
- Maggiore chiarezza e ulteriori esempi di “mancata collaborazione”
- Introduzione dei “migliori pareri scientifici disponibili”
- Un’azione più incisiva attraverso le organizzazioni regionali di gestione della pesca (ORGP)
Il Parlamento e il Consiglio raggiungono un accordo su una proposta volta a contrastare meglio la pesca non sostenibile da parte dei paesi terzi.
Il Parlamento europeo ha rafforzato la definizione e l’ambito di applicazione di ciò che costituisce una “mancata cooperazione” da parte di paesi terzi nella gestione della pesca. L’accordo comprende ora esempi specifici quali “ritardi ingiustificati nel rispondere alle richieste o nell’avviare consultazioni”, l’assenza di applicazione delle misure di conservazione o di controllo concordate e la gestione degli stock di interesse comune, anche nel contesto delle organizzazioni regionali di gestione della pesca (ORGP).
Guidato dal relatore Thomas Bajada (S&D, MT), il Parlamento ha incluso un terzo esempio di mancata cooperazione citando le “quote o le misure discriminatorie [introdotte dai paesi terzi], senza tenere in debito conto i diritti, gli interessi e i doveri degli altri paesi e dell’Unione” e che, combinate con altre misure, provocano la pesca eccessiva.
Il Parlamento ha inoltre insistito sull’inclusione di ciò che costituisce “la migliore consulenza scientifica disponibile”, che è “supportata dai dati e dai metodi scientifici più aggiornati e che è stata emessa o rivista da un organismo scientifico indipendente riconosciuto a livello dell’Unione o internazionale”.
L’accordo prevede misure volte a migliorare la cooperazione con il paese terzo prima e dopo che l’UE abbia deciso il suo impegno in materia di pesca non sostenibile. Poiché la gestione di alcuni stock ittici migratori richiede la cooperazione tra i paesi le cui flotte sfruttano tali stock, il Parlamento ha garantito che tale cooperazione avvenga anche nell’ambito delle ORGP o attraverso accordi ad hoc tra paesi.
Citare
“Questo accordo è un punto di svolta. Per la prima volta, l’UE dispone di uno strumento chiaro e applicabile per rispondere alla pesca non sostenibile da parte di paesi terzi in tutte le acque, fondato sulla scienza, l’equità e la cooperazione. Abbiamo fatto in modo che la legge riconosca tutte le realtà, ritenga responsabili gli attori che non collaborano e sfrutti i punti di forza dell’Unione per conseguire la sostenibilità. Rafforzando le definizioni, seguendo i pareri scientifici e chiedendo un’azione attraverso le ORGP, difendiamo il nostro oceano e la competitività dei pescatori dell’UE”, ha dichiarato il relatore Thomas Bajada (S&D, MT).
Passaggi successivi
La commissione per la pesca voterà il testo risultante dai negoziati interistituzionali in una delle prossime riunioni. Successivamente, la votazione sarà confermata in una prossima sessione plenaria.
Le modifiche alle norme si applicheranno 20 giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Sfondo
La presente proposta modifica il regolamento (UE) n. 1026/2012 e la questione rientra nella competenza esclusiva dell’Unione. Le sanzioni del regolamento sono state applicate una sola volta, nel 2013, contro le Isole Fær Øer, e consistevano in un divieto di importazione dell’UE di aringhe e sgombri. Il divieto è stato revocato nel 2014.