Bari – Dal 22 al 29 Maggio, Spazio Murat ospita “squares do not (normally) appear in nature”

squares do not (normally) appear in nature   di Office for a Human Theatre.  Dal 22 al 29 Maggio a Spazio Murat ­
Dal 22 al 29 Maggio, Spazio Murat ospita “squares do not (normally) appear in nature” di Office for a Human Theatre, 13 esperimenti visivi e sonori che mettono il pubblico a confronto con uno spazio senza attori. La base del lavoro è la consapevolezza del colore attraverso luce, nebbia, vetro, font e immagini che diventano protagonisti della scena, un omaggio all’opera e alla ricerca di Josef Albers.   squares do not (normally) appear in nature è un invito ad ascoltare e guardare, a riappropriarsi del proprio tempo. Come suggerito dal titolo, questo lavoro riguarda anche la natura e ciò che normalmente non appare in essa. In particolare, lo spettacolo drammatizza effetti astratti mettendo in scena reazioni naturali quali l’aurora boreale e gli arcobaleni. Questa specifica scelta decostruisce l’ingannevole convinzione che l’arte astratta è troppo impersonale o fredda.    
Tutte le info
Foto di Giacomo Bianco
squares do not (normally) appear in nature vedrà la sua prima giovedì 22 maggio alle 19.00. A seguire le repliche si alterneranno fino al 29 Maggio.    Di seguito gli orari:
– 10:30
– 12:00
– 15:30
– 17:00
– 19:00   Nelle giornate di domenica 25 e lunedì 26 maggio, le repliche seguiranno i seguneti orari:
12:00
– 15:30
– 18:00
  Ingresso: 3 euro.
Ridotto: 1 euro  
Foto di Giacomo Bianco
squares do not (normally) appear in nature è una metafora letterale di come solo apparenti temi astratti sono gli attori della ricerca di Josef Albers attraverso le forme, la realtà e l’osservazione.    “Astratto”, nel dizionario Oxford d’inglese, ha nove definizioni, di cui la più appropriata è la 4.a.: “ritirato o separato dalla materia,
dall’incarnazione materiale […].
Opposto a concreto. ”   Dal latino, abstractus significa “tratto via”. Come in matematica il senso di astrarre qualcosa significa ridurlo al suo essenziale – dando per inteso che le entità matematiche sono astrazioni – così nelle arti visive il senso della pittura astratta è una composizione con un certo o totale grado d’indipendenza dal mondo reale e dalla sua mimesi. Quest’azione di allontanamento o separazione è l’aspetto chiave del progetto, che sorge dalla domanda: come il teatro ridefinisce se stesso eliminando i suoi esecutori? Che cosa ne rimane? Astrarre è un modo per riportare spiritualità nel lavoro?  
Foto di Giacomo Bianco
OHT [Office for a Human Theatre] è lo studio di ricerca fondato da Filippo Andreatta, il cui lavoro si occupa di paesaggio e di politica personale sottilmente affrontata nello spazio pubblico e privato. OHT scardina la gerarchia della visione e dell’ascolto realizzando spettacoli, performance e installazioni in contesti urbani e non; ha raggiunto i ghiacci del 79° parallelo nord per leggere Frankenstein attorno a un fuoco, portato in scena il campanile di Curon/Graun; ha creato Little Fun Palace una roulotte parassitaria che ha viaggiato in due continenti e dato vita alla Nomadic School: una scuola sul rapporto fra arti performative e paesaggio che si muove fra montagne, paludi e altre aree rurali contaminando l’arte con le scienze naturali e sociali.   Josef Albers: pittore, teorico del colore e insegnante, Albers ha avuto un ruolo di primo piano nel trasmettere i principi didattici del moderno Bauhaus negli Stati Uniti. È noto per le composizioni che esplorano i rapporti del colore attraverso la forma unica e semplice del quadrato. Nato in Germania nel 1988, dopo gli studi d’arte si trasferisce a Weimar per unirsi al Bauhaus, prima in veste di studente e successivamente nel ruolo di insegnante. Il Bauhaus sarà per lui luogo di incontri significativi come quelli con Paul Klee, Wassily Kandinsky, Walter Gropius e Mies van der Rohe. L’interesse principale di Albers ruotava intorno al colore e alla comprensione delle regole che guidano l’esperienza visiva; nato grazie ai corsi di Paul Klee, da questo interesse Albers svilupperà teorie proprie riguardo gli effetti spaziali, i contrasti, e le armonie dei colori pubblicando nel 1963 l’influente volume Interazione del colore. Quando nel 1933 i nazisti chiudono la scuola a Berlino, Albers e sua moglie Anni, anche lei artista cresciuta nel Bauhaus, vengono invitati al Black Mountain College – l’importante scuola d’arte in North Carolina che tra gli anni Cinquanta e Settanta del Novecento attirerà artisti e studenti di talento tra cui John Cage, Merce Cunnigham e altri – per l’intermediazione del giovane Philip Johnson. Dopo aver influenzato il Black Mountain College con la sua innovativa metodologia didattica e la sua ricerca artistica, Albers continua ad insegnare e nel 1950 diventa direttore del dipartimento di Design alla Yale University. Muore a New Haven nel 1976.   squares do not (normally) appear in nature è possibile, inoltre, grazie al contributo professionale, tecnico e collaborativo dei nostri sponsor:   IMAGO PLUS
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