I deputati valutano il precedente periodo della politica di coesione e stabiliscono i piani per quello nuovo

  • I deputati insistono per avere più fondi per la coesione nel nuovo periodo dopo il 2027
  • Flessibilità intrinseca e rafforzamento dello Stato di diritto nei finanziamenti di coesione
  • Commissione valuterà l’impatto dell’allargamento sulla politica di coesione

I deputati insistono sulla necessità di una politica di coesione semplificata, più flessibile e più efficace dopo il 2027, in cui tutte le regioni possano beneficiare del sostegno alla coesione.

I deputati della commissione per lo sviluppo regionale accolgono con favore i risultati positivi in materia di coesione del periodo di programmazione 2014-2020 e ribadiscono che la politica di coesione dovrebbe rimanere il principale strumento di investimento dell’UE per ridurre le disparità e garantire lo sviluppo economico, sociale e territoriale. Hanno approvato una relazione d’iniziativa sull’attuazione della politica di coesione nel periodo 2014-2020 con 34 voti favorevoli, nessun voto contrario e un’astensione.

Focus sulla gestione concorrente e sulle regioni svantaggiate

La politica di coesione del periodo precedente ha contribuito a creare nuovi posti di lavoro per 6,8 milioni di persone, a fornire sostegno a 2,2 milioni di imprese, a migliorare l’efficienza energetica di 550 000 famiglie e a ridurre l’esposizione di 29 milioni di persone alle inondazioni grazie ai suoi investimenti contro le catastrofi. I deputati si rammaricano quindi del fatto che il suo prossimo bilancio sia inferiore, chiedono l’aumento del bilancio e ribadiscono l’importanza della gestione concorrente per un’attuazione efficace della coesione. I deputati rifiutano la gestione diretta delle risorse da parte degli Stati membri, che a loro avviso porterebbe a una rinazionalizzazione della politica di coesione, e insistono sul fatto che tutte le regioni dell’UE dovrebbero essere ammissibili ai finanziamenti di coesione, con particolare attenzione alle regioni svantaggiate come le isole o le zone montuose. I deputati chiedono uno stanziamento speciale nell’ambito della coesione per le regioni frontaliere a partire dal 2028, vogliono aumentare la quota degli stanziamenti nazionali nell’ambito del Fondo europeo di sviluppo regionale per lo sviluppo urbano e chiedono l’istituzione di una vera e propria politica strutturale per le zone rurali.

Flessibilità, norme semplificate e Stato di diritto

I deputati chiedono una flessibilità integrata nel bilancio di coesione in caso di crisi, che consenta alle autorità di gestione di riutilizzare i fondi di coesione senza l’iniziativa legislativa della Commissione. Ritengono inoltre che, dopo il 2027, la parte relativa al contenuto della coesione dovrebbe essere finalizzata in primo luogo per consentire alle autorità di prepararsi all’attuazione, mentre la parte finanziaria dovrebbe essere conclusa in un secondo momento. Esse pongono in particolare l’accento sulla necessità che le autorità locali formino e assumano personale specializzato per ottimizzare l’attuazione e la gestione dei fondi dell’UE e chiedono un finanziamento dell’UE del 100 % per lo sviluppo delle capacità tecniche, finanziarie e amministrative.

I deputati chiedono inoltre un’architettura semplificata e più efficace della politica di coesione, possibilmente razionalizzando il Fondo di coesione, il Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo sociale europeo +, il Fondo per una transizione giusta e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo ruraleVogliono che l’attuazione sia basata sui risultati e su traguardi tangibili, vogliono rafforzare il principio “non nuocere alla coesione”, il che significa che nessuna azione dovrebbe contribuire alle disparità regionali, alla governance multilivello e alla condizionalità dello Stato di diritto, con le irregolarità dei fondi di coesione che devono essere oggetto di indagini da parte degli sforzi coordinati dell’OLAF e dell’EPPO.

Transizione giusta e impatto dell’allargamento

I deputati sottolineano che la politica di coesione deve adattarsi meglio alle sfide poste dalle transizioni verde, digitale e industriale e rafforzare la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici. Chiedono alla Commissione di prendere in considerazione altri aspetti oltre al PIL nel determinare il livello di sostegno. Chiedono di continuare a finanziare una transizione giusta, con particolare attenzione alle regioni interessate dalla transizione industriale, e sottolineano che il sostegno alla coesione dovrebbe concentrarsi anche sull’integrazione e l’inclusione di oltre 3 milioni di persone a rischio di esclusione sociale, tra cui 600 000 persone appartenenti a gruppi emarginati come i Rom.

I deputati chiedono che la Commissione valuti l’impatto dell’allargamento sulla politica di coesione per garantire che rimanga disponibile a sostenere tutte le regioni che ne hanno bisogno. Sottolineano inoltre che la ricostruzione dell’Ucraina non dovrebbe essere finanziata dal bilancio di coesione, ma attraverso altri mezzi, come i contributi di bilancio degli Stati membri. I deputati sottolineano i vantaggi della cooperazione territoriale e transfrontaliera e considerano l’Agenda territoriale 2030 uno strumento reale e adeguato che garantisce la coesione dell’UE.

Citare

A seguito del voto, l’eurodeputato Andrey Novakov (PPE, BG) ha dichiarato: “Mai prima d’ora abbiamo visto così tante storie di successo nella politica di coesione e mai prima d’ora abbiamo visto così tante sfide locali e globali. Le perturbazioni globali sono la nostra nuova realtà e dobbiamo garantire l’afflusso di investimenti dell’UE a livello locale. Con questo rapporto, ci concentriamo sui livelli regionale e locale. Diamo visibilità alla politica di coesione e raccomandazioni per il suo futuro.”

Passaggi successivi

Il Parlamento europeo voterà su questa relazione d’iniziativa nella sessione plenaria di marzo.

Sfondo

Per il periodo 2014-2020 la politica di coesione ha erogato un sostegno di 449 miliardi di euro, con un tasso di assorbimento pari all’89 %. L’attuazione è stata influenzata negativamente dalla pandemia di COVID-19 e poi dalla crisi dei rifugiati e dell’energia. Approssimativamente, un terzo degli Stati membri è in ritardo nell’assorbimento, con alcuni degli Stati membri più vecchi e più grandi che sono rimasti significativamente indietro.