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12 13 maggio – Presentazione del libro di Guido Vitale dal titolo“NIENTE DA DIMENTICARE. VERITÀ E MENZOGNE SU LOTTA CONTINUA” – Bari e Matera

Maggio 12, 2023 - Maggio 13, 2023

VENERDÌ 12 MAGGIO ALLE 11 ALL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BARI – FACOLTÀ DI LINGUE AULA CDIRIUM (DIPARTIMENTO DI RICERCA E INNOVAZIONE UMANISTICA) – UNIBA, EXPERIMENTA, PRINZ ZAUM

 

PRESENTANO

 

 

 

INCONTRO CON L’AUTORE

 

 

 

“NIENTE DA DIMENTICARE. VERITÀ E MENZOGNE SU LOTTA CONTINUA”

 

GUIDO VIALE (2023 ED. INTERNO 4) D IBS.IT

 

 

 

venerdì 12 maggio

 

h.11.00 Bari Università degli Studi- Facoltà di Lingue Aula C

 

dialogano con l’autore:

 

-Paolo Ponzio direttore Dipartimento di Ricerca ed Innovazione Umanistica UniBa

 

-Pierpaolo Martino   UniBa

 

-Gianluigi Trevisi Experimenta

 

-Antonio Guida già docente e dirigente Its G.Cesare

 

h.17,00 Bari Libreria Prinz Zaum

 

un tè con i lettori

 

h.19,30 Altamura Ex Conservatorio Santa Croce

 

intervengono:

 

Bartolomeo Smaldone e Giuseppe D’Ambrosio

 

Sabato 13 maggio

 

Matera h. 17,30 Birrificio 79

 

 

 

Nell’ultimo periodo, su Lotta Continua, organizzazione politica della sinistra extra parlamentare molto attiva negli anni 70, in molte trasmissioni televisive ed ovviamente in rete sono comparse pseudo ricostruzioni storiche cariche di affrettate conclusioni ex-post. L’impellenza di molti nel voler archiviare la grande stagione politica del dopo 68 nel binomio   opposti estremismi/terrorismo ha dato la stura ad una serie di riflessioni da parte di chi ha vissuto in prima persona quel tempo. Il testo di Guido Viale è un’appassionata riflessione condotta con razionale acume nel solco del   dibattito delle idee che ha caratterizzato quegli anni ed ancora oggi produce tanto pensiero. Di Lotta Continua vengono evidenziate le grandi intuizioni rispetto al femminismo, rispetto al post operaismo delle nuove società industriali, rispetto alle tematiche ambientali e rispetto al rapporto tra l’azione politica, la dignità individuale  e le cosiddette moltitudini nelle società  del nuovo millennio. Nel saggio trovano anche spazio alcuni episodi che hanno caratterizzato quegli anni, spesso definiti in modo sbrigativo col termine di “anni di piombo”, quasi a non voler approfondire le istanze che sorgevano dalle diverse classi sociali e che sono tutt’ora più che attuali. Guido Viale sgombera il campo da qualunque associazione del Movimento di Lotta Continua dalla stagione del terrorismo, approfondendo alcune vicende della nostra storia, dalla bomba di Piazza Fontana all’omicidio Calabresi e a quello di Mauro Rostagno. Un excursus storico che approfondisce con la sua sagace penna verità e bugie nate intorno al Movimento, prendendone le difese e mostrando verità e collegamenti e depistaggi degli apparati dello Stato, volti a cercare a tutti i costi un colpevole con il fine ultimo di indebolirlo.

 

Estratti:

 

 

 

…Quello che ha formato e tenuto insieme Lotta continua, e che ancora adesso irrita o intriga amici e nemici a distanza di decenni, sono state l’amicizia e la fiducia reciproca tra persone dall’origine e dal destino più diverso. Un’amicizia e una fiducia formatesi e confermate in un’esperienza comune di qualcosa di raro e straordinario: l’esperienza della conquista di una propria autonomia, sia individuale che collettiva; l’esperienza della costruzione di una propria dignità umana attraverso l’azione politica e l’assunzione, senza deleghe, delle proprie responsabilità; l’esperienza della scoperta di una socialità libera, al di fuori degli schemi ufficiali, sia del governo che dell’opposizione: cioè sia della cultura accademica che di quella della sinistra ufficiale, sia della gerarchia di fabbrica che di quella sindacale, sia del potere istituzionale che della cosiddetta tradizione del movimento operaio…

 

…Il collante che ha pervaso coloro che si di quegli anni è stata l’idea che   Lotta continua potesse essere un contenitore in cui in maniera significativa precipitavano gli umori, le idee, i comportamenti dei giovani di allora, un luogo di transito, un crocevia in grado di intercettare tutti i flussi di quel mondo magmatico e inafferrabile che costituì l’humus di una irripetibile stagione politica…

 

… Si era cominciato a tirare le somme del ‘68, considerandolo un processo ormai concluso, alla fine degli anni ’70, poco prima che per quella vicenda si perdesse ogni interesse, sopraffatti dal nuovo clima, per molti versi antitetico, che si andava instaurando nel mondo; e relegando l’intero periodo alle celebrazioni più o meno amichevoli o più o meno rancorose dei rotocalchi.

 

In quei primi anni due versioni antitetiche si erano andate contrapponendo, ben illustrate, successivamente, dal sociologo francese Alain Touraine in La globalizzazione e la fine del sociale. Per comprendere il mondo contemporaneo (il Saggiatore, 2008). Una vedeva nel ’68 l’ultima manifestazione di un’epoca ormai trascorsa: quella che si era sviluppata dentro una visione fondata sulla contrapposizione otto-novecentesca tra grandi aggregati sociali o soggetti collettivi e tra le ideologie che l’avevano sostenuta: Governi e popolo, in una versione; proletariato e borghesia, o Operai e capitale, nelle diverse interpretazioni impregnate di un marxismo che il ‘68 aveva contribuito a riportare in auge. L’altra interpretazione vedeva invece nel ’68 la prima manifestazione di una nuova era, caratterizzata da un nuovo “soggetto” che aveva fatto la sua irruzione sulla scena della storia con la rivolta degli studenti: il “lavoratore della conoscenza”, quello che lavora con i simboli (all’epoca, senza pc) per alcuni; il “cognitariato” (proletari della conoscenza), per altri e, in particolare, per coloro – il cosiddetto neo-operaismo – che lo avrebbero poi dissolto, senza soluzione di continuità, prima nella “Rete”, con l’avvento di internet, poi nel magma indifferenziato della “moltitudine”.

 

Titolari, in entrambi i casi, di un potere di condizionamento della direzione da imprimere allo sviluppo sociale, anche se ne erano ancora una componente minoritaria. Per entrambi, infatti, il futuro sarebbe comunque approdato a forme di convivenza o di conflitto incentrate sull’individuo e sulle sue esigenze: per alcuni e alcune, portate alla luce dalla riscoperta di sé come “persona” immersa in una rete di reciproci riconoscimenti; per altri e altre, improntate al narcisismo e alla competizione per affermarsi a spese del prossimo.

 

C’è un nucleo di verità, ma anche molte cose sbagliate, in entrambe quelle interpretazioni; ma non si riesce a cogliere che cosa le possa legare se non interpellando e cercando di interpretare il vissuto dei loro protagonisti.”

 

“Un pensiero limitato al “sociale”.

 

Per lo più il ’68, in Italia come altrove, aveva costruito, istituito e poi imposto una cultura interamente incentrata sulla critica dei rapporti sociali, interpersonali, limitata perciò solo alle relazioni di potere tra gli esseri umani, cioè rinchiusa entro un orizzonte antropocentrico e, in gran parte, anche androcentrico.

 

Era andato a scovare – non da solo, ma con l’aiuto di alcune fonti su cui tornerò – i rapporti di potere fin nei più minuti meandri della vita quotidiana e, come è ovvio, nella organizzazione della scuola, dell’istruzione, dell’Università, del sapere: tutte entità in cui aveva riconosciuto gli incubatori e i paradigmi della struttura gerarchica della società. Ma tutto vincolato alla concezione di un soggetto “neutro”, certo non asessuato, ma che non lasciava alcuno spazio alla differenza di genere e alle specificità della condizione femminile, che proprio in quegli anni stava sviluppandosi all’interno dei primi nuclei di pratiche femministe parallelamente, ma con pochi rapporti con il flusso principale degli sviluppi del movimento.

 

Partire da sé, dall’analisi di come ciascuno si colloca all’interno dei rapporti sociali esistenti, non è stata una scoperta del femminismo, che avrebbe poi tradotto quella intuizione nello slogan “il personale è politico”. Era già “presente agli albori della rivolta studentesca, in particolare nelle correnti che si riconoscevano in una prassi libertaria e antiautoritaria, anche perché, evidentemente, a quell’approccio aveva fin dall’inizio dato un contributo fondamentale la componente femminile del movimento; senza però investirne ancora, o a sufficienza, gli onnipresenti rapporti di potere tra uomo e donna…

 

…Attraverso quella pratica la componente antiautoritaria del ‘68 aveva aperto un nuovo orizzonte di senso che avrebbe poi cambiato radicalmente molti approcci alla politica e alla storia, da allora quasi universalmente condivisi: non più confinate negli ambiti istituzionali, ma “scoperte”, forse per la prima volta, in una dimensione che chiamava in causa la vita quotidiana di tutti.

 

…. Molte sono le “fonti” a cui può essere ricondotta questa “scoperta”. Il marxismo c’entra poco. C’entra l’antipsichiatria di Ronald Laing e David Cooper e soprattutto la psichiatria di Franco Basaglia. C’entrano, specie in Germania, le ricerche della scuola di Francoforte sulla personalità autoritaria, anche se era poi toccato ai suoi autori, Adorno e Horkheimer, che non avevano saputo riconoscere nel movimento un frutto delle loro ricerche, fare da bersaglio alla contestazione studentesca. Aveva invece visto, a ragione, nel movimento degli studenti un inveramento delle sue elaborazioni Herbert Marcuse….

 

 

 

Guido Viale è nato a Tokyo nel 1943 e vive a Milano. Ha partecipato al movimento degli studenti del ‘68 a Torino e militato nel gruppo Lotta Continua fino al 1976. Si è laureato in filosofia all’università di Torino. Ha lavorato come insegnante, precettore, traduttore, giornalista, ricercatore e consulente. Ha svolto studi e ricerche economiche con diverse società e lavorato a progetti di cooperazione in Asia, Africa, Medioriente e America Latina. Ha fatto parte del comitato tecnico scientifico dell’ANPA (oggi ISPRA). Tra le sue pubblicazioni: Un mondo usa e getta, Tutti in taxi, A casa, Governare i rifiuti, Vita e morte dell’automobile, Virtù che cambiano il mondo. Con le edizioni NdA Press di Rimini ha pubblicato: Prove di un mondo diverso, La conversione ecologica, Si può fare e Rifondare l’Europa insieme a profughi e migranti. Con Interno4 edizioni ha pubblicato nel 2017, Slessico Familiare, parole usurate prospettive aperte, un repertorio per i tempi a venire. Sempre con Interno4 Edizioni nel 2018 ha pubblicato l’edizione definitiva e aggiornata del suo importante libro sul ‘68. Nel 2019 è membro fondatore dell’associazione laudato Sì di Milano, con cui ha pubblicato nel 2020, per le edizioni Interno4, il libro Niente di questo mondo ci risulta indifferente.

Dettagli

Inizio:
Maggio 12, 2023
Fine:
Maggio 13, 2023
Categoria Evento: