
Seconda edizione del premio dedicato ai giovani agricoltori under 35 che adottano pratiche di agricoltura biologica rigenerativa nelle loro imprese agricole
“THE GOOD FARMER AWARD” 2025:
CANDIDATURE PROROGATE AL 25 LUGLIO
Saranno premiati due progetti di agricoltura biologica rigenerativa, tra i più innovativi e avanzati: i due “Good Farmer” riceveranno 10.000 euro ciascuno per l’acquisto di materiali e per interventi finalizzati al miglioramento e allo sviluppo delle pratiche agroecologiche già avviate
Quest’anno il Premio coinvolge anche le aziende agricole-zootecniche che grazie all’integrazione dell’allevamento estensivo con la produzione agricola bio e rigenerativa riescono a migliorare gli agroecosistemi e il benessere animale
Parma, 11 giugno 2025 – Il Gruppo Davines – azienda attiva nel settore della cosmetica professionale con i marchi per l’haircare Davines e per lo skincare [ comfort zone ], B Corp dal 2016 – comunica la proroga per le candidature del Premio The Good Farmer Award 2025. L’iniziativa è la prima in Italia che premia gli agricoltori che abbiano avviato progetti ispirati ai principi fondamentali dell’agricoltura biologica rigenerativa e dell’agroecologia. Il Premio è dedicato ai giovani agricoltori under 35 che potranno candidare il proprio progetto sul sito https://davinesgroup.com/il-nostro-impatto/percorsi/the-good-farmer-award: l’invio delle candidature è stato prorogato, potranno essere inviate entro le ore 18:00 del 25 luglio 2025. L’obiettivo è di contribuire alla diffusione di una nuova cultura di produzione agricola, che sostenga la transizione ecologica delle filiere agroalimentari.
La Giuria del Premio selezionerà i due progetti più innovativi e avanzati e i due vincitori riceveranno dal Gruppo Davines 10.000 euro ciascuno per l’acquisto del materiale e per interventi finalizzati a migliorare e sviluppare le pratiche agroecologiche già avviate. La cerimonia di premiazione si terrà tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre 2025 al Davines Group Village di Parma.
Requisiti necessari per accedere al bando sono l’avere una certificazione biologica in corso di validità e applicare i principi dell’agricoltura biologica rigenerativa e dell’agroecologia. In particolare i giovani agricoltori coinvolti e le loro aziende agricole dovranno dimostrare di utilizzare almeno tre tra le strategie e le pratiche di agricoltura biologica rigenerativa e agroecologia identificate dal bando, tra cui la rotazione colturale, il minimo disturbo del suolo, l’utilizzo di fertilizzanti organici, la coltivazione di alberi associata a campi seminativi o a pascoli, l’uso di colture di copertura come le leguminose e la pacciamatura del terreno (ossia la copertura del terreno con materiale organico come paglia o foglie).
Potranno candidare i loro progetti anche le aziende agricole-zootecniche attente al benessere animale, che utilizzano sistemi di allevamento estensivi e che adottano pratiche zootecniche rivolte al miglioramento degli agroecosistemi, attraverso per esempio l’utilizzo del letame per la concimazione e il riciclo di nutrienti vegetali come mangime. La scelta di coinvolgere anche le aziende agricole-zootecniche è coerente con le finalità del Premio, rivolto a supportare e incentivare la creazione di sistemi agricoli sinergici, che imitano i processi naturali e traggono vantaggio dalle interazioni benefiche che si verificano naturalmente in campo.
La Giuria del Premio
La Commissione che valuterà e selezionerà i progetti è composta da otto membri, fra professori universitari ed esperti in temi di agricoltura, agroecologia e sostenibilità, integrata quest’anno con due esperti di zootecnia.
Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, è il Presidente della Giuria.
Gli altri membri sono:
Davide Bochicchio, Ricercatore CREA Zootecnia e acquacoltura
Dario Fornara, Direttore di EROC;
Angelo Gentili, Responsabile nazionale Agricoltura di Legambiente e coordinatore del centro nazionale per l’Agroecologia di Legambiente;
Paola Migliorini, Professoressa all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo;
Alessandro Monteleone, Dirigente di Ricerca del CREA – Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, Centro Politiche e Bio-economia;
Camilla Moonen, Professoressa Associata all’Istituto di Scienze delle Piante dell’Università Sant’Anna di Pisa;
Francesca Pisseri, Socia fondatrice dell’Associazione italiana di Agroecologia.
L’impegno di Davines Group per l’agricoltura biologica rigenerativa: da EROC agli ingredienti delle formule haircare e skincare
Davines Group da circa 20 anni ha integrato la sostenibilità e l’impegno per l’ambiente nel suo modello di business, un approccio pionieristico a cui negli ultimi anni si è aggiunto l’obiettivo di realizzare un percorso di crescita rigenerativa. Su queste basi nel 2022 il Gruppo Davines ha creato in collaborazione con il Rodale Institute, presso il Davines Group Village di Parma, EROC (European Regenerative Organic Center): 17 ettari e un team dedicato di agronomi e di esperti per il primo centro europeo di formazione e ricerca sull’agricoltura biologica rigenerativa legata alle filiere per la produzione di piante alimentari e tessili oltre che di quelle officinali utilizzate nella cosmesi.
Il Gruppo Davines si è dato inoltre un obiettivo ambizioso: nel suo programma per la sostenibilità ambientale al 2030 “Davines Group Towards Planet Regeneration” l’azienda prevede di portare ad almeno 80 gli ingredienti utilizzati nelle formule provenienti da pratiche di agricoltura biologica rigenerativa (modello EROC) o Regenerative Organic Certified® (ROC). Oggi le formule haircare e skincare dei due brand del Gruppo Davines utilizzano già ingredienti da agricoltura biologica rigenerativa tra cui l’achillea millefoglie, la calendula, il mirto e il fico d’India.
Molte delle pratiche rigenerative come le colture di copertura, la rotazione colturale e il compostaggio fanno parte della gestione dell’azienda agricola da generazioni e sono state sostituite da sistemi di coltivazione che sfruttano al massimo la capacità produttiva del terreno, anche attraverso l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici. Un recente studio scientifico del Rodale Institute, no-profit statunitense che ha coniato il termine agricoltura biologica rigenerativa negli anni ’80, dimostra come l’agricoltura biologica rigenerativa abbia il potenziale di raggiungere rese uguali o migliori rispetto a quella convenzionale, apportando benefici economici e ambientali.
Studio 40ennale dimostra che il biologico rigenerativo ha rese uguali o migliori, con costi inferiori
Lo studio quarantennale del Rodale Institute Farming systems trial (Fst) è oggi un’autorevole ricerca sull’agricoltura biologica e, dalla comparazione tra un sistema convenzionale basato su input chimici e sistemi biologici, ha evidenziato:
- Un aumento del 100% della sostanza organica nei suoli rigenerativi biologici che hanno ricevuto fertilizzanti organici come il letame animale. L’accumulo di sostanza organica nel suolo li rende più resilienti ai cambiamenti climatici ed è fondamentale per il riciclo dei nutrienti e la ritenzione dell’acqua.
- Un aumento del 30% della produttività in sistemi rigenerativi organici rispetto a quella di coltivazioni in sistemi convenzionali negli anni caratterizzati da scarse precipitazioni
- Una produttività equivalente tra convenzionale e biologico rigenerativo nel lungo periodo
- Un aumento della capacità del suolo rigenerativo di filtrare acqua piovana: i suoli rigenerativi sono cioè in grado di trattenere e assorbire parte dell’acqua piovana e di evitare quindi fenomeni di erosione
- Costi di operazione inferiori in un sistema rigenerativo. In particolare, dall’analisi comparativa dei costi, dei rendimenti e dei rischi associati ad una gestione dell’azienda agricola in modo biologico rigenerativo e in un sistema convenzionale emerge che il sistema rigenerativo che include l’utilizzo di letame organico è il più redditizio per gli agricoltori.