Bari – AGNUS anabasi e olocausto di Felice Salvatore Lambo eroe adottivo il primo romanzo di Nicola Antonacci

Ho incontrato per la prima volta Nicola Antonacci, barese classe 62, ora residente in Svizzera, perché voleva farmi conoscere il suo ultimo lavoro letterario “AGNUS anabasi e olocausto di Felice Salvatore Lambo eroe adottivo”.

Il titolo, come si dice da noi in Puglia , “è sicuramente un programma” e la prima domanda che mi è venuta spontanea porgli è stata “ma che genere letterario è’?”

“E’ un libro un po’ strambo” questa la risposta inaspettata che ho ricevuto e mentre lo diceva si rigirava tra le mani questo volume di 300 pagine.

Inconsapevolmente parlava anche il suo corpo, esitante e incerto sul farmi leggere il suo lavoro; proseguendo quasi a giustificarsi “è un libro che ho scritto per il piacere di scriverlo. L’ho scritto più per me” – continuava come un mantra – “è un libro un po’ strambo”.

Strambo o no mi ha letteralmente incuriosito .

Man mano che parlava ha preso sempre più confidenza e mi ha fatto notare la corrispondenza che c’è nel titolo AGNUS (in latino agnello) e il cognome del personaggio Felice Salvatore LAMBO ,un assonanza dall’inglese Lamb e dal tedesco Lamm, entrambi traducibili in agnello.

“Sai il libro è un po’ così, ma tutto ha una logica, come anche le prime tre pagine che ho lasciato in bianco, per chiarire che la mia illuminazione creativa si spegne non per caso sempre a pagine tre”.

Risi di gusto perché anch’io ho tentato di scrivere e mi sono sempre ritrovata a interrompere la stesura a pagina tre.

Ho iniziato a leggere il romanzo!?, poema!? Saggio!?, poesia!?.

Difficile in effetti classificarlo, ma questo non è un fattore negativo, anzi incuriosisce il lettore là dove si evidenzia la compresenza di differenti registri stilistici che vanno dalla prosa alla poesia (per intenderci come un’opera prosimetrica), condito da un linguaggio che spazia da quello domestico (lì dove è presente anche il dialetto) a quello più filosofico e introspettivo (come quello di Joyce), il tutto impreziosito da una scrittura medioevale (tipo ordine pluristilismo dantesco), che rendono la lettura avvincente e seducente.

Non termina qui.

Alcune sue pagine descrivono paesaggi e personaggi con una coloritura tutta romantica dove si ritrovano reminiscenze leopardiane ed è piacevole assecondare i suoi voli pindarici per poi rendersi conto che le sue conclusioni sono tutte logiche, così come è piacevole ritrovarsi a sorridere alle sue aperture canzonatorie e ironiche.

Per non farsi mancare nulla, lo scrittore Nicola Antonacci, repentinamente utilizza anche un format moderno, riportando i dialoghi delle schermate di whatsapp e relative icone.

Maneggia la parola come creta tanto da inventare nuovi lemmi riconducibili ai suoni o all’oggetto o soggetto di cui scrive.

La trama
Felice Salvatore Lambo emigrato in Svizzera, sposato con Eleonora, dopo 15 anni ritorna nella sua Puglia dove acquista una masseria diroccata con l’intento di farne un resort.
In questa tenuta una sua pecora dà alla luce un agnellino e durante la notte sparisce.

Lambo con l’aiuto di un contadino del posto va in perlustrazione per ritrovarlo e nel frattempo fa incontri interessanti, come la baronessa Amasia Saffi de Mazzonis (una “regina delle amazzoni”) che ama circondarsi di donne giovani perseguitate/immigrate, come la berbera Malika; il professor Scimiti, un colto ereditiere di campagna; Leone Leonetti, noto come don Leone, il re della forestale ma ribattezzato il signore degli agnelli, un padre dittatore che ha ostacolato l’amore giovanile di sua figlia con Michele Vurchio, in seguito misteriosamente scomparso.

Così la ricerca dell’agnellino si trasforma nella indagine di una verità che avvolge la sparizione di Michele coinvolgendo un involontario Lambo Felice Salvatore “ Salvatore di nome, ma non il loro, e con la voglia di restare Felice”.

L’anabasi di Lambo Felice Salvatore quale sarà?

Verrà a capo della verità? Troverà l’agnellino?

O scoprirà l’olocausto, il sacrificio dell’animale ? Ma di quale animale?

L’epilogo è del tutto imprevedibile tanto da spiazzare il lettore.


L’autore, Nicola Antonacci ha al suo attivo tre raccolte di poesie “D’Amore o di niente” del 8 aprile – Emilio Solfrizzi e Antonio Stornaiolo con “Il Cotto e il crudo” ad Alessano (Le) 2003, “Nel nulla” del 2020 e “Eros/antieroi” del 2021



Anna de Marzo