
Contro gli storni che mangiano ognuno fino a 20 grammi di olive al giorno è stata autorizzata la caccia in deroga in tutta la Puglia, con le aree olivetate più colpite di Bari e Brindisi e sul Gargano nell’epicentro tra San Giovanni Rotondo e Manfredonia, dove il fenomeno delle nubi di uccelli è divenuto quotidiano e pressante. A darne notizia è Coldiretti Puglia, in relazione all’approvazione nel comitato faunistico venatorio regionale del provvedimento che consente il prelievo in deroga degli storni in tutta la Puglia e non più solo nelle aree della piana olivetata litoranea tra le province di Bari e Brindisi e nella fascia pedegarganica della provincia di Foggia dal 1° novembre 2025 al 31 gennaio 2026, quando è in corso la campagna di raccolta e le olive sono a rischio depredazione da parte degli storni, per cui è attesa la relativa delibera di Giunta regionale.
Maggiormente colpito dagli storni il settore olivicolo nelle province di Bari, Brindisi e sul Gargano ed il danno si attesta tra il 30 ed oltre il 60% – spiega Coldiretti Puglia – a carico degli olivi. Oltre al danno diretto, non vanno sottovalutati i danni indiretti. Gli storni distruggono le piazzole adibite alla raccolta delle olive – insiste Coldiretti Puglia – e gli olivicoltori sono costretti a contrastare una calamità senza averne gli strumenti, condannati, quasi, a riprogrammare la propria attività agraria per scongiurare la distruzione della produzione. Tra l’altro, non è soltanto l’olivicoltura a risultare colpita, dato che il passaggio degli stormi di storni lascia sugli ortaggi quantitativi di escrementi tali da rendere impresentabile il prodotto sul mercato. Gli storni trovano ristoro notturno nelle aree protette, per riprendere le scorribande alimentari diurne ormai da mesi, dato che il caldo anomalo degli ultimi anni ha fatto convertire la specie protetta da migratoria a stanziale.
Il caso più grave e noto dei danni provocati dai cinghiali all’agricoltura non deve far dimenticare – sostiene Coldiretti Puglia – che esistono altre specie problematiche, quali le forme domestiche di specie selvatiche e le forme inselvatichite di specie domestiche. In questo ambito, sono numerosi i danni provocati dai cani inselvatichiti agli allevamenti e quelli dovuti, invece, alla massiccia diffusione del piccione inselvatichito che danneggia non solo le colture, ma anche i prodotti agricoli stoccati nei silos, quali sementi e cereali. Un altro problema rilevante è, poi, quello del controllo di alcune specie alloctone – conclude Coldiretti Puglia – si sono diffuse in modo invasivo, provocando gravi danni all’acquacoltura e all’agricoltura, ne sono un esempio il cormorano e lo storno.
In Puglia sono enormi i danni causati dalla fauna selvatica, con i cinghiali che distruggono le coltivazioni e attaccano gli uomini e gli animali allevati, come anche i lupi e i cani inselvatichiti, gli storni azzerano la produzione di olive e distruggono le piazzole, le lepri divorano letteralmente interi campi di ortaggi, i cormorani mangiano i pesci negli impianti di acquacoltura, i pappagalli verdi si cibano di frutta e mandorle e il killer dei mari, il granchio blu che stermina vongole veraci, cozze, uova, altri pesci e molluschi. con un danno complessivo stimato pari ad oltre 30 milioni di euro.