A Bari, grazie a Lector Incontri, riflettori puntati sul rapporto tra donne e religioni partendo dallo slogan “Donna, Vita, Libertà”

È stata una conversazione franca e ampia. Un confronto sul rapporto tra donne e religioni partendo dallo slogan “Donna, Vita, Libertà”. Il tema del nuovo appuntamento di Lector Incontri, l’evento di riflessione organizzato dalla Fondazione Di Vagno, ha messo al centro le religioni e la rivoluzione femminile, la società e la democrazia.

Protagonisti e protagoniste del pomeriggio che si è svolto nel Teatro Kursaal Santalucia di Bari, sono state Daniela Mazzucca presidente della Fondazione “Giuseppe Di Vagno (1889-1921)”, Ines Pierucci assessora alla cultura del Comune di Bari, Mauro Farina Valaori direttore commerciale Exclusive per Basilicata, Puglia e Molise Intesa Sanpaolo, Aldo Patruno direttore del Dipartimento Turismo, Economia della Cultura, Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia, e poi ancora Francesca Izzo docente di Storia delle dottrine politiche e Filosofia della politica all’Università L’Orientale di Napoli,  Giuseppe Moro sociologo, direttore del dipartimento di Scienze Politiche all’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, il giornalista Marco Politi, Alice Bianchi coordinamento teologhe italiane, Maria Bonafede già moderatrice della Tavola Valdese, Leila Karami docente iraniana alle Università La Sapienza di Roma e Ca’ Foscari di Venezia e Alessandra Veronese incaricata dal Ministero dell’Istruzione e Merito per la diffusione della cultura ebraica.

Si è voluta sottolineare la questione femminile in un ambito di forte impronta maschile. Un tema ineludibile. <<Ho fortemente voluto questo incontro, pensato nei mesi a seguire l’uccisione di Masha Amini e suggerito dalla ribellione delle giovani e dei giovani in Iran al grido di donna vita libertà – ha sostenuto la presidente della Fondazione Di Vagno, Daniela Mazzucca – quella libertà negata nei diritti più elementari per le persone … negata per un malcelato prepotente desiderio di supremazia, di potere patriarcale, un antico retaggio di una visione distorta della religione. Il silenzio delle violenze maschili sulle donne passa attraverso l’omertà dei comportamenti quotidiani degli uomini, comportamenti che passano inosservati o persino giustificati. … Le religioni, nella storia, sono state troppo spesso declinate, descritte, pensate, intellettualizzate al maschile: i fondatori, i testi sacri, i sacerdoti, i teologi, il clero. Il femminile nel religioso è sempre messo in ombra, quasi scomparso. Oggi – ha concluso – con la maggiore coscienza femminile si intravedono segnali di cambiamento, ma nella visione androcentrica la richiesta di rispetto, di libertà da parte delle donne è considerata ribellione, rivolta contro il potere, anche potere religioso. Questo evento vuole essere proprio un approfondimento su come le religioni incidano sulla società, la condizionino, la violentino attraverso il disprezzo per la vita delle donne>>.

Lector Incontri è organizzato dalla Fondazione Di Vagno con il patrocinio del Ministero della Cultura, della Regione Puglia e del Comune di Bari, in collaborazione con Intesa Sanpaolo.

<<Una banca come la nostra – ha affermato Mario Farina Valaori direttore commerciale Exclusive Basilicata Puglia Molise Intesa Sanpaolo – può contribuire allo sviluppo del territorio in cui si trova non solo dal punto di vista economico ma anche da quello sociale e civile. Per questa ragione sostenere un evento di riflessione come quello di oggi, su temi così preziosi come le religioni e le donne, ci rende veramente orgogliosi. Il sostegno alla cultura è un po’ la nostra missione d’impresa, uno dei nostri impegni principali che si sostanzia in un vero e proprio “progetto cultura” con tre direttrici principali: la valorizzazione del patrimonio artistico, architettonico, archivistico della banca; la restituzione di beni culturali di interesse pubblico in partnership con Soprintendenze e organismi abilitati al presidio di questi beni; l’organizzazione di eventi, di momenti formativi>>.

“La rivoluzione femminile è una rivoluzione globale – ha detto Francesca Izzo – ma è necessario tenere presente che non possiamo avere sempre una visione occidentalocentrica secondo la quale solo noi sappiamo tradurre un determinato fenomeno storico”.

“Molti decenni fa – ha raccontato Leila Karami – non esisteva una etichetta che identificava la questione femminile e la rivoluzione. Era lo stato delle cose, era un ordine della società che riguardava il fatto di essere donna e di dover fare delle cose ben precise, rientrava in un concetto di ordine sociale: più si apparteneva a una classe elevata, più si era costrette a stare dentro casa. Non è la religione di per sé a vincolare le donne. Oggi le donne manifestano per se stesse, non più per un grande movimento in vista di un cambiamento della situazione politica più generale”.

“Nel movimento valdese predicano anche le donne – ha affermato Maria Bonafede – Le pastore e i pastori sono consacrati nel senso che dedicano la loro vita allo studio dei testi originali, alla cura della comunità e alla diffusione dei testi biblici. Nel protestantesimo si sposta la funzione delle donne nelle famiglie. Alle donne, nel matrimonio, viene dato il compito di educare religiosamente i figli”.

“La capacità delle donne di essere autonome nell’ebraismo è molto forte – ha spiegato Alessandra Veronese – Ci sono dei ‘responsa rabbinici’ che parlavano addirittura di donne mercanti. Per due o tre secoli la figura della donna è stata importante anche nella sinagoga. Le violenze contro le donne però, accomunano sia i cristiani sia gli ebrei. Nel mondo ebraico il destino di una persona è quello del matrimonio. La posizione della donna nell’ebraismo è molto variabile a seconda anche del tipo di ebraismo. L’ebraismo però non relega le donne; anche le forme più tradizionali attribuiscono loro un compito”.

“Le riforme sono necessarie in ciascuna delle nostre religioni – ha detto Alice Bianchi – ma la rivoluzione è quello che tocca più piani perché è necessario che cambi un sistema. Sono donna e sono cattolica e mi trovo in una situazione di privilegio da smascherare perché parlare di donne ci costringe a smascherarci e definire i nostri privilegi. È una questione antropologica: dobbiamo pensare a come intendiamo il maschio e la femmina, l’uomo e la donna. Uomini e donne sono differenti, hanno ruoli differenti e uno spazio diverso in cui agire: alla donna solitamente spetta lo spazio privato, agli uomini è dedicato tutto il potere esplicito, il pubblico e tutto ciò che ti dà parola e potere. Bisogna lavorare sulla presenza delle donne a livello ministeriale. Ciascuna religione ha un risvolto politico e riconoscere questa realtà vuol dire rendere possibile un confronto tra differenze, tra tutti e tutte”

“I cambiamenti e le rivoluzioni – ha detto il giornalista Marco Politi prima dei saluti – si fanno quando c’è già un’apertura nella testa e si tratta di una questione culturale che è anche il senso di Lector Incontri”.