pazienti selezionati, nell’arco di 5 anni, in cui la procedura è stata applicata secondo criteri di eleggibilità stringenti (ovvero c’è stata una valutazione a monte del paziente per candidarlo a questa tipologia di intervento).  Questo protocollo chirurgico avanzato prevede l’esecuzione della artroprotesi totale bilaterale d’anca in un unico tempo operatorio con accesso anteriore diretto e percorsi di recupero rapido (fast-track).

“L’obiettivo che ci siamo posti è stato quello di valutare l’efficacia e la sicurezza dell’intervento bilaterale simultaneo, mediante l’associazione di tecniche chirurgiche minimamente invasive e protocolli di ottimizzazione perioperatoria, come ad esempio i protocolli ERAS (“Enhanced Recovery After Surgery”, recupero migliorato dopo l’intervento chirurgico) – afferma il dott. Vavalle –. L’approccio ERAS, o Fast Track Surgery, prevede protocolli multidisciplinari in cui vengono coinvolti diversi specialisti (Anestesista, Internista, Cardiologi, Internisti, Fisioterapisti). L’obiettivo è ridurre lo stress chirurgico, le perdite ematiche, migliorare la gestione del dolore e accelerare la ripresa del paziente, con conseguente diminuzione dei tempi di recupero e riduzione delle complicanze. Pertanto, unendo via chirurgica mininvasiva e i suddetti protocolli medici si è visto che è possibile ottenere un miglioramento dei risultati e una riduzione ulteriore delle complicanze. I vantaggi di questo approccio sono innegabili: eseguendo l’intervento in un’unica seduta, il paziente si trova a dover affrontare un unico ricovero, una sola anestesia, un’unica riabilitazione e un periodo più breve di assenza dal lavoro e dalle attività quotidiane”.

I pazienti selezionati presentavano una coxartrosi severa bilaterale, un indice di massa corporea inferiore a 35 (non obesi) e l’assenza di gravi comorbidità sistemiche, senza anemie importanti, non cardiopatici. Si trattava in generale di soggetti relativamente giovani, con un rischio minore intraoperatorio. La valutazione multidisciplinare pre ricovero coinvolge sempre, oltre all’ortopedico, anche cardiologo e anestesista.

In passato la protesica d’anca veniva eseguita con tecniche tradizionali (via d’accesso laterale o postero-laterale, con incisioni più lunghe e sezione di muscoli), con il rischio di maggiori perdite di sangue e tempi chirurgici più lunghi, per cui molti specialisti erano e sono tuttora reticenti dall’eseguire questo tipo di procedura. Oggi grazie a tecniche mininvasive come l’accesso anteriore diretto (DAA) in posizione supina si minimizza la necessità di riposizionamenti intraoperatori e si riduce il trauma chirurgico ai tessuti molli (la tecnica non va a ledere infatti né muscoli né tendini).

I dati dello studio prospettico indicano: una riduzione del tempo medio operatorio a circa 100 minuti oltre a una minore necessità di trasfusioni allogeniche (meno del 17% dei casi) e assenza di complicanze maggiori.

L’outcome clinico è stato valutato attraverso scale validate, evidenziando miglioramenti statisticamente significativi a 15, 50, 90 e 180 giorni post-operatori, con un recupero funzionale precoce ed alta soddisfazione soggettiva riferita dai pazienti a 6 mesi. In particolare, la scala WOMAC è passata da un valore medio pre-operatorio di 69,0 a 4,9 a sei mesi, con riduzione quasi completa di dolore e limitazione funzionale. L’intensità del dolore, misurata tramite NRS, è scesa da 7,6 a 0,18 nello stesso intervallo temporale.

“I risultati così ottenuti ci permettono di concludere che la procedura di protesizzazione d’anca bilaterale in un unico tempo è sicura e affidabile solo laddove vengono uniti via mininvasiva anteriore e protocolli ERAS, offrendo così al paziente di risolvere il suo stato grave di disabilità in tempi più rapidi, senza la necessità di doversi sottoporre a due periodi di ospedalizzazione” conclude il dott. Vavalle.