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4 5 6 7 aprile – Il Teatro dell’Elfo con Moby Dick alla prova di Orson Welles al teatro Piccinni di Bari
Aprile 4, 2024 - Aprile 7, 2024

Elio De Capitani: Moby Dick alla prova, di Orson Welles
da giovedì 4 a domenica 7 aprile al Teatro Piccinni di Bari
In arrivo: Silvia Gribaudi, Lunetta Savino, Silvio Orlando. Per il 1 maggio: Home Run
Torna a Bari il Teatro dell’Elfo con Moby Dick alla prova di Orson Welles (dal 4 al 7 aprile) diretto da Elio De Capitani in esclusiva regionale. Gli orari come sempre sono: giovedì 4 alle 19.30, venerdì 5 e sabato 6 alle 21, domenica 7 alle 18.
Moby Dick alla prova, (Teatro dell’Elfo/Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale) scritto (oltre che, a suo tempo, diretto e interpretato) da Orson Welles, è lo spettacolo a cui Elio De Capitani ha lavorato nel corso dell’inverno del 2020/21 e che è giunto al debutto l’11 gennaio ’22 all’Elfo Puccini di Milano, ottenendo un grande successo.
«Il testo di Welles, inedito in Italia, è un esperimento molteplice» sottolinea il regista «Blank verse shakespeariano, una sintesi estrema del romanzo, personaggi bellissimi, restituiti in modo magistrale e parti cantate. Noi abbiamo realizzato questo spettacolo ‘totale’, con in più la gioia di una sfida finale impossibile: l’apparizione del capodoglio. E con un semplice trucco teatrale siamo riusciti a crearla in scena».
La produzione di questo spettacolo di dimensioni corali vede associati il Teatro dell’Elfo e il Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale.
In scena accanto a De Capitani (che interpreta Achab, padre Mapple, Lear e l’impresario teatrale) troviamo Cristina Crippa, Angelo Di Genio, Marco Bonadei, Enzo Curcurù, Alessandro Lussiana, Massimo Somaglino, Michele Costabile, Giulia Di Sacco, Vincenzo Zampa.
Il cast salda le eccellenze artistiche di tre generazioni di interpreti. La musica dal vivo di Mario Arcari e i canti diretti da Francesca Breschi (vibranti rielaborazioni degli sea shanties) riempiono intensamente la scena generando emozioni profonde, in uno spazio dominato da un fondale enorme, eppure leggero, cangiante e mutevole, capace di evocare l’immensità del mare e la presenza incombente del capodoglio.
Orson Welles portò al debutto il suo testo il 16 giugno 1955, al Duke of York’s Theatre di Londra. Lo mise in scena in un palco praticamente vuoto, scegliendo di non dare al pubblico né mare, né balene, né navi. Solo una compagnia di attori e sé stesso in quattro ruoli, Achab compreso. E vinse la sfida di portare in teatro l’oceanico romanzo di Melville gettando un ponte tra la tragedia di Re Lear e Moby-Dick: l’ostinazione del re – che la vita, atroce maestra, infine redimerà – si rispecchia in quella irredimibile, fino all’ultimo istante, dell’oscuro e tormentato capitano del Pequod.
Splendidamente tradotto per l’Elfo dalla poetessa Cristina Viti, il copione di Welles restituisce con forza d’immagini la prosa del romanzo.
Il programma della quattro giorni si arricchisce, nell’ambito del progetto TPP Dentro la scena, anche di due incontri con Elio De Capitani e la compagnia dedicati alla promozione del pubblico, nell’ottica dell’approfondimento e della consapevolezza rispetto ai temi trattati e della conoscenza delle realtà teatrali. Venerdì 5 dalle 10 alle 13 al Teatro Piccinni nell’ambito del progetto TPP-Accademia di Belle Arti Dal palcoscenico alla platea. Un’esperienza con la prosa contemporanea.
Sabato 6 aprile, sempre al Teatro Piccinni, alle 11, si terrà invece il dialogo Natura. Madre o matrigna?, interverrà Massimo Trotta, del CNR, la moderazione è affidata a Giancarlo Visitilli.
AGLI INCONTRI si accede prenotandosi su EVENTRIBE: https://www.eventbrite.it/e/740154691607?aff=oddtdtcreator
Dalle note di regia
Achab, come Kurtz in Cuore di tenebra, per devastare la natura, soggioga i suoi simili e ne fa strumento del suo odio, con estrema facilità: compito agevole, dopotutto… La mia unica ruota dentata sa mettere in moto i loro diversi meccanismi… ed eccoli tutti in moto…
Vitalismo rapace, prepotentemente – ma non esclusivamente – occidentale, che rappresenta quella parte d’umanità che ci porta al disastro, al gorgo mortale che inghiotte la Pequod. Siamo alla sesta estinzione di massa, siamo al riscaldamento globale, siamo sull’orlo del baratro e continuiamo a correre. Generando odiatori meno mitici ma altrettanto ferali di Achab.
Diciamolo: Moby-Dick parla di noi, oggi. Ne parla come solo l’arte sa fare. Cogliendo il respiro dei secoli – tra passato e futuro – nel respiro di ogni istante della nostra vita.
Elio De Capitani
Dalla rassegna stampa
Due ore e mezzo che il pubblico vive con una partecipazione naturale ed entusiasta: così è questa primissima volta in Italia di Moby Dick alla prova, il capolavoro di Melville rielaborato da Orson Welles a metà anni Cinquanta in un altro capolavoro, ugualmente epico e dal respiro shakespeariano. (…) il resto lo fa lo spettacolo, fatto di ombre e non di buio, di canti e non di urla (belle le musiche dal vivo di Mario Arcari), di senso dell’abisso più che di morte e una regia nitida, semplice nei costumi (di Ferdinando Bruni), sorprendente come nella scena finale della balena che non c’è ma che pure si vede, corale nella partecipazione dei bravi attori (…) e ovviamente De Capitani, sinistro e malinconico dominatore, cioè Achab.
Anna Bandettini, la Repubblica
L’ottima, motivata «ciurma» di attori del veliero dell’Elfo porta in scena per la prima volta in Italia questo gioiello, con la regia efficace, sobria e intelligente di Elio De Capitani, un Achab introverso e perduto nella sua ossessione, e, come tutti, impegnato in più ruoli. Solo alte scale a castello, grigi costumi e maschere per scendere magicamente e magicamente narrare lo sprofondo dell’animo umano in uno spettacolo evocativo anche di una natura ottusamente violentata che tutto e tutti inghiottirà. Da vedere.
Magda Poli, Corriere della sera
Per Orson Welles-De Capitani, Melville ha scritto un capolavoro su Achab, il capitano invasato. (..) Portando agli estremi il testo incuboso di Orson Welles, il regista attore crea quindi, dal capolavoro del mito (mito a cui, come Welles, è insensibile), una cupa e tremenda tragedia di tono shakespeariano. (…) È una lettura di Moby Dick non all’ombra dell’autore di famosi romanzi di mare, ma quella, non certo meno importante, dello Shakespeare più tragico, Macbeth, o del Marlowe del Dottor Faustus.
Roberto Mussapi, Avvenire
Se Moby Dick è ormai un simbolo della lotta dell’individuo contro forze sovrumane, potenti e misteriose, è evidente quanto lo spettacolo di Elio De Capitani, regista e interprete, che ha al centro il celebre cetaceo, di sfide ne contenga diverse. La più tenace è proprio il tentativo di portare in scena un testo scritto da Orson Welles, rappresentato nel 1955, in cui una compagnia teatrale, alle prese con le prove del Re Lear di Shakespeare, decide di dar vita in palcoscenico proprio alla storia, raccontata da Melville (…).
Sicuramente la scrittura di Welles e l’azione teatrale appaiono più emotivamente coinvolgenti quando fanno coincidere, come in un’eclissi, l’immagine del caparbio cacciatore di balene e quella del vecchio re che si sente tradito dalla figlia. E certo De Capitani interpreta questa fusione di ruoli con sensibilità e vigore, e (volontà o caso) sembra far riverberare nella sua voce un timbro che ricorda l’indimenticabile Lear di Tino Carraro diretto da Strehler.
Antonio Audino, Il sole 24 ore