Si conclude in Puglia l’iniziativa CAMA, progetto internazionale per diffondere pratiche di agricoltura conservativa nel Mediterraneo

Migliorare la fertilità del suolo e garantire la produzione anche su terreni fortemente aridi

Tra le grandi sfide su ricerca, imprenditoria agricola e sviluppo sostenibile nel Mediterraneo, per dare risposte e azioni concrete ad alcuni dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU, c’è quella di favorire la diffusione di tecniche agronomiche innovative per migliorare la fertilità del suolo e per garantire raccolti soddisfacenti, pur in presenza di una ridotta disponibilità di acqua a causa della crescente siccità.

Il progetto CAMA, i cui partner si incontreranno nei giorni 15, 16 e 17 marzo prossimi in Puglia per discutere dei primi risultati ottenuti e delle attività svolte e in corso nell’ambito del progetto in diversi Paesi del bacino del Mediterraneo, ha tenuto una serie eventi di ricerca e di formazione internazionale sull’agricoltura conservativa, garantendo una forte interazione e un intenso scambio multidisciplinare e multiculturale a livello locale e internazionale tra studiosi e beneficiari (aziende agricole in primis).

Le principali attività svolte da tecnici e operatori del settore sono state di valutazione, monitoraggio, disseminazione di conoscenze e scambio di know-how sul territorio italiano e nelle altre nazioni dei ricercatori e agricoltori facenti parte del team del progetto CAMA.

L’innovativa attività di ricerca partecipata, partita nell’aprile del 2020, basata sulle esigenze degli agricoltori di nazioni del nord e sud del Mediterraneo, ha portato all’individuazione di nuovi avvicendamenti colturali, oltre a genotipi di leguminose più resistenti alla siccità e ad innovazioni tecnologiche.

Grazie a CAMA, sono stati identificati nuovi sistemi di coltivazione in ambienti semi-aridi che richiedono una quantità ridotta di acqua e fertilizzanti azotati, con vantaggi in termini di efficienza produttiva, minori costi e impatti ambientali più sostenibili.

Nel meeting di progetto che si terrà il 15 marzo presso il Centro di ricerca Cerealicoltura e Colture Industriali del CREA a Foggia, primo incontro in presenza, si discuterà dello stato di svolgimento del progetto e se ne commenteranno i risultati; nel pomeriggio è prevista una visita agli esperimenti del CREA-CI sull’agricoltura conservativa. I due giorni successivi sarannodedicati ad un Corso Tecnico destinato agli agricoltori dei Paesi coinvolti nel progetto.

Il 16 marzo seguiranno due importanti seminari con gli interventi di Jorge Alvaro-Fuentes (CSIC, Spagna) sugli effetti dell’agricoltura conservativa sulle caratteristiche del suolo e di Mathieu Marguerie (ARVALIS, Francia) sugli avvicendamenti colturali e il controllo delle malerbe; seguirà un incontro in agro di Troia (FG) con gli agricoltori locali che da anni adottano tecniche di agricoltura conservativa, oltre ad una dimostrazione di macchine per la semina su sodo.

Nella terza giornata (17 marzo), il gruppo si sposterà nella suggestiva località di Gravina in Puglia (BA) dove, come in occasione della sessione precedente, oltre allo scambio di esperienze con  agricoltori locali, i partecipanti faranno visita ad una azienda costruttrice di seminatrici su sodo.

Il team internazionale, guidato da Michele Rinaldi, dirigente di ricerca del Consiglio per la ricerca e l’analisi dell’economia agraria (CREA), ha utilizzato un finanziamento di 1,5 milioni di euro erogato nella sezione “Sistemi Agricoli” della Call 2019 di PRIMA, il Programma per l’innovazione del settore idrico e agro-alimentare nell’area mediterranea, grazie al quale si sono potuti studiare i principali ostacoli sociali, economici ed agronomici che impediscono l’implementazione dell’agricoltura conservativa da parte dei piccoli agricoltori di diverse aree del Mediterraneo.

La presenza nel consorzio di associazioni di agricoltori, istituti pubblici di ricerca e un centro di istruzione post-laurea ha garantito una forte interazione multidisciplinare e multiculturale tra gli studiosi e tutti i beneficiari finali, sia a livello locale che internazionale.

Michele Rinaldi, ricercatore esperto in agricoltura conservativa, con ricerche su resa e qualità delle colture e caratteristiche del suolo, che ha ottenuto specializzazioni e svolto attività di ricerca presso centri accademici degli Stati Uniti e del Regno Unito, ha guidato in questa occasione un team di ricercatori e selezionati agricoltori di alcuni Paesi del Mediterraneo: Algeria, Francia, Grecia, Marocco, Portogallo, Spagna, Tunisia e Italia.

Nel nostro Paese, il progetto ha visto coinvolti 4 centri di ricerca del CREA e la Società Agromnia.

Questo progetto – ha dichiarato Michele Rinaldi ha confermato, ove ve ne fosse bisogno, l’importanza e l’utilità di una cooperazione internazionale tra studiosi e operatori del settore agricolo, specie se al centro dell’attenzione si pongono i temi attualissimi di interventi e applicazioni in campo dell’innovazione tecnologica e dell’agricoltura conservativa. Sui temi affrontati dal progetto CAMA, l’Italia, e in particolare le regioni del Sud, visto il mutare delle condizioni climatiche, sempre più instabili e disastrose, oltre la posizione strategica che il Mezzogiorno detiene nell’area euro-mediterranea, ha tutto l’interesse di intervenire con un ruolo da protagonista verso le altre aree transfrontaliere per individuare con loro una soluzione condivisa e per favorire, soprattutto, la promozione di una serie di attività a tutela delle colture”.

Alcune attività di CAMA hanno coperto livelli diversificati di innovazione, raggiungendo un grado innovativo molto elevato.

Fondamentale la creazione di un networking così esteso che ha portato ad un’efficace e diffusa divulgazione dei saperi e delle tecnologie a disposizione – afferma l’esperta Vitina Marcantonio, responsabile comunicazione del progetto per Agromnia – e che vuole costruire un’agricoltura alla portata di tutti, capace di coinvolgere gli attori del territorio. Si fa sempre più necessaria l’esigenza di promuovere una cooperazione transnazionale che sappia promuovere un processo di innovazione tecnologica e di sistema teso alla sostenibilità e alla creazione di un mercato sempre più consapevole e responsabile. Dobbiamo stimolare il mondo dell’agricoltura e tutti i loro operatori a utilizzare meglio la ricerca scientifica e ad applicare con giusta prudenza i sistemi di un’intelligenza artificiale legata alla tecnologia, affinché questa già prossima condizione possa diventare la nuova leva strategica delle future produzioni alimentari, rispettosa dell’ambiente e finalizzata al raggiungimento degli obiettivi posti dall’Agenda 2030 dell’ONU”.

L’Italia, secondo un rapporto dell’ISPRA, a causa dell’erosione idrica del suolo per l’azione dell’acqua piovana, perde in media ogni anno 8,77 tonnellate di suolo per ettaro con livelli superiori alla media UE: secondo studi e stime del Libro bianco su agricoltura e cambiamenti climatici del MASAF, il 75% del suolo italiano è a rischio di erosione accelerata proprio a causa delle acclività e di pratiche gestionali non conservative.