


La magia di Marc Chagall tra realtà e surrealtà
Castello Aragonese di Otranto
30 marzo – 5 novembre 2023
Presentazione e inaugurazione della mostra
alla presenza di
- dott.ssa Vincenza Filippi, commissario straordinario del Comune di
Otranto;
Insieme a Pablo Picasso, Salvador Dalì e Marcel Duchamp, l’artista Marc
Chagall è stato uno dei grandi innovatori dell’immaginario culturale e
visivo del Novecento. Chi non ha mai sognato una volta nella vita osservando i suoi cavalli volanti, le spose in cielo e i corpi
antropomorfi cari alla sua cultura ebraica, osservando una delle sue opere?
La mostra nel Castello Aragonese di Otranto, promossa dal Comune con
Global Art e Guastalla Centro Arte – con la progettazione grafica e il
coordinamento allestitivo di Carlo Contino Circolone e la consulenza
scientifica e layout allestimento di Antonio Mangia –, intende ripercorrere
attraverso apparati biografici, suggestioni e narrazioni a più voci la sua
lunga storia di uomo e di artista mediante una selezione ragionata di opere
di varie datazioni.
Sale tematiche accompagneranno il visitatore alla scoperta del genio di
Chagall, mentre contenuti testuali – redatti dai giovani critici d’arte
Simone Melis, Angelica Raho e Giulia Russo – consentiranno al pubblico
di conoscere profondamente il pensiero, la vita e la bellezza nascosta nelle
pieghe delle sue opere, circa ottanta tra acqueforti e litografie originali
(tecniche molto amate dal maestro), firmate e numerate dall’artista.
La mostra sarà pertanto l’occasione per una progettualità ampia, in grado
di generare dialogo, confronto, crescita.
Le sale del Castello Aragonese di Otranto diventeranno così scrigni di
opere, bellezza, complessità, grazie a questa mostra in grado di generare
occasioni di confronto serrato: il progetto prevede infatti un ciclo di
appuntamenti collaterali fondamentali per la migliore riuscita della
mostra e della sua conoscenza tra gli addetti ai lavori e il grande pubblico.
Naturalmente tutti i contenuti testuali in mostra saranno in Italiano e in
Inglese.
“Con vivo piacere ospitiamo quest’anno, dalla primavera all’autunno, una mostra
di Marc Chagall nel Castello, artista poliedrico e visionario genio che ha innovato
profondamente l’arte del Novecento.
Un allestimento curato nei minimi dettagli nelle sale al primo piano completamente rinnovate.
Uno stile personalissimo, quello di Chagall, ispirato al mondo dei sogni e caratterizzato da una fortissima vena poetica.
Durante la sua carriera, privilegiò sempre alcune tematiche profondamente legate
al proprio mondo interiore, con la marcata tendenza ad accostare simbolicamente,
attraverso anche visioni oniriche, persone e cose.
Mi auguro che i visitatori possano apprezzare la nostra proposta per il 2023”,
afferma il Commissario straordinario del Comune di Otranto dott.ssa
Vincenza Filippi.
Profilo biografico dell’artista Marc Chagall (1887-1985)
Marc Chagall nasce nei pressi di Vitebsk, in Bielorussia in una famiglia
modesta di religione ebraica, è il 7 luglio del 1887. Il suo destino è diventare mercante, come il padre, ma ottiene la possibilità di frequentare lo
studio di un artista locale, il pittore Yehuda Pen, dove inizia la sua formazione.
Lavora nel frattempo come apprendista ritoccatore presso due fotografi del
posto, fino a che nel 1907 si trasferisce a San Pietroburgo, dove vive tra
mille difficoltà, e riesce a completare gli studi nell’atelier di Léon Bakst.
Nel 1908 una mostra di opere d’arte russe e francesi in cui sono esposti
dipinti di Van Gogh, Cézanne, Matisse, Braque, Derain, lo colpisce
profondamente, ma riesce a trasferirsi a Parigi solo nel 1910, grazie all’aiuto di un mecenate.
Si sistema alla Ruche, un complesso in cui si affollano un centinaio di
artisti provenienti dall’Europa intera, tra cui Modigliani, Soutine, Léger,
Archipenko, Laurens. A Parigi si avvia una stagione florida, alimentata
anche dall’amicizia con personaggi di spicco come Apollinaire,
Jacob, Cendrars. Nascono qui i primi capolavori in cui si legge l’influenza
del cubismo, mitigata però sempre dall’interesse per il lato invisibile della
forma e dello spirito.
Tra il 1911 e il 1913 espone al Salon des Indépendants e al Salon d’Automne, poi nel 1914 finalmente la prima personale a Berlino alla Galerie Der
Sturm, grazie all’interessamento di Apollinaire che lo presenta al mercante
e letterato Herwarth Walden. Conclusasi la
mostra torna in Russia, per quello che doveva essere un breve viaggio che
invece la guerra trasforma in un lunghissimo soggiorno. Le sue opere
restano in Germania, dove verranno conosciute e apprezzate da Marc,
Kandinskij e Kokoschka.
Nel 1915 sposa Bella Rosenfeld, figlia di un facoltoso gioielliere ebreo di
Vitebsk, che insieme alla piccola Ida, la loro primogenita, diventa il
soggetto di molte opere.
Durante gli anni della guerra espone a Mosca e a San Pietroburgo, illustra
libri e giornali. Con la rivoluzione d’ottobre gli viene offerta la carica di
commissario per le Belle Arti, che rifiuta per rientrare a Vitebsk. Qui apre
una scuola d’arte, ma il suo rapporto con gli altri insegnanti – in particolare con Malevic – è così difficile che si dimette e si trasferisce a Mosca, dove
tra il 1919 e il 1920 lavora alle decorazioni del Teatro Ebraico e insegna
pittura agli orfani di guerra.
Nel 1922 riesce a lasciare la Russia e si trasferisce a Berlino, dove incide
per conto di Cassirer, 20 tavole per Mein Leben, l’autobiografia.
Di lì a poco si sposta a Parigi, chiamato da Cendrars, e incontra Vollard,
dove nel 1924 si tiene la sua prima retrospettiva. Tra il 1925 e la fine degli
anni Trenta si dedica soprattutto ai lavori su carta: incisioni acquerelli e
tempere, culminanti poi nel ciclo di illustrazioni per La Bibbia.
Negli anni Trenta viaggia moltissimo tra Palestina, Europa e visita l’Italia.
Allo scoppio della guerra si trasferisce fuori Parigi e nel 1941 abbandona il
Vecchio Continente per gli Stati Uniti, dove riscuote importanti consensi,
lavorando per scenografie e costumi per balletti. Qui nel 1944 perde Bella,
la sua prima moglie.
Nel 1946, mentre il MoMA di New York gli dedica una grande mostra,
torna brevemente in Francia, dove si trasferirà definitivamente dal 1947.
Si stabilisce a Vence, dove si dedica alla ceramica e frequenta Matisse e
Picasso, insieme al famoso mercante Aimé Maeght. Dal 1951 inizia a
occuparsi anche di scultura.
In seguito alle seconde nozze con Vava Brodskij, si apre per Chagall una
nuova feconda stagione di esibizioni in Europa, Stati Uniti e Unione
Sovietica, con l’aggiunta di numerose commissioni pubbliche.
Nel 1973 si inaugura a Nizza il Musée National Message Biblique Marc
Chagall e nel 1977 riceve la Legion d’onore.
Chagall, ormai novantasettenne, muore nel 1985 a Saint-Paul-de-Vence.
Sezioni della mostra La magia di Marc Chagall tra realtà e surrealtà
Le anime morte
L’attività da incisore di Marc Chagall ha inizio negli anni Venti del Novecento, quando lascia la Russia per trasferirsi a Berlino. La Germania ha
infatti una grande tradizione storico artistica nel campo dell’incisione oltre
a numerose stamperie su cui l’artista poteva contare.
Il suo primo incarico da incisore gli è stato commissionato da Paul Cassirer, importante editore berlinese, per cui Chagall realizza venti fogli in
puntasecca avvalendosi della collaborazione con il pittore e incisore
Hermann Struck.
Mein Leben – 20 Redierungen (La mia vita – 20 Incisioni) viene pubblicato
da Cassirer nel 1923. Il successo di quest’opera editoriale gli permette di
entrare in contatto con Ambroise Vollard, mercante e gallerista francese
celebre per il sostegno al gruppo dei cubisti.
Nel 1923 Ambroise Vollard propone a Marc Chagall la realizzazione
dell’edizione illustrata di Le anime morte, romanzo incompiuto di Nikolaj
Gogol che racconta con tono satirico le avventure di un truffatore della
provincia russa del 1820.
Dal 1927 Chagall è impegnato nella creazione di 107 acqueforti e 96
tavole, tirate dall’incisore Louis Fort, con la direzione artistica di Vollard.
L’opera fu pubblicata a Parigi per le Edizioni Verve solo dopo la guerra nel
1947, da Tériade subentrato a Vollard, con la collaborazione di Ida
Chagall.
Marc Chagall nel realizzare le tavole per Le anime morte si attiene in
maniera minuziosa al dettato letterario di Gogol, entrambi nutrono un
gusto per il dettaglio aneddotico e il realismo fantastico del romanzo trova
una corrispondenza con la cultura rurale russa natia
dell’artista. La caratterizzazione dei personaggi del racconto permette a
Chagall di inventare fisionomie, gesti e pose che evocano la caricatura di
Honoré Daumier, artista francese celebre per le sue satiriche incisioni, in
linea con il tono moraleggiante del romanzo. Inoltre, nella costruzione
delle scene, l’artista disarticola l’ordine narrativo esaltando i personaggi
marginali piuttosto che i protagonisti.
Le Favole di Jacques La Fontaine
Le Favole furono il secondo ciclo di incisioni commissionate da Ambroise
Vollard a Chagall, dopo Le anime morte. Il soggetto di questo ciclo sono
Le Favole di Jean La Fontaine pubblicate nella prima edizione nel 1668
diventando un classico della cultura francese.
Chagall lavorerà ad un totale di cento acqueforti dal 1927 al 1930 ma
saranno pubblicate solo nel 1952 dall’editore greco Tériade che prese il
posto di Vollard, scomparso nel 1939.
Jean de La Fontaine per Le Favole si ispira a Esopo, Fedro e alle tradizioni
medievali e orientali, per tracciare un ritratto dei suoi vizi e virtù della
natura umana, facendo parlare gli animali. Invece di concentrarsi sull’aspetto morale dei racconti, Chagall è più interessato agli aspetti fantastici e
mitologici di un universo altro dove animali e esseri umani comunicano,
interagiscono e vivono insieme.
Dal punto di vista stilistico Le Favole rappresentano un’innovazione nel
linguaggio di Chagall. Le tavole si differenziano dai lavori precedenti per
l’abbandono del segno deciso e graffiante delle Anime morte a favore di un
approccio più pittorico. Le illustrazioni sembrano replicare attraverso i
mezzi dell’acquaforte la vivacità cromatica e il segno vaporoso delle tempere
che servirono come studio preliminare.
Le figure occupano lo spazio con un forte dinamismo e si stagliano sullo
sfondo con un accentuato contrasto tra bianchi e neri.
Chagall nella scelta dei soggetti si concentra più sull’intensità pittorica della
scena che sulla descrizione del momento d’azione del racconto, in essi
confluiscono i ricordi della vita contadina russa che si fondono con i
paesaggi e le fattorie del mondo contadino francese.
Nel clima nazionalistico dell’epoca la scelta di Vollard di affidare a un
artista russo l’illustrazione di queste famose favole francesi fu vista come
antipatriottica, al punto che venne istituita un’interrogazione parlamentare. L’editore fu costretto a giustificarsi in un articolo: “Perché Chagall? […]
Proprio perché la sua estetica mi sembra molto vicina e in un certo senso
affine a quella di La Fontaine, insieme densa e sottile, realistica e fantastica”.
La Bibbia
La collaborazione tra Ambroise Vollard e Marc Chagall continua nel 1931
con il progetto La Bibbia. Per la realizzazione delle illustrazioni l’artista
parte per un viaggio tra l’Egitto, la Siria e la Palestina dove incontra e
studia l’iconografia dell’Antico Testamento ebraico, un pellegrinaggio che
si rivela una ricerca delle radici spirituali biografiche.
Poco prima del conflitto mondiale, nel 1939, arriva fino in Olanda sulle
orme di Rembrandt van Rijn, pittore che si è distinto anche per la sua
produzione grafica, che condiziona il linguaggio grafico e pittorico delle
nuove incisioni.
L’opera La Bibbia prende forma quando Chagall approda in America nel
1952, per ripararsi dalle persecuzioni antisemite. Nella sua interezza La
Bibbia si compone di 105 acqueforti concluse in Francia che Tériade
acquista dagli eredi, pubblicate in seguito nel 1957.
In queste tavole la luce è fortemente simbolica e orientaleggiante, lo stile
incline al messaggio biblico ma con una interpretazione nuova e moderna.
Per la prima volta nella produzione di Chagall vediamo emergere i temi
religiosi chiaramente, non più nascosti nel suo immaginario. Il progetto La
Bibbia diventa un pretesto per esprimere le sue radici biografiche, Chagall
proviene infatti da una famiglia tradizionale chassidica dal quale assorbe i
valori e lo spirito religioso.
L’eredità culturale gli permette di affrontare il testo della Bibbia non
seguendo dei dogmi ma esprimendo la parola come esperienza personale e
interiore, vivendo la vita attraverso la saggezza del testo sacro. La Bibbia per
l’artista è la fonte poetica più grande di tutti i tempi, una risonanza della
natura, un enigma che ha sempre cercato di trasmettere con la sua arte.
Dessins pour la Bible
I Dessins puor la Bible sono composti da 96 disegni inediti che Marc
Chagall eseguì tra il 1958 e il 1959. Queste litografie sono state pubblicate
nel 1960 per un numero speciale della rivista Verve di Parigi per i n. 37 e
38, con una prefazione di Gaston Bachelard, filosofo della scienza e della
poesia francese. Inoltre per questa produzione Chagall realizzò appositamente 47 litografie originali: 24 fuori testo, la copertina a colori e 22
stampe in bianco e nero.
L’atelier di Fernand Mourlot si occupò delle tirature, tra le quali se ne
conta una firmata e 50 esemplari su carta Velìn d’Archès, una tipologia di
carta usata per l’incisione e la stampa litografica che preserva la lucentezza
e la trasparenza dei colori, oltre a 10 prove riservate all’artista.
Le tematiche di questa produzione proseguono sulla linea teorica e simbolica del progetto La Bibbia: ritornano i temi legati all’ Antico Testamento ma
con una maggiore dedizione verso il colore e il suo valore simbolico, più
vicine a un dipinto piuttosto che a un’opera grafica. Questo effetto è
dovuto anche al sapiente uso della tecnica litografica.
Lo chassid è un uomo pio della tradizione chassidica che privilegia il
rapporto diretto dell’individuo con Dio e la lettura di testi sacri senza una
mediazione. Una religiosità più semplice e allo stesso tempo più immediata
che si traduce come una delle componenti portanti per la sua poetica. Il
misticismo diventa un mondo onirico in cui i protagonisti sono uomini in
abiti tradizionali, le case popolari, un mondo yiddish. Gli anni in cui
l’artista si cimenta nello studio dell’Antico Testamento sono proprio gli
anni dell’antisemitismo nazista a causa dei quali Chagall è costretto a
scappare in America.
Chagall 1957
In occasione del suo settantesimo compleanno Chagall realizza una serie di
tredici litografie per accompagnare una sua monografia a cura del critico
d’arte Jacques Lassaigne pubblicato a Parigi da Maeght Editeur.
In questo ciclo del 1957 Chagall riprende i grandi temi che lo hanno
interessato nel corso della sua opera: l’amore, la religione, il sogno, il circo
e il ricordo dell’infanzia russa. Nel ritornare su questi soggetti l’artista
adotta con straordinaria libertà composizioni, segni grafici e cromatismi
molto diversi. L’esemplare uso del colore ricorda gli audaci accostamenti
delle opere di Henri Matisse e Robert Delaunay che lo colpirono profondamente al suo arrivo a Parigi.
In La maternità e il centauro la scena è accesa dal carattere espressionista
del colore, tuttavia l’opera risponde a una rete di sensazioni come la
sospensione, la discesa, il raffreddamento, che parlano del male del suo
paese dell’affievolimento dei sentimenti e infine della morte. Chagall
mescola sempre ironia e malinconia, attraverso una pittura della memoria,
in un presente senza tempo, segnato dalle punizioni dei pogrom e dalle
vessazioni zariste nei confronti degli ebrei. Lo sradicamento e l’esilio si
percepiscono grazie all’uso delle figure esili, quasi trasportate dalle correnti
e al contrasto dei colori complementari verde/rosso.
Il tema degli amanti persiste nel percorso dell’artista a partire dal suo
primo soggiorno parigino negli anni Dieci. La torre Eiffel in verde riflette
il romanticismo che Chagall nutriva per la città in cui ha vissuto e lavorato
per buona parte della sua vita. Le forme e i colori semplici di quest’opera
offrono una lente immediata attraverso la quale guardare l’intimità giustapposta all’architettura riconoscibile della Torre Eiffel. Le figure degli amanti
fanno inoltre capolino in Mazzo di fiori blu e nero e Il gallo rosso per
segnare emotivamente le composizioni. Nella litografia Un pesce blu la
relazione di coppia viene letta alla luce del processo di ibridazione e
metamorfosi
tra umano e animale già affrontata nelle Favole. Qui il dialogo tra amanti
acquista una dimensione cosmica, le figure umane fuse con quelle animali
si librano sopra i tetti del suo villaggio natale.
Chagall 1960
Durante gli anni ’60, Chagall continua a sperimentare le sue tecniche
espressive, dedicandosi sempre più alle opere di committenza pubblica,
infatti mentre a Parigi l’editore Tériade pubblica l’opera Dafni e Cloe,
illustrata con le sue litografie, a Gerusalemme si inaugurano le 12 vetrate
della Sinagoga del Cento medico Hadassah, dedicate all’iconografia delle
12 tribù d’Israele.
Nel 1963 su richiesta di AndréMalraux, Chagall comincia a lavorare alle
decorazioni del soffitto del teatro dell’Opéra Garnier di Parigi, eseguendo
umerose serie di bronzetti preparatori. Il progetto, che all’epoca destò
grande scalpore, a causa dell’eterna diatriba tra classico e moderno, è
inaugurato solo un anno dopo, al cospetto del Generale De Gaulle.
Questo ciclo si snoda lungo due ordini di anelli in senso circolare, e
armonico, come un componimento, e si può leggere infatti come una
Ruota della Vita, in cui si alternano tragedie e rinascite. Nel complesso è
una rappresentazione dell’Universo, dedicata all’opera di 14 compositori,
tra cui Mozart, Ravel, Debussy, Tchaikovsky, Bizet, Verdi, Stravinsky e
Beethoven.
Nel 1966 l’artista lascia Vence per trasferirsi a Saint-Paul; intanto intraprende l’esecuzione di due grandi decorazioni murali destinate al Metropolitan Opera di New York, inaugurate nel 1967 e contemporaneamente
lavora alle scene e ai costumi per Il Flauto Magico, di Mozart, la cui prima
rappresentazione si svolge il 19 febbraio. Nello stesso periodo Marc e Vava
Chagall donano Messaggio Biblico al Louvre di Parigi.
L’anno seguente, mentre Tériade pubblica Il circo con illustrazioni in
litografia, Chagall intensifica la sua produzione di opere monumentali
realizzando un mosaico di tre metri per undici, sul tema di Ulisse, destinato all’Università di Diritto e Scienze Economiche di Nizza, oltre a diverse
vetrate per il triforio del transetto nord della Cattedrale di Metz.
Il 18 giugno del 1969 inaugura a Gerusalemme il nuovo Parlamento, per
cui Chagall realizza: un impressionante pavimento musivo, un’opera
murale utilizzando la stessa tecnica dal titolo Il Muro del Pianto e inoltre
tre giganteschi arazzi, raffiguranti scene bibliche, che da soli occupano una
superficie di cento metri quadri. Come per il ciclo della sinagoga, si
riaccende ancora una volta l’interesse dell’artista per l’Antico Testamento,
grande protagonista della sua produzione di quegli anni; in questo caso,
rispetto alle vetrate, le scene risultano eseguite con un tratto decisamente
più figurativo che geometrico, probabilmente per la differenza tecnica, e
inoltre emerge dalle pareti il brulichio incessante di personaggi, forse con
la scelta voluta di rimandare all’osservatore il senso di comunità e appartenenza.
Ufficio stampa
Comune di Otranto
Valentina Vantaggiato
ufficiostampa@comune.otranto.le.it
Orari di apertura
Dal 31/03 al 30/05 e dal 1/10 al 5/11 orari 10-13 e 15-18
Sabato, domenica e festivi orario 10-20
Dal 1/06 al 30/06 e dal 18/09 al 30/09 orario 10-22
Dal 1/07 al 17/09 orario 10-24
Tariffe
Ticket intero 12,00 €
Ticket ridotto (gruppi di 12 persone, convenzioni,
possessori Otranto Card) 9,00 €
Ticket ridotto per minori di anni 18, residenti nel
Comune di Otranto, convenzioni 7,00 €
Ticket scolaresche 3,00 €
Gratuito per:
• Minori di anni 18 in visita con i genitori (ticket famiglia)
• Minori di anni 6, guide turistiche munite di patentino (con gruppo)
• Persone con disabilità e loro accompagnatore
Comune di Otranto
La magia di Marc Chagall tra realtà e surrealtà
Castello Aragonese di Otranto
30 marzo – 5 novembre 2023
Presentazione e inaugurazione della mostra
alla presenza di - dott.ssa Vincenza Filippi, commissario straordinario del Comune di
Otranto;
Insieme a Pablo Picasso, Salvador Dalì e Marcel Duchamp, l’artista Marc
Chagall è stato uno dei grandi innovatori dell’immaginario culturale e
visivo del Novecento. Chi non ha mai sognato una volta nella vita osservando i suoi cavalli volanti, le spose in cielo e i corpi
antropomorfi cari alla sua cultura ebraica, osservando una delle sue opere?
La mostra nel Castello Aragonese di Otranto, promossa dal Comune con
Global Art e Guastalla Centro Arte – con la progettazione grafica e il
coordinamento allestitivo di Carlo Contino Circolone e la consulenza
scientifica e layout allestimento di Antonio Mangia –, intende ripercorrere
attraverso apparati biografici, suggestioni e narrazioni a più voci la sua
lunga storia di uomo e di artista mediante una selezione ragionata di opere
di varie datazioni.
Sale tematiche accompagneranno il visitatore alla scoperta del genio di
Chagall, mentre contenuti testuali – redatti dai giovani critici d’arte
Simone Melis, Angelica Raho e Giulia Russo – consentiranno al pubblico
di conoscere profondamente il pensiero, la vita e la bellezza nascosta nelle
pieghe delle sue opere, circa ottanta tra acqueforti e litografie originali
(tecniche molto amate dal maestro), firmate e numerate dall’artista.
La mostra sarà pertanto l’occasione per una progettualità ampia, in grado
di generare dialogo, confronto, crescita.
Le sale del Castello Aragonese di Otranto diventeranno così scrigni di
opere, bellezza, complessità, grazie a questa mostra in grado di generare
occasioni di confronto serrato: il progetto prevede infatti un ciclo di
appuntamenti collaterali fondamentali per la migliore riuscita della
mostra e della sua conoscenza tra gli addetti ai lavori e il grande pubblico.
Naturalmente tutti i contenuti testuali in mostra saranno in Italiano e in
Inglese.
“Con vivo piacere ospitiamo quest’anno, dalla primavera all’autunno, una mostra
di Marc Chagall nel Castello, artista poliedrico e visionario genio che ha innovato
profondamente l’arte del Novecento.
Un allestimento curato nei minimi dettagli nelle sale al primo piano completamente rinnovate.
Uno stile personalissimo, quello di Chagall, ispirato al mondo dei sogni e caratterizzato da una fortissima vena poetica.
Durante la sua carriera, privilegiò sempre alcune tematiche profondamente legate
al proprio mondo interiore, con la marcata tendenza ad accostare simbolicamente,
attraverso anche visioni oniriche, persone e cose.
Mi auguro che i visitatori possano apprezzare la nostra proposta per il 2023”,
afferma il Commissario straordinario del Comune di Otranto dott.ssa
Vincenza Filippi.
Profilo biografico dell’artista Marc Chagall (1887-1985)
Marc Chagall nasce nei pressi di Vitebsk, in Bielorussia in una famiglia
modesta di religione ebraica, è il 7 luglio del 1887. Il suo destino è diventare mercante, come il padre, ma ottiene la possibilità di frequentare lo
studio di un artista locale, il pittore Yehuda Pen, dove inizia la sua formazione.
Lavora nel frattempo come apprendista ritoccatore presso due fotografi del
posto, fino a che nel 1907 si trasferisce a San Pietroburgo, dove vive tra
mille difficoltà, e riesce a completare gli studi nell’atelier di Léon Bakst.
Nel 1908 una mostra di opere d’arte russe e francesi in cui sono esposti
dipinti di Van Gogh, Cézanne, Matisse, Braque, Derain, lo colpisce
profondamente, ma riesce a trasferirsi a Parigi solo nel 1910, grazie all’aiuto di un mecenate.
Si sistema alla Ruche, un complesso in cui si affollano un centinaio di
artisti provenienti dall’Europa intera, tra cui Modigliani, Soutine, Léger,
Archipenko, Laurens. A Parigi si avvia una stagione florida, alimentata
anche dall’amicizia con personaggi di spicco come Apollinaire,
Jacob, Cendrars. Nascono qui i primi capolavori in cui si legge l’influenza
del cubismo, mitigata però sempre dall’interesse per il lato invisibile della
forma e dello spirito.
Tra il 1911 e il 1913 espone al Salon des Indépendants e al Salon d’Automne, poi nel 1914 finalmente la prima personale a Berlino alla Galerie Der
Sturm, grazie all’interessamento di Apollinaire che lo presenta al mercante
e letterato Herwarth Walden. Conclusasi la
mostra torna in Russia, per quello che doveva essere un breve viaggio che
invece la guerra trasforma in un lunghissimo soggiorno. Le sue opere
restano in Germania, dove verranno conosciute e apprezzate da Marc,
Kandinskij e Kokoschka.
Nel 1915 sposa Bella Rosenfeld, figlia di un facoltoso gioielliere ebreo di
Vitebsk, che insieme alla piccola Ida, la loro primogenita, diventa il
soggetto di molte opere.
Durante gli anni della guerra espone a Mosca e a San Pietroburgo, illustra
libri e giornali. Con la rivoluzione d’ottobre gli viene offerta la carica di
commissario per le Belle Arti, che rifiuta per rientrare a Vitebsk. Qui apre
una scuola d’arte, ma il suo rapporto con gli altri insegnanti – in particolare con Malevic – è così difficile che si dimette e si trasferisce a Mosca, dove
tra il 1919 e il 1920 lavora alle decorazioni del Teatro Ebraico e insegna
pittura agli orfani di guerra.
Nel 1922 riesce a lasciare la Russia e si trasferisce a Berlino, dove incide
per conto di Cassirer, 20 tavole per Mein Leben, l’autobiografia.
Di lì a poco si sposta a Parigi, chiamato da Cendrars, e incontra Vollard,
dove nel 1924 si tiene la sua prima retrospettiva. Tra il 1925 e la fine degli
anni Trenta si dedica soprattutto ai lavori su carta: incisioni acquerelli e
tempere, culminanti poi nel ciclo di illustrazioni per La Bibbia.
Negli anni Trenta viaggia moltissimo tra Palestina, Europa e visita l’Italia.
Allo scoppio della guerra si trasferisce fuori Parigi e nel 1941 abbandona il
Vecchio Continente per gli Stati Uniti, dove riscuote importanti consensi,
lavorando per scenografie e costumi per balletti. Qui nel 1944 perde Bella,
la sua prima moglie.
Nel 1946, mentre il MoMA di New York gli dedica una grande mostra,
torna brevemente in Francia, dove si trasferirà definitivamente dal 1947.
Si stabilisce a Vence, dove si dedica alla ceramica e frequenta Matisse e
Picasso, insieme al famoso mercante Aimé Maeght. Dal 1951 inizia a
occuparsi anche di scultura.
In seguito alle seconde nozze con Vava Brodskij, si apre per Chagall una
nuova feconda stagione di esibizioni in Europa, Stati Uniti e Unione
Sovietica, con l’aggiunta di numerose commissioni pubbliche.
Nel 1973 si inaugura a Nizza il Musée National Message Biblique Marc
Chagall e nel 1977 riceve la Legion d’onore.
Chagall, ormai novantasettenne, muore nel 1985 a Saint-Paul-de-Vence.
Sezioni della mostra La magia di Marc Chagall tra realtà e surrealtà
Le anime morte
L’attività da incisore di Marc Chagall ha inizio negli anni Venti del Novecento, quando lascia la Russia per trasferirsi a Berlino. La Germania ha
infatti una grande tradizione storico artistica nel campo dell’incisione oltre
a numerose stamperie su cui l’artista poteva contare.
Il suo primo incarico da incisore gli è stato commissionato da Paul Cassirer, importante editore berlinese, per cui Chagall realizza venti fogli in
puntasecca avvalendosi della collaborazione con il pittore e incisore
Hermann Struck.
Mein Leben – 20 Redierungen (La mia vita – 20 Incisioni) viene pubblicato
da Cassirer nel 1923. Il successo di quest’opera editoriale gli permette di
entrare in contatto con Ambroise Vollard, mercante e gallerista francese
celebre per il sostegno al gruppo dei cubisti.
Nel 1923 Ambroise Vollard propone a Marc Chagall la realizzazione
dell’edizione illustrata di Le anime morte, romanzo incompiuto di Nikolaj
Gogol che racconta con tono satirico le avventure di un truffatore della
provincia russa del 1820.
Dal 1927 Chagall è impegnato nella creazione di 107 acqueforti e 96
tavole, tirate dall’incisore Louis Fort, con la direzione artistica di Vollard.
L’opera fu pubblicata a Parigi per le Edizioni Verve solo dopo la guerra nel
1947, da Tériade subentrato a Vollard, con la collaborazione di Ida
Chagall.
Marc Chagall nel realizzare le tavole per Le anime morte si attiene in
maniera minuziosa al dettato letterario di Gogol, entrambi nutrono un
gusto per il dettaglio aneddotico e il realismo fantastico del romanzo trova
una corrispondenza con la cultura rurale russa natia
dell’artista. La caratterizzazione dei personaggi del racconto permette a
Chagall di inventare fisionomie, gesti e pose che evocano la caricatura di
Honoré Daumier, artista francese celebre per le sue satiriche incisioni, in
linea con il tono moraleggiante del romanzo. Inoltre, nella costruzione
delle scene, l’artista disarticola l’ordine narrativo esaltando i personaggi
marginali piuttosto che i protagonisti.
Le Favole di Jacques La Fontaine
Le Favole furono il secondo ciclo di incisioni commissionate da Ambroise
Vollard a Chagall, dopo Le anime morte. Il soggetto di questo ciclo sono
Le Favole di Jean La Fontaine pubblicate nella prima edizione nel 1668
diventando un classico della cultura francese.
Chagall lavorerà ad un totale di cento acqueforti dal 1927 al 1930 ma
saranno pubblicate solo nel 1952 dall’editore greco Tériade che prese il
posto di Vollard, scomparso nel 1939.
Jean de La Fontaine per Le Favole si ispira a Esopo, Fedro e alle tradizioni
medievali e orientali, per tracciare un ritratto dei suoi vizi e virtù della
natura umana, facendo parlare gli animali. Invece di concentrarsi sull’aspetto morale dei racconti, Chagall è più interessato agli aspetti fantastici e
mitologici di un universo altro dove animali e esseri umani comunicano,
interagiscono e vivono insieme.
Dal punto di vista stilistico Le Favole rappresentano un’innovazione nel
linguaggio di Chagall. Le tavole si differenziano dai lavori precedenti per
l’abbandono del segno deciso e graffiante delle Anime morte a favore di un
approccio più pittorico. Le illustrazioni sembrano replicare attraverso i
mezzi dell’acquaforte la vivacità cromatica e il segno vaporoso delle tempere
che servirono come studio preliminare.
Le figure occupano lo spazio con un forte dinamismo e si stagliano sullo
sfondo con un accentuato contrasto tra bianchi e neri.
Chagall nella scelta dei soggetti si concentra più sull’intensità pittorica della
scena che sulla descrizione del momento d’azione del racconto, in essi
confluiscono i ricordi della vita contadina russa che si fondono con i
paesaggi e le fattorie del mondo contadino francese.
Nel clima nazionalistico dell’epoca la scelta di Vollard di affidare a un
artista russo l’illustrazione di queste famose favole francesi fu vista come
antipatriottica, al punto che venne istituita un’interrogazione parlamentare. L’editore fu costretto a giustificarsi in un articolo: “Perché Chagall? […]
Proprio perché la sua estetica mi sembra molto vicina e in un certo senso
affine a quella di La Fontaine, insieme densa e sottile, realistica e fantastica”.
La Bibbia
La collaborazione tra Ambroise Vollard e Marc Chagall continua nel 1931
con il progetto La Bibbia. Per la realizzazione delle illustrazioni l’artista
parte per un viaggio tra l’Egitto, la Siria e la Palestina dove incontra e
studia l’iconografia dell’Antico Testamento ebraico, un pellegrinaggio che
si rivela una ricerca delle radici spirituali biografiche.
Poco prima del conflitto mondiale, nel 1939, arriva fino in Olanda sulle
orme di Rembrandt van Rijn, pittore che si è distinto anche per la sua
produzione grafica, che condiziona il linguaggio grafico e pittorico delle
nuove incisioni.
L’opera La Bibbia prende forma quando Chagall approda in America nel
1952, per ripararsi dalle persecuzioni antisemite. Nella sua interezza La
Bibbia si compone di 105 acqueforti concluse in Francia che Tériade
acquista dagli eredi, pubblicate in seguito nel 1957.
In queste tavole la luce è fortemente simbolica e orientaleggiante, lo stile
incline al messaggio biblico ma con una interpretazione nuova e moderna.
Per la prima volta nella produzione di Chagall vediamo emergere i temi
religiosi chiaramente, non più nascosti nel suo immaginario. Il progetto La
Bibbia diventa un pretesto per esprimere le sue radici biografiche, Chagall
proviene infatti da una famiglia tradizionale chassidica dal quale assorbe i
valori e lo spirito religioso.
L’eredità culturale gli permette di affrontare il testo della Bibbia non
seguendo dei dogmi ma esprimendo la parola come esperienza personale e
interiore, vivendo la vita attraverso la saggezza del testo sacro. La Bibbia per
l’artista è la fonte poetica più grande di tutti i tempi, una risonanza della
natura, un enigma che ha sempre cercato di trasmettere con la sua arte.
Dessins pour la Bible
I Dessins puor la Bible sono composti da 96 disegni inediti che Marc
Chagall eseguì tra il 1958 e il 1959. Queste litografie sono state pubblicate
nel 1960 per un numero speciale della rivista Verve di Parigi per i n. 37 e
38, con una prefazione di Gaston Bachelard, filosofo della scienza e della
poesia francese. Inoltre per questa produzione Chagall realizzò appositamente 47 litografie originali: 24 fuori testo, la copertina a colori e 22
stampe in bianco e nero.
L’atelier di Fernand Mourlot si occupò delle tirature, tra le quali se ne
conta una firmata e 50 esemplari su carta Velìn d’Archès, una tipologia di
carta usata per l’incisione e la stampa litografica che preserva la lucentezza
e la trasparenza dei colori, oltre a 10 prove riservate all’artista.
Le tematiche di questa produzione proseguono sulla linea teorica e simbolica del progetto La Bibbia: ritornano i temi legati all’ Antico Testamento ma
con una maggiore dedizione verso il colore e il suo valore simbolico, più
vicine a un dipinto piuttosto che a un’opera grafica. Questo effetto è
dovuto anche al sapiente uso della tecnica litografica.
Lo chassid è un uomo pio della tradizione chassidica che privilegia il
rapporto diretto dell’individuo con Dio e la lettura di testi sacri senza una
mediazione. Una religiosità più semplice e allo stesso tempo più immediata
che si traduce come una delle componenti portanti per la sua poetica. Il
misticismo diventa un mondo onirico in cui i protagonisti sono uomini in
abiti tradizionali, le case popolari, un mondo yiddish. Gli anni in cui
l’artista si cimenta nello studio dell’Antico Testamento sono proprio gli
anni dell’antisemitismo nazista a causa dei quali Chagall è costretto a
scappare in America.
Chagall 1957
In occasione del suo settantesimo compleanno Chagall realizza una serie di
tredici litografie per accompagnare una sua monografia a cura del critico
d’arte Jacques Lassaigne pubblicato a Parigi da Maeght Editeur.
In questo ciclo del 1957 Chagall riprende i grandi temi che lo hanno
interessato nel corso della sua opera: l’amore, la religione, il sogno, il circo
e il ricordo dell’infanzia russa. Nel ritornare su questi soggetti l’artista
adotta con straordinaria libertà composizioni, segni grafici e cromatismi
molto diversi. L’esemplare uso del colore ricorda gli audaci accostamenti
delle opere di Henri Matisse e Robert Delaunay che lo colpirono profondamente al suo arrivo a Parigi.
In La maternità e il centauro la scena è accesa dal carattere espressionista
del colore, tuttavia l’opera risponde a una rete di sensazioni come la
sospensione, la discesa, il raffreddamento, che parlano del male del suo
paese dell’affievolimento dei sentimenti e infine della morte. Chagall
mescola sempre ironia e malinconia, attraverso una pittura della memoria,
in un presente senza tempo, segnato dalle punizioni dei pogrom e dalle
vessazioni zariste nei confronti degli ebrei. Lo sradicamento e l’esilio si
percepiscono grazie all’uso delle figure esili, quasi trasportate dalle correnti
e al contrasto dei colori complementari verde/rosso.
Il tema degli amanti persiste nel percorso dell’artista a partire dal suo
primo soggiorno parigino negli anni Dieci. La torre Eiffel in verde riflette
il romanticismo che Chagall nutriva per la città in cui ha vissuto e lavorato
per buona parte della sua vita. Le forme e i colori semplici di quest’opera
offrono una lente immediata attraverso la quale guardare l’intimità giustapposta all’architettura riconoscibile della Torre Eiffel. Le figure degli amanti
fanno inoltre capolino in Mazzo di fiori blu e nero e Il gallo rosso per
segnare emotivamente le composizioni. Nella litografia Un pesce blu la
relazione di coppia viene letta alla luce del processo di ibridazione e
metamorfosi
tra umano e animale già affrontata nelle Favole. Qui il dialogo tra amanti
acquista una dimensione cosmica, le figure umane fuse con quelle animali
si librano sopra i tetti del suo villaggio natale.
Chagall 1960
Durante gli anni ’60, Chagall continua a sperimentare le sue tecniche
espressive, dedicandosi sempre più alle opere di committenza pubblica,
infatti mentre a Parigi l’editore Tériade pubblica l’opera Dafni e Cloe,
illustrata con le sue litografie, a Gerusalemme si inaugurano le 12 vetrate
della Sinagoga del Cento medico Hadassah, dedicate all’iconografia delle
12 tribù d’Israele.
Nel 1963 su richiesta di AndréMalraux, Chagall comincia a lavorare alle
decorazioni del soffitto del teatro dell’Opéra Garnier di Parigi, eseguendo
umerose serie di bronzetti preparatori. Il progetto, che all’epoca destò
grande scalpore, a causa dell’eterna diatriba tra classico e moderno, è
inaugurato solo un anno dopo, al cospetto del Generale De Gaulle.
Questo ciclo si snoda lungo due ordini di anelli in senso circolare, e
armonico, come un componimento, e si può leggere infatti come una
Ruota della Vita, in cui si alternano tragedie e rinascite. Nel complesso è
una rappresentazione dell’Universo, dedicata all’opera di 14 compositori,
tra cui Mozart, Ravel, Debussy, Tchaikovsky, Bizet, Verdi, Stravinsky e
Beethoven.
Nel 1966 l’artista lascia Vence per trasferirsi a Saint-Paul; intanto intraprende l’esecuzione di due grandi decorazioni murali destinate al Metropolitan Opera di New York, inaugurate nel 1967 e contemporaneamente
lavora alle scene e ai costumi per Il Flauto Magico, di Mozart, la cui prima
rappresentazione si svolge il 19 febbraio. Nello stesso periodo Marc e Vava
Chagall donano Messaggio Biblico al Louvre di Parigi.
L’anno seguente, mentre Tériade pubblica Il circo con illustrazioni in
litografia, Chagall intensifica la sua produzione di opere monumentali
realizzando un mosaico di tre metri per undici, sul tema di Ulisse, destinato all’Università di Diritto e Scienze Economiche di Nizza, oltre a diverse
vetrate per il triforio del transetto nord della Cattedrale di Metz.
Il 18 giugno del 1969 inaugura a Gerusalemme il nuovo Parlamento, per
cui Chagall realizza: un impressionante pavimento musivo, un’opera
murale utilizzando la stessa tecnica dal titolo Il Muro del Pianto e inoltre
tre giganteschi arazzi, raffiguranti scene bibliche, che da soli occupano una
superficie di cento metri quadri. Come per il ciclo della sinagoga, si
riaccende ancora una volta l’interesse dell’artista per l’Antico Testamento,
grande protagonista della sua produzione di quegli anni; in questo caso,
rispetto alle vetrate, le scene risultano eseguite con un tratto decisamente
più figurativo che geometrico, probabilmente per la differenza tecnica, e
inoltre emerge dalle pareti il brulichio incessante di personaggi, forse con
la scelta voluta di rimandare all’osservatore il senso di comunità e appartenenza.
Ufficio stampa
Comune di Otranto
Valentina Vantaggiato
ufficiostampa@comune.otranto.le.it
Orari di apertura
Dal 31/03 al 30/05 e dal 1/10 al 5/11 orari 10-13 e 15-18
Sabato, domenica e festivi orario 10-20
Dal 1/06 al 30/06 e dal 18/09 al 30/09 orario 10-22
Dal 1/07 al 17/09 orario 10-24
Tariffe
Ticket intero 12,00 €
Ticket ridotto (gruppi di 12 persone, convenzioni,
possessori Otranto Card) 9,00 €
Ticket ridotto per minori di anni 18, residenti nel
Comune di Otranto, convenzioni 7,00 €
Ticket scolaresche 3,00 €
Gratuito per:
• Minori di anni 18 in visita con i genitori (ticket famiglia)
• Minori di anni 6, guide turistiche munite di patentino (con gruppo)
• Persone con disabilità e loro accompagnatore
La magia di Marc Chagall tra realtà e surrealtà
Castello Aragonese di Otranto
30 marzo – 5 novembre 2023
Presentazione e inaugurazione della mostra
alla presenza di - dott.ssa Vincenza Filippi, commissario straordinario del Comune di
Otranto;
Insieme a Pablo Picasso, Salvador Dalì e Marcel Duchamp, l’artista Marc
Chagall è stato uno dei grandi innovatori dell’immaginario culturale e
visivo del Novecento. Chi non ha mai sognato una volta nella vita osservando i suoi cavalli volanti, le spose in cielo e i corpi
antropomorfi cari alla sua cultura ebraica, osservando una delle sue opere?
La mostra nel Castello Aragonese di Otranto, promossa dal Comune con
Global Art e Guastalla Centro Arte – con la progettazione grafica e il
coordinamento allestitivo di Carlo Contino Circolone e la consulenza
scientifica e layout allestimento di Antonio Mangia –, intende ripercorrere
attraverso apparati biografici, suggestioni e narrazioni a più voci la sua
lunga storia di uomo e di artista mediante una selezione ragionata di opere
di varie datazioni.
Sale tematiche accompagneranno il visitatore alla scoperta del genio di
Chagall, mentre contenuti testuali – redatti dai giovani critici d’arte
Simone Melis, Angelica Raho e Giulia Russo – consentiranno al pubblico
di conoscere profondamente il pensiero, la vita e la bellezza nascosta nelle
pieghe delle sue opere, circa ottanta tra acqueforti e litografie originali
(tecniche molto amate dal maestro), firmate e numerate dall’artista.
La mostra sarà pertanto l’occasione per una progettualità ampia, in grado
di generare dialogo, confronto, crescita.
Le sale del Castello Aragonese di Otranto diventeranno così scrigni di
opere, bellezza, complessità, grazie a questa mostra in grado di generare
occasioni di confronto serrato: il progetto prevede infatti un ciclo di
appuntamenti collaterali fondamentali per la migliore riuscita della
mostra e della sua conoscenza tra gli addetti ai lavori e il grande pubblico.
Naturalmente tutti i contenuti testuali in mostra saranno in Italiano e in
Inglese.
“Con vivo piacere ospitiamo quest’anno, dalla primavera all’autunno, una mostra
di Marc Chagall nel Castello, artista poliedrico e visionario genio che ha innovato
profondamente l’arte del Novecento.
Un allestimento curato nei minimi dettagli nelle sale al primo piano completamente rinnovate.
Uno stile personalissimo, quello di Chagall, ispirato al mondo dei sogni e caratterizzato da una fortissima vena poetica.
Durante la sua carriera, privilegiò sempre alcune tematiche profondamente legate
al proprio mondo interiore, con la marcata tendenza ad accostare simbolicamente,
attraverso anche visioni oniriche, persone e cose.
Mi auguro che i visitatori possano apprezzare la nostra proposta per il 2023”,
afferma il Commissario straordinario del Comune di Otranto dott.ssa
Vincenza Filippi.
Profilo biografico dell’artista Marc Chagall (1887-1985)
Marc Chagall nasce nei pressi di Vitebsk, in Bielorussia in una famiglia
modesta di religione ebraica, è il 7 luglio del 1887. Il suo destino è diventare mercante, come il padre, ma ottiene la possibilità di frequentare lo
studio di un artista locale, il pittore Yehuda Pen, dove inizia la sua formazione.
Lavora nel frattempo come apprendista ritoccatore presso due fotografi del
posto, fino a che nel 1907 si trasferisce a San Pietroburgo, dove vive tra
mille difficoltà, e riesce a completare gli studi nell’atelier di Léon Bakst.
Nel 1908 una mostra di opere d’arte russe e francesi in cui sono esposti
dipinti di Van Gogh, Cézanne, Matisse, Braque, Derain, lo colpisce
profondamente, ma riesce a trasferirsi a Parigi solo nel 1910, grazie all’aiuto di un mecenate.
Si sistema alla Ruche, un complesso in cui si affollano un centinaio di
artisti provenienti dall’Europa intera, tra cui Modigliani, Soutine, Léger,
Archipenko, Laurens. A Parigi si avvia una stagione florida, alimentata
anche dall’amicizia con personaggi di spicco come Apollinaire,
Jacob, Cendrars. Nascono qui i primi capolavori in cui si legge l’influenza
del cubismo, mitigata però sempre dall’interesse per il lato invisibile della
forma e dello spirito.
Tra il 1911 e il 1913 espone al Salon des Indépendants e al Salon d’Automne, poi nel 1914 finalmente la prima personale a Berlino alla Galerie Der
Sturm, grazie all’interessamento di Apollinaire che lo presenta al mercante
e letterato Herwarth Walden. Conclusasi la
mostra torna in Russia, per quello che doveva essere un breve viaggio che
invece la guerra trasforma in un lunghissimo soggiorno. Le sue opere
restano in Germania, dove verranno conosciute e apprezzate da Marc,
Kandinskij e Kokoschka.
Nel 1915 sposa Bella Rosenfeld, figlia di un facoltoso gioielliere ebreo di
Vitebsk, che insieme alla piccola Ida, la loro primogenita, diventa il
soggetto di molte opere.
Durante gli anni della guerra espone a Mosca e a San Pietroburgo, illustra
libri e giornali. Con la rivoluzione d’ottobre gli viene offerta la carica di
commissario per le Belle Arti, che rifiuta per rientrare a Vitebsk. Qui apre
una scuola d’arte, ma il suo rapporto con gli altri insegnanti – in particolare con Malevic – è così difficile che si dimette e si trasferisce a Mosca, dove
tra il 1919 e il 1920 lavora alle decorazioni del Teatro Ebraico e insegna
pittura agli orfani di guerra.
Nel 1922 riesce a lasciare la Russia e si trasferisce a Berlino, dove incide
per conto di Cassirer, 20 tavole per Mein Leben, l’autobiografia.
Di lì a poco si sposta a Parigi, chiamato da Cendrars, e incontra Vollard,
dove nel 1924 si tiene la sua prima retrospettiva. Tra il 1925 e la fine degli
anni Trenta si dedica soprattutto ai lavori su carta: incisioni acquerelli e
tempere, culminanti poi nel ciclo di illustrazioni per La Bibbia.
Negli anni Trenta viaggia moltissimo tra Palestina, Europa e visita l’Italia.
Allo scoppio della guerra si trasferisce fuori Parigi e nel 1941 abbandona il
Vecchio Continente per gli Stati Uniti, dove riscuote importanti consensi,
lavorando per scenografie e costumi per balletti. Qui nel 1944 perde Bella,
la sua prima moglie.
Nel 1946, mentre il MoMA di New York gli dedica una grande mostra,
torna brevemente in Francia, dove si trasferirà definitivamente dal 1947.
Si stabilisce a Vence, dove si dedica alla ceramica e frequenta Matisse e
Picasso, insieme al famoso mercante Aimé Maeght. Dal 1951 inizia a
occuparsi anche di scultura.
In seguito alle seconde nozze con Vava Brodskij, si apre per Chagall una
nuova feconda stagione di esibizioni in Europa, Stati Uniti e Unione
Sovietica, con l’aggiunta di numerose commissioni pubbliche.
Nel 1973 si inaugura a Nizza il Musée National Message Biblique Marc
Chagall e nel 1977 riceve la Legion d’onore.
Chagall, ormai novantasettenne, muore nel 1985 a Saint-Paul-de-Vence.
Sezioni della mostra La magia di Marc Chagall tra realtà e surrealtà
Le anime morte
L’attività da incisore di Marc Chagall ha inizio negli anni Venti del Novecento, quando lascia la Russia per trasferirsi a Berlino. La Germania ha
infatti una grande tradizione storico artistica nel campo dell’incisione oltre
a numerose stamperie su cui l’artista poteva contare.
Il suo primo incarico da incisore gli è stato commissionato da Paul Cassirer, importante editore berlinese, per cui Chagall realizza venti fogli in
puntasecca avvalendosi della collaborazione con il pittore e incisore
Hermann Struck.
Mein Leben – 20 Redierungen (La mia vita – 20 Incisioni) viene pubblicato
da Cassirer nel 1923. Il successo di quest’opera editoriale gli permette di
entrare in contatto con Ambroise Vollard, mercante e gallerista francese
celebre per il sostegno al gruppo dei cubisti.
Nel 1923 Ambroise Vollard propone a Marc Chagall la realizzazione
dell’edizione illustrata di Le anime morte, romanzo incompiuto di Nikolaj
Gogol che racconta con tono satirico le avventure di un truffatore della
provincia russa del 1820.
Dal 1927 Chagall è impegnato nella creazione di 107 acqueforti e 96
tavole, tirate dall’incisore Louis Fort, con la direzione artistica di Vollard.
L’opera fu pubblicata a Parigi per le Edizioni Verve solo dopo la guerra nel
1947, da Tériade subentrato a Vollard, con la collaborazione di Ida
Chagall.
Marc Chagall nel realizzare le tavole per Le anime morte si attiene in
maniera minuziosa al dettato letterario di Gogol, entrambi nutrono un
gusto per il dettaglio aneddotico e il realismo fantastico del romanzo trova
una corrispondenza con la cultura rurale russa natia
dell’artista. La caratterizzazione dei personaggi del racconto permette a
Chagall di inventare fisionomie, gesti e pose che evocano la caricatura di
Honoré Daumier, artista francese celebre per le sue satiriche incisioni, in
linea con il tono moraleggiante del romanzo. Inoltre, nella costruzione
delle scene, l’artista disarticola l’ordine narrativo esaltando i personaggi
marginali piuttosto che i protagonisti.
Le Favole di Jacques La Fontaine
Le Favole furono il secondo ciclo di incisioni commissionate da Ambroise
Vollard a Chagall, dopo Le anime morte. Il soggetto di questo ciclo sono
Le Favole di Jean La Fontaine pubblicate nella prima edizione nel 1668
diventando un classico della cultura francese.
Chagall lavorerà ad un totale di cento acqueforti dal 1927 al 1930 ma
saranno pubblicate solo nel 1952 dall’editore greco Tériade che prese il
posto di Vollard, scomparso nel 1939.
Jean de La Fontaine per Le Favole si ispira a Esopo, Fedro e alle tradizioni
medievali e orientali, per tracciare un ritratto dei suoi vizi e virtù della
natura umana, facendo parlare gli animali. Invece di concentrarsi sull’aspetto morale dei racconti, Chagall è più interessato agli aspetti fantastici e
mitologici di un universo altro dove animali e esseri umani comunicano,
interagiscono e vivono insieme.
Dal punto di vista stilistico Le Favole rappresentano un’innovazione nel
linguaggio di Chagall. Le tavole si differenziano dai lavori precedenti per
l’abbandono del segno deciso e graffiante delle Anime morte a favore di un
approccio più pittorico. Le illustrazioni sembrano replicare attraverso i
mezzi dell’acquaforte la vivacità cromatica e il segno vaporoso delle tempere
che servirono come studio preliminare.
Le figure occupano lo spazio con un forte dinamismo e si stagliano sullo
sfondo con un accentuato contrasto tra bianchi e neri.
Chagall nella scelta dei soggetti si concentra più sull’intensità pittorica della
scena che sulla descrizione del momento d’azione del racconto, in essi
confluiscono i ricordi della vita contadina russa che si fondono con i
paesaggi e le fattorie del mondo contadino francese.
Nel clima nazionalistico dell’epoca la scelta di Vollard di affidare a un
artista russo l’illustrazione di queste famose favole francesi fu vista come
antipatriottica, al punto che venne istituita un’interrogazione parlamentare. L’editore fu costretto a giustificarsi in un articolo: “Perché Chagall? […]
Proprio perché la sua estetica mi sembra molto vicina e in un certo senso
affine a quella di La Fontaine, insieme densa e sottile, realistica e fantastica”.
La Bibbia
La collaborazione tra Ambroise Vollard e Marc Chagall continua nel 1931
con il progetto La Bibbia. Per la realizzazione delle illustrazioni l’artista
parte per un viaggio tra l’Egitto, la Siria e la Palestina dove incontra e
studia l’iconografia dell’Antico Testamento ebraico, un pellegrinaggio che
si rivela una ricerca delle radici spirituali biografiche.
Poco prima del conflitto mondiale, nel 1939, arriva fino in Olanda sulle
orme di Rembrandt van Rijn, pittore che si è distinto anche per la sua
produzione grafica, che condiziona il linguaggio grafico e pittorico delle
nuove incisioni.
L’opera La Bibbia prende forma quando Chagall approda in America nel
1952, per ripararsi dalle persecuzioni antisemite. Nella sua interezza La
Bibbia si compone di 105 acqueforti concluse in Francia che Tériade
acquista dagli eredi, pubblicate in seguito nel 1957.
In queste tavole la luce è fortemente simbolica e orientaleggiante, lo stile
incline al messaggio biblico ma con una interpretazione nuova e moderna.
Per la prima volta nella produzione di Chagall vediamo emergere i temi
religiosi chiaramente, non più nascosti nel suo immaginario. Il progetto La
Bibbia diventa un pretesto per esprimere le sue radici biografiche, Chagall
proviene infatti da una famiglia tradizionale chassidica dal quale assorbe i
valori e lo spirito religioso.
L’eredità culturale gli permette di affrontare il testo della Bibbia non
seguendo dei dogmi ma esprimendo la parola come esperienza personale e
interiore, vivendo la vita attraverso la saggezza del testo sacro. La Bibbia per
l’artista è la fonte poetica più grande di tutti i tempi, una risonanza della
natura, un enigma che ha sempre cercato di trasmettere con la sua arte.
Dessins pour la Bible
I Dessins puor la Bible sono composti da 96 disegni inediti che Marc
Chagall eseguì tra il 1958 e il 1959. Queste litografie sono state pubblicate
nel 1960 per un numero speciale della rivista Verve di Parigi per i n. 37 e
38, con una prefazione di Gaston Bachelard, filosofo della scienza e della
poesia francese. Inoltre per questa produzione Chagall realizzò appositamente 47 litografie originali: 24 fuori testo, la copertina a colori e 22
stampe in bianco e nero.
L’atelier di Fernand Mourlot si occupò delle tirature, tra le quali se ne
conta una firmata e 50 esemplari su carta Velìn d’Archès, una tipologia di
carta usata per l’incisione e la stampa litografica che preserva la lucentezza
e la trasparenza dei colori, oltre a 10 prove riservate all’artista.
Le tematiche di questa produzione proseguono sulla linea teorica e simbolica del progetto La Bibbia: ritornano i temi legati all’ Antico Testamento ma
con una maggiore dedizione verso il colore e il suo valore simbolico, più
vicine a un dipinto piuttosto che a un’opera grafica. Questo effetto è
dovuto anche al sapiente uso della tecnica litografica.
Lo chassid è un uomo pio della tradizione chassidica che privilegia il
rapporto diretto dell’individuo con Dio e la lettura di testi sacri senza una
mediazione. Una religiosità più semplice e allo stesso tempo più immediata
che si traduce come una delle componenti portanti per la sua poetica. Il
misticismo diventa un mondo onirico in cui i protagonisti sono uomini in
abiti tradizionali, le case popolari, un mondo yiddish. Gli anni in cui
l’artista si cimenta nello studio dell’Antico Testamento sono proprio gli
anni dell’antisemitismo nazista a causa dei quali Chagall è costretto a
scappare in America.
Chagall 1957
In occasione del suo settantesimo compleanno Chagall realizza una serie di
tredici litografie per accompagnare una sua monografia a cura del critico
d’arte Jacques Lassaigne pubblicato a Parigi da Maeght Editeur.
In questo ciclo del 1957 Chagall riprende i grandi temi che lo hanno
interessato nel corso della sua opera: l’amore, la religione, il sogno, il circo
e il ricordo dell’infanzia russa. Nel ritornare su questi soggetti l’artista
adotta con straordinaria libertà composizioni, segni grafici e cromatismi
molto diversi. L’esemplare uso del colore ricorda gli audaci accostamenti
delle opere di Henri Matisse e Robert Delaunay che lo colpirono profondamente al suo arrivo a Parigi.
In La maternità e il centauro la scena è accesa dal carattere espressionista
del colore, tuttavia l’opera risponde a una rete di sensazioni come la
sospensione, la discesa, il raffreddamento, che parlano del male del suo
paese dell’affievolimento dei sentimenti e infine della morte. Chagall
mescola sempre ironia e malinconia, attraverso una pittura della memoria,
in un presente senza tempo, segnato dalle punizioni dei pogrom e dalle
vessazioni zariste nei confronti degli ebrei. Lo sradicamento e l’esilio si
percepiscono grazie all’uso delle figure esili, quasi trasportate dalle correnti
e al contrasto dei colori complementari verde/rosso.
Il tema degli amanti persiste nel percorso dell’artista a partire dal suo
primo soggiorno parigino negli anni Dieci. La torre Eiffel in verde riflette
il romanticismo che Chagall nutriva per la città in cui ha vissuto e lavorato
per buona parte della sua vita. Le forme e i colori semplici di quest’opera
offrono una lente immediata attraverso la quale guardare l’intimità giustapposta all’architettura riconoscibile della Torre Eiffel. Le figure degli amanti
fanno inoltre capolino in Mazzo di fiori blu e nero e Il gallo rosso per
segnare emotivamente le composizioni. Nella litografia Un pesce blu la
relazione di coppia viene letta alla luce del processo di ibridazione e
metamorfosi
tra umano e animale già affrontata nelle Favole. Qui il dialogo tra amanti
acquista una dimensione cosmica, le figure umane fuse con quelle animali
si librano sopra i tetti del suo villaggio natale.
Chagall 1960
Durante gli anni ’60, Chagall continua a sperimentare le sue tecniche
espressive, dedicandosi sempre più alle opere di committenza pubblica,
infatti mentre a Parigi l’editore Tériade pubblica l’opera Dafni e Cloe,
illustrata con le sue litografie, a Gerusalemme si inaugurano le 12 vetrate
della Sinagoga del Cento medico Hadassah, dedicate all’iconografia delle
12 tribù d’Israele.
Nel 1963 su richiesta di AndréMalraux, Chagall comincia a lavorare alle
decorazioni del soffitto del teatro dell’Opéra Garnier di Parigi, eseguendo
umerose serie di bronzetti preparatori. Il progetto, che all’epoca destò
grande scalpore, a causa dell’eterna diatriba tra classico e moderno, è
inaugurato solo un anno dopo, al cospetto del Generale De Gaulle.
Questo ciclo si snoda lungo due ordini di anelli in senso circolare, e
armonico, come un componimento, e si può leggere infatti come una
Ruota della Vita, in cui si alternano tragedie e rinascite. Nel complesso è
una rappresentazione dell’Universo, dedicata all’opera di 14 compositori,
tra cui Mozart, Ravel, Debussy, Tchaikovsky, Bizet, Verdi, Stravinsky e
Beethoven.
Nel 1966 l’artista lascia Vence per trasferirsi a Saint-Paul; intanto intraprende l’esecuzione di due grandi decorazioni murali destinate al Metropolitan Opera di New York, inaugurate nel 1967 e contemporaneamente
lavora alle scene e ai costumi per Il Flauto Magico, di Mozart, la cui prima
rappresentazione si svolge il 19 febbraio. Nello stesso periodo Marc e Vava
Chagall donano Messaggio Biblico al Louvre di Parigi.
L’anno seguente, mentre Tériade pubblica Il circo con illustrazioni in
litografia, Chagall intensifica la sua produzione di opere monumentali
realizzando un mosaico di tre metri per undici, sul tema di Ulisse, destinato all’Università di Diritto e Scienze Economiche di Nizza, oltre a diverse
vetrate per il triforio del transetto nord della Cattedrale di Metz.
Il 18 giugno del 1969 inaugura a Gerusalemme il nuovo Parlamento, per
cui Chagall realizza: un impressionante pavimento musivo, un’opera
murale utilizzando la stessa tecnica dal titolo Il Muro del Pianto e inoltre
tre giganteschi arazzi, raffiguranti scene bibliche, che da soli occupano una
superficie di cento metri quadri. Come per il ciclo della sinagoga, si
riaccende ancora una volta l’interesse dell’artista per l’Antico Testamento,
grande protagonista della sua produzione di quegli anni; in questo caso,
rispetto alle vetrate, le scene risultano eseguite con un tratto decisamente
più figurativo che geometrico, probabilmente per la differenza tecnica, e
inoltre emerge dalle pareti il brulichio incessante di personaggi, forse con
la scelta voluta di rimandare all’osservatore il senso di comunità e appartenenza.
Ufficio stampa
Comune di Otranto
Valentina Vantaggiato
ufficiostampa@comune.otranto.le.it
Orari di apertura
Dal 31/03 al 30/05 e dal 1/10 al 5/11 orari 10-13 e 15-18
Sabato, domenica e festivi orario 10-20
Dal 1/06 al 30/06 e dal 18/09 al 30/09 orario 10-22
Dal 1/07 al 17/09 orario 10-24
Tariffe
Ticket intero 12,00 €
Ticket ridotto (gruppi di 12 persone, convenzioni,
possessori Otranto Card) 9,00 €
Ticket ridotto per minori di anni 18, residenti nel
Comune di Otranto, convenzioni 7,00 €
Ticket scolaresche 3,00 €
Gratuito per:
• Minori di anni 18 in visita con i genitori (ticket famiglia)
• Minori di anni 6, guide turistiche munite di patentino (con gruppo)
• Persone con disabilità e loro accompagnatore
La magia di Marc Chagall tra realtà e surrealtà
Castello Aragonese di Otranto
30 marzo – 5 novembre 2023
Presentazione e inaugurazione della mostra
alla presenza di - dott.ssa Vincenza Filippi, commissario straordinario del Comune di
Otranto;
Insieme a Pablo Picasso, Salvador Dalì e Marcel Duchamp, l’artista Marc
Chagall è stato uno dei grandi innovatori dell’immaginario culturale e
visivo del Novecento. Chi non ha mai sognato una volta nella vita osservando i suoi cavalli volanti, le spose in cielo e i corpi
antropomorfi cari alla sua cultura ebraica, osservando una delle sue opere?
La mostra nel Castello Aragonese di Otranto, promossa dal Comune con
Global Art e Guastalla Centro Arte – con la progettazione grafica e il
coordinamento allestitivo di Carlo Contino Circolone e la consulenza
scientifica e layout allestimento di Antonio Mangia –, intende ripercorrere
attraverso apparati biografici, suggestioni e narrazioni a più voci la sua
lunga storia di uomo e di artista mediante una selezione ragionata di opere
di varie datazioni.
Sale tematiche accompagneranno il visitatore alla scoperta del genio di
Chagall, mentre contenuti testuali – redatti dai giovani critici d’arte
Simone Melis, Angelica Raho e Giulia Russo – consentiranno al pubblico
di conoscere profondamente il pensiero, la vita e la bellezza nascosta nelle
pieghe delle sue opere, circa ottanta tra acqueforti e litografie originali
(tecniche molto amate dal maestro), firmate e numerate dall’artista.
La mostra sarà pertanto l’occasione per una progettualità ampia, in grado
di generare dialogo, confronto, crescita.
Le sale del Castello Aragonese di Otranto diventeranno così scrigni di
opere, bellezza, complessità, grazie a questa mostra in grado di generare
occasioni di confronto serrato: il progetto prevede infatti un ciclo di
appuntamenti collaterali fondamentali per la migliore riuscita della
mostra e della sua conoscenza tra gli addetti ai lavori e il grande pubblico.
Naturalmente tutti i contenuti testuali in mostra saranno in Italiano e in
Inglese.
“Con vivo piacere ospitiamo quest’anno, dalla primavera all’autunno, una mostra
di Marc Chagall nel Castello, artista poliedrico e visionario genio che ha innovato
profondamente l’arte del Novecento.
Un allestimento curato nei minimi dettagli nelle sale al primo piano completamente rinnovate.
Uno stile personalissimo, quello di Chagall, ispirato al mondo dei sogni e caratterizzato da una fortissima vena poetica.
Durante la sua carriera, privilegiò sempre alcune tematiche profondamente legate
al proprio mondo interiore, con la marcata tendenza ad accostare simbolicamente,
attraverso anche visioni oniriche, persone e cose.
Mi auguro che i visitatori possano apprezzare la nostra proposta per il 2023”,
afferma il Commissario straordinario del Comune di Otranto dott.ssa
Vincenza Filippi.
Profilo biografico dell’artista Marc Chagall (1887-1985)
Marc Chagall nasce nei pressi di Vitebsk, in Bielorussia in una famiglia
modesta di religione ebraica, è il 7 luglio del 1887. Il suo destino è diventare mercante, come il padre, ma ottiene la possibilità di frequentare lo
studio di un artista locale, il pittore Yehuda Pen, dove inizia la sua formazione.
Lavora nel frattempo come apprendista ritoccatore presso due fotografi del
posto, fino a che nel 1907 si trasferisce a San Pietroburgo, dove vive tra
mille difficoltà, e riesce a completare gli studi nell’atelier di Léon Bakst.
Nel 1908 una mostra di opere d’arte russe e francesi in cui sono esposti
dipinti di Van Gogh, Cézanne, Matisse, Braque, Derain, lo colpisce
profondamente, ma riesce a trasferirsi a Parigi solo nel 1910, grazie all’aiuto di un mecenate.
Si sistema alla Ruche, un complesso in cui si affollano un centinaio di
artisti provenienti dall’Europa intera, tra cui Modigliani, Soutine, Léger,
Archipenko, Laurens. A Parigi si avvia una stagione florida, alimentata
anche dall’amicizia con personaggi di spicco come Apollinaire,
Jacob, Cendrars. Nascono qui i primi capolavori in cui si legge l’influenza
del cubismo, mitigata però sempre dall’interesse per il lato invisibile della
forma e dello spirito.
Tra il 1911 e il 1913 espone al Salon des Indépendants e al Salon d’Automne, poi nel 1914 finalmente la prima personale a Berlino alla Galerie Der
Sturm, grazie all’interessamento di Apollinaire che lo presenta al mercante
e letterato Herwarth Walden. Conclusasi la
mostra torna in Russia, per quello che doveva essere un breve viaggio che
invece la guerra trasforma in un lunghissimo soggiorno. Le sue opere
restano in Germania, dove verranno conosciute e apprezzate da Marc,
Kandinskij e Kokoschka.
Nel 1915 sposa Bella Rosenfeld, figlia di un facoltoso gioielliere ebreo di
Vitebsk, che insieme alla piccola Ida, la loro primogenita, diventa il
soggetto di molte opere.
Durante gli anni della guerra espone a Mosca e a San Pietroburgo, illustra
libri e giornali. Con la rivoluzione d’ottobre gli viene offerta la carica di
commissario per le Belle Arti, che rifiuta per rientrare a Vitebsk. Qui apre
una scuola d’arte, ma il suo rapporto con gli altri insegnanti – in particolare con Malevic – è così difficile che si dimette e si trasferisce a Mosca, dove
tra il 1919 e il 1920 lavora alle decorazioni del Teatro Ebraico e insegna
pittura agli orfani di guerra.
Nel 1922 riesce a lasciare la Russia e si trasferisce a Berlino, dove incide
per conto di Cassirer, 20 tavole per Mein Leben, l’autobiografia.
Di lì a poco si sposta a Parigi, chiamato da Cendrars, e incontra Vollard,
dove nel 1924 si tiene la sua prima retrospettiva. Tra il 1925 e la fine degli
anni Trenta si dedica soprattutto ai lavori su carta: incisioni acquerelli e
tempere, culminanti poi nel ciclo di illustrazioni per La Bibbia.
Negli anni Trenta viaggia moltissimo tra Palestina, Europa e visita l’Italia.
Allo scoppio della guerra si trasferisce fuori Parigi e nel 1941 abbandona il
Vecchio Continente per gli Stati Uniti, dove riscuote importanti consensi,
lavorando per scenografie e costumi per balletti. Qui nel 1944 perde Bella,
la sua prima moglie.
Nel 1946, mentre il MoMA di New York gli dedica una grande mostra,
torna brevemente in Francia, dove si trasferirà definitivamente dal 1947.
Si stabilisce a Vence, dove si dedica alla ceramica e frequenta Matisse e
Picasso, insieme al famoso mercante Aimé Maeght. Dal 1951 inizia a
occuparsi anche di scultura.
In seguito alle seconde nozze con Vava Brodskij, si apre per Chagall una
nuova feconda stagione di esibizioni in Europa, Stati Uniti e Unione
Sovietica, con l’aggiunta di numerose commissioni pubbliche.
Nel 1973 si inaugura a Nizza il Musée National Message Biblique Marc
Chagall e nel 1977 riceve la Legion d’onore.
Chagall, ormai novantasettenne, muore nel 1985 a Saint-Paul-de-Vence.
Sezioni della mostra La magia di Marc Chagall tra realtà e surrealtà
Le anime morte
L’attività da incisore di Marc Chagall ha inizio negli anni Venti del Novecento, quando lascia la Russia per trasferirsi a Berlino. La Germania ha
infatti una grande tradizione storico artistica nel campo dell’incisione oltre
a numerose stamperie su cui l’artista poteva contare.
Il suo primo incarico da incisore gli è stato commissionato da Paul Cassirer, importante editore berlinese, per cui Chagall realizza venti fogli in
puntasecca avvalendosi della collaborazione con il pittore e incisore
Hermann Struck.
Mein Leben – 20 Redierungen (La mia vita – 20 Incisioni) viene pubblicato
da Cassirer nel 1923. Il successo di quest’opera editoriale gli permette di
entrare in contatto con Ambroise Vollard, mercante e gallerista francese
celebre per il sostegno al gruppo dei cubisti.
Nel 1923 Ambroise Vollard propone a Marc Chagall la realizzazione
dell’edizione illustrata di Le anime morte, romanzo incompiuto di Nikolaj
Gogol che racconta con tono satirico le avventure di un truffatore della
provincia russa del 1820.
Dal 1927 Chagall è impegnato nella creazione di 107 acqueforti e 96
tavole, tirate dall’incisore Louis Fort, con la direzione artistica di Vollard.
L’opera fu pubblicata a Parigi per le Edizioni Verve solo dopo la guerra nel
1947, da Tériade subentrato a Vollard, con la collaborazione di Ida
Chagall.
Marc Chagall nel realizzare le tavole per Le anime morte si attiene in
maniera minuziosa al dettato letterario di Gogol, entrambi nutrono un
gusto per il dettaglio aneddotico e il realismo fantastico del romanzo trova
una corrispondenza con la cultura rurale russa natia
dell’artista. La caratterizzazione dei personaggi del racconto permette a
Chagall di inventare fisionomie, gesti e pose che evocano la caricatura di
Honoré Daumier, artista francese celebre per le sue satiriche incisioni, in
linea con il tono moraleggiante del romanzo. Inoltre, nella costruzione
delle scene, l’artista disarticola l’ordine narrativo esaltando i personaggi
marginali piuttosto che i protagonisti.
Le Favole di Jacques La Fontaine
Le Favole furono il secondo ciclo di incisioni commissionate da Ambroise
Vollard a Chagall, dopo Le anime morte. Il soggetto di questo ciclo sono
Le Favole di Jean La Fontaine pubblicate nella prima edizione nel 1668
diventando un classico della cultura francese.
Chagall lavorerà ad un totale di cento acqueforti dal 1927 al 1930 ma
saranno pubblicate solo nel 1952 dall’editore greco Tériade che prese il
posto di Vollard, scomparso nel 1939.
Jean de La Fontaine per Le Favole si ispira a Esopo, Fedro e alle tradizioni
medievali e orientali, per tracciare un ritratto dei suoi vizi e virtù della
natura umana, facendo parlare gli animali. Invece di concentrarsi sull’aspetto morale dei racconti, Chagall è più interessato agli aspetti fantastici e
mitologici di un universo altro dove animali e esseri umani comunicano,
interagiscono e vivono insieme.
Dal punto di vista stilistico Le Favole rappresentano un’innovazione nel
linguaggio di Chagall. Le tavole si differenziano dai lavori precedenti per
l’abbandono del segno deciso e graffiante delle Anime morte a favore di un
approccio più pittorico. Le illustrazioni sembrano replicare attraverso i
mezzi dell’acquaforte la vivacità cromatica e il segno vaporoso delle tempere
che servirono come studio preliminare.
Le figure occupano lo spazio con un forte dinamismo e si stagliano sullo
sfondo con un accentuato contrasto tra bianchi e neri.
Chagall nella scelta dei soggetti si concentra più sull’intensità pittorica della
scena che sulla descrizione del momento d’azione del racconto, in essi
confluiscono i ricordi della vita contadina russa che si fondono con i
paesaggi e le fattorie del mondo contadino francese.
Nel clima nazionalistico dell’epoca la scelta di Vollard di affidare a un
artista russo l’illustrazione di queste famose favole francesi fu vista come
antipatriottica, al punto che venne istituita un’interrogazione parlamentare. L’editore fu costretto a giustificarsi in un articolo: “Perché Chagall? […]
Proprio perché la sua estetica mi sembra molto vicina e in un certo senso
affine a quella di La Fontaine, insieme densa e sottile, realistica e fantastica”.
La Bibbia
La collaborazione tra Ambroise Vollard e Marc Chagall continua nel 1931
con il progetto La Bibbia. Per la realizzazione delle illustrazioni l’artista
parte per un viaggio tra l’Egitto, la Siria e la Palestina dove incontra e
studia l’iconografia dell’Antico Testamento ebraico, un pellegrinaggio che
si rivela una ricerca delle radici spirituali biografiche.
Poco prima del conflitto mondiale, nel 1939, arriva fino in Olanda sulle
orme di Rembrandt van Rijn, pittore che si è distinto anche per la sua
produzione grafica, che condiziona il linguaggio grafico e pittorico delle
nuove incisioni.
L’opera La Bibbia prende forma quando Chagall approda in America nel
1952, per ripararsi dalle persecuzioni antisemite. Nella sua interezza La
Bibbia si compone di 105 acqueforti concluse in Francia che Tériade
acquista dagli eredi, pubblicate in seguito nel 1957.
In queste tavole la luce è fortemente simbolica e orientaleggiante, lo stile
incline al messaggio biblico ma con una interpretazione nuova e moderna.
Per la prima volta nella produzione di Chagall vediamo emergere i temi
religiosi chiaramente, non più nascosti nel suo immaginario. Il progetto La
Bibbia diventa un pretesto per esprimere le sue radici biografiche, Chagall
proviene infatti da una famiglia tradizionale chassidica dal quale assorbe i
valori e lo spirito religioso.
L’eredità culturale gli permette di affrontare il testo della Bibbia non
seguendo dei dogmi ma esprimendo la parola come esperienza personale e
interiore, vivendo la vita attraverso la saggezza del testo sacro. La Bibbia per
l’artista è la fonte poetica più grande di tutti i tempi, una risonanza della
natura, un enigma che ha sempre cercato di trasmettere con la sua arte.
Dessins pour la Bible
I Dessins puor la Bible sono composti da 96 disegni inediti che Marc
Chagall eseguì tra il 1958 e il 1959. Queste litografie sono state pubblicate
nel 1960 per un numero speciale della rivista Verve di Parigi per i n. 37 e
38, con una prefazione di Gaston Bachelard, filosofo della scienza e della
poesia francese. Inoltre per questa produzione Chagall realizzò appositamente 47 litografie originali: 24 fuori testo, la copertina a colori e 22
stampe in bianco e nero.
L’atelier di Fernand Mourlot si occupò delle tirature, tra le quali se ne
conta una firmata e 50 esemplari su carta Velìn d’Archès, una tipologia di
carta usata per l’incisione e la stampa litografica che preserva la lucentezza
e la trasparenza dei colori, oltre a 10 prove riservate all’artista.
Le tematiche di questa produzione proseguono sulla linea teorica e simbolica del progetto La Bibbia: ritornano i temi legati all’ Antico Testamento ma
con una maggiore dedizione verso il colore e il suo valore simbolico, più
vicine a un dipinto piuttosto che a un’opera grafica. Questo effetto è
dovuto anche al sapiente uso della tecnica litografica.
Lo chassid è un uomo pio della tradizione chassidica che privilegia il
rapporto diretto dell’individuo con Dio e la lettura di testi sacri senza una
mediazione. Una religiosità più semplice e allo stesso tempo più immediata
che si traduce come una delle componenti portanti per la sua poetica. Il
misticismo diventa un mondo onirico in cui i protagonisti sono uomini in
abiti tradizionali, le case popolari, un mondo yiddish. Gli anni in cui
l’artista si cimenta nello studio dell’Antico Testamento sono proprio gli
anni dell’antisemitismo nazista a causa dei quali Chagall è costretto a
scappare in America.
Chagall 1957
In occasione del suo settantesimo compleanno Chagall realizza una serie di
tredici litografie per accompagnare una sua monografia a cura del critico
d’arte Jacques Lassaigne pubblicato a Parigi da Maeght Editeur.
In questo ciclo del 1957 Chagall riprende i grandi temi che lo hanno
interessato nel corso della sua opera: l’amore, la religione, il sogno, il circo
e il ricordo dell’infanzia russa. Nel ritornare su questi soggetti l’artista
adotta con straordinaria libertà composizioni, segni grafici e cromatismi
molto diversi. L’esemplare uso del colore ricorda gli audaci accostamenti
delle opere di Henri Matisse e Robert Delaunay che lo colpirono profondamente al suo arrivo a Parigi.
In La maternità e il centauro la scena è accesa dal carattere espressionista
del colore, tuttavia l’opera risponde a una rete di sensazioni come la
sospensione, la discesa, il raffreddamento, che parlano del male del suo
paese dell’affievolimento dei sentimenti e infine della morte. Chagall
mescola sempre ironia e malinconia, attraverso una pittura della memoria,
in un presente senza tempo, segnato dalle punizioni dei pogrom e dalle
vessazioni zariste nei confronti degli ebrei. Lo sradicamento e l’esilio si
percepiscono grazie all’uso delle figure esili, quasi trasportate dalle correnti
e al contrasto dei colori complementari verde/rosso.
Il tema degli amanti persiste nel percorso dell’artista a partire dal suo
primo soggiorno parigino negli anni Dieci. La torre Eiffel in verde riflette
il romanticismo che Chagall nutriva per la città in cui ha vissuto e lavorato
per buona parte della sua vita. Le forme e i colori semplici di quest’opera
offrono una lente immediata attraverso la quale guardare l’intimità giustapposta all’architettura riconoscibile della Torre Eiffel. Le figure degli amanti
fanno inoltre capolino in Mazzo di fiori blu e nero e Il gallo rosso per
segnare emotivamente le composizioni. Nella litografia Un pesce blu la
relazione di coppia viene letta alla luce del processo di ibridazione e
metamorfosi
tra umano e animale già affrontata nelle Favole. Qui il dialogo tra amanti
acquista una dimensione cosmica, le figure umane fuse con quelle animali
si librano sopra i tetti del suo villaggio natale.
Chagall 1960
Durante gli anni ’60, Chagall continua a sperimentare le sue tecniche
espressive, dedicandosi sempre più alle opere di committenza pubblica,
infatti mentre a Parigi l’editore Tériade pubblica l’opera Dafni e Cloe,
illustrata con le sue litografie, a Gerusalemme si inaugurano le 12 vetrate
della Sinagoga del Cento medico Hadassah, dedicate all’iconografia delle
12 tribù d’Israele.
Nel 1963 su richiesta di AndréMalraux, Chagall comincia a lavorare alle
decorazioni del soffitto del teatro dell’Opéra Garnier di Parigi, eseguendo
umerose serie di bronzetti preparatori. Il progetto, che all’epoca destò
grande scalpore, a causa dell’eterna diatriba tra classico e moderno, è
inaugurato solo un anno dopo, al cospetto del Generale De Gaulle.
Questo ciclo si snoda lungo due ordini di anelli in senso circolare, e
armonico, come un componimento, e si può leggere infatti come una
Ruota della Vita, in cui si alternano tragedie e rinascite. Nel complesso è
una rappresentazione dell’Universo, dedicata all’opera di 14 compositori,
tra cui Mozart, Ravel, Debussy, Tchaikovsky, Bizet, Verdi, Stravinsky e
Beethoven.
Nel 1966 l’artista lascia Vence per trasferirsi a Saint-Paul; intanto intraprende l’esecuzione di due grandi decorazioni murali destinate al Metropolitan Opera di New York, inaugurate nel 1967 e contemporaneamente
lavora alle scene e ai costumi per Il Flauto Magico, di Mozart, la cui prima
rappresentazione si svolge il 19 febbraio. Nello stesso periodo Marc e Vava
Chagall donano Messaggio Biblico al Louvre di Parigi.
L’anno seguente, mentre Tériade pubblica Il circo con illustrazioni in
litografia, Chagall intensifica la sua produzione di opere monumentali
realizzando un mosaico di tre metri per undici, sul tema di Ulisse, destinato all’Università di Diritto e Scienze Economiche di Nizza, oltre a diverse
vetrate per il triforio del transetto nord della Cattedrale di Metz.
Il 18 giugno del 1969 inaugura a Gerusalemme il nuovo Parlamento, per
cui Chagall realizza: un impressionante pavimento musivo, un’opera
murale utilizzando la stessa tecnica dal titolo Il Muro del Pianto e inoltre
tre giganteschi arazzi, raffiguranti scene bibliche, che da soli occupano una
superficie di cento metri quadri. Come per il ciclo della sinagoga, si
riaccende ancora una volta l’interesse dell’artista per l’Antico Testamento,
grande protagonista della sua produzione di quegli anni; in questo caso,
rispetto alle vetrate, le scene risultano eseguite con un tratto decisamente
più figurativo che geometrico, probabilmente per la differenza tecnica, e
inoltre emerge dalle pareti il brulichio incessante di personaggi, forse con
la scelta voluta di rimandare all’osservatore il senso di comunità e appartenenza.
Ufficio stampa
Comune di Otranto
Valentina Vantaggiato
ufficiostampa@comune.otranto.le.it
Orari di apertura
Dal 31/03 al 30/05 e dal 1/10 al 5/11 orari 10-13 e 15-18
Sabato, domenica e festivi orario 10-20
Dal 1/06 al 30/06 e dal 18/09 al 30/09 orario 10-22
Dal 1/07 al 17/09 orario 10-24
Tariffe
Ticket intero 12,00 €
Ticket ridotto (gruppi di 12 persone, convenzioni,
possessori Otranto Card) 9,00 €
Ticket ridotto per minori di anni 18, residenti nel
Comune di Otranto, convenzioni 7,00 €
Ticket scolaresche 3,00 €
Gratuito per:
• Minori di anni 18 in visita con i genitori (ticket famiglia)
• Minori di anni 6, guide turistiche munite di patentino (con gruppo)
• Persone con disabilità e loro accompagnatore
La magia di Marc Chagall tra realtà e surrealtà
Castello Aragonese di Otranto
30 marzo – 5 novembre 2023
Presentazione e inaugurazione della mostra
alla presenza di - dott.ssa Vincenza Filippi, commissario straordinario del Comune di
Otranto;
Insieme a Pablo Picasso, Salvador Dalì e Marcel Duchamp, l’artista Marc
Chagall è stato uno dei grandi innovatori dell’immaginario culturale e
visivo del Novecento. Chi non ha mai sognato una volta nella vita osservando i suoi cavalli volanti, le spose in cielo e i corpi
antropomorfi cari alla sua cultura ebraica, osservando una delle sue opere?
La mostra nel Castello Aragonese di Otranto, promossa dal Comune con
Global Art e Guastalla Centro Arte – con la progettazione grafica e il
coordinamento allestitivo di Carlo Contino Circolone e la consulenza
scientifica e layout allestimento di Antonio Mangia –, intende ripercorrere
attraverso apparati biografici, suggestioni e narrazioni a più voci la sua
lunga storia di uomo e di artista mediante una selezione ragionata di opere
di varie datazioni.
Sale tematiche accompagneranno il visitatore alla scoperta del genio di
Chagall, mentre contenuti testuali – redatti dai giovani critici d’arte
Simone Melis, Angelica Raho e Giulia Russo – consentiranno al pubblico
di conoscere profondamente il pensiero, la vita e la bellezza nascosta nelle
pieghe delle sue opere, circa ottanta tra acqueforti e litografie originali
(tecniche molto amate dal maestro), firmate e numerate dall’artista.
La mostra sarà pertanto l’occasione per una progettualità ampia, in grado
di generare dialogo, confronto, crescita.
Le sale del Castello Aragonese di Otranto diventeranno così scrigni di
opere, bellezza, complessità, grazie a questa mostra in grado di generare
occasioni di confronto serrato: il progetto prevede infatti un ciclo di
appuntamenti collaterali fondamentali per la migliore riuscita della
mostra e della sua conoscenza tra gli addetti ai lavori e il grande pubblico.
Naturalmente tutti i contenuti testuali in mostra saranno in Italiano e in
Inglese.
“Con vivo piacere ospitiamo quest’anno, dalla primavera all’autunno, una mostra
di Marc Chagall nel Castello, artista poliedrico e visionario genio che ha innovato
profondamente l’arte del Novecento.
Un allestimento curato nei minimi dettagli nelle sale al primo piano completamente rinnovate.
Uno stile personalissimo, quello di Chagall, ispirato al mondo dei sogni e caratterizzato da una fortissima vena poetica.
Durante la sua carriera, privilegiò sempre alcune tematiche profondamente legate
al proprio mondo interiore, con la marcata tendenza ad accostare simbolicamente,
attraverso anche visioni oniriche, persone e cose.
Mi auguro che i visitatori possano apprezzare la nostra proposta per il 2023”,
afferma il Commissario straordinario del Comune di Otranto dott.ssa
Vincenza Filippi.
Profilo biografico dell’artista Marc Chagall (1887-1985)
Marc Chagall nasce nei pressi di Vitebsk, in Bielorussia in una famiglia
modesta di religione ebraica, è il 7 luglio del 1887. Il suo destino è diventare mercante, come il padre, ma ottiene la possibilità di frequentare lo
studio di un artista locale, il pittore Yehuda Pen, dove inizia la sua formazione.
Lavora nel frattempo come apprendista ritoccatore presso due fotografi del
posto, fino a che nel 1907 si trasferisce a San Pietroburgo, dove vive tra
mille difficoltà, e riesce a completare gli studi nell’atelier di Léon Bakst.
Nel 1908 una mostra di opere d’arte russe e francesi in cui sono esposti
dipinti di Van Gogh, Cézanne, Matisse, Braque, Derain, lo colpisce
profondamente, ma riesce a trasferirsi a Parigi solo nel 1910, grazie all’aiuto di un mecenate.
Si sistema alla Ruche, un complesso in cui si affollano un centinaio di
artisti provenienti dall’Europa intera, tra cui Modigliani, Soutine, Léger,
Archipenko, Laurens. A Parigi si avvia una stagione florida, alimentata
anche dall’amicizia con personaggi di spicco come Apollinaire,
Jacob, Cendrars. Nascono qui i primi capolavori in cui si legge l’influenza
del cubismo, mitigata però sempre dall’interesse per il lato invisibile della
forma e dello spirito.
Tra il 1911 e il 1913 espone al Salon des Indépendants e al Salon d’Automne, poi nel 1914 finalmente la prima personale a Berlino alla Galerie Der
Sturm, grazie all’interessamento di Apollinaire che lo presenta al mercante
e letterato Herwarth Walden. Conclusasi la
mostra torna in Russia, per quello che doveva essere un breve viaggio che
invece la guerra trasforma in un lunghissimo soggiorno. Le sue opere
restano in Germania, dove verranno conosciute e apprezzate da Marc,
Kandinskij e Kokoschka.
Nel 1915 sposa Bella Rosenfeld, figlia di un facoltoso gioielliere ebreo di
Vitebsk, che insieme alla piccola Ida, la loro primogenita, diventa il
soggetto di molte opere.
Durante gli anni della guerra espone a Mosca e a San Pietroburgo, illustra
libri e giornali. Con la rivoluzione d’ottobre gli viene offerta la carica di
commissario per le Belle Arti, che rifiuta per rientrare a Vitebsk. Qui apre
una scuola d’arte, ma il suo rapporto con gli altri insegnanti – in particolare con Malevic – è così difficile che si dimette e si trasferisce a Mosca, dove
tra il 1919 e il 1920 lavora alle decorazioni del Teatro Ebraico e insegna
pittura agli orfani di guerra.
Nel 1922 riesce a lasciare la Russia e si trasferisce a Berlino, dove incide
per conto di Cassirer, 20 tavole per Mein Leben, l’autobiografia.
Di lì a poco si sposta a Parigi, chiamato da Cendrars, e incontra Vollard,
dove nel 1924 si tiene la sua prima retrospettiva. Tra il 1925 e la fine degli
anni Trenta si dedica soprattutto ai lavori su carta: incisioni acquerelli e
tempere, culminanti poi nel ciclo di illustrazioni per La Bibbia.
Negli anni Trenta viaggia moltissimo tra Palestina, Europa e visita l’Italia.
Allo scoppio della guerra si trasferisce fuori Parigi e nel 1941 abbandona il
Vecchio Continente per gli Stati Uniti, dove riscuote importanti consensi,
lavorando per scenografie e costumi per balletti. Qui nel 1944 perde Bella,
la sua prima moglie.
Nel 1946, mentre il MoMA di New York gli dedica una grande mostra,
torna brevemente in Francia, dove si trasferirà definitivamente dal 1947.
Si stabilisce a Vence, dove si dedica alla ceramica e frequenta Matisse e
Picasso, insieme al famoso mercante Aimé Maeght. Dal 1951 inizia a
occuparsi anche di scultura.
In seguito alle seconde nozze con Vava Brodskij, si apre per Chagall una
nuova feconda stagione di esibizioni in Europa, Stati Uniti e Unione
Sovietica, con l’aggiunta di numerose commissioni pubbliche.
Nel 1973 si inaugura a Nizza il Musée National Message Biblique Marc
Chagall e nel 1977 riceve la Legion d’onore.
Chagall, ormai novantasettenne, muore nel 1985 a Saint-Paul-de-Vence.
Sezioni della mostra La magia di Marc Chagall tra realtà e surrealtà
Le anime morte
L’attività da incisore di Marc Chagall ha inizio negli anni Venti del Novecento, quando lascia la Russia per trasferirsi a Berlino. La Germania ha
infatti una grande tradizione storico artistica nel campo dell’incisione oltre
a numerose stamperie su cui l’artista poteva contare.
Il suo primo incarico da incisore gli è stato commissionato da Paul Cassirer, importante editore berlinese, per cui Chagall realizza venti fogli in
puntasecca avvalendosi della collaborazione con il pittore e incisore
Hermann Struck.
Mein Leben – 20 Redierungen (La mia vita – 20 Incisioni) viene pubblicato
da Cassirer nel 1923. Il successo di quest’opera editoriale gli permette di
entrare in contatto con Ambroise Vollard, mercante e gallerista francese
celebre per il sostegno al gruppo dei cubisti.
Nel 1923 Ambroise Vollard propone a Marc Chagall la realizzazione
dell’edizione illustrata di Le anime morte, romanzo incompiuto di Nikolaj
Gogol che racconta con tono satirico le avventure di un truffatore della
provincia russa del 1820.
Dal 1927 Chagall è impegnato nella creazione di 107 acqueforti e 96
tavole, tirate dall’incisore Louis Fort, con la direzione artistica di Vollard.
L’opera fu pubblicata a Parigi per le Edizioni Verve solo dopo la guerra nel
1947, da Tériade subentrato a Vollard, con la collaborazione di Ida
Chagall.
Marc Chagall nel realizzare le tavole per Le anime morte si attiene in
maniera minuziosa al dettato letterario di Gogol, entrambi nutrono un
gusto per il dettaglio aneddotico e il realismo fantastico del romanzo trova
una corrispondenza con la cultura rurale russa natia
dell’artista. La caratterizzazione dei personaggi del racconto permette a
Chagall di inventare fisionomie, gesti e pose che evocano la caricatura di
Honoré Daumier, artista francese celebre per le sue satiriche incisioni, in
linea con il tono moraleggiante del romanzo. Inoltre, nella costruzione
delle scene, l’artista disarticola l’ordine narrativo esaltando i personaggi
marginali piuttosto che i protagonisti.
Le Favole di Jacques La Fontaine
Le Favole furono il secondo ciclo di incisioni commissionate da Ambroise
Vollard a Chagall, dopo Le anime morte. Il soggetto di questo ciclo sono
Le Favole di Jean La Fontaine pubblicate nella prima edizione nel 1668
diventando un classico della cultura francese.
Chagall lavorerà ad un totale di cento acqueforti dal 1927 al 1930 ma
saranno pubblicate solo nel 1952 dall’editore greco Tériade che prese il
posto di Vollard, scomparso nel 1939.
Jean de La Fontaine per Le Favole si ispira a Esopo, Fedro e alle tradizioni
medievali e orientali, per tracciare un ritratto dei suoi vizi e virtù della
natura umana, facendo parlare gli animali. Invece di concentrarsi sull’aspetto morale dei racconti, Chagall è più interessato agli aspetti fantastici e
mitologici di un universo altro dove animali e esseri umani comunicano,
interagiscono e vivono insieme.
Dal punto di vista stilistico Le Favole rappresentano un’innovazione nel
linguaggio di Chagall. Le tavole si differenziano dai lavori precedenti per
l’abbandono del segno deciso e graffiante delle Anime morte a favore di un
approccio più pittorico. Le illustrazioni sembrano replicare attraverso i
mezzi dell’acquaforte la vivacità cromatica e il segno vaporoso delle tempere
che servirono come studio preliminare.
Le figure occupano lo spazio con un forte dinamismo e si stagliano sullo
sfondo con un accentuato contrasto tra bianchi e neri.
Chagall nella scelta dei soggetti si concentra più sull’intensità pittorica della
scena che sulla descrizione del momento d’azione del racconto, in essi
confluiscono i ricordi della vita contadina russa che si fondono con i
paesaggi e le fattorie del mondo contadino francese.
Nel clima nazionalistico dell’epoca la scelta di Vollard di affidare a un
artista russo l’illustrazione di queste famose favole francesi fu vista come
antipatriottica, al punto che venne istituita un’interrogazione parlamentare. L’editore fu costretto a giustificarsi in un articolo: “Perché Chagall? […]
Proprio perché la sua estetica mi sembra molto vicina e in un certo senso
affine a quella di La Fontaine, insieme densa e sottile, realistica e fantastica”.
La Bibbia
La collaborazione tra Ambroise Vollard e Marc Chagall continua nel 1931
con il progetto La Bibbia. Per la realizzazione delle illustrazioni l’artista
parte per un viaggio tra l’Egitto, la Siria e la Palestina dove incontra e
studia l’iconografia dell’Antico Testamento ebraico, un pellegrinaggio che
si rivela una ricerca delle radici spirituali biografiche.
Poco prima del conflitto mondiale, nel 1939, arriva fino in Olanda sulle
orme di Rembrandt van Rijn, pittore che si è distinto anche per la sua
produzione grafica, che condiziona il linguaggio grafico e pittorico delle
nuove incisioni.
L’opera La Bibbia prende forma quando Chagall approda in America nel
1952, per ripararsi dalle persecuzioni antisemite. Nella sua interezza La
Bibbia si compone di 105 acqueforti concluse in Francia che Tériade
acquista dagli eredi, pubblicate in seguito nel 1957.
In queste tavole la luce è fortemente simbolica e orientaleggiante, lo stile
incline al messaggio biblico ma con una interpretazione nuova e moderna.
Per la prima volta nella produzione di Chagall vediamo emergere i temi
religiosi chiaramente, non più nascosti nel suo immaginario. Il progetto La
Bibbia diventa un pretesto per esprimere le sue radici biografiche, Chagall
proviene infatti da una famiglia tradizionale chassidica dal quale assorbe i
valori e lo spirito religioso.
L’eredità culturale gli permette di affrontare il testo della Bibbia non
seguendo dei dogmi ma esprimendo la parola come esperienza personale e
interiore, vivendo la vita attraverso la saggezza del testo sacro. La Bibbia per
l’artista è la fonte poetica più grande di tutti i tempi, una risonanza della
natura, un enigma che ha sempre cercato di trasmettere con la sua arte.
Dessins pour la Bible
I Dessins puor la Bible sono composti da 96 disegni inediti che Marc
Chagall eseguì tra il 1958 e il 1959. Queste litografie sono state pubblicate
nel 1960 per un numero speciale della rivista Verve di Parigi per i n. 37 e
38, con una prefazione di Gaston Bachelard, filosofo della scienza e della
poesia francese. Inoltre per questa produzione Chagall realizzò appositamente 47 litografie originali: 24 fuori testo, la copertina a colori e 22
stampe in bianco e nero.
L’atelier di Fernand Mourlot si occupò delle tirature, tra le quali se ne
conta una firmata e 50 esemplari su carta Velìn d’Archès, una tipologia di
carta usata per l’incisione e la stampa litografica che preserva la lucentezza
e la trasparenza dei colori, oltre a 10 prove riservate all’artista.
Le tematiche di questa produzione proseguono sulla linea teorica e simbolica del progetto La Bibbia: ritornano i temi legati all’ Antico Testamento ma
con una maggiore dedizione verso il colore e il suo valore simbolico, più
vicine a un dipinto piuttosto che a un’opera grafica. Questo effetto è
dovuto anche al sapiente uso della tecnica litografica.
Lo chassid è un uomo pio della tradizione chassidica che privilegia il
rapporto diretto dell’individuo con Dio e la lettura di testi sacri senza una
mediazione. Una religiosità più semplice e allo stesso tempo più immediata
che si traduce come una delle componenti portanti per la sua poetica. Il
misticismo diventa un mondo onirico in cui i protagonisti sono uomini in
abiti tradizionali, le case popolari, un mondo yiddish. Gli anni in cui
l’artista si cimenta nello studio dell’Antico Testamento sono proprio gli
anni dell’antisemitismo nazista a causa dei quali Chagall è costretto a
scappare in America.
Chagall 1957
In occasione del suo settantesimo compleanno Chagall realizza una serie di
tredici litografie per accompagnare una sua monografia a cura del critico
d’arte Jacques Lassaigne pubblicato a Parigi da Maeght Editeur.
In questo ciclo del 1957 Chagall riprende i grandi temi che lo hanno
interessato nel corso della sua opera: l’amore, la religione, il sogno, il circo
e il ricordo dell’infanzia russa. Nel ritornare su questi soggetti l’artista
adotta con straordinaria libertà composizioni, segni grafici e cromatismi
molto diversi. L’esemplare uso del colore ricorda gli audaci accostamenti
delle opere di Henri Matisse e Robert Delaunay che lo colpirono profondamente al suo arrivo a Parigi.
In La maternità e il centauro la scena è accesa dal carattere espressionista
del colore, tuttavia l’opera risponde a una rete di sensazioni come la
sospensione, la discesa, il raffreddamento, che parlano del male del suo
paese dell’affievolimento dei sentimenti e infine della morte. Chagall
mescola sempre ironia e malinconia, attraverso una pittura della memoria,
in un presente senza tempo, segnato dalle punizioni dei pogrom e dalle
vessazioni zariste nei confronti degli ebrei. Lo sradicamento e l’esilio si
percepiscono grazie all’uso delle figure esili, quasi trasportate dalle correnti
e al contrasto dei colori complementari verde/rosso.
Il tema degli amanti persiste nel percorso dell’artista a partire dal suo
primo soggiorno parigino negli anni Dieci. La torre Eiffel in verde riflette
il romanticismo che Chagall nutriva per la città in cui ha vissuto e lavorato
per buona parte della sua vita. Le forme e i colori semplici di quest’opera
offrono una lente immediata attraverso la quale guardare l’intimità giustapposta all’architettura riconoscibile della Torre Eiffel. Le figure degli amanti
fanno inoltre capolino in Mazzo di fiori blu e nero e Il gallo rosso per
segnare emotivamente le composizioni. Nella litografia Un pesce blu la
relazione di coppia viene letta alla luce del processo di ibridazione e
metamorfosi
tra umano e animale già affrontata nelle Favole. Qui il dialogo tra amanti
acquista una dimensione cosmica, le figure umane fuse con quelle animali
si librano sopra i tetti del suo villaggio natale.
Chagall 1960
Durante gli anni ’60, Chagall continua a sperimentare le sue tecniche
espressive, dedicandosi sempre più alle opere di committenza pubblica,
infatti mentre a Parigi l’editore Tériade pubblica l’opera Dafni e Cloe,
illustrata con le sue litografie, a Gerusalemme si inaugurano le 12 vetrate
della Sinagoga del Cento medico Hadassah, dedicate all’iconografia delle
12 tribù d’Israele.
Nel 1963 su richiesta di AndréMalraux, Chagall comincia a lavorare alle
decorazioni del soffitto del teatro dell’Opéra Garnier di Parigi, eseguendo
umerose serie di bronzetti preparatori. Il progetto, che all’epoca destò
grande scalpore, a causa dell’eterna diatriba tra classico e moderno, è
inaugurato solo un anno dopo, al cospetto del Generale De Gaulle.
Questo ciclo si snoda lungo due ordini di anelli in senso circolare, e
armonico, come un componimento, e si può leggere infatti come una
Ruota della Vita, in cui si alternano tragedie e rinascite. Nel complesso è
una rappresentazione dell’Universo, dedicata all’opera di 14 compositori,
tra cui Mozart, Ravel, Debussy, Tchaikovsky, Bizet, Verdi, Stravinsky e
Beethoven.
Nel 1966 l’artista lascia Vence per trasferirsi a Saint-Paul; intanto intraprende l’esecuzione di due grandi decorazioni murali destinate al Metropolitan Opera di New York, inaugurate nel 1967 e contemporaneamente
lavora alle scene e ai costumi per Il Flauto Magico, di Mozart, la cui prima
rappresentazione si svolge il 19 febbraio. Nello stesso periodo Marc e Vava
Chagall donano Messaggio Biblico al Louvre di Parigi.
L’anno seguente, mentre Tériade pubblica Il circo con illustrazioni in
litografia, Chagall intensifica la sua produzione di opere monumentali
realizzando un mosaico di tre metri per undici, sul tema di Ulisse, destinato all’Università di Diritto e Scienze Economiche di Nizza, oltre a diverse
vetrate per il triforio del transetto nord della Cattedrale di Metz.
Il 18 giugno del 1969 inaugura a Gerusalemme il nuovo Parlamento, per
cui Chagall realizza: un impressionante pavimento musivo, un’opera
murale utilizzando la stessa tecnica dal titolo Il Muro del Pianto e inoltre
tre giganteschi arazzi, raffiguranti scene bibliche, che da soli occupano una
superficie di cento metri quadri. Come per il ciclo della sinagoga, si
riaccende ancora una volta l’interesse dell’artista per l’Antico Testamento,
grande protagonista della sua produzione di quegli anni; in questo caso,
rispetto alle vetrate, le scene risultano eseguite con un tratto decisamente
più figurativo che geometrico, probabilmente per la differenza tecnica, e
inoltre emerge dalle pareti il brulichio incessante di personaggi, forse con
la scelta voluta di rimandare all’osservatore il senso di comunità e appartenenza.
Ufficio stampa
Comune di Otranto
Valentina Vantaggiato
ufficiostampa@comune.otranto.le.it
Orari di apertura
Dal 31/03 al 30/05 e dal 1/10 al 5/11 orari 10-13 e 15-18
Sabato, domenica e festivi orario 10-20
Dal 1/06 al 30/06 e dal 18/09 al 30/09 orario 10-22
Dal 1/07 al 17/09 orario 10-24
Tariffe
Ticket intero 12,00 €
Ticket ridotto (gruppi di 12 persone, convenzioni,
possessori Otranto Card) 9,00 €
Ticket ridotto per minori di anni 18, residenti nel
Comune di Otranto, convenzioni 7,00 €
Ticket scolaresche 3,00 €
Gratuito per:
• Minori di anni 18 in visita con i genitori (ticket famiglia)
• Minori di anni 6, guide turistiche munite di patentino (con gruppo)
• Persone con disabilità e loro accompagnatore
La magia di Marc Chagall tra realtà e surrealtà
Castello Aragonese di Otranto
30 marzo – 5 novembre 2023
Presentazione e inaugurazione della mostra
alla presenza di - dott.ssa Vincenza Filippi, commissario straordinario del Comune di
Otranto;
Insieme a Pablo Picasso, Salvador Dalì e Marcel Duchamp, l’artista Marc
Chagall è stato uno dei grandi innovatori dell’immaginario culturale e
visivo del Novecento. Chi non ha mai sognato una volta nella vita osservando i suoi cavalli volanti, le spose in cielo e i corpi
antropomorfi cari alla sua cultura ebraica, osservando una delle sue opere?
La mostra nel Castello Aragonese di Otranto, promossa dal Comune con
Global Art e Guastalla Centro Arte – con la progettazione grafica e il
coordinamento allestitivo di Carlo Contino Circolone e la consulenza
scientifica e layout allestimento di Antonio Mangia –, intende ripercorrere
attraverso apparati biografici, suggestioni e narrazioni a più voci la sua
lunga storia di uomo e di artista mediante una selezione ragionata di opere
di varie datazioni.
Sale tematiche accompagneranno il visitatore alla scoperta del genio di
Chagall, mentre contenuti testuali – redatti dai giovani critici d’arte
Simone Melis, Angelica Raho e Giulia Russo – consentiranno al pubblico
di conoscere profondamente il pensiero, la vita e la bellezza nascosta nelle
pieghe delle sue opere, circa ottanta tra acqueforti e litografie originali
(tecniche molto amate dal maestro), firmate e numerate dall’artista.
La mostra sarà pertanto l’occasione per una progettualità ampia, in grado
di generare dialogo, confronto, crescita.
Le sale del Castello Aragonese di Otranto diventeranno così scrigni di
opere, bellezza, complessità, grazie a questa mostra in grado di generare
occasioni di confronto serrato: il progetto prevede infatti un ciclo di
appuntamenti collaterali fondamentali per la migliore riuscita della
mostra e della sua conoscenza tra gli addetti ai lavori e il grande pubblico.
Naturalmente tutti i contenuti testuali in mostra saranno in Italiano e in
Inglese.
“Con vivo piacere ospitiamo quest’anno, dalla primavera all’autunno, una mostra
di Marc Chagall nel Castello, artista poliedrico e visionario genio che ha innovato
profondamente l’arte del Novecento.
Un allestimento curato nei minimi dettagli nelle sale al primo piano completamente rinnovate.
Uno stile personalissimo, quello di Chagall, ispirato al mondo dei sogni e caratterizzato da una fortissima vena poetica.
Durante la sua carriera, privilegiò sempre alcune tematiche profondamente legate
al proprio mondo interiore, con la marcata tendenza ad accostare simbolicamente,
attraverso anche visioni oniriche, persone e cose.
Mi auguro che i visitatori possano apprezzare la nostra proposta per il 2023”,
afferma il Commissario straordinario del Comune di Otranto dott.ssa
Vincenza Filippi.
Profilo biografico dell’artista Marc Chagall (1887-1985)
Marc Chagall nasce nei pressi di Vitebsk, in Bielorussia in una famiglia
modesta di religione ebraica, è il 7 luglio del 1887. Il suo destino è diventare mercante, come il padre, ma ottiene la possibilità di frequentare lo
studio di un artista locale, il pittore Yehuda Pen, dove inizia la sua formazione.
Lavora nel frattempo come apprendista ritoccatore presso due fotografi del
posto, fino a che nel 1907 si trasferisce a San Pietroburgo, dove vive tra
mille difficoltà, e riesce a completare gli studi nell’atelier di Léon Bakst.
Nel 1908 una mostra di opere d’arte russe e francesi in cui sono esposti
dipinti di Van Gogh, Cézanne, Matisse, Braque, Derain, lo colpisce
profondamente, ma riesce a trasferirsi a Parigi solo nel 1910, grazie all’aiuto di un mecenate.
Si sistema alla Ruche, un complesso in cui si affollano un centinaio di
artisti provenienti dall’Europa intera, tra cui Modigliani, Soutine, Léger,
Archipenko, Laurens. A Parigi si avvia una stagione florida, alimentata
anche dall’amicizia con personaggi di spicco come Apollinaire,
Jacob, Cendrars. Nascono qui i primi capolavori in cui si legge l’influenza
del cubismo, mitigata però sempre dall’interesse per il lato invisibile della
forma e dello spirito.
Tra il 1911 e il 1913 espone al Salon des Indépendants e al Salon d’Automne, poi nel 1914 finalmente la prima personale a Berlino alla Galerie Der
Sturm, grazie all’interessamento di Apollinaire che lo presenta al mercante
e letterato Herwarth Walden. Conclusasi la
mostra torna in Russia, per quello che doveva essere un breve viaggio che
invece la guerra trasforma in un lunghissimo soggiorno. Le sue opere
restano in Germania, dove verranno conosciute e apprezzate da Marc,
Kandinskij e Kokoschka.
Nel 1915 sposa Bella Rosenfeld, figlia di un facoltoso gioielliere ebreo di
Vitebsk, che insieme alla piccola Ida, la loro primogenita, diventa il
soggetto di molte opere.
Durante gli anni della guerra espone a Mosca e a San Pietroburgo, illustra
libri e giornali. Con la rivoluzione d’ottobre gli viene offerta la carica di
commissario per le Belle Arti, che rifiuta per rientrare a Vitebsk. Qui apre
una scuola d’arte, ma il suo rapporto con gli altri insegnanti – in particolare con Malevic – è così difficile che si dimette e si trasferisce a Mosca, dove
tra il 1919 e il 1920 lavora alle decorazioni del Teatro Ebraico e insegna
pittura agli orfani di guerra.
Nel 1922 riesce a lasciare la Russia e si trasferisce a Berlino, dove incide
per conto di Cassirer, 20 tavole per Mein Leben, l’autobiografia.
Di lì a poco si sposta a Parigi, chiamato da Cendrars, e incontra Vollard,
dove nel 1924 si tiene la sua prima retrospettiva. Tra il 1925 e la fine degli
anni Trenta si dedica soprattutto ai lavori su carta: incisioni acquerelli e
tempere, culminanti poi nel ciclo di illustrazioni per La Bibbia.
Negli anni Trenta viaggia moltissimo tra Palestina, Europa e visita l’Italia.
Allo scoppio della guerra si trasferisce fuori Parigi e nel 1941 abbandona il
Vecchio Continente per gli Stati Uniti, dove riscuote importanti consensi,
lavorando per scenografie e costumi per balletti. Qui nel 1944 perde Bella,
la sua prima moglie.
Nel 1946, mentre il MoMA di New York gli dedica una grande mostra,
torna brevemente in Francia, dove si trasferirà definitivamente dal 1947.
Si stabilisce a Vence, dove si dedica alla ceramica e frequenta Matisse e
Picasso, insieme al famoso mercante Aimé Maeght. Dal 1951 inizia a
occuparsi anche di scultura.
In seguito alle seconde nozze con Vava Brodskij, si apre per Chagall una
nuova feconda stagione di esibizioni in Europa, Stati Uniti e Unione
Sovietica, con l’aggiunta di numerose commissioni pubbliche.
Nel 1973 si inaugura a Nizza il Musée National Message Biblique Marc
Chagall e nel 1977 riceve la Legion d’onore.
Chagall, ormai novantasettenne, muore nel 1985 a Saint-Paul-de-Vence.
Sezioni della mostra La magia di Marc Chagall tra realtà e surrealtà
Le anime morte
L’attività da incisore di Marc Chagall ha inizio negli anni Venti del Novecento, quando lascia la Russia per trasferirsi a Berlino. La Germania ha
infatti una grande tradizione storico artistica nel campo dell’incisione oltre
a numerose stamperie su cui l’artista poteva contare.
Il suo primo incarico da incisore gli è stato commissionato da Paul Cassirer, importante editore berlinese, per cui Chagall realizza venti fogli in
puntasecca avvalendosi della collaborazione con il pittore e incisore
Hermann Struck.
Mein Leben – 20 Redierungen (La mia vita – 20 Incisioni) viene pubblicato
da Cassirer nel 1923. Il successo di quest’opera editoriale gli permette di
entrare in contatto con Ambroise Vollard, mercante e gallerista francese
celebre per il sostegno al gruppo dei cubisti.
Nel 1923 Ambroise Vollard propone a Marc Chagall la realizzazione
dell’edizione illustrata di Le anime morte, romanzo incompiuto di Nikolaj
Gogol che racconta con tono satirico le avventure di un truffatore della
provincia russa del 1820.
Dal 1927 Chagall è impegnato nella creazione di 107 acqueforti e 96
tavole, tirate dall’incisore Louis Fort, con la direzione artistica di Vollard.
L’opera fu pubblicata a Parigi per le Edizioni Verve solo dopo la guerra nel
1947, da Tériade subentrato a Vollard, con la collaborazione di Ida
Chagall.
Marc Chagall nel realizzare le tavole per Le anime morte si attiene in
maniera minuziosa al dettato letterario di Gogol, entrambi nutrono un
gusto per il dettaglio aneddotico e il realismo fantastico del romanzo trova
una corrispondenza con la cultura rurale russa natia
dell’artista. La caratterizzazione dei personaggi del racconto permette a
Chagall di inventare fisionomie, gesti e pose che evocano la caricatura di
Honoré Daumier, artista francese celebre per le sue satiriche incisioni, in
linea con il tono moraleggiante del romanzo. Inoltre, nella costruzione
delle scene, l’artista disarticola l’ordine narrativo esaltando i personaggi
marginali piuttosto che i protagonisti.
Le Favole di Jacques La Fontaine
Le Favole furono il secondo ciclo di incisioni commissionate da Ambroise
Vollard a Chagall, dopo Le anime morte. Il soggetto di questo ciclo sono
Le Favole di Jean La Fontaine pubblicate nella prima edizione nel 1668
diventando un classico della cultura francese.
Chagall lavorerà ad un totale di cento acqueforti dal 1927 al 1930 ma
saranno pubblicate solo nel 1952 dall’editore greco Tériade che prese il
posto di Vollard, scomparso nel 1939.
Jean de La Fontaine per Le Favole si ispira a Esopo, Fedro e alle tradizioni
medievali e orientali, per tracciare un ritratto dei suoi vizi e virtù della
natura umana, facendo parlare gli animali. Invece di concentrarsi sull’aspetto morale dei racconti, Chagall è più interessato agli aspetti fantastici e
mitologici di un universo altro dove animali e esseri umani comunicano,
interagiscono e vivono insieme.
Dal punto di vista stilistico Le Favole rappresentano un’innovazione nel
linguaggio di Chagall. Le tavole si differenziano dai lavori precedenti per
l’abbandono del segno deciso e graffiante delle Anime morte a favore di un
approccio più pittorico. Le illustrazioni sembrano replicare attraverso i
mezzi dell’acquaforte la vivacità cromatica e il segno vaporoso delle tempere
che servirono come studio preliminare.
Le figure occupano lo spazio con un forte dinamismo e si stagliano sullo
sfondo con un accentuato contrasto tra bianchi e neri.
Chagall nella scelta dei soggetti si concentra più sull’intensità pittorica della
scena che sulla descrizione del momento d’azione del racconto, in essi
confluiscono i ricordi della vita contadina russa che si fondono con i
paesaggi e le fattorie del mondo contadino francese.
Nel clima nazionalistico dell’epoca la scelta di Vollard di affidare a un
artista russo l’illustrazione di queste famose favole francesi fu vista come
antipatriottica, al punto che venne istituita un’interrogazione parlamentare. L’editore fu costretto a giustificarsi in un articolo: “Perché Chagall? […]
Proprio perché la sua estetica mi sembra molto vicina e in un certo senso
affine a quella di La Fontaine, insieme densa e sottile, realistica e fantastica”.
La Bibbia
La collaborazione tra Ambroise Vollard e Marc Chagall continua nel 1931
con il progetto La Bibbia. Per la realizzazione delle illustrazioni l’artista
parte per un viaggio tra l’Egitto, la Siria e la Palestina dove incontra e
studia l’iconografia dell’Antico Testamento ebraico, un pellegrinaggio che
si rivela una ricerca delle radici spirituali biografiche.
Poco prima del conflitto mondiale, nel 1939, arriva fino in Olanda sulle
orme di Rembrandt van Rijn, pittore che si è distinto anche per la sua
produzione grafica, che condiziona il linguaggio grafico e pittorico delle
nuove incisioni.
L’opera La Bibbia prende forma quando Chagall approda in America nel
1952, per ripararsi dalle persecuzioni antisemite. Nella sua interezza La
Bibbia si compone di 105 acqueforti concluse in Francia che Tériade
acquista dagli eredi, pubblicate in seguito nel 1957.
In queste tavole la luce è fortemente simbolica e orientaleggiante, lo stile
incline al messaggio biblico ma con una interpretazione nuova e moderna.
Per la prima volta nella produzione di Chagall vediamo emergere i temi
religiosi chiaramente, non più nascosti nel suo immaginario. Il progetto La
Bibbia diventa un pretesto per esprimere le sue radici biografiche, Chagall
proviene infatti da una famiglia tradizionale chassidica dal quale assorbe i
valori e lo spirito religioso.
L’eredità culturale gli permette di affrontare il testo della Bibbia non
seguendo dei dogmi ma esprimendo la parola come esperienza personale e
interiore, vivendo la vita attraverso la saggezza del testo sacro. La Bibbia per
l’artista è la fonte poetica più grande di tutti i tempi, una risonanza della
natura, un enigma che ha sempre cercato di trasmettere con la sua arte.
Dessins pour la Bible
I Dessins puor la Bible sono composti da 96 disegni inediti che Marc
Chagall eseguì tra il 1958 e il 1959. Queste litografie sono state pubblicate
nel 1960 per un numero speciale della rivista Verve di Parigi per i n. 37 e
38, con una prefazione di Gaston Bachelard, filosofo della scienza e della
poesia francese. Inoltre per questa produzione Chagall realizzò appositamente 47 litografie originali: 24 fuori testo, la copertina a colori e 22
stampe in bianco e nero.
L’atelier di Fernand Mourlot si occupò delle tirature, tra le quali se ne
conta una firmata e 50 esemplari su carta Velìn d’Archès, una tipologia di
carta usata per l’incisione e la stampa litografica che preserva la lucentezza
e la trasparenza dei colori, oltre a 10 prove riservate all’artista.
Le tematiche di questa produzione proseguono sulla linea teorica e simbolica del progetto La Bibbia: ritornano i temi legati all’ Antico Testamento ma
con una maggiore dedizione verso il colore e il suo valore simbolico, più
vicine a un dipinto piuttosto che a un’opera grafica. Questo effetto è
dovuto anche al sapiente uso della tecnica litografica.
Lo chassid è un uomo pio della tradizione chassidica che privilegia il
rapporto diretto dell’individuo con Dio e la lettura di testi sacri senza una
mediazione. Una religiosità più semplice e allo stesso tempo più immediata
che si traduce come una delle componenti portanti per la sua poetica. Il
misticismo diventa un mondo onirico in cui i protagonisti sono uomini in
abiti tradizionali, le case popolari, un mondo yiddish. Gli anni in cui
l’artista si cimenta nello studio dell’Antico Testamento sono proprio gli
anni dell’antisemitismo nazista a causa dei quali Chagall è costretto a
scappare in America.
Chagall 1957
In occasione del suo settantesimo compleanno Chagall realizza una serie di
tredici litografie per accompagnare una sua monografia a cura del critico
d’arte Jacques Lassaigne pubblicato a Parigi da Maeght Editeur.
In questo ciclo del 1957 Chagall riprende i grandi temi che lo hanno
interessato nel corso della sua opera: l’amore, la religione, il sogno, il circo
e il ricordo dell’infanzia russa. Nel ritornare su questi soggetti l’artista
adotta con straordinaria libertà composizioni, segni grafici e cromatismi
molto diversi. L’esemplare uso del colore ricorda gli audaci accostamenti
delle opere di Henri Matisse e Robert Delaunay che lo colpirono profondamente al suo arrivo a Parigi.
In La maternità e il centauro la scena è accesa dal carattere espressionista
del colore, tuttavia l’opera risponde a una rete di sensazioni come la
sospensione, la discesa, il raffreddamento, che parlano del male del suo
paese dell’affievolimento dei sentimenti e infine della morte. Chagall
mescola sempre ironia e malinconia, attraverso una pittura della memoria,
in un presente senza tempo, segnato dalle punizioni dei pogrom e dalle
vessazioni zariste nei confronti degli ebrei. Lo sradicamento e l’esilio si
percepiscono grazie all’uso delle figure esili, quasi trasportate dalle correnti
e al contrasto dei colori complementari verde/rosso.
Il tema degli amanti persiste nel percorso dell’artista a partire dal suo
primo soggiorno parigino negli anni Dieci. La torre Eiffel in verde riflette
il romanticismo che Chagall nutriva per la città in cui ha vissuto e lavorato
per buona parte della sua vita. Le forme e i colori semplici di quest’opera
offrono una lente immediata attraverso la quale guardare l’intimità giustapposta all’architettura riconoscibile della Torre Eiffel. Le figure degli amanti
fanno inoltre capolino in Mazzo di fiori blu e nero e Il gallo rosso per
segnare emotivamente le composizioni. Nella litografia Un pesce blu la
relazione di coppia viene letta alla luce del processo di ibridazione e
metamorfosi
tra umano e animale già affrontata nelle Favole. Qui il dialogo tra amanti
acquista una dimensione cosmica, le figure umane fuse con quelle animali
si librano sopra i tetti del suo villaggio natale.
Chagall 1960
Durante gli anni ’60, Chagall continua a sperimentare le sue tecniche
espressive, dedicandosi sempre più alle opere di committenza pubblica,
infatti mentre a Parigi l’editore Tériade pubblica l’opera Dafni e Cloe,
illustrata con le sue litografie, a Gerusalemme si inaugurano le 12 vetrate
della Sinagoga del Cento medico Hadassah, dedicate all’iconografia delle
12 tribù d’Israele.
Nel 1963 su richiesta di AndréMalraux, Chagall comincia a lavorare alle
decorazioni del soffitto del teatro dell’Opéra Garnier di Parigi, eseguendo
umerose serie di bronzetti preparatori. Il progetto, che all’epoca destò
grande scalpore, a causa dell’eterna diatriba tra classico e moderno, è
inaugurato solo un anno dopo, al cospetto del Generale De Gaulle.
Questo ciclo si snoda lungo due ordini di anelli in senso circolare, e
armonico, come un componimento, e si può leggere infatti come una
Ruota della Vita, in cui si alternano tragedie e rinascite. Nel complesso è
una rappresentazione dell’Universo, dedicata all’opera di 14 compositori,
tra cui Mozart, Ravel, Debussy, Tchaikovsky, Bizet, Verdi, Stravinsky e
Beethoven.
Nel 1966 l’artista lascia Vence per trasferirsi a Saint-Paul; intanto intraprende l’esecuzione di due grandi decorazioni murali destinate al Metropolitan Opera di New York, inaugurate nel 1967 e contemporaneamente
lavora alle scene e ai costumi per Il Flauto Magico, di Mozart, la cui prima
rappresentazione si svolge il 19 febbraio. Nello stesso periodo Marc e Vava
Chagall donano Messaggio Biblico al Louvre di Parigi.
L’anno seguente, mentre Tériade pubblica Il circo con illustrazioni in
litografia, Chagall intensifica la sua produzione di opere monumentali
realizzando un mosaico di tre metri per undici, sul tema di Ulisse, destinato all’Università di Diritto e Scienze Economiche di Nizza, oltre a diverse
vetrate per il triforio del transetto nord della Cattedrale di Metz.
Il 18 giugno del 1969 inaugura a Gerusalemme il nuovo Parlamento, per
cui Chagall realizza: un impressionante pavimento musivo, un’opera
murale utilizzando la stessa tecnica dal titolo Il Muro del Pianto e inoltre
tre giganteschi arazzi, raffiguranti scene bibliche, che da soli occupano una
superficie di cento metri quadri. Come per il ciclo della sinagoga, si
riaccende ancora una volta l’interesse dell’artista per l’Antico Testamento,
grande protagonista della sua produzione di quegli anni; in questo caso,
rispetto alle vetrate, le scene risultano eseguite con un tratto decisamente
più figurativo che geometrico, probabilmente per la differenza tecnica, e
inoltre emerge dalle pareti il brulichio incessante di personaggi, forse con
la scelta voluta di rimandare all’osservatore il senso di comunità e appartenenza.
Ufficio stampa
Comune di Otranto
Valentina Vantaggiato
ufficiostampa@comune.otranto.le.it
Orari di apertura
Dal 31/03 al 30/05 e dal 1/10 al 5/11 orari 10-13 e 15-18
Sabato, domenica e festivi orario 10-20
Dal 1/06 al 30/06 e dal 18/09 al 30/09 orario 10-22
Dal 1/07 al 17/09 orario 10-24
Tariffe
Ticket intero 12,00 €
Ticket ridotto (gruppi di 12 persone, convenzioni,
possessori Otranto Card) 9,00 €
Ticket ridotto per minori di anni 18, residenti nel
Comune di Otranto, convenzioni 7,00 €
Ticket scolaresche 3,00 €
Gratuito per:
• Minori di anni 18 in visita con i genitori (ticket famiglia)
• Minori di anni 6, guide turistiche munite di patentino (con gruppo)
• Persone con disabilità e loro accompagnatore
La magia di Marc Chagall tra realtà e surrealtà
Castello Aragonese di Otranto
30 marzo – 5 novembre 2023
Presentazione e inaugurazione della mostra
alla presenza di - dott.ssa Vincenza Filippi, commissario straordinario del Comune di
Otranto;
Insieme a Pablo Picasso, Salvador Dalì e Marcel Duchamp, l’artista Marc
Chagall è stato uno dei grandi innovatori dell’immaginario culturale e
visivo del Novecento. Chi non ha mai sognato una volta nella vita osservando i suoi cavalli volanti, le spose in cielo e i corpi
antropomorfi cari alla sua cultura ebraica, osservando una delle sue opere?
La mostra nel Castello Aragonese di Otranto, promossa dal Comune con
Global Art e Guastalla Centro Arte – con la progettazione grafica e il
coordinamento allestitivo di Carlo Contino Circolone e la consulenza
scientifica e layout allestimento di Antonio Mangia –, intende ripercorrere
attraverso apparati biografici, suggestioni e narrazioni a più voci la sua
lunga storia di uomo e di artista mediante una selezione ragionata di opere
di varie datazioni.
Sale tematiche accompagneranno il visitatore alla scoperta del genio di
Chagall, mentre contenuti testuali – redatti dai giovani critici d’arte
Simone Melis, Angelica Raho e Giulia Russo – consentiranno al pubblico
di conoscere profondamente il pensiero, la vita e la bellezza nascosta nelle
pieghe delle sue opere, circa ottanta tra acqueforti e litografie originali
(tecniche molto amate dal maestro), firmate e numerate dall’artista.
La mostra sarà pertanto l’occasione per una progettualità ampia, in grado
di generare dialogo, confronto, crescita.
Le sale del Castello Aragonese di Otranto diventeranno così scrigni di
opere, bellezza, complessità, grazie a questa mostra in grado di generare
occasioni di confronto serrato: il progetto prevede infatti un ciclo di
appuntamenti collaterali fondamentali per la migliore riuscita della
mostra e della sua conoscenza tra gli addetti ai lavori e il grande pubblico.
Naturalmente tutti i contenuti testuali in mostra saranno in Italiano e in
Inglese.
“Con vivo piacere ospitiamo quest’anno, dalla primavera all’autunno, una mostra
di Marc Chagall nel Castello, artista poliedrico e visionario genio che ha innovato
profondamente l’arte del Novecento.
Un allestimento curato nei minimi dettagli nelle sale al primo piano completamente rinnovate.
Uno stile personalissimo, quello di Chagall, ispirato al mondo dei sogni e caratterizzato da una fortissima vena poetica.
Durante la sua carriera, privilegiò sempre alcune tematiche profondamente legate
al proprio mondo interiore, con la marcata tendenza ad accostare simbolicamente,
attraverso anche visioni oniriche, persone e cose.
Mi auguro che i visitatori possano apprezzare la nostra proposta per il 2023”,
afferma il Commissario straordinario del Comune di Otranto dott.ssa
Vincenza Filippi.
Profilo biografico dell’artista Marc Chagall (1887-1985)
Marc Chagall nasce nei pressi di Vitebsk, in Bielorussia in una famiglia
modesta di religione ebraica, è il 7 luglio del 1887. Il suo destino è diventare mercante, come il padre, ma ottiene la possibilità di frequentare lo
studio di un artista locale, il pittore Yehuda Pen, dove inizia la sua formazione.
Lavora nel frattempo come apprendista ritoccatore presso due fotografi del
posto, fino a che nel 1907 si trasferisce a San Pietroburgo, dove vive tra
mille difficoltà, e riesce a completare gli studi nell’atelier di Léon Bakst.
Nel 1908 una mostra di opere d’arte russe e francesi in cui sono esposti
dipinti di Van Gogh, Cézanne, Matisse, Braque, Derain, lo colpisce
profondamente, ma riesce a trasferirsi a Parigi solo nel 1910, grazie all’aiuto di un mecenate.
Si sistema alla Ruche, un complesso in cui si affollano un centinaio di
artisti provenienti dall’Europa intera, tra cui Modigliani, Soutine, Léger,
Archipenko, Laurens. A Parigi si avvia una stagione florida, alimentata
anche dall’amicizia con personaggi di spicco come Apollinaire,
Jacob, Cendrars. Nascono qui i primi capolavori in cui si legge l’influenza
del cubismo, mitigata però sempre dall’interesse per il lato invisibile della
forma e dello spirito.
Tra il 1911 e il 1913 espone al Salon des Indépendants e al Salon d’Automne, poi nel 1914 finalmente la prima personale a Berlino alla Galerie Der
Sturm, grazie all’interessamento di Apollinaire che lo presenta al mercante
e letterato Herwarth Walden. Conclusasi la
mostra torna in Russia, per quello che doveva essere un breve viaggio che
invece la guerra trasforma in un lunghissimo soggiorno. Le sue opere
restano in Germania, dove verranno conosciute e apprezzate da Marc,
Kandinskij e Kokoschka.
Nel 1915 sposa Bella Rosenfeld, figlia di un facoltoso gioielliere ebreo di
Vitebsk, che insieme alla piccola Ida, la loro primogenita, diventa il
soggetto di molte opere.
Durante gli anni della guerra espone a Mosca e a San Pietroburgo, illustra
libri e giornali. Con la rivoluzione d’ottobre gli viene offerta la carica di
commissario per le Belle Arti, che rifiuta per rientrare a Vitebsk. Qui apre
una scuola d’arte, ma il suo rapporto con gli altri insegnanti – in particolare con Malevic – è così difficile che si dimette e si trasferisce a Mosca, dove
tra il 1919 e il 1920 lavora alle decorazioni del Teatro Ebraico e insegna
pittura agli orfani di guerra.
Nel 1922 riesce a lasciare la Russia e si trasferisce a Berlino, dove incide
per conto di Cassirer, 20 tavole per Mein Leben, l’autobiografia.
Di lì a poco si sposta a Parigi, chiamato da Cendrars, e incontra Vollard,
dove nel 1924 si tiene la sua prima retrospettiva. Tra il 1925 e la fine degli
anni Trenta si dedica soprattutto ai lavori su carta: incisioni acquerelli e
tempere, culminanti poi nel ciclo di illustrazioni per La Bibbia.
Negli anni Trenta viaggia moltissimo tra Palestina, Europa e visita l’Italia.
Allo scoppio della guerra si trasferisce fuori Parigi e nel 1941 abbandona il
Vecchio Continente per gli Stati Uniti, dove riscuote importanti consensi,
lavorando per scenografie e costumi per balletti. Qui nel 1944 perde Bella,
la sua prima moglie.
Nel 1946, mentre il MoMA di New York gli dedica una grande mostra,
torna brevemente in Francia, dove si trasferirà definitivamente dal 1947.
Si stabilisce a Vence, dove si dedica alla ceramica e frequenta Matisse e
Picasso, insieme al famoso mercante Aimé Maeght. Dal 1951 inizia a
occuparsi anche di scultura.
In seguito alle seconde nozze con Vava Brodskij, si apre per Chagall una
nuova feconda stagione di esibizioni in Europa, Stati Uniti e Unione
Sovietica, con l’aggiunta di numerose commissioni pubbliche.
Nel 1973 si inaugura a Nizza il Musée National Message Biblique Marc
Chagall e nel 1977 riceve la Legion d’onore.
Chagall, ormai novantasettenne, muore nel 1985 a Saint-Paul-de-Vence.
Sezioni della mostra La magia di Marc Chagall tra realtà e surrealtà
Le anime morte
L’attività da incisore di Marc Chagall ha inizio negli anni Venti del Novecento, quando lascia la Russia per trasferirsi a Berlino. La Germania ha
infatti una grande tradizione storico artistica nel campo dell’incisione oltre
a numerose stamperie su cui l’artista poteva contare.
Il suo primo incarico da incisore gli è stato commissionato da Paul Cassirer, importante editore berlinese, per cui Chagall realizza venti fogli in
puntasecca avvalendosi della collaborazione con il pittore e incisore
Hermann Struck.
Mein Leben – 20 Redierungen (La mia vita – 20 Incisioni) viene pubblicato
da Cassirer nel 1923. Il successo di quest’opera editoriale gli permette di
entrare in contatto con Ambroise Vollard, mercante e gallerista francese
celebre per il sostegno al gruppo dei cubisti.
Nel 1923 Ambroise Vollard propone a Marc Chagall la realizzazione
dell’edizione illustrata di Le anime morte, romanzo incompiuto di Nikolaj
Gogol che racconta con tono satirico le avventure di un truffatore della
provincia russa del 1820.
Dal 1927 Chagall è impegnato nella creazione di 107 acqueforti e 96
tavole, tirate dall’incisore Louis Fort, con la direzione artistica di Vollard.
L’opera fu pubblicata a Parigi per le Edizioni Verve solo dopo la guerra nel
1947, da Tériade subentrato a Vollard, con la collaborazione di Ida
Chagall.
Marc Chagall nel realizzare le tavole per Le anime morte si attiene in
maniera minuziosa al dettato letterario di Gogol, entrambi nutrono un
gusto per il dettaglio aneddotico e il realismo fantastico del romanzo trova
una corrispondenza con la cultura rurale russa natia
dell’artista. La caratterizzazione dei personaggi del racconto permette a
Chagall di inventare fisionomie, gesti e pose che evocano la caricatura di
Honoré Daumier, artista francese celebre per le sue satiriche incisioni, in
linea con il tono moraleggiante del romanzo. Inoltre, nella costruzione
delle scene, l’artista disarticola l’ordine narrativo esaltando i personaggi
marginali piuttosto che i protagonisti.
Le Favole di Jacques La Fontaine
Le Favole furono il secondo ciclo di incisioni commissionate da Ambroise
Vollard a Chagall, dopo Le anime morte. Il soggetto di questo ciclo sono
Le Favole di Jean La Fontaine pubblicate nella prima edizione nel 1668
diventando un classico della cultura francese.
Chagall lavorerà ad un totale di cento acqueforti dal 1927 al 1930 ma
saranno pubblicate solo nel 1952 dall’editore greco Tériade che prese il
posto di Vollard, scomparso nel 1939.
Jean de La Fontaine per Le Favole si ispira a Esopo, Fedro e alle tradizioni
medievali e orientali, per tracciare un ritratto dei suoi vizi e virtù della
natura umana, facendo parlare gli animali. Invece di concentrarsi sull’aspetto morale dei racconti, Chagall è più interessato agli aspetti fantastici e
mitologici di un universo altro dove animali e esseri umani comunicano,
interagiscono e vivono insieme.
Dal punto di vista stilistico Le Favole rappresentano un’innovazione nel
linguaggio di Chagall. Le tavole si differenziano dai lavori precedenti per
l’abbandono del segno deciso e graffiante delle Anime morte a favore di un
approccio più pittorico. Le illustrazioni sembrano replicare attraverso i
mezzi dell’acquaforte la vivacità cromatica e il segno vaporoso delle tempere
che servirono come studio preliminare.
Le figure occupano lo spazio con un forte dinamismo e si stagliano sullo
sfondo con un accentuato contrasto tra bianchi e neri.
Chagall nella scelta dei soggetti si concentra più sull’intensità pittorica della
scena che sulla descrizione del momento d’azione del racconto, in essi
confluiscono i ricordi della vita contadina russa che si fondono con i
paesaggi e le fattorie del mondo contadino francese.
Nel clima nazionalistico dell’epoca la scelta di Vollard di affidare a un
artista russo l’illustrazione di queste famose favole francesi fu vista come
antipatriottica, al punto che venne istituita un’interrogazione parlamentare. L’editore fu costretto a giustificarsi in un articolo: “Perché Chagall? […]
Proprio perché la sua estetica mi sembra molto vicina e in un certo senso
affine a quella di La Fontaine, insieme densa e sottile, realistica e fantastica”.
La Bibbia
La collaborazione tra Ambroise Vollard e Marc Chagall continua nel 1931
con il progetto La Bibbia. Per la realizzazione delle illustrazioni l’artista
parte per un viaggio tra l’Egitto, la Siria e la Palestina dove incontra e
studia l’iconografia dell’Antico Testamento ebraico, un pellegrinaggio che
si rivela una ricerca delle radici spirituali biografiche.
Poco prima del conflitto mondiale, nel 1939, arriva fino in Olanda sulle
orme di Rembrandt van Rijn, pittore che si è distinto anche per la sua
produzione grafica, che condiziona il linguaggio grafico e pittorico delle
nuove incisioni.
L’opera La Bibbia prende forma quando Chagall approda in America nel
1952, per ripararsi dalle persecuzioni antisemite. Nella sua interezza La
Bibbia si compone di 105 acqueforti concluse in Francia che Tériade
acquista dagli eredi, pubblicate in seguito nel 1957.
In queste tavole la luce è fortemente simbolica e orientaleggiante, lo stile
incline al messaggio biblico ma con una interpretazione nuova e moderna.
Per la prima volta nella produzione di Chagall vediamo emergere i temi
religiosi chiaramente, non più nascosti nel suo immaginario. Il progetto La
Bibbia diventa un pretesto per esprimere le sue radici biografiche, Chagall
proviene infatti da una famiglia tradizionale chassidica dal quale assorbe i
valori e lo spirito religioso.
L’eredità culturale gli permette di affrontare il testo della Bibbia non
seguendo dei dogmi ma esprimendo la parola come esperienza personale e
interiore, vivendo la vita attraverso la saggezza del testo sacro. La Bibbia per
l’artista è la fonte poetica più grande di tutti i tempi, una risonanza della
natura, un enigma che ha sempre cercato di trasmettere con la sua arte.
Dessins pour la Bible
I Dessins puor la Bible sono composti da 96 disegni inediti che Marc
Chagall eseguì tra il 1958 e il 1959. Queste litografie sono state pubblicate
nel 1960 per un numero speciale della rivista Verve di Parigi per i n. 37 e
38, con una prefazione di Gaston Bachelard, filosofo della scienza e della
poesia francese. Inoltre per questa produzione Chagall realizzò appositamente 47 litografie originali: 24 fuori testo, la copertina a colori e 22
stampe in bianco e nero.
L’atelier di Fernand Mourlot si occupò delle tirature, tra le quali se ne
conta una firmata e 50 esemplari su carta Velìn d’Archès, una tipologia di
carta usata per l’incisione e la stampa litografica che preserva la lucentezza
e la trasparenza dei colori, oltre a 10 prove riservate all’artista.
Le tematiche di questa produzione proseguono sulla linea teorica e simbolica del progetto La Bibbia: ritornano i temi legati all’ Antico Testamento ma
con una maggiore dedizione verso il colore e il suo valore simbolico, più
vicine a un dipinto piuttosto che a un’opera grafica. Questo effetto è
dovuto anche al sapiente uso della tecnica litografica.
Lo chassid è un uomo pio della tradizione chassidica che privilegia il
rapporto diretto dell’individuo con Dio e la lettura di testi sacri senza una
mediazione. Una religiosità più semplice e allo stesso tempo più immediata
che si traduce come una delle componenti portanti per la sua poetica. Il
misticismo diventa un mondo onirico in cui i protagonisti sono uomini in
abiti tradizionali, le case popolari, un mondo yiddish. Gli anni in cui
l’artista si cimenta nello studio dell’Antico Testamento sono proprio gli
anni dell’antisemitismo nazista a causa dei quali Chagall è costretto a
scappare in America.
Chagall 1957
In occasione del suo settantesimo compleanno Chagall realizza una serie di
tredici litografie per accompagnare una sua monografia a cura del critico
d’arte Jacques Lassaigne pubblicato a Parigi da Maeght Editeur.
In questo ciclo del 1957 Chagall riprende i grandi temi che lo hanno
interessato nel corso della sua opera: l’amore, la religione, il sogno, il circo
e il ricordo dell’infanzia russa. Nel ritornare su questi soggetti l’artista
adotta con straordinaria libertà composizioni, segni grafici e cromatismi
molto diversi. L’esemplare uso del colore ricorda gli audaci accostamenti
delle opere di Henri Matisse e Robert Delaunay che lo colpirono profondamente al suo arrivo a Parigi.
In La maternità e il centauro la scena è accesa dal carattere espressionista
del colore, tuttavia l’opera risponde a una rete di sensazioni come la
sospensione, la discesa, il raffreddamento, che parlano del male del suo
paese dell’affievolimento dei sentimenti e infine della morte. Chagall
mescola sempre ironia e malinconia, attraverso una pittura della memoria,
in un presente senza tempo, segnato dalle punizioni dei pogrom e dalle
vessazioni zariste nei confronti degli ebrei. Lo sradicamento e l’esilio si
percepiscono grazie all’uso delle figure esili, quasi trasportate dalle correnti
e al contrasto dei colori complementari verde/rosso.
Il tema degli amanti persiste nel percorso dell’artista a partire dal suo
primo soggiorno parigino negli anni Dieci. La torre Eiffel in verde riflette
il romanticismo che Chagall nutriva per la città in cui ha vissuto e lavorato
per buona parte della sua vita. Le forme e i colori semplici di quest’opera
offrono una lente immediata attraverso la quale guardare l’intimità giustapposta all’architettura riconoscibile della Torre Eiffel. Le figure degli amanti
fanno inoltre capolino in Mazzo di fiori blu e nero e Il gallo rosso per
segnare emotivamente le composizioni. Nella litografia Un pesce blu la
relazione di coppia viene letta alla luce del processo di ibridazione e
metamorfosi
tra umano e animale già affrontata nelle Favole. Qui il dialogo tra amanti
acquista una dimensione cosmica, le figure umane fuse con quelle animali
si librano sopra i tetti del suo villaggio natale.
Chagall 1960
Durante gli anni ’60, Chagall continua a sperimentare le sue tecniche
espressive, dedicandosi sempre più alle opere di committenza pubblica,
infatti mentre a Parigi l’editore Tériade pubblica l’opera Dafni e Cloe,
illustrata con le sue litografie, a Gerusalemme si inaugurano le 12 vetrate
della Sinagoga del Cento medico Hadassah, dedicate all’iconografia delle
12 tribù d’Israele.
Nel 1963 su richiesta di AndréMalraux, Chagall comincia a lavorare alle
decorazioni del soffitto del teatro dell’Opéra Garnier di Parigi, eseguendo
umerose serie di bronzetti preparatori. Il progetto, che all’epoca destò
grande scalpore, a causa dell’eterna diatriba tra classico e moderno, è
inaugurato solo un anno dopo, al cospetto del Generale De Gaulle.
Questo ciclo si snoda lungo due ordini di anelli in senso circolare, e
armonico, come un componimento, e si può leggere infatti come una
Ruota della Vita, in cui si alternano tragedie e rinascite. Nel complesso è
una rappresentazione dell’Universo, dedicata all’opera di 14 compositori,
tra cui Mozart, Ravel, Debussy, Tchaikovsky, Bizet, Verdi, Stravinsky e
Beethoven.
Nel 1966 l’artista lascia Vence per trasferirsi a Saint-Paul; intanto intraprende l’esecuzione di due grandi decorazioni murali destinate al Metropolitan Opera di New York, inaugurate nel 1967 e contemporaneamente
lavora alle scene e ai costumi per Il Flauto Magico, di Mozart, la cui prima
rappresentazione si svolge il 19 febbraio. Nello stesso periodo Marc e Vava
Chagall donano Messaggio Biblico al Louvre di Parigi.
L’anno seguente, mentre Tériade pubblica Il circo con illustrazioni in
litografia, Chagall intensifica la sua produzione di opere monumentali
realizzando un mosaico di tre metri per undici, sul tema di Ulisse, destinato all’Università di Diritto e Scienze Economiche di Nizza, oltre a diverse
vetrate per il triforio del transetto nord della Cattedrale di Metz.
Il 18 giugno del 1969 inaugura a Gerusalemme il nuovo Parlamento, per
cui Chagall realizza: un impressionante pavimento musivo, un’opera
murale utilizzando la stessa tecnica dal titolo Il Muro del Pianto e inoltre
tre giganteschi arazzi, raffiguranti scene bibliche, che da soli occupano una
superficie di cento metri quadri. Come per il ciclo della sinagoga, si
riaccende ancora una volta l’interesse dell’artista per l’Antico Testamento,
grande protagonista della sua produzione di quegli anni; in questo caso,
rispetto alle vetrate, le scene risultano eseguite con un tratto decisamente
più figurativo che geometrico, probabilmente per la differenza tecnica, e
inoltre emerge dalle pareti il brulichio incessante di personaggi, forse con
la scelta voluta di rimandare all’osservatore il senso di comunità e appartenenza.
Ufficio stampa
Comune di Otranto
Valentina Vantaggiato
ufficiostampa@comune.otranto.le.it
Orari di apertura
Dal 31/03 al 30/05 e dal 1/10 al 5/11 orari 10-13 e 15-18
Sabato, domenica e festivi orario 10-20
Dal 1/06 al 30/06 e dal 18/09 al 30/09 orario 10-22
Dal 1/07 al 17/09 orario 10-24
Tariffe
Ticket intero 12,00 €
Ticket ridotto (gruppi di 12 persone, convenzioni,
possessori Otranto Card) 9,00 €
Ticket ridotto per minori di anni 18, residenti nel
Comune di Otranto, convenzioni 7,00 €
Ticket scolaresche 3,00 €
Gratuito per:
• Minori di anni 18 in visita con i genitori (ticket famiglia)
• Minori di anni 6, guide turistiche munite di patentino (con gruppo) - • Persone con disabilità e loro accompagnatore