GIORNATA MONDIALE DELLA SALUTE: GOVERNARE L’URBANIZZAZIONE PER ATTUARE IL MODELLO ONE HEALTH

Il 7 aprile è la Giornata Mondiale della Salute: “Health for All”, salute per tutti, è lo slogan di quest’anno con cui Oms ribadisce l’obiettivo che tutte le persone godano di buona salute per una vita appagante in un mondo pacifico, prospero e sostenibile. Ma una salute migliore per tutti significa governare a tal fine l’urbanizzazione: le città occupano il 5 per cento del suolo terrestre, ma ci vive più della metà della popolazione mondiale, e nel 2050 sarà urbanizzato l’86 per centro del territorio delle nazioni sviluppate. L’appello di Intergruppo Parlamentare per la Qualità della Vita nelle Città e Health City Institute: un impegno comune per attuare nelle città il modello One Health

Roma, 6 aprile 2023 – “Health for All”, salute per tutti: è questo lo slogan del World Health Day che celebra il 7 aprile l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ricordando, ancora una volta, che la salute è un valore globale che trova sua piena attuazione solo se garantito a tutti gli abitanti del nostro pianeta. E’ il mondo globalizzato che lo richiede, lo stesso mondo in cui la salute non è più solo esito di fattori esclusivamente sanitari, ma di un intreccio di aspetti sociali, economici, ambientali, che si incontrano e, troppo spesso, si scontrano con le criticità sollevate dal processo di urbanizzazione. Da qui l’appello congiunto di Intergruppo Parlamentare Qualità di Vita nelle Città e HCI – Health City Institute: governare le città per la salute pubblica, mettendo in atto secondo un approccio One Health.

L’urbanizzazione è un fenomeno sociale inarrestabile e una tendenza irreversibile in forte crescita, basti pensare che nel 1960 la popolazione mondiale che abitava nelle città era il 34 per cento e nel 2014 è arrivata al 54 per cento ed è in continuo aumento. Le città ad oggi occupano poco meno del 5 per cento della superfice totale terrestre, ma si stima che nel giro di dieci anni si espanderanno di oltre 1,2 milioni di km2, pari ai territori di Francia, Germania e Spagna messe assieme,e nel 2050 l’86 per cento del territorio delle nazioni sviluppate sarà urbanizzato. L’urbanizzazione però è anche un fenomeno politico che necessita di essere gestito e studiato dai governi sotto numerosi punti di vista quali l’assetto urbanistico, i trasporti, il contesto occupazionale, la sostenibilità ambientale, ma soprattutto la salute pubblica, perché alla questione inurbamento è indissolubilmente legato, purtroppo, l’aumento delle malattie croniche non trasmissibili come diabete e obesità. Con questo scopo, già nel 2015, le Nazioni Unite hanno inserito tra i 17 obiettivi di Sustainable Development Goals (SDGs) un preciso obiettivo (SDG 11) dedicato a rendere la città inclusiva, sicura, sostenibile e capace di affrontare il cambiamento. Impegnarsi per una salute più equa significa non solo garantire equo accesso ai servizi sanitari indipendentemente da fattori socioeconomici o geografici, ma agire direttamente sul contesto sociale, economico, ambientale, lavorare sulla sostenibilità, amministrare questi fattori con un approccio interdisciplinare perché da questi, nel loro complesso, dipende la salute dei cittadini. Da qui l’impegno costante dell’Intergruppo Parlamentare Qualità di Vita delle Città e Health City Institute nel promuovere iniziative quali il Manifesto “La Salute nelle Città: Bene Comune”, di cui è stato firmato nelle scorse settimane un importante aggiornamento a seguito della pandemia COVID-19, e la promozione della figura dell’Health City Manager allo scopo di guidare le città verso un modello di “Healthy City”, aumentare la capacità amministrativa degli Enti ed elaborare soluzioni innovative ed inclusive per rispondere alle istanze di salute e benessere espresse dai cittadini.

«Ad oggi il 37 per cento della popolazione italiana vive nelle aree Metropolitane; diventa sempre più importante la riqualificazione e la rigenerazione urbana considerando la salute come fattore di crescita e coesione che renda le città italiane delle Health City, cioè promotrici della salute, amministrate da politiche chiare per tutelarla e migliorarla», dichiara il Sen. Mario Occhiuto, Presidente dell’Intergruppo Parlamentare Qualità di Vita nelle Città, Segretario VII Commissione del Senato. «In particolare, è necessario promuovere il nuovo concetto di salute come condizione che comprende aspetti psicologici, condizioni naturali, ambientali, climatiche e abitative, la vita lavorativa, economica, sociale e culturale. Sviluppare un contesto urbano che sia salutogenico e non patogeno risulta ormai non trascurabile, promuovere una politica urbana che sappia essere una forma di medicina preventiva, spezzando il circolo vizioso che si crea fra cattive condizioni di salute, povertà socio-economica, basso livello di istruzione ed emarginazione».

«L’urbanizzazione è una delle maggiori sfide di sanità pubblica del nostro secolo e nonostante i tanti sforzi già compiuti, ancora molto c’è da fare per assicurare alle città una Healthy Governance. Oggi la promozione della salute e dei corretti stili di vita riveste una posizione di centralità negli obiettivi di Sindaci e Amministrazioni locali, si vuole creare città più sane e sostenibili in grado non solo di contrastare le malattie croniche, ma anche di garantire un equo benessere socio-economico, fisico e mentale che, in sintonia con la natura, il rispetto dell’ambiente e il minor spreco di energia, dia un valore aggiunto alla salute», afferma l’on. Roberto Pella, Presidente dell’Intergruppo Parlamentare sulla qualità della vita nelle città e Vicepresidente Vicario ANCI. «Per riuscirci è però necessario lavorare tutti insieme, serve un approccio multidisciplinare e multiprofessionale, ma al tempo stesso coordinato e condiviso che, partendo da politiche istituzionali lungimiranti in grado di aumentare l’empowerment della comunità e di coinvolgere tutti gli stakeholder interessati, garantisca fondamenta “sane” ed “in forma” alle nostre città facendo della Salute Pubblica una vera e propria infrastruttura».

«Urgono oggi politiche come quelle definite dall’OMS quando parla di “Health City”, cioè di una città consapevole dell’importanza della salute come bene collettivo. Questa necessità è chiaramente espressa anche nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU nell’Obiettivo 11, “Rendere le città inclusive, sicure, resilienti”», dichiara la Sen. Daniela Sbrollini, Presidente Intergruppo parlamentare “Obesità e Diabete” e Vicepresidente della X Commissione del Senato. «Oggi più della metà della popolazione mondiale vive nelle città e si prevede che tale quota salirà al 60 per cento entro il 2030, condizione che ha portato le città e le aree metropolitane a contribuire per il 70 per cento alle emissioni globali di carbonio e per oltre il 60 per cento all’uso delle risorse. In questo contesto le persone maggiormente colpite sul piano della salute si rivelano spesso quelle più fragili sul piano socioeconomico, persone che vivono in condizioni precarie, con disabilità e anziani, in cui spesso si associano un peggioramento delle condizioni di vita e dello stato di salute generale. Dobbiamo mettere in atto politiche sociali, culturali ed economiche che portino a uno sviluppo urbano consapevole con un approccio integrato, che abbia la salute come obiettivo primario».

«Su questo Pianeta dove più della metà di noi vive in aree metropolitane, la nostra sopravvivenza dipende dalla pianificazione di ambienti urbani più sani. Infatti il luogo in cui si vive ad oggi è un importante fattore predittivo che ti permette di poter determinare se morirai presto o soffrirai di malattie. Per questo rendere le città più eque e salutari incide sul benessere psico-fisico di tutti in tutte le fasce di età», spiega Andrea Lenzi, Presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita (CNBBSV) della Presidenza del Consiglio dei ministri e Presidente dell’Health City Institute. «Si deve intervenire guidando a una nuova urbanizzazione consapevole che tenga in considerazione l’impatto sociale ed economico dei fattori di rischio che influenzano la salute, l’impatto delle disuguaglianze, l’invecchiamento della popolazione, che porta un aumento del carico delle cronicità. Si tratta di una sfida determinante che inciderà sullo sviluppo e sulla sostenibilità delle nostre città».

«La migrazione della popolazione verso le aree urbane si accompagna a modifiche sostanziali dello stile di vita, che diventa sempre più sedentario, influenzando un altro fenomeno contemporaneo: l’epidemia di sovrappeso e obesità, inequivocabilmente associata a un aumento del rischio di diabete, malattie cardiovascolari e, più in generale, di patologie croniche», continua Federico Serra, Segretario Generale Health City Institute e di C14+, Presidente dell’International Public Policy Advocacy Association. «Gli abitanti risultano più attivi quando i diversi luoghi della città sono percepiti come sicuri, esteticamente gradevoli e dotati di spazi verdi, parchi e “situazioni urbane” capaci di incentivare il movimento. Un filo sottile, ma evidente, lega quindi il crescente numero di persone con diabete alla città, è nostro compito intervenire per fermare questa epidemia in crescita».