Fotovoltaico, Sicolo sul consiglio monotematico di Bitonto: “Continueremo a lottare”

“Ci sono progetti per altri mega impianti, almeno abbiamo avuto il merito di bloccare altre autorizzazioni”

BITONTO – “L’esito, purtroppo infruttuoso, del consiglio comunale monotematico aperto alle associazioni ambientaliste e a quelle del mondo agricolo, tenutosi venerdì 20 giugno in ordine al problema dell’avvenuto e consentito espianto di ben 2.100 alberi di ulivo per far posto ad un impianto fotovoltaico, richiede ed impone alcuni doverosi chiarimenti in ordine alla necessità di sottolineare l’importanza della tutela del nostro territorio”.

È Gennaro Sicolo, presidente regionale e vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani, a tornare sulla realizzazione di un enorme parco fotovoltaico a Bitonto.

“Le associazioni agricole e i singoli agricoltori hanno da subito fatto conoscere il proprio dissenso e il proprio sdegno in ordine alla scelta amministrativa che, senza alcun tipo di coinvolgimento delle predette associazioni agricole e ambientaliste, ha consentito questo gravissimo scempio del nostro territorio e della nostra storia. La voce e la denuncia coraggiosa del mondo agricolo hanno consentito di portare alla luce quanto accaduto, sollecitando una presa di coscienza collettiva, così superando insabbiamenti burocratici ammantati di presunti alibi legati ad astratte, inconferenti e meramente formali disquisizioni”, si legge ancora nella lettera aperta.

“La verità è la desolazione e la rabbia di un territorio deturpato e privato di imparagonabili immagini e colori che 2.100 piante di ulivo potevano offrire, soprattutto in un contesto fatto di lavoro, fatica e speranza. Nessuno – tantomeno noi agricoltori – poteva rimanere insensibile di fronte a questa aggressione che è anche una offesa al lavoro e a tanti sacrifici quotidiani. Gli ulivi sono la nostra storia, la nostra speranza, il nostro avvenire, la nostra ricchezza, il simbolo e l’immagine indelebile di un territorio che è la nostra vita. Questo e solo questo ha animato e giustificato la nostra protesta, fatta con toni, a volte crudi e duri, ma con tanta, tanta passione, che solo chi opera quotidianamente può avere e può comprendere. Non ci sono attacchi personali, ma solo l’amore per la nostra terra! Battaglie del genere, e questa in particolare, non possono essere subordinate né a steccati, né ad appartenenze, né può essere immiserita in inutili e patetiche strumentalizzazioni che finirebbero per offendere la nostra storia e i legami con il nostro territorio. L’unica bandiera che sventoliamo e sventoleremo sempre è quella della tutela della nostra. Questi sono i valori che tuteliamo e tuteleremo contro chiunque non dimostrerà nei confronti degli stessi rispetto e volontà di tutela. Quanto accaduto diventa ancora più grave laddove va a interessare il territorio di una città, simbolo nel mondo dell’olio e degli ulivi e, soprattutto, ad incidere negativamente nei confronti di svariati progetti in essere per la tutela e la valorizzazione del nostro tessuto e patrimonio storico e culturale. L’attenzione e l’interesse che ci stiamo sforzando di costruire intorno al nostro territorio, e a Bitonto in particolare, offrendo l’immagine di una collettività virtuosa e operosa e di un mondo economico in espansione, non possono essere frustrati da atti come quelli denunciati frutto di sciatteria e disinteresse. La voce di questa protesta è stata portata in consiglio comunale senza peraltro aver trovato, almeno per ora, risposte convincenti. Né ci si può accontentare di un mero richiamo agli strumenti urbanistici e alla suddivisione in zone di intervento, dal momento che è preliminare la conoscenza del singolo territorio e, soprattutto, della sua attuale vocazione; in altri termini un territorio, sia pur ricompreso in zona ASI, ma costituito da un insediamento di ben 2100 alberi di ulivo in buone condizioni di produttività, non può non costituire un ostacolo insormontabile per la realizzazione di un impianto fotovoltaico. La cosa strana è che, nonostante quanto innanzi descritto, e soprattutto, nonostante il parere negativo espresso dalla Sezione Regionale Tutela e Valorizzazione del paesaggio, il nostro comune, che era il soggetto più fortemente interessato a tutelare il suo territorio, ha invece consentito la realizzazione dell’impianto e l’espianto degli ulivi. Né si dimentichi che, come appreso, peraltro, nelle valutazioni rassegnate negli atti, stranamente i 2100 alberi di ulivo, che la stessa parte richiedente la realizzazione dell’impianto descrive essere in buone condizioni, vengono poi ritenuti in pessime condizioni. Se vero quanto sopra, è di tutta evidenza l’importanza delle diverse valutazioni soprattutto in riferimento dell’espianto e possibile reimpianto degli ulivi. Anche per effettuare queste verifiche e individuare altre lamentate incongruenze, abbiamo chiesto l’accesso agli atti; ad oggi, però, nonostante siano decorsi oltre 24 giorni, nessun riscontro si è ancora avuto. Continuiamo e continueremo a chiedere con forza di conoscere gli atti. Né si possono tollerare gli atteggiamenti di disinteresse sostanziale o di irresponsabile fuga dalle proprie responsabilità e doveri istituzionali. Ho utilizzato nel mio intervento il termine lanzichenecchi, criticato da qualcuno, ma sostanzialmente confortato dalle parole dei tecnici che sono intervenuti che, senza remore, hanno parlato dell’esistenza di numerosi altri progetti del tipo di quelli già autorizzati: almeno abbiamo avuto il merito di aver bloccato queste ulteriori aggressioni al nostro territorio.