Il messaggio del vescovo di Bari, monsignor Satriano, al convegno degli odontoiatri organizzato da Andi Bari-Bat

E’ monsignor Giuseppe Satriano, arcivescovo di Bari-Bitonto a tratteggiare il quadro di riferimento etico a cui la professione medica dovrebbe guardare. Il convegno dei medici odontoiatri, organizzato da Andi Bari-Bat, in occasione della festa di Sant’Apollonia, protettrice dei dentisti, è coinciso con la Giornata Mondiale del Malato e l’arcivescovo di Bari ha voluto portare il suo saluto e offrire spunti di riflessione. «Toccanti le parole di monsignor Satriano – ha dichiarato il presidente dell’Associazione nazionale dentisti italiani, Bari-Bat, Fabio De Pascalis – parole che ci fanno riflettere. Dobbiamo avere una medicina odontoiatrica che sia più vicina al territorio, potenziare la medicina odontoiatrica del Servizio sanitario nazionale, per permettere a tutti i cittadini, in particolare a quelli che non possono accedere alle cure private, di poter essere curati per le problematiche che presentano. Questo – sottolinea De Pascalis – l’intento che noi abbiamo già riversato come richiesta al governo e speriamo che si possano trovare i fondi per realizzare questo progetto. Il problema è chiaramente di carattere economico. Servono fondi per sviluppare una odontoiatria pubblica che per ora rappresenta solo il 2% dell’intero fabbisogno della medicina odontoiatrica del territorio». E il professor Gianfranco Favia, direttore U.O.C. Odontostomatologia del Policlinico di Bari ha illustrato, nel suo intervento, quali siano le condizioni in cui si lavora nell’odontoiatria pubblica. «Rappresento questo 2% di operatori sanitari dell’odontoiatria pubblica che vivono un dramma quotidiano e un’emergenza irrisolvibile. Forse – sottolinea Favia – non si è compresa bene la situazione reale. Liste di attesa con pazienti drammaticamente fragili di difficile gestione, liste di attesa a 3 cifre che non si possono smaltire per una serie di problemi contingenti: mancano gli spazi, le sale operatorie, gli anestesisti. Le necessità di questa popolazione, che non è pari al 2% ma è altissima, sono diverse da quelle di chi può affrontare le cure odontoiatriche esterne. Si tratta di persone con un grado di sofferenza che coinvolge anche i familiari, perché gran parte di questi pazienti non è autonoma, li vedi con sedie a rotelle, respiratori, lettini. Una popolazione che richiederebbe almeno che ci sia qualcuno che se ne occupi per portare a soluzione questo problema. Spero che si arrivi ad avere una condivisione, queste popolazioni di pazienti hanno bisogno poi di avere riabilitazioni successive che nel pubblico è molto difficile avere.  Un progetto esteso di collaborazione sul piano assistenziale credo sia una cosa dovuta. C’è bisogno dell’aiuto di tutti dopo che si è conosciuta la gravità del problema». «Dobbiamo cercare di non essere mai contenti di quello che facciamo – ha sostenuto Vito Crincoli, presidente corso di laurea in Odontoiatria dell’Università di Bari – ma dobbiamo aggiornarci continuamente, avere la curiosità per un rispetto al paziente perché poi le conseguenze sono grandi. Non solo nell’università dove si ha una formazione di base ma anche queste iniziative dei sindacati e delle associazioni sono fondamentali per tenerci aggiornati e fare del bene. Necessario è lo studio costante e continuo». A tracciare il quadro più generale del comparto è il presidente nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri Filippo Anelli, c’è poco personale, molti medici vanno via, una situazione davvero difficile. «Il Servizio sanitario nazionale non è fatto solo di macchine, organizzazione, burocrati ma soprattutto di competenze e queste ce l’hanno i professionisti. Quindi il SSN non può prescindere dalle professioni, i medici e le professioni sanitarie sono chiamati ad assicurare il diritto essenziale della salute. Molti colleghi vanno via, mi raccontavano in Lombardia che molti scelgono di andare in Svizzera dove si guadagna molto di più, molti giovani vanno in Spagna dove guadagnano 70mila euro in più rispetto all’Italia. La situazione a Bari e provincia – sottolinea Anelli – sta diventando drammatica perché siamo figli di alcune scelte fatte nel passato che ha portato la Regione a essere commissariata. Alle risorse sempre meno consistenti di quelle che vanno a nord si aggiunge il dramma della mobilità e quindi di dover pagare le regioni del nord che assistono i nostri cittadini. Quindi al blocco del turn over si aggiunge una carenza di risorse che sta determinando la situazione drammatica che viviamo tutti i giorni. A questo si aggiunge, con un paio di anni di ritardo, che la situazione diventerà drammatica anche sul territorio con la medicina generale, tantissimi colleghi hanno optato per il pre-pensionamento e resteremo senza medici di famiglia. Cosa fare? scongiurare l’autonomia differenziata che peggiorerebbe questa situazione e poi invertire questo processo in cui oggi la sanità è fatta oggi da macchine e burocrati. Bisogna puntare sui professionisti. Pensare che la telemedicina possa sostituire un professionista comporterebbe la scomparsa dell’intero sistema così come sta scomparendo il sistema sanitario inglese». La giornata congressuale è proseguita con le relazione di Mauro Bazzoli (Il Digital work flow applicato alla BOPT I nuovi materiali full contour in Zirconia), Gabriele Conte (Endodonzia Bioceramici: impiego clinico tra mito e realtà); Stefano Gelli (Conservativa – Strategie digitali nell’odontoiatria restaurativa moderna); Marco Iorio (Implantologia – Ripristino di funzione ed estetica con l’approccio post-estrattivo immediato); Davide Foschi (DVO Speed up: fast therapy, slow dentistry). Affrontate quindi diverse problematiche rispetto a quelle che sono le nuove tecnologie e i nuovi materiali a disposizione in ambito odontoiatrico, un po’ in tutte le branche, da quella ricostruttiva a quella chirurgica, nell’ambito dell’implantologia e ortodontica. Fondamentale per una medicina odontoiatrica sul territorio sempre più evoluta. «L’Andi – ribadisce il presidente Fabio De Pascalis – è un sindacato ma anche società scientifica per formare e informare i colleghi che praticano l’odontoiatria negli studi privati». Una professione quella del medico odontoiatra dove la digitalizzazione svolge una funzione di supporto importante. «Attraverso una pre-visualizzazione software guidata, si riesce a progettare perfettamente l’intervento. Ci sono software – prosegue De Pascalis – che consentono, attraverso la fotografia o attraverso scansioni intra-orali, di avere una serie di dati informatici e sviluppare quella che potrebbe essere la riabilitazione più idonea per il paziente con un percorso interamente digitale. Attualmente il 98% delle prestazioni odontoiatriche sono caratterizzate dalla digitalizzazione che permette un margine minimo di errore, anche se ci vuole sempre un operatore. La macchina dà supporto al medico odontoiatra al fine di poter sviluppare una prestazione e un piano terapeutico più idoneo a quel paziente. Quindi la digitalizzazione a servizio del medico odontoiatrico e non in sostituzione».