Bioplastiche compostabili, vola il riciclo

Già superato l’obiettivo 2030. Puglia ai vertici della classifica nazionale per popolazione servita

Il tasso di riciclo nazionale degli imballaggi in bioplastica trattati insieme ai rifiuti organici ha raggiunto il 60,7% dell’immesso al consumo. Oltre cinque punti in più rispetto all’obiettivo di fine decennio. Lo rivela la relazione di gestione 2022 di Biorepack. La popolazione coperta dalle convenzioni con gli enti locali raggiunge i 38 milioni di cittadini. Ancora troppo marcate però le differenze tra Nord e Sud. Ma nel Meridione, performance estremamente positiva per la Puglia

Milano, 30 maggio 2023 – L’Italia impegnata nel riciclo organico delle bioplastiche compostabili viaggia con oltre 8 anni di anticipo rispetto agli obiettivi: la quantità di imballaggi riciclati nei circa 155 impianti di trattamento italiani ha infatti raggiunto nel 2022 quota 60,7% (46.600 tonnellate a fronte di 76.800 immesse sul mercato, quasi 9 punti percentuali in più rispetto al dato 2021). Dieci punti in più rispetto all’obiettivo fissato per il 2025 (50%) ma, soprattutto, cinque punti in più rispetto a quello del 2030 (55%). È il dato più rilevante contenuto nella relazione annuale relativa alle attività 2022 di Biorepack, consorzio nazionale per il riciclo organico degli imballaggi in bioplastica compostabile.

“Questo risultato è motivo di grande orgoglio per tutta la filiera”, ha commentato il presidente di Biorepack, Marco Versari. “Essere riusciti già oggi a raggiungere e superare l’obiettivo 2030, peraltro dopo appena 18 mesi dall’inizio delle attività del nostro consorzio, dimostra l’impegno della nostra organizzazione e la sinergia virtuosa che siamo riusciti a innescare con le pubbliche amministrazioni e i soggetti deputati alla raccolta dei rifiuti”.

I risultati avrebbero potuto peraltro essere ancora più significativi se la frazione umida raccolta fosse stata qualitativamente più pura. Purtroppo, la presenza di materiali non compostabili (soprattutto prodotti e imballaggi in plastiche tradizionali, vetro e metalli) erroneamente conferiti nell’umido domestico, oltre a costituire un grave problema per la raccolta, rimane un fattore di penalizzazione dei risultati di riciclo. L’eliminazione di questi materiali estranei, infatti, comporta sempre uno scarto anche delle bioplastiche compostabili in ingresso negli impianti, che nel 2022 si è attestato intorno al 14%.

Molti i numeri positivi

Ma la relazione 2022, presentata ieri a Milano durante l’assemblea dei consorziati di Biorepack, contiene molti altri numeri significativi: le imprese consorziate – rappresentative di produttori, trasformatori, utilizzatori e riciclatori – hanno raggiunto quota 218 (+8% rispetto all’anno precedente). Inoltre, al 31 dicembre scorso sono pervenute 353 richieste di convenzionamento che portano a 3.777 i Comuni serviti (47,8% di tutti i Comuni italiani), nei quali risiedono oltre 38 milioni di persone, pari al 64,4% della popolazione nazionale (3 punti percentuali in più rispetto al 2021).

Per i soggetti convenzionati un vantaggio anche economico non di poco conto: grazie alla convenzione con Biorepack sono stati infatti riconosciuti nel corso del 2022 corrispettivi economici pari a 9,3 milioni di euro, a copertura dei costi di raccolta, trasporto e trattamento degli imballaggi in bioplastica compostabile conferiti insieme ai rifiuti organici (1,8 milioni di euro in più rispetto al 2021).

Soggetti convenzionati, preoccupa la differenza tra regioni

“Questi numeri, indubbiamente positivi, devono però rappresentare solo un punto di partenza per raggiungere rapidamente ulteriori traguardi”, ammonisce Versari. “Le differenze di copertura regionale sono ancora troppo marcate, nonostante la raccolta differenziata dell’umido urbano (con all’interno le bioplastiche) sia obbligatoria in tutta Italia dal 1° gennaio 2022”.

Dalla relazione 2022 emerge infatti che, a livello regionale, la percentuale di Comuni convenzionati con Biorepack oscilla tra l’81% del Nord Est e appena il 23% delle Isole. Allo stesso modo, le convenzioni coprono il 90% della popolazione delle regioni nord-orientali, mentre nelle regioni meridionali si fermano al 53% e nelle isole scendono addirittura al 30%. Ma nel Meridione, c’è una eccezione indubbiamente positiva: è il caso della Puglia, che si colloca ai vertici della classifica nazionale per popolazione coperta con il 93% del totale (oltre 3,6 milioni di cittadini distribuiti in 204 Comuni), subito dietro le migliori regioni del centro-Nord: Valle d’Aosta (100% della popolazione coperta), Emilia-Romagna (99%), Veneto (97%) e Toscana (94%).

Se si esclude la Puglia, le altre regioni meridionali e insulari sono molto indietro, con percentuali di copertura che oscillano tra il 41% della Campania e il 9% della Basilicata.

“Quello pugliese è un esempio virtuoso frutto di lungimiranza politica che rappresenta una best practice che speriamo possa aiutare anche le altre regioni del Mezzogiorno a fare altrettanto” commenta Versari. “Come Biorepack stiamo lavorando quotidianamente per colmare l’attuale gap nelle regioni meridionali. Va infatti ricordato che convenzionarsi significa poter accedere a risorse economiche importanti, che possono aiutare molte realtà territoriali a migliorare la qualità e quantità della raccolta differenziata della frazione umida”.

“I dati Biorepack sul 2022 sono estremamente incoraggianti e indicano che la strada percorsa sin qui è quella giusta” commenta Fiorenza Pascazio, Presidente Anci-Puglia. “Sarà importante continuare a lavorare in stretta sinergia tra Amministrazioni, Consorzio Biorepack ed Enti di governo per la gestione dei rifiuti, al fine di sensibilizzare il più possibile i cittadini nell’utilizzo consapevole delle bioplastiche nel segmento FORSU. L’obiettivo principale per tutti resta l’eliminazione progressiva delle impurità e delle plastiche in primis. Elevare la qualità della frazione organica significa infatti non solo risolvere una serie di problemi a cascata sul tema degli scarti, ma anche maggiori introiti e minori costi per i Comuni e, quindi, per tutti i cittadini”.

Al fianco dei cittadini per riconoscere gli imballaggi in bioplastica compostabile

Proprio per sensibilizzare gli enti locali ma anche per aiutare i cittadini nel corretto conferimento degli imballaggi in bioplastica compostabile insieme ai rifiuti umidi, il consorzio Biorepack ha investito importanti risorse in campagne di comunicazione e iniziative di informazione ed educazione. L’ultima, in ordine di tempo, è stata presentata all’assemblea dei consorziati: una campagna integrata per TV, radio, stampa, social e digital firmata dall’agenzia Connexia. Gli spot televisivi, della durata di 15 secondi, saranno in onda fino al 17 giugno sui canali televisivi di RAI, Mediaset, CairoRCS Media, SKY, Warner Bros, Discovery e Netflix mentre lo spot radiofonico, in formato 30”, sarà emesso sulle frequenze radiofoniche del Gruppo Editoriale GEDI e sul circuito CNR. Lo spot sarà anche veicolato sulle piattaforme Google e Meta. Nei prossimi mesi sono inoltre previste pagine pubblicitaria sui maggiori periodici e quotidiani nazionali.

Inoltre, consapevole del tema della riconoscibilità degli imballaggi in bioplastica compostabile, il Consorzio nel 2022 ha avviato un progetto finalizzato a individuare la fattibilità di un marchio di riconoscibilità che in maniera univoca e immediata (attraverso un pittogramma) possa comunicare l’esatto riciclo del rifiuto di imballaggio in bioplastica compostabile assieme ai rifiuti organici. Obiettivo: rendere sempre più facile distinguere tali imballaggi, per aumentare non solo la quantità della raccolta ma soprattutto la sua qualità. I corrispettivi economici garantiti ai Comuni convenzionati infatti aumentano al diminuire delle frazioni estranee non compostabili che “sporcano” la raccolta della FORSU.

Una piattaforma contro gli imballaggi illegali

Altrettanto importanti, nell’ottica di ottimizzare la raccolta e il riciclo delle bioplastiche, sono le iniziative di contrasto all’illegalità. Un problema tutt’altro che marginale, visto che ancora oggi sono molto diffusi gli imballaggi – buste della spesa, in primis – in plastica tradizionale o contraffatti senza le caratteristiche tecnico-ambientali richieste dalla legge. Oltre ad arrecare danni economici alla filiera, in termini di concorrenza sleale e di aggravio di costi industriali, i fenomeni illeciti producono un chiaro impatto negativo sull’ambiente. Per questo, Biorepack ha sviluppato una piattaforma in collaborazione con l’associazione di categoria Assobioplastiche: i cittadini e le imprese possono utilizzarla per segnalare i fenomeni illeciti e permettere al Consorzio, dopo i doverosi controlli e l’istruttoria giuridica, di presentare denuncia alle autorità competenti.