“Indagine su Alda Merini: non fu mai una donna addomesticabile”, è una pièce tratta dal libro di Margherita Caravello, per la regia di Antonio Nobili e con Giorgia Trasselli, Margherita Caravello e con la partecipazione straordinaria di Alberto Alberti. Ci sono Poeti che sono essi stessi Poesia. Sono quelli che sono stati in grado di conservare occhi puri, capace di meravigliarsi davanti ad ogni nuovo giorno e coraggiosi abbastanza da accoglierlo, comunque vada, come un dono. Son diventati poeti ché nessuno se l’aspettava, han fatto le ore piccole sui libri e per ogni strada, hanno osato sfidare la consuetudine trovando più gioia nel becco di un uccello che incontra una ciliegia e nel suo industriarsi per portarla al nido – han fatto il tifo per lui ad ogni tentativo di volo e di certo qualche ciliegia in tasca da quel giorno l’han portata anche loro – mentre tutt’intorno la gente si veste, si trucca e si candida al buon posto, al buon partito eccetera. La gran parte della gente è troppo presa dai propri commerci per far caso a quelli come loro che non sgomitano, non pretendono che sia riconosciuto loro il dovuto tributo. Non gliene frega niente. Son votati ad altro, hanno posato lo sguardo altrove: quel che conta per loro si manifesta ogni giorno in forme sempre nuove in ogni angolo e val la pena raccontarlo per chi nel frattempo era distratto ma poi capisce e vuol vedere anche lui. Ecco forse il poeta non è altro che qualcuno che si gode la vita per come gli arriva, che non si ferma a domandare da che parte arriva il male ma lo sa attraversare e in qualche modo impara persino a riderne. Ma che non si dica che il poeta è ‘un lavuranò’, uno sfaccendato, perché siamo al cospetto di donne e uomini che hanno portato avanti un mistero, un groviglio di emozioni necessarie, che hanno messo al servizio i loro occhi, le loro mani, le loro voci e tutte le parole e tutto il tempo che ci vuole per dar vita ad un sogno entro il quale chiunque di noi può decidere di passeggiare, di intrattenersi solo ancora un po’, o di rimboccarsi le maniche e contribuire a tenerlo su: come un ponte, come una delle colonne d’Ercole, verso quel che non c’è ma che nel suo manifestarsi ha la potenza di un concentrato di vita con tutte le sue luci e le sue ombre, i suoi attimi memorabili, i suoi eroismi e le sue notti insonni.