
Si è svolta questo pomeriggio, nel teatro comunale Piccinni, la cerimonia di consegna delle chiavi della città a Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati.



A consegnarle il riconoscimento è stato il sindaco di Bari Vito Leccese.
Di seguito il testo dell’intervento pronunciato dal sindaco:
“Sono 147 su 193 i Paesi membri delle Nazioni Unite che riconoscono lo Stato di Palestina. Il prossimo settembre, con il riconoscimento da parte di Francia, Regno Unito e Malta, diventeranno 150, cioè il 75% dell’organismo multilaterale più rappresentativo al mondo.
Il nostro Paese, purtroppo, non è tra questi. “Non è ancora il tempo dello Stato Palestinese”, dice il Governo italiano e lo conferma il ministro Tajani in un’intervista pubblicata ieri dal Corriere della sera.
Il ministro, pur ammettendo l’importanza formale e sostanziale del riconoscimento, sostiene che non ci siano ancora i presupposti concreti.
Ma allora mi chiedo, se non ora quando?
Una domanda che, nella sua semplicità, racchiude tutta la potenza di un’azione agognata, urgente, necessaria.
In tanti sappiamo che questa frase è il titolo di un libro di Primo Levi, ma forse non tutti conosciamo che la frase completa, attribuita al rabbino Hillel, recita pressappoco così:
“Se io non sono per me, chi sarà per me? E se io sono solo per me stesso, cosa sono? E se non ora, quando?”.
Interrogativi che ci richiamano alla forza della responsabilità individuale e al valore di riconoscersi persone nella relazione con l’altro, in quell’interdipendenza che ci rende esseri sociali dotati non solo di voce ma di parola, come ci ha insegnato Aristotele.
La voce, infatti, è in grado di esprimere il dolore e il piacere, e appartiene a tutti gli esseri viventi; ma solo la parola è in grado di mostrare l’utile e il dannoso, come anche il giusto e l’ingiusto. E questo è prerogativa esclusiva degli esseri umani.
È questo che ci distingue da tutti gli altri animali: la percezione del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto.
Ecco, allora oggi voglio utilizzare una parola molto semplice per trasferire a tutti voi il senso della nostra presenza qui:
Grazie.
E la rivolgo, insieme a voi, alla nostra ospite, Francesca Albanese.
Grazie Francesca, perché le tue parole, in questi mesi, ci hanno restituito fiducia negli esseri umani.
Grazie e benvenuta a Bari.
La nostra città operatrice di pace, nel tempo e nei solchi della storia non si è mai sottratta alla lotta per la libertà e per la democrazia. Qui, in questo teatro, 81 anni fa, si sono scritte le prime pagina dell’Italia liberata.
Qui a Bari sono custodite le ossa di San Nicola, il vescovo di Myra che tiene insieme l’oriente e l’occidente, e sui valori di solidarietà e fratellanza tra i popoli e le religioni la città ha costruito la propria identità.
Siamo consapevoli di non avere né competenze in materia di relazioni internazionali né gli strumenti e la forza per cambiare il mondo e per incidere, come vorremmo, su quanto sta accadendo in Palestina, ma voltarsi dall’altra parte, per noi, non è mai stata una possibilità.
Abbiamo la voce e vogliamo utilizzarla.
E lo stiamo facendo da tempo.
Il Consiglio comunale di Bari ha preso una posizione forte e chiara con un ordine del giorno che condanna i crimini di guerra nella Striscia di Gaza, e dichiara non gradita la partecipazione di Israele alla Fiera del Levante fino a quando non cesseranno l’intervento militare e la sistematica violazione dei diritti umani.
Decisione che segue una mozione di gennaio che impegnava a richiedere al Governo italiano il riconoscimento dello Stato di Palestina, in linea con le risoluzioni delle Nazioni Unite e il diritto internazionale. Nello stesso giorno, abbiamo conferito le chiavi della città a Wael Al-Dahdouh, giornalista palestinese, per il suo impegno costante nel documentare le atrocità commesse dall’esercito israeliano, nonostante le dolorose perdite personali e il martirio della sua famiglia.
Ma la nostra collaborazione con il popolo palestinese non è cronaca di oggi. Da qualche anno Bari è gemellata con la città di Beit Jala, città cristiana alle porte di Betlemme, in Cisgiordania, nella comune devozione a San Nicola.
Dal 2020, inoltre, il Comune di Bari guida il progetto COOP4WaterRights, che aveva come obiettivo la realizzazione delle condotte per fornire servizi idrici alla città di Khan Younis, nella Striscia di Gaza. A regime le infrastrutture avrebbero garantito l’accesso all’acqua potabile a oltre 15.000 persone.
Insomma, dal sud dell’Italia, dalla città di Bari, dalla città di Tony La Piccirella, il nostro portatore di speranza, dalla città del presidio settimanale delle donne in nero, cerchiamo di dare il nostro contributo, consapevoli che le nostre azioni possano sembrare gocce nell’oceano ma per noi sono espressione di quel dovere morale che ci spinge a denunciare quello che sta accadendo e a richiamare l’attenzione di chi può e deve fare qualcosa… ma invece continua a tacere.
Per questo, oggi, sono orgoglioso di conferire le chiavi delle città a Francesca Albanese, a testimonianza della ribellione civile di una comunità pacifica e accogliente come quella di Bari, che non ha scelto da che parte stare, semplicemente perché non ci può essere una parte da scegliere quando davanti agli occhi del mondo si sta consumando un genocidio. Non si può tacere ancora.
“Per anni ho rifiutato di utilizzare questa parola: “genocidio” – ha detto David Grossman qualche giorno fa -. Ma adesso non posso trattenermi dall’usarla….. io voglio parlare come un essere umano che è nato dentro questo conflitto e ha avuto l’intera esistenza devastata dall’Occupazione e dalla guerra…E ora, con immenso dolore e con il cuore spezzato, devo constatare che sta accadendo di fronte ai miei occhi. Genocidio”.
Per questo è nostro dovere riconoscere e accogliere nella nostra città Francesca Albanese, nel Suo ruolo di Relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati, che da tempo, forte di un lavoro rigoroso e puntuale, denuncia con coraggio ciò che è sotto gli occhi di chiunque creda ancora nella verità e nella giustizia: quello in corso da quasi due anni nella Striscia di Gaza è un genocidio pianificato, tecnologicamente avanzato, voluto dal Governo israeliano con l’obiettivo di annientare il popolo palestinese.
Francesca Albanese porta avanti il suo impegno, fondato su un mandato ricevuto dal Consiglio dei Diritti umani delle Nazioni Unite, per riaffermare la centralità del diritto internazionale nelle relazioni geopolitiche e per rompere, si spera una volta per tutte, il muro di indifferenza che rischia di anestetizzare definitivamente le nostre coscienze.
E di questo le siamo grati, profondamente grati.
Con straordinaria tenacia, Francesca Albanese sta tentando di ricondurre tutte le democrazie del mondo alle proprie responsabilità. Responsabilità sancite da trattati e convenzioni internazionali. Lo fa contrapponendosi alla brutalità e alla barbarie che si consumano incessanti in particolare nella Striscia di Gaza, dove la negazione sistematica dei diritti fondamentali degli esseri umani sembra essere diventata la normalità.
Di fronte a decine di migliaia di vittime innocenti, alla distruzione di ospedali e presidi sanitari, al blocco degli aiuti umanitari, agli spari sulla folla in fila per un pugno di farina, ai bambini che muoiono, letteralmente, di fame tra le braccia dei loro genitori, nel 2025 tocchiamo con mano l’abisso dell’umanità.
Siamo fuori tempo massimo.
Non c’è più spazio per silenzi, tentennamenti, omissioni e mistificazioni: tutti siamo chiamati a condividere la responsabilità morale di fermare il massacro dei civili inermi, riportare la pace in Palestina e garantire finalmente al suo popolo il diritto alla vita e al futuro.
La Città di Bari, che fonda la propria identità sui valori nicolaiani di accoglienza e pace e che ha già espresso la propria solidarietà al popolo palestinese, abbraccia idealmente Francesca Albanese e, con lei, tutte le donne e gli uomini che operano per la pace e la convivenza pacifica tra i popoli.
La consegna delle Chiavi della città, dunque, è un gesto simbolico per affermare che Bari è al fianco di Francesca Albanese, la prima esponente delle Nazioni Unite destinataria di sanzioni da parte di uno Stato. In 80 anni di storia dell’ONU non era mai accaduto. Mai! A stabilire questo assurdo e pericoloso primato c’ha pensato il Segretario di Stato americano con queste motivazioni “ La campagna di guerra politica ed economica di Albanese non sarà più tollerata”. Parole durissime che puntano a creare il vuoto intorno a una persona, condannandola pericolosamente all’isolamento. Un fatto senza precedenti che testimonia quanto il suo lavoro di ricerca e documentazione abbia toccato il cuore di un sistema aberrante di interessi economici e politici, svelando l’ipocrisia di una narrazione consolidata e fallace.
Con questo gesto simbolico, dunque, desideriamo che Francesca Albanese, d’ora in avanti, possa sentirsi a casa ogni qualvolta vorrà tornare a Bari”.
In calce il testo che accompagna le chiavi della città di Bari conferite a Francesca Albanese:
A Francesca Albanese
per il suo impegno incessante a tutela dei diritti del popolo palestinese.
Bari, città di pace, è al suo fianco nel riaffermare la centralità del diritto internazionale e denunciare la brutalità e la barbarie che da quasi due anni si consumano sui civili inermi nella Striscia di Gaza.
Il sindaco di Bari con riconoscenza.