La magia di Marc Chagall tra realtà e surrealtà Castello Aragonese di Otranto 30 marzo – 5 novembre 2023

La magia di Marc Chagall tra realtà e surrealtà
Castello Aragonese di Otranto
30 marzo – 5 novembre 2023
Presentazione e inaugurazione della mostra
alla presenza di

  • dott.ssa Vincenza Filippi, commissario straordinario del Comune di
    Otranto;
    Insieme a Pablo Picasso, Salvador Dalì e Marcel Duchamp, l’artista Marc
    Chagall è stato uno dei grandi innovatori dell’immaginario culturale e
    visivo del Novecento. Chi non ha mai sognato una volta nella vita osservando i suoi cavalli volanti, le spose in cielo e i corpi
    antropomorfi cari alla sua cultura ebraica, osservando una delle sue opere?
    La mostra nel Castello Aragonese di Otranto, promossa dal Comune con
    Global Art e Guastalla Centro Arte – con la progettazione grafica e il
    coordinamento allestitivo di Carlo Contino Circolone e la consulenza
    scientifica e layout allestimento di Antonio Mangia –, intende ripercorrere
    attraverso apparati biografici, suggestioni e narrazioni a più voci la sua
    lunga storia di uomo e di artista mediante una selezione ragionata di opere
    di varie datazioni.
    Sale tematiche accompagneranno il visitatore alla scoperta del genio di
    Chagall, mentre contenuti testuali – redatti dai giovani critici d’arte
    Simone Melis, Angelica Raho e Giulia Russo – consentiranno al pubblico
    di conoscere profondamente il pensiero, la vita e la bellezza nascosta nelle
    pieghe delle sue opere, circa ottanta tra acqueforti e litografie originali
    (tecniche molto amate dal maestro), firmate e numerate dall’artista.
    La mostra sarà pertanto l’occasione per una progettualità ampia, in grado
    di generare dialogo, confronto, crescita.
    Le sale del Castello Aragonese di Otranto diventeranno così scrigni di
    opere, bellezza, complessità, grazie a questa mostra in grado di generare
    occasioni di confronto serrato: il progetto prevede infatti un ciclo di
    appuntamenti collaterali fondamentali per la migliore riuscita della
    mostra e della sua conoscenza tra gli addetti ai lavori e il grande pubblico.
    Naturalmente tutti i contenuti testuali in mostra saranno in Italiano e in
    Inglese.
    “Con vivo piacere ospitiamo quest’anno, dalla primavera all’autunno, una mostra
    di Marc Chagall nel Castello, artista poliedrico e visionario genio che ha innovato
    profondamente l’arte del Novecento.
    Un allestimento curato nei minimi dettagli nelle sale al primo piano completamente rinnovate.
    Uno stile personalissimo, quello di Chagall, ispirato al mondo dei sogni e caratterizzato da una fortissima vena poetica.
    Durante la sua carriera, privilegiò sempre alcune tematiche profondamente legate
    al proprio mondo interiore, con la marcata tendenza ad accostare simbolicamente,
    attraverso anche visioni oniriche, persone e cose.
    Mi auguro che i visitatori possano apprezzare la nostra proposta per il 2023”,
    afferma il Commissario straordinario del Comune di Otranto dott.ssa
    Vincenza Filippi.
    Profilo biografico dell’artista Marc Chagall (1887-1985)
    Marc Chagall nasce nei pressi di Vitebsk, in Bielorussia in una famiglia
    modesta di religione ebraica, è il 7 luglio del 1887. Il suo destino è diventare mercante, come il padre, ma ottiene la possibilità di frequentare lo
    studio di un artista locale, il pittore Yehuda Pen, dove inizia la sua formazione.
    Lavora nel frattempo come apprendista ritoccatore presso due fotografi del
    posto, fino a che nel 1907 si trasferisce a San Pietroburgo, dove vive tra
    mille difficoltà, e riesce a completare gli studi nell’atelier di Léon Bakst.
    Nel 1908 una mostra di opere d’arte russe e francesi in cui sono esposti
    dipinti di Van Gogh, Cézanne, Matisse, Braque, Derain, lo colpisce
    profondamente, ma riesce a trasferirsi a Parigi solo nel 1910, grazie all’aiuto di un mecenate.
    Si sistema alla Ruche, un complesso in cui si affollano un centinaio di
    artisti provenienti dall’Europa intera, tra cui Modigliani, Soutine, Léger,
    Archipenko, Laurens. A Parigi si avvia una stagione florida, alimentata
    anche dall’amicizia con personaggi di spicco come Apollinaire,
    Jacob, Cendrars. Nascono qui i primi capolavori in cui si legge l’influenza
    del cubismo, mitigata però sempre dall’interesse per il lato invisibile della
    forma e dello spirito.
    Tra il 1911 e il 1913 espone al Salon des Indépendants e al Salon d’Automne, poi nel 1914 finalmente la prima personale a Berlino alla Galerie Der
    Sturm, grazie all’interessamento di Apollinaire che lo presenta al mercante
    e letterato Herwarth Walden. Conclusasi la
    mostra torna in Russia, per quello che doveva essere un breve viaggio che
    invece la guerra trasforma in un lunghissimo soggiorno. Le sue opere
    restano in Germania, dove verranno conosciute e apprezzate da Marc,
    Kandinskij e Kokoschka.
    Nel 1915 sposa Bella Rosenfeld, figlia di un facoltoso gioielliere ebreo di
    Vitebsk, che insieme alla piccola Ida, la loro primogenita, diventa il
    soggetto di molte opere.
    Durante gli anni della guerra espone a Mosca e a San Pietroburgo, illustra
    libri e giornali. Con la rivoluzione d’ottobre gli viene offerta la carica di
    commissario per le Belle Arti, che rifiuta per rientrare a Vitebsk. Qui apre
    una scuola d’arte, ma il suo rapporto con gli altri insegnanti – in particolare con Malevic – è così difficile che si dimette e si trasferisce a Mosca, dove
    tra il 1919 e il 1920 lavora alle decorazioni del Teatro Ebraico e insegna
    pittura agli orfani di guerra.
    Nel 1922 riesce a lasciare la Russia e si trasferisce a Berlino, dove incide
    per conto di Cassirer, 20 tavole per Mein Leben, l’autobiografia.
    Di lì a poco si sposta a Parigi, chiamato da Cendrars, e incontra Vollard,
    dove nel 1924 si tiene la sua prima retrospettiva. Tra il 1925 e la fine degli
    anni Trenta si dedica soprattutto ai lavori su carta: incisioni acquerelli e
    tempere, culminanti poi nel ciclo di illustrazioni per La Bibbia.
    Negli anni Trenta viaggia moltissimo tra Palestina, Europa e visita l’Italia.
    Allo scoppio della guerra si trasferisce fuori Parigi e nel 1941 abbandona il
    Vecchio Continente per gli Stati Uniti, dove riscuote importanti consensi,
    lavorando per scenografie e costumi per balletti. Qui nel 1944 perde Bella,
    la sua prima moglie.
    Nel 1946, mentre il MoMA di New York gli dedica una grande mostra,
    torna brevemente in Francia, dove si trasferirà definitivamente dal 1947.
    Si stabilisce a Vence, dove si dedica alla ceramica e frequenta Matisse e
    Picasso, insieme al famoso mercante Aimé Maeght. Dal 1951 inizia a
    occuparsi anche di scultura.
    In seguito alle seconde nozze con Vava Brodskij, si apre per Chagall una
    nuova feconda stagione di esibizioni in Europa, Stati Uniti e Unione
    Sovietica, con l’aggiunta di numerose commissioni pubbliche.
    Nel 1973 si inaugura a Nizza il Musée National Message Biblique Marc
    Chagall e nel 1977 riceve la Legion d’onore.
    Chagall, ormai novantasettenne, muore nel 1985 a Saint-Paul-de-Vence.
    Sezioni della mostra La magia di Marc Chagall tra realtà e surrealtà
    Le anime morte
    L’attività da incisore di Marc Chagall ha inizio negli anni Venti del Novecento, quando lascia la Russia per trasferirsi a Berlino. La Germania ha
    infatti una grande tradizione storico artistica nel campo dell’incisione oltre
    a numerose stamperie su cui l’artista poteva contare.
    Il suo primo incarico da incisore gli è stato commissionato da Paul Cassirer, importante editore berlinese, per cui Chagall realizza venti fogli in
    puntasecca avvalendosi della collaborazione con il pittore e incisore
    Hermann Struck.
    Mein Leben – 20 Redierungen (La mia vita – 20 Incisioni) viene pubblicato
    da Cassirer nel 1923. Il successo di quest’opera editoriale gli permette di
    entrare in contatto con Ambroise Vollard, mercante e gallerista francese
    celebre per il sostegno al gruppo dei cubisti.
    Nel 1923 Ambroise Vollard propone a Marc Chagall la realizzazione
    dell’edizione illustrata di Le anime morte, romanzo incompiuto di Nikolaj
    Gogol che racconta con tono satirico le avventure di un truffatore della
    provincia russa del 1820.
    Dal 1927 Chagall è impegnato nella creazione di 107 acqueforti e 96
    tavole, tirate dall’incisore Louis Fort, con la direzione artistica di Vollard.
    L’opera fu pubblicata a Parigi per le Edizioni Verve solo dopo la guerra nel
    1947, da Tériade subentrato a Vollard, con la collaborazione di Ida
    Chagall.
    Marc Chagall nel realizzare le tavole per Le anime morte si attiene in
    maniera minuziosa al dettato letterario di Gogol, entrambi nutrono un
    gusto per il dettaglio aneddotico e il realismo fantastico del romanzo trova
    una corrispondenza con la cultura rurale russa natia
    dell’artista. La caratterizzazione dei personaggi del racconto permette a
    Chagall di inventare fisionomie, gesti e pose che evocano la caricatura di
    Honoré Daumier, artista francese celebre per le sue satiriche incisioni, in
    linea con il tono moraleggiante del romanzo. Inoltre, nella costruzione
    delle scene, l’artista disarticola l’ordine narrativo esaltando i personaggi
    marginali piuttosto che i protagonisti.
    Le Favole di Jacques La Fontaine
    Le Favole furono il secondo ciclo di incisioni commissionate da Ambroise
    Vollard a Chagall, dopo Le anime morte. Il soggetto di questo ciclo sono
    Le Favole di Jean La Fontaine pubblicate nella prima edizione nel 1668
    diventando un classico della cultura francese.
    Chagall lavorerà ad un totale di cento acqueforti dal 1927 al 1930 ma
    saranno pubblicate solo nel 1952 dall’editore greco Tériade che prese il
    posto di Vollard, scomparso nel 1939.
    Jean de La Fontaine per Le Favole si ispira a Esopo, Fedro e alle tradizioni
    medievali e orientali, per tracciare un ritratto dei suoi vizi e virtù della
    natura umana, facendo parlare gli animali. Invece di concentrarsi sull’aspetto morale dei racconti, Chagall è più interessato agli aspetti fantastici e
    mitologici di un universo altro dove animali e esseri umani comunicano,
    interagiscono e vivono insieme.
    Dal punto di vista stilistico Le Favole rappresentano un’innovazione nel
    linguaggio di Chagall. Le tavole si differenziano dai lavori precedenti per
    l’abbandono del segno deciso e graffiante delle Anime morte a favore di un
    approccio più pittorico. Le illustrazioni sembrano replicare attraverso i
    mezzi dell’acquaforte la vivacità cromatica e il segno vaporoso delle tempere
    che servirono come studio preliminare.
    Le figure occupano lo spazio con un forte dinamismo e si stagliano sullo
    sfondo con un accentuato contrasto tra bianchi e neri.
    Chagall nella scelta dei soggetti si concentra più sull’intensità pittorica della
    scena che sulla descrizione del momento d’azione del racconto, in essi
    confluiscono i ricordi della vita contadina russa che si fondono con i
    paesaggi e le fattorie del mondo contadino francese.
    Nel clima nazionalistico dell’epoca la scelta di Vollard di affidare a un
    artista russo l’illustrazione di queste famose favole francesi fu vista come
    antipatriottica, al punto che venne istituita un’interrogazione parlamentare. L’editore fu costretto a giustificarsi in un articolo: “Perché Chagall? […]
    Proprio perché la sua estetica mi sembra molto vicina e in un certo senso
    affine a quella di La Fontaine, insieme densa e sottile, realistica e fantastica”.
    La Bibbia
    La collaborazione tra Ambroise Vollard e Marc Chagall continua nel 1931
    con il progetto La Bibbia. Per la realizzazione delle illustrazioni l’artista
    parte per un viaggio tra l’Egitto, la Siria e la Palestina dove incontra e
    studia l’iconografia dell’Antico Testamento ebraico, un pellegrinaggio che
    si rivela una ricerca delle radici spirituali biografiche.
    Poco prima del conflitto mondiale, nel 1939, arriva fino in Olanda sulle
    orme di Rembrandt van Rijn, pittore che si è distinto anche per la sua
    produzione grafica, che condiziona il linguaggio grafico e pittorico delle
    nuove incisioni.
    L’opera La Bibbia prende forma quando Chagall approda in America nel
    1952, per ripararsi dalle persecuzioni antisemite. Nella sua interezza La
    Bibbia si compone di 105 acqueforti concluse in Francia che Tériade
    acquista dagli eredi, pubblicate in seguito nel 1957.
    In queste tavole la luce è fortemente simbolica e orientaleggiante, lo stile
    incline al messaggio biblico ma con una interpretazione nuova e moderna.
    Per la prima volta nella produzione di Chagall vediamo emergere i temi
    religiosi chiaramente, non più nascosti nel suo immaginario. Il progetto La
    Bibbia diventa un pretesto per esprimere le sue radici biografiche, Chagall
    proviene infatti da una famiglia tradizionale chassidica dal quale assorbe i
    valori e lo spirito religioso.
    L’eredità culturale gli permette di affrontare il testo della Bibbia non
    seguendo dei dogmi ma esprimendo la parola come esperienza personale e
    interiore, vivendo la vita attraverso la saggezza del testo sacro. La Bibbia per
    l’artista è la fonte poetica più grande di tutti i tempi, una risonanza della
    natura, un enigma che ha sempre cercato di trasmettere con la sua arte.
    Dessins pour la Bible
    I Dessins puor la Bible sono composti da 96 disegni inediti che Marc
    Chagall eseguì tra il 1958 e il 1959. Queste litografie sono state pubblicate
    nel 1960 per un numero speciale della rivista Verve di Parigi per i n. 37 e
    38, con una prefazione di Gaston Bachelard, filosofo della scienza e della
    poesia francese. Inoltre per questa produzione Chagall realizzò appositamente 47 litografie originali: 24 fuori testo, la copertina a colori e 22
    stampe in bianco e nero.
    L’atelier di Fernand Mourlot si occupò delle tirature, tra le quali se ne
    conta una firmata e 50 esemplari su carta Velìn d’Archès, una tipologia di
    carta usata per l’incisione e la stampa litografica che preserva la lucentezza
    e la trasparenza dei colori, oltre a 10 prove riservate all’artista.
    Le tematiche di questa produzione proseguono sulla linea teorica e simbolica del progetto La Bibbia: ritornano i temi legati all’ Antico Testamento ma
    con una maggiore dedizione verso il colore e il suo valore simbolico, più
    vicine a un dipinto piuttosto che a un’opera grafica. Questo effetto è
    dovuto anche al sapiente uso della tecnica litografica.
    Lo chassid è un uomo pio della tradizione chassidica che privilegia il
    rapporto diretto dell’individuo con Dio e la lettura di testi sacri senza una
    mediazione. Una religiosità più semplice e allo stesso tempo più immediata
    che si traduce come una delle componenti portanti per la sua poetica. Il
    misticismo diventa un mondo onirico in cui i protagonisti sono uomini in
    abiti tradizionali, le case popolari, un mondo yiddish. Gli anni in cui
    l’artista si cimenta nello studio dell’Antico Testamento sono proprio gli
    anni dell’antisemitismo nazista a causa dei quali Chagall è costretto a
    scappare in America.
    Chagall 1957
    In occasione del suo settantesimo compleanno Chagall realizza una serie di
    tredici litografie per accompagnare una sua monografia a cura del critico
    d’arte Jacques Lassaigne pubblicato a Parigi da Maeght Editeur.
    In questo ciclo del 1957 Chagall riprende i grandi temi che lo hanno
    interessato nel corso della sua opera: l’amore, la religione, il sogno, il circo
    e il ricordo dell’infanzia russa. Nel ritornare su questi soggetti l’artista
    adotta con straordinaria libertà composizioni, segni grafici e cromatismi
    molto diversi. L’esemplare uso del colore ricorda gli audaci accostamenti
    delle opere di Henri Matisse e Robert Delaunay che lo colpirono profondamente al suo arrivo a Parigi.
    In La maternità e il centauro la scena è accesa dal carattere espressionista
    del colore, tuttavia l’opera risponde a una rete di sensazioni come la
    sospensione, la discesa, il raffreddamento, che parlano del male del suo
    paese dell’affievolimento dei sentimenti e infine della morte. Chagall
    mescola sempre ironia e malinconia, attraverso una pittura della memoria,
    in un presente senza tempo, segnato dalle punizioni dei pogrom e dalle
    vessazioni zariste nei confronti degli ebrei. Lo sradicamento e l’esilio si
    percepiscono grazie all’uso delle figure esili, quasi trasportate dalle correnti
    e al contrasto dei colori complementari verde/rosso.
    Il tema degli amanti persiste nel percorso dell’artista a partire dal suo
    primo soggiorno parigino negli anni Dieci. La torre Eiffel in verde riflette
    il romanticismo che Chagall nutriva per la città in cui ha vissuto e lavorato
    per buona parte della sua vita. Le forme e i colori semplici di quest’opera
    offrono una lente immediata attraverso la quale guardare l’intimità giustapposta all’architettura riconoscibile della Torre Eiffel. Le figure degli amanti
    fanno inoltre capolino in Mazzo di fiori blu e nero e Il gallo rosso per
    segnare emotivamente le composizioni. Nella litografia Un pesce blu la
    relazione di coppia viene letta alla luce del processo di ibridazione e
    metamorfosi
    tra umano e animale già affrontata nelle Favole. Qui il dialogo tra amanti
    acquista una dimensione cosmica, le figure umane fuse con quelle animali
    si librano sopra i tetti del suo villaggio natale.
    Chagall 1960
    Durante gli anni ’60, Chagall continua a sperimentare le sue tecniche
    espressive, dedicandosi sempre più alle opere di committenza pubblica,
    infatti mentre a Parigi l’editore Tériade pubblica l’opera Dafni e Cloe,
    illustrata con le sue litografie, a Gerusalemme si inaugurano le 12 vetrate
    della Sinagoga del Cento medico Hadassah, dedicate all’iconografia delle
    12 tribù d’Israele.
    Nel 1963 su richiesta di AndréMalraux, Chagall comincia a lavorare alle
    decorazioni del soffitto del teatro dell’Opéra Garnier di Parigi, eseguendo
    umerose serie di bronzetti preparatori. Il progetto, che all’epoca destò
    grande scalpore, a causa dell’eterna diatriba tra classico e moderno, è
    inaugurato solo un anno dopo, al cospetto del Generale De Gaulle.
    Questo ciclo si snoda lungo due ordini di anelli in senso circolare, e
    armonico, come un componimento, e si può leggere infatti come una
    Ruota della Vita, in cui si alternano tragedie e rinascite. Nel complesso è
    una rappresentazione dell’Universo, dedicata all’opera di 14 compositori,
    tra cui Mozart, Ravel, Debussy, Tchaikovsky, Bizet, Verdi, Stravinsky e
    Beethoven.
    Nel 1966 l’artista lascia Vence per trasferirsi a Saint-Paul; intanto intraprende l’esecuzione di due grandi decorazioni murali destinate al Metropolitan Opera di New York, inaugurate nel 1967 e contemporaneamente
    lavora alle scene e ai costumi per Il Flauto Magico, di Mozart, la cui prima
    rappresentazione si svolge il 19 febbraio. Nello stesso periodo Marc e Vava
    Chagall donano Messaggio Biblico al Louvre di Parigi.
    L’anno seguente, mentre Tériade pubblica Il circo con illustrazioni in
    litografia, Chagall intensifica la sua produzione di opere monumentali
    realizzando un mosaico di tre metri per undici, sul tema di Ulisse, destinato all’Università di Diritto e Scienze Economiche di Nizza, oltre a diverse
    vetrate per il triforio del transetto nord della Cattedrale di Metz.
    Il 18 giugno del 1969 inaugura a Gerusalemme il nuovo Parlamento, per
    cui Chagall realizza: un impressionante pavimento musivo, un’opera
    murale utilizzando la stessa tecnica dal titolo Il Muro del Pianto e inoltre
    tre giganteschi arazzi, raffiguranti scene bibliche, che da soli occupano una
    superficie di cento metri quadri. Come per il ciclo della sinagoga, si
    riaccende ancora una volta l’interesse dell’artista per l’Antico Testamento,
    grande protagonista della sua produzione di quegli anni; in questo caso,
    rispetto alle vetrate, le scene risultano eseguite con un tratto decisamente
    più figurativo che geometrico, probabilmente per la differenza tecnica, e
    inoltre emerge dalle pareti il brulichio incessante di personaggi, forse con
    la scelta voluta di rimandare all’osservatore il senso di comunità e appartenenza.
    Ufficio stampa
    Comune di Otranto
    Valentina Vantaggiato
    ufficiostampa@comune.otranto.le.it
    Orari di apertura
    Dal 31/03 al 30/05 e dal 1/10 al 5/11 orari 10-13 e 15-18
    Sabato, domenica e festivi orario 10-20
    Dal 1/06 al 30/06 e dal 18/09 al 30/09 orario 10-22
    Dal 1/07 al 17/09 orario 10-24
    Tariffe
    Ticket intero 12,00 €
    Ticket ridotto (gruppi di 12 persone, convenzioni,
    possessori Otranto Card) 9,00 €
    Ticket ridotto per minori di anni 18, residenti nel
    Comune di Otranto, convenzioni 7,00 €
    Ticket scolaresche 3,00 €
    Gratuito per:
    • Minori di anni 18 in visita con i genitori (ticket famiglia)
    • Minori di anni 6, guide turistiche munite di patentino (con gruppo)
    • Persone con disabilità e loro accompagnatore
    Comune di Otranto
    La magia di Marc Chagall tra realtà e surrealtà
    Castello Aragonese di Otranto
    30 marzo – 5 novembre 2023
    Presentazione e inaugurazione della mostra
    alla presenza di
  • dott.ssa Vincenza Filippi, commissario straordinario del Comune di
    Otranto;
    Insieme a Pablo Picasso, Salvador Dalì e Marcel Duchamp, l’artista Marc
    Chagall è stato uno dei grandi innovatori dell’immaginario culturale e
    visivo del Novecento. Chi non ha mai sognato una volta nella vita osservando i suoi cavalli volanti, le spose in cielo e i corpi
    antropomorfi cari alla sua cultura ebraica, osservando una delle sue opere?
    La mostra nel Castello Aragonese di Otranto, promossa dal Comune con
    Global Art e Guastalla Centro Arte – con la progettazione grafica e il
    coordinamento allestitivo di Carlo Contino Circolone e la consulenza
    scientifica e layout allestimento di Antonio Mangia –, intende ripercorrere
    attraverso apparati biografici, suggestioni e narrazioni a più voci la sua
    lunga storia di uomo e di artista mediante una selezione ragionata di opere
    di varie datazioni.
    Sale tematiche accompagneranno il visitatore alla scoperta del genio di
    Chagall, mentre contenuti testuali – redatti dai giovani critici d’arte
    Simone Melis, Angelica Raho e Giulia Russo – consentiranno al pubblico
    di conoscere profondamente il pensiero, la vita e la bellezza nascosta nelle
    pieghe delle sue opere, circa ottanta tra acqueforti e litografie originali
    (tecniche molto amate dal maestro), firmate e numerate dall’artista.
    La mostra sarà pertanto l’occasione per una progettualità ampia, in grado
    di generare dialogo, confronto, crescita.
    Le sale del Castello Aragonese di Otranto diventeranno così scrigni di
    opere, bellezza, complessità, grazie a questa mostra in grado di generare
    occasioni di confronto serrato: il progetto prevede infatti un ciclo di
    appuntamenti collaterali fondamentali per la migliore riuscita della
    mostra e della sua conoscenza tra gli addetti ai lavori e il grande pubblico.
    Naturalmente tutti i contenuti testuali in mostra saranno in Italiano e in
    Inglese.
    “Con vivo piacere ospitiamo quest’anno, dalla primavera all’autunno, una mostra
    di Marc Chagall nel Castello, artista poliedrico e visionario genio che ha innovato
    profondamente l’arte del Novecento.
    Un allestimento curato nei minimi dettagli nelle sale al primo piano completamente rinnovate.
    Uno stile personalissimo, quello di Chagall, ispirato al mondo dei sogni e caratterizzato da una fortissima vena poetica.
    Durante la sua carriera, privilegiò sempre alcune tematiche profondamente legate
    al proprio mondo interiore, con la marcata tendenza ad accostare simbolicamente,
    attraverso anche visioni oniriche, persone e cose.
    Mi auguro che i visitatori possano apprezzare la nostra proposta per il 2023”,
    afferma il Commissario straordinario del Comune di Otranto dott.ssa
    Vincenza Filippi.
    Profilo biografico dell’artista Marc Chagall (1887-1985)
    Marc Chagall nasce nei pressi di Vitebsk, in Bielorussia in una famiglia
    modesta di religione ebraica, è il 7 luglio del 1887. Il suo destino è diventare mercante, come il padre, ma ottiene la possibilità di frequentare lo
    studio di un artista locale, il pittore Yehuda Pen, dove inizia la sua formazione.
    Lavora nel frattempo come apprendista ritoccatore presso due fotografi del
    posto, fino a che nel 1907 si trasferisce a San Pietroburgo, dove vive tra
    mille difficoltà, e riesce a completare gli studi nell’atelier di Léon Bakst.
    Nel 1908 una mostra di opere d’arte russe e francesi in cui sono esposti
    dipinti di Van Gogh, Cézanne, Matisse, Braque, Derain, lo colpisce
    profondamente, ma riesce a trasferirsi a Parigi solo nel 1910, grazie all’aiuto di un mecenate.
    Si sistema alla Ruche, un complesso in cui si affollano un centinaio di
    artisti provenienti dall’Europa intera, tra cui Modigliani, Soutine, Léger,
    Archipenko, Laurens. A Parigi si avvia una stagione florida, alimentata
    anche dall’amicizia con personaggi di spicco come Apollinaire,
    Jacob, Cendrars. Nascono qui i primi capolavori in cui si legge l’influenza
    del cubismo, mitigata però sempre dall’interesse per il lato invisibile della
    forma e dello spirito.
    Tra il 1911 e il 1913 espone al Salon des Indépendants e al Salon d’Automne, poi nel 1914 finalmente la prima personale a Berlino alla Galerie Der
    Sturm, grazie all’interessamento di Apollinaire che lo presenta al mercante
    e letterato Herwarth Walden. Conclusasi la
    mostra torna in Russia, per quello che doveva essere un breve viaggio che
    invece la guerra trasforma in un lunghissimo soggiorno. Le sue opere
    restano in Germania, dove verranno conosciute e apprezzate da Marc,
    Kandinskij e Kokoschka.
    Nel 1915 sposa Bella Rosenfeld, figlia di un facoltoso gioielliere ebreo di
    Vitebsk, che insieme alla piccola Ida, la loro primogenita, diventa il
    soggetto di molte opere.
    Durante gli anni della guerra espone a Mosca e a San Pietroburgo, illustra
    libri e giornali. Con la rivoluzione d’ottobre gli viene offerta la carica di
    commissario per le Belle Arti, che rifiuta per rientrare a Vitebsk. Qui apre
    una scuola d’arte, ma il suo rapporto con gli altri insegnanti – in particolare con Malevic – è così difficile che si dimette e si trasferisce a Mosca, dove
    tra il 1919 e il 1920 lavora alle decorazioni del Teatro Ebraico e insegna
    pittura agli orfani di guerra.
    Nel 1922 riesce a lasciare la Russia e si trasferisce a Berlino, dove incide
    per conto di Cassirer, 20 tavole per Mein Leben, l’autobiografia.
    Di lì a poco si sposta a Parigi, chiamato da Cendrars, e incontra Vollard,
    dove nel 1924 si tiene la sua prima retrospettiva. Tra il 1925 e la fine degli
    anni Trenta si dedica soprattutto ai lavori su carta: incisioni acquerelli e
    tempere, culminanti poi nel ciclo di illustrazioni per La Bibbia.
    Negli anni Trenta viaggia moltissimo tra Palestina, Europa e visita l’Italia.
    Allo scoppio della guerra si trasferisce fuori Parigi e nel 1941 abbandona il
    Vecchio Continente per gli Stati Uniti, dove riscuote importanti consensi,
    lavorando per scenografie e costumi per balletti. Qui nel 1944 perde Bella,
    la sua prima moglie.
    Nel 1946, mentre il MoMA di New York gli dedica una grande mostra,
    torna brevemente in Francia, dove si trasferirà definitivamente dal 1947.
    Si stabilisce a Vence, dove si dedica alla ceramica e frequenta Matisse e
    Picasso, insieme al famoso mercante Aimé Maeght. Dal 1951 inizia a
    occuparsi anche di scultura.
    In seguito alle seconde nozze con Vava Brodskij, si apre per Chagall una
    nuova feconda stagione di esibizioni in Europa, Stati Uniti e Unione
    Sovietica, con l’aggiunta di numerose commissioni pubbliche.
    Nel 1973 si inaugura a Nizza il Musée National Message Biblique Marc
    Chagall e nel 1977 riceve la Legion d’onore.
    Chagall, ormai novantasettenne, muore nel 1985 a Saint-Paul-de-Vence.
    Sezioni della mostra La magia di Marc Chagall tra realtà e surrealtà
    Le anime morte
    L’attività da incisore di Marc Chagall ha inizio negli anni Venti del Novecento, quando lascia la Russia per trasferirsi a Berlino. La Germania ha
    infatti una grande tradizione storico artistica nel campo dell’incisione oltre
    a numerose stamperie su cui l’artista poteva contare.
    Il suo primo incarico da incisore gli è stato commissionato da Paul Cassirer, importante editore berlinese, per cui Chagall realizza venti fogli in
    puntasecca avvalendosi della collaborazione con il pittore e incisore
    Hermann Struck.
    Mein Leben – 20 Redierungen (La mia vita – 20 Incisioni) viene pubblicato
    da Cassirer nel 1923. Il successo di quest’opera editoriale gli permette di
    entrare in contatto con Ambroise Vollard, mercante e gallerista francese
    celebre per il sostegno al gruppo dei cubisti.
    Nel 1923 Ambroise Vollard propone a Marc Chagall la realizzazione
    dell’edizione illustrata di Le anime morte, romanzo incompiuto di Nikolaj
    Gogol che racconta con tono satirico le avventure di un truffatore della
    provincia russa del 1820.
    Dal 1927 Chagall è impegnato nella creazione di 107 acqueforti e 96
    tavole, tirate dall’incisore Louis Fort, con la direzione artistica di Vollard.
    L’opera fu pubblicata a Parigi per le Edizioni Verve solo dopo la guerra nel
    1947, da Tériade subentrato a Vollard, con la collaborazione di Ida
    Chagall.
    Marc Chagall nel realizzare le tavole per Le anime morte si attiene in
    maniera minuziosa al dettato letterario di Gogol, entrambi nutrono un
    gusto per il dettaglio aneddotico e il realismo fantastico del romanzo trova
    una corrispondenza con la cultura rurale russa natia
    dell’artista. La caratterizzazione dei personaggi del racconto permette a
    Chagall di inventare fisionomie, gesti e pose che evocano la caricatura di
    Honoré Daumier, artista francese celebre per le sue satiriche incisioni, in
    linea con il tono moraleggiante del romanzo. Inoltre, nella costruzione
    delle scene, l’artista disarticola l’ordine narrativo esaltando i personaggi
    marginali piuttosto che i protagonisti.
    Le Favole di Jacques La Fontaine
    Le Favole furono il secondo ciclo di incisioni commissionate da Ambroise
    Vollard a Chagall, dopo Le anime morte. Il soggetto di questo ciclo sono
    Le Favole di Jean La Fontaine pubblicate nella prima edizione nel 1668
    diventando un classico della cultura francese.
    Chagall lavorerà ad un totale di cento acqueforti dal 1927 al 1930 ma
    saranno pubblicate solo nel 1952 dall’editore greco Tériade che prese il
    posto di Vollard, scomparso nel 1939.
    Jean de La Fontaine per Le Favole si ispira a Esopo, Fedro e alle tradizioni
    medievali e orientali, per tracciare un ritratto dei suoi vizi e virtù della
    natura umana, facendo parlare gli animali. Invece di concentrarsi sull’aspetto morale dei racconti, Chagall è più interessato agli aspetti fantastici e
    mitologici di un universo altro dove animali e esseri umani comunicano,
    interagiscono e vivono insieme.
    Dal punto di vista stilistico Le Favole rappresentano un’innovazione nel
    linguaggio di Chagall. Le tavole si differenziano dai lavori precedenti per
    l’abbandono del segno deciso e graffiante delle Anime morte a favore di un
    approccio più pittorico. Le illustrazioni sembrano replicare attraverso i
    mezzi dell’acquaforte la vivacità cromatica e il segno vaporoso delle tempere
    che servirono come studio preliminare.
    Le figure occupano lo spazio con un forte dinamismo e si stagliano sullo
    sfondo con un accentuato contrasto tra bianchi e neri.
    Chagall nella scelta dei soggetti si concentra più sull’intensità pittorica della
    scena che sulla descrizione del momento d’azione del racconto, in essi
    confluiscono i ricordi della vita contadina russa che si fondono con i
    paesaggi e le fattorie del mondo contadino francese.
    Nel clima nazionalistico dell’epoca la scelta di Vollard di affidare a un
    artista russo l’illustrazione di queste famose favole francesi fu vista come
    antipatriottica, al punto che venne istituita un’interrogazione parlamentare. L’editore fu costretto a giustificarsi in un articolo: “Perché Chagall? […]
    Proprio perché la sua estetica mi sembra molto vicina e in un certo senso
    affine a quella di La Fontaine, insieme densa e sottile, realistica e fantastica”.
    La Bibbia
    La collaborazione tra Ambroise Vollard e Marc Chagall continua nel 1931
    con il progetto La Bibbia. Per la realizzazione delle illustrazioni l’artista
    parte per un viaggio tra l’Egitto, la Siria e la Palestina dove incontra e
    studia l’iconografia dell’Antico Testamento ebraico, un pellegrinaggio che
    si rivela una ricerca delle radici spirituali biografiche.
    Poco prima del conflitto mondiale, nel 1939, arriva fino in Olanda sulle
    orme di Rembrandt van Rijn, pittore che si è distinto anche per la sua
    produzione grafica, che condiziona il linguaggio grafico e pittorico delle
    nuove incisioni.
    L’opera La Bibbia prende forma quando Chagall approda in America nel
    1952, per ripararsi dalle persecuzioni antisemite. Nella sua interezza La
    Bibbia si compone di 105 acqueforti concluse in Francia che Tériade
    acquista dagli eredi, pubblicate in seguito nel 1957.
    In queste tavole la luce è fortemente simbolica e orientaleggiante, lo stile
    incline al messaggio biblico ma con una interpretazione nuova e moderna.
    Per la prima volta nella produzione di Chagall vediamo emergere i temi
    religiosi chiaramente, non più nascosti nel suo immaginario. Il progetto La
    Bibbia diventa un pretesto per esprimere le sue radici biografiche, Chagall
    proviene infatti da una famiglia tradizionale chassidica dal quale assorbe i
    valori e lo spirito religioso.
    L’eredità culturale gli permette di affrontare il testo della Bibbia non
    seguendo dei dogmi ma esprimendo la parola come esperienza personale e
    interiore, vivendo la vita attraverso la saggezza del testo sacro. La Bibbia per
    l’artista è la fonte poetica più grande di tutti i tempi, una risonanza della
    natura, un enigma che ha sempre cercato di trasmettere con la sua arte.
    Dessins pour la Bible
    I Dessins puor la Bible sono composti da 96 disegni inediti che Marc
    Chagall eseguì tra il 1958 e il 1959. Queste litografie sono state pubblicate
    nel 1960 per un numero speciale della rivista Verve di Parigi per i n. 37 e
    38, con una prefazione di Gaston Bachelard, filosofo della scienza e della
    poesia francese. Inoltre per questa produzione Chagall realizzò appositamente 47 litografie originali: 24 fuori testo, la copertina a colori e 22
    stampe in bianco e nero.
    L’atelier di Fernand Mourlot si occupò delle tirature, tra le quali se ne
    conta una firmata e 50 esemplari su carta Velìn d’Archès, una tipologia di
    carta usata per l’incisione e la stampa litografica che preserva la lucentezza
    e la trasparenza dei colori, oltre a 10 prove riservate all’artista.
    Le tematiche di questa produzione proseguono sulla linea teorica e simbolica del progetto La Bibbia: ritornano i temi legati all’ Antico Testamento ma
    con una maggiore dedizione verso il colore e il suo valore simbolico, più
    vicine a un dipinto piuttosto che a un’opera grafica. Questo effetto è
    dovuto anche al sapiente uso della tecnica litografica.
    Lo chassid è un uomo pio della tradizione chassidica che privilegia il
    rapporto diretto dell’individuo con Dio e la lettura di testi sacri senza una
    mediazione. Una religiosità più semplice e allo stesso tempo più immediata
    che si traduce come una delle componenti portanti per la sua poetica. Il
    misticismo diventa un mondo onirico in cui i protagonisti sono uomini in
    abiti tradizionali, le case popolari, un mondo yiddish. Gli anni in cui
    l’artista si cimenta nello studio dell’Antico Testamento sono proprio gli
    anni dell’antisemitismo nazista a causa dei quali Chagall è costretto a
    scappare in America.
    Chagall 1957
    In occasione del suo settantesimo compleanno Chagall realizza una serie di
    tredici litografie per accompagnare una sua monografia a cura del critico
    d’arte Jacques Lassaigne pubblicato a Parigi da Maeght Editeur.
    In questo ciclo del 1957 Chagall riprende i grandi temi che lo hanno
    interessato nel corso della sua opera: l’amore, la religione, il sogno, il circo
    e il ricordo dell’infanzia russa. Nel ritornare su questi soggetti l’artista
    adotta con straordinaria libertà composizioni, segni grafici e cromatismi
    molto diversi. L’esemplare uso del colore ricorda gli audaci accostamenti
    delle opere di Henri Matisse e Robert Delaunay che lo colpirono profondamente al suo arrivo a Parigi.
    In La maternità e il centauro la scena è accesa dal carattere espressionista
    del colore, tuttavia l’opera risponde a una rete di sensazioni come la
    sospensione, la discesa, il raffreddamento, che parlano del male del suo
    paese dell’affievolimento dei sentimenti e infine della morte. Chagall
    mescola sempre ironia e malinconia, attraverso una pittura della memoria,
    in un presente senza tempo, segnato dalle punizioni dei pogrom e dalle
    vessazioni zariste nei confronti degli ebrei. Lo sradicamento e l’esilio si
    percepiscono grazie all’uso delle figure esili, quasi trasportate dalle correnti
    e al contrasto dei colori complementari verde/rosso.
    Il tema degli amanti persiste nel percorso dell’artista a partire dal suo
    primo soggiorno parigino negli anni Dieci. La torre Eiffel in verde riflette
    il romanticismo che Chagall nutriva per la città in cui ha vissuto e lavorato
    per buona parte della sua vita. Le forme e i colori semplici di quest’opera
    offrono una lente immediata attraverso la quale guardare l’intimità giustapposta all’architettura riconoscibile della Torre Eiffel. Le figure degli amanti
    fanno inoltre capolino in Mazzo di fiori blu e nero e Il gallo rosso per
    segnare emotivamente le composizioni. Nella litografia Un pesce blu la
    relazione di coppia viene letta alla luce del processo di ibridazione e
    metamorfosi
    tra umano e animale già affrontata nelle Favole. Qui il dialogo tra amanti
    acquista una dimensione cosmica, le figure umane fuse con quelle animali
    si librano sopra i tetti del suo villaggio natale.
    Chagall 1960
    Durante gli anni ’60, Chagall continua a sperimentare le sue tecniche
    espressive, dedicandosi sempre più alle opere di committenza pubblica,
    infatti mentre a Parigi l’editore Tériade pubblica l’opera Dafni e Cloe,
    illustrata con le sue litografie, a Gerusalemme si inaugurano le 12 vetrate
    della Sinagoga del Cento medico Hadassah, dedicate all’iconografia delle
    12 tribù d’Israele.
    Nel 1963 su richiesta di AndréMalraux, Chagall comincia a lavorare alle
    decorazioni del soffitto del teatro dell’Opéra Garnier di Parigi, eseguendo
    umerose serie di bronzetti preparatori. Il progetto, che all’epoca destò
    grande scalpore, a causa dell’eterna diatriba tra classico e moderno, è
    inaugurato solo un anno dopo, al cospetto del Generale De Gaulle.
    Questo ciclo si snoda lungo due ordini di anelli in senso circolare, e
    armonico, come un componimento, e si può leggere infatti come una
    Ruota della Vita, in cui si alternano tragedie e rinascite. Nel complesso è
    una rappresentazione dell’Universo, dedicata all’opera di 14 compositori,
    tra cui Mozart, Ravel, Debussy, Tchaikovsky, Bizet, Verdi, Stravinsky e
    Beethoven.
    Nel 1966 l’artista lascia Vence per trasferirsi a Saint-Paul; intanto intraprende l’esecuzione di due grandi decorazioni murali destinate al Metropolitan Opera di New York, inaugurate nel 1967 e contemporaneamente
    lavora alle scene e ai costumi per Il Flauto Magico, di Mozart, la cui prima
    rappresentazione si svolge il 19 febbraio. Nello stesso periodo Marc e Vava
    Chagall donano Messaggio Biblico al Louvre di Parigi.
    L’anno seguente, mentre Tériade pubblica Il circo con illustrazioni in
    litografia, Chagall intensifica la sua produzione di opere monumentali
    realizzando un mosaico di tre metri per undici, sul tema di Ulisse, destinato all’Università di Diritto e Scienze Economiche di Nizza, oltre a diverse
    vetrate per il triforio del transetto nord della Cattedrale di Metz.
    Il 18 giugno del 1969 inaugura a Gerusalemme il nuovo Parlamento, per
    cui Chagall realizza: un impressionante pavimento musivo, un’opera
    murale utilizzando la stessa tecnica dal titolo Il Muro del Pianto e inoltre
    tre giganteschi arazzi, raffiguranti scene bibliche, che da soli occupano una
    superficie di cento metri quadri. Come per il ciclo della sinagoga, si
    riaccende ancora una volta l’interesse dell’artista per l’Antico Testamento,
    grande protagonista della sua produzione di quegli anni; in questo caso,
    rispetto alle vetrate, le scene risultano eseguite con un tratto decisamente
    più figurativo che geometrico, probabilmente per la differenza tecnica, e
    inoltre emerge dalle pareti il brulichio incessante di personaggi, forse con
    la scelta voluta di rimandare all’osservatore il senso di comunità e appartenenza.
    Ufficio stampa
    Comune di Otranto
    Valentina Vantaggiato
    ufficiostampa@comune.otranto.le.it
    Orari di apertura
    Dal 31/03 al 30/05 e dal 1/10 al 5/11 orari 10-13 e 15-18
    Sabato, domenica e festivi orario 10-20
    Dal 1/06 al 30/06 e dal 18/09 al 30/09 orario 10-22
    Dal 1/07 al 17/09 orario 10-24
    Tariffe
    Ticket intero 12,00 €
    Ticket ridotto (gruppi di 12 persone, convenzioni,
    possessori Otranto Card) 9,00 €
    Ticket ridotto per minori di anni 18, residenti nel
    Comune di Otranto, convenzioni 7,00 €
    Ticket scolaresche 3,00 €
    Gratuito per:
    • Minori di anni 18 in visita con i genitori (ticket famiglia)
    • Minori di anni 6, guide turistiche munite di patentino (con gruppo)
    • Persone con disabilità e loro accompagnatore
    La magia di Marc Chagall tra realtà e surrealtà
    Castello Aragonese di Otranto
    30 marzo – 5 novembre 2023
    Presentazione e inaugurazione della mostra
    alla presenza di
  • dott.ssa Vincenza Filippi, commissario straordinario del Comune di
    Otranto;
    Insieme a Pablo Picasso, Salvador Dalì e Marcel Duchamp, l’artista Marc
    Chagall è stato uno dei grandi innovatori dell’immaginario culturale e
    visivo del Novecento. Chi non ha mai sognato una volta nella vita osservando i suoi cavalli volanti, le spose in cielo e i corpi
    antropomorfi cari alla sua cultura ebraica, osservando una delle sue opere?
    La mostra nel Castello Aragonese di Otranto, promossa dal Comune con
    Global Art e Guastalla Centro Arte – con la progettazione grafica e il
    coordinamento allestitivo di Carlo Contino Circolone e la consulenza
    scientifica e layout allestimento di Antonio Mangia –, intende ripercorrere
    attraverso apparati biografici, suggestioni e narrazioni a più voci la sua
    lunga storia di uomo e di artista mediante una selezione ragionata di opere
    di varie datazioni.
    Sale tematiche accompagneranno il visitatore alla scoperta del genio di
    Chagall, mentre contenuti testuali – redatti dai giovani critici d’arte
    Simone Melis, Angelica Raho e Giulia Russo – consentiranno al pubblico
    di conoscere profondamente il pensiero, la vita e la bellezza nascosta nelle
    pieghe delle sue opere, circa ottanta tra acqueforti e litografie originali
    (tecniche molto amate dal maestro), firmate e numerate dall’artista.
    La mostra sarà pertanto l’occasione per una progettualità ampia, in grado
    di generare dialogo, confronto, crescita.
    Le sale del Castello Aragonese di Otranto diventeranno così scrigni di
    opere, bellezza, complessità, grazie a questa mostra in grado di generare
    occasioni di confronto serrato: il progetto prevede infatti un ciclo di
    appuntamenti collaterali fondamentali per la migliore riuscita della
    mostra e della sua conoscenza tra gli addetti ai lavori e il grande pubblico.
    Naturalmente tutti i contenuti testuali in mostra saranno in Italiano e in
    Inglese.
    “Con vivo piacere ospitiamo quest’anno, dalla primavera all’autunno, una mostra
    di Marc Chagall nel Castello, artista poliedrico e visionario genio che ha innovato
    profondamente l’arte del Novecento.
    Un allestimento curato nei minimi dettagli nelle sale al primo piano completamente rinnovate.
    Uno stile personalissimo, quello di Chagall, ispirato al mondo dei sogni e caratterizzato da una fortissima vena poetica.
    Durante la sua carriera, privilegiò sempre alcune tematiche profondamente legate
    al proprio mondo interiore, con la marcata tendenza ad accostare simbolicamente,
    attraverso anche visioni oniriche, persone e cose.
    Mi auguro che i visitatori possano apprezzare la nostra proposta per il 2023”,
    afferma il Commissario straordinario del Comune di Otranto dott.ssa
    Vincenza Filippi.
    Profilo biografico dell’artista Marc Chagall (1887-1985)
    Marc Chagall nasce nei pressi di Vitebsk, in Bielorussia in una famiglia
    modesta di religione ebraica, è il 7 luglio del 1887. Il suo destino è diventare mercante, come il padre, ma ottiene la possibilità di frequentare lo
    studio di un artista locale, il pittore Yehuda Pen, dove inizia la sua formazione.
    Lavora nel frattempo come apprendista ritoccatore presso due fotografi del
    posto, fino a che nel 1907 si trasferisce a San Pietroburgo, dove vive tra
    mille difficoltà, e riesce a completare gli studi nell’atelier di Léon Bakst.
    Nel 1908 una mostra di opere d’arte russe e francesi in cui sono esposti
    dipinti di Van Gogh, Cézanne, Matisse, Braque, Derain, lo colpisce
    profondamente, ma riesce a trasferirsi a Parigi solo nel 1910, grazie all’aiuto di un mecenate.
    Si sistema alla Ruche, un complesso in cui si affollano un centinaio di
    artisti provenienti dall’Europa intera, tra cui Modigliani, Soutine, Léger,
    Archipenko, Laurens. A Parigi si avvia una stagione florida, alimentata
    anche dall’amicizia con personaggi di spicco come Apollinaire,
    Jacob, Cendrars. Nascono qui i primi capolavori in cui si legge l’influenza
    del cubismo, mitigata però sempre dall’interesse per il lato invisibile della
    forma e dello spirito.
    Tra il 1911 e il 1913 espone al Salon des Indépendants e al Salon d’Automne, poi nel 1914 finalmente la prima personale a Berlino alla Galerie Der
    Sturm, grazie all’interessamento di Apollinaire che lo presenta al mercante
    e letterato Herwarth Walden. Conclusasi la
    mostra torna in Russia, per quello che doveva essere un breve viaggio che
    invece la guerra trasforma in un lunghissimo soggiorno. Le sue opere
    restano in Germania, dove verranno conosciute e apprezzate da Marc,
    Kandinskij e Kokoschka.
    Nel 1915 sposa Bella Rosenfeld, figlia di un facoltoso gioielliere ebreo di
    Vitebsk, che insieme alla piccola Ida, la loro primogenita, diventa il
    soggetto di molte opere.
    Durante gli anni della guerra espone a Mosca e a San Pietroburgo, illustra
    libri e giornali. Con la rivoluzione d’ottobre gli viene offerta la carica di
    commissario per le Belle Arti, che rifiuta per rientrare a Vitebsk. Qui apre
    una scuola d’arte, ma il suo rapporto con gli altri insegnanti – in particolare con Malevic – è così difficile che si dimette e si trasferisce a Mosca, dove
    tra il 1919 e il 1920 lavora alle decorazioni del Teatro Ebraico e insegna
    pittura agli orfani di guerra.
    Nel 1922 riesce a lasciare la Russia e si trasferisce a Berlino, dove incide
    per conto di Cassirer, 20 tavole per Mein Leben, l’autobiografia.
    Di lì a poco si sposta a Parigi, chiamato da Cendrars, e incontra Vollard,
    dove nel 1924 si tiene la sua prima retrospettiva. Tra il 1925 e la fine degli
    anni Trenta si dedica soprattutto ai lavori su carta: incisioni acquerelli e
    tempere, culminanti poi nel ciclo di illustrazioni per La Bibbia.
    Negli anni Trenta viaggia moltissimo tra Palestina, Europa e visita l’Italia.
    Allo scoppio della guerra si trasferisce fuori Parigi e nel 1941 abbandona il
    Vecchio Continente per gli Stati Uniti, dove riscuote importanti consensi,
    lavorando per scenografie e costumi per balletti. Qui nel 1944 perde Bella,
    la sua prima moglie.
    Nel 1946, mentre il MoMA di New York gli dedica una grande mostra,
    torna brevemente in Francia, dove si trasferirà definitivamente dal 1947.
    Si stabilisce a Vence, dove si dedica alla ceramica e frequenta Matisse e
    Picasso, insieme al famoso mercante Aimé Maeght. Dal 1951 inizia a
    occuparsi anche di scultura.
    In seguito alle seconde nozze con Vava Brodskij, si apre per Chagall una
    nuova feconda stagione di esibizioni in Europa, Stati Uniti e Unione
    Sovietica, con l’aggiunta di numerose commissioni pubbliche.
    Nel 1973 si inaugura a Nizza il Musée National Message Biblique Marc
    Chagall e nel 1977 riceve la Legion d’onore.
    Chagall, ormai novantasettenne, muore nel 1985 a Saint-Paul-de-Vence.
    Sezioni della mostra La magia di Marc Chagall tra realtà e surrealtà
    Le anime morte
    L’attività da incisore di Marc Chagall ha inizio negli anni Venti del Novecento, quando lascia la Russia per trasferirsi a Berlino. La Germania ha
    infatti una grande tradizione storico artistica nel campo dell’incisione oltre
    a numerose stamperie su cui l’artista poteva contare.
    Il suo primo incarico da incisore gli è stato commissionato da Paul Cassirer, importante editore berlinese, per cui Chagall realizza venti fogli in
    puntasecca avvalendosi della collaborazione con il pittore e incisore
    Hermann Struck.
    Mein Leben – 20 Redierungen (La mia vita – 20 Incisioni) viene pubblicato
    da Cassirer nel 1923. Il successo di quest’opera editoriale gli permette di
    entrare in contatto con Ambroise Vollard, mercante e gallerista francese
    celebre per il sostegno al gruppo dei cubisti.
    Nel 1923 Ambroise Vollard propone a Marc Chagall la realizzazione
    dell’edizione illustrata di Le anime morte, romanzo incompiuto di Nikolaj
    Gogol che racconta con tono satirico le avventure di un truffatore della
    provincia russa del 1820.
    Dal 1927 Chagall è impegnato nella creazione di 107 acqueforti e 96
    tavole, tirate dall’incisore Louis Fort, con la direzione artistica di Vollard.
    L’opera fu pubblicata a Parigi per le Edizioni Verve solo dopo la guerra nel
    1947, da Tériade subentrato a Vollard, con la collaborazione di Ida
    Chagall.
    Marc Chagall nel realizzare le tavole per Le anime morte si attiene in
    maniera minuziosa al dettato letterario di Gogol, entrambi nutrono un
    gusto per il dettaglio aneddotico e il realismo fantastico del romanzo trova
    una corrispondenza con la cultura rurale russa natia
    dell’artista. La caratterizzazione dei personaggi del racconto permette a
    Chagall di inventare fisionomie, gesti e pose che evocano la caricatura di
    Honoré Daumier, artista francese celebre per le sue satiriche incisioni, in
    linea con il tono moraleggiante del romanzo. Inoltre, nella costruzione
    delle scene, l’artista disarticola l’ordine narrativo esaltando i personaggi
    marginali piuttosto che i protagonisti.
    Le Favole di Jacques La Fontaine
    Le Favole furono il secondo ciclo di incisioni commissionate da Ambroise
    Vollard a Chagall, dopo Le anime morte. Il soggetto di questo ciclo sono
    Le Favole di Jean La Fontaine pubblicate nella prima edizione nel 1668
    diventando un classico della cultura francese.
    Chagall lavorerà ad un totale di cento acqueforti dal 1927 al 1930 ma
    saranno pubblicate solo nel 1952 dall’editore greco Tériade che prese il
    posto di Vollard, scomparso nel 1939.
    Jean de La Fontaine per Le Favole si ispira a Esopo, Fedro e alle tradizioni
    medievali e orientali, per tracciare un ritratto dei suoi vizi e virtù della
    natura umana, facendo parlare gli animali. Invece di concentrarsi sull’aspetto morale dei racconti, Chagall è più interessato agli aspetti fantastici e
    mitologici di un universo altro dove animali e esseri umani comunicano,
    interagiscono e vivono insieme.
    Dal punto di vista stilistico Le Favole rappresentano un’innovazione nel
    linguaggio di Chagall. Le tavole si differenziano dai lavori precedenti per
    l’abbandono del segno deciso e graffiante delle Anime morte a favore di un
    approccio più pittorico. Le illustrazioni sembrano replicare attraverso i
    mezzi dell’acquaforte la vivacità cromatica e il segno vaporoso delle tempere
    che servirono come studio preliminare.
    Le figure occupano lo spazio con un forte dinamismo e si stagliano sullo
    sfondo con un accentuato contrasto tra bianchi e neri.
    Chagall nella scelta dei soggetti si concentra più sull’intensità pittorica della
    scena che sulla descrizione del momento d’azione del racconto, in essi
    confluiscono i ricordi della vita contadina russa che si fondono con i
    paesaggi e le fattorie del mondo contadino francese.
    Nel clima nazionalistico dell’epoca la scelta di Vollard di affidare a un
    artista russo l’illustrazione di queste famose favole francesi fu vista come
    antipatriottica, al punto che venne istituita un’interrogazione parlamentare. L’editore fu costretto a giustificarsi in un articolo: “Perché Chagall? […]
    Proprio perché la sua estetica mi sembra molto vicina e in un certo senso
    affine a quella di La Fontaine, insieme densa e sottile, realistica e fantastica”.
    La Bibbia
    La collaborazione tra Ambroise Vollard e Marc Chagall continua nel 1931
    con il progetto La Bibbia. Per la realizzazione delle illustrazioni l’artista
    parte per un viaggio tra l’Egitto, la Siria e la Palestina dove incontra e
    studia l’iconografia dell’Antico Testamento ebraico, un pellegrinaggio che
    si rivela una ricerca delle radici spirituali biografiche.
    Poco prima del conflitto mondiale, nel 1939, arriva fino in Olanda sulle
    orme di Rembrandt van Rijn, pittore che si è distinto anche per la sua
    produzione grafica, che condiziona il linguaggio grafico e pittorico delle
    nuove incisioni.
    L’opera La Bibbia prende forma quando Chagall approda in America nel
    1952, per ripararsi dalle persecuzioni antisemite. Nella sua interezza La
    Bibbia si compone di 105 acqueforti concluse in Francia che Tériade
    acquista dagli eredi, pubblicate in seguito nel 1957.
    In queste tavole la luce è fortemente simbolica e orientaleggiante, lo stile
    incline al messaggio biblico ma con una interpretazione nuova e moderna.
    Per la prima volta nella produzione di Chagall vediamo emergere i temi
    religiosi chiaramente, non più nascosti nel suo immaginario. Il progetto La
    Bibbia diventa un pretesto per esprimere le sue radici biografiche, Chagall
    proviene infatti da una famiglia tradizionale chassidica dal quale assorbe i
    valori e lo spirito religioso.
    L’eredità culturale gli permette di affrontare il testo della Bibbia non
    seguendo dei dogmi ma esprimendo la parola come esperienza personale e
    interiore, vivendo la vita attraverso la saggezza del testo sacro. La Bibbia per
    l’artista è la fonte poetica più grande di tutti i tempi, una risonanza della
    natura, un enigma che ha sempre cercato di trasmettere con la sua arte.
    Dessins pour la Bible
    I Dessins puor la Bible sono composti da 96 disegni inediti che Marc
    Chagall eseguì tra il 1958 e il 1959. Queste litografie sono state pubblicate
    nel 1960 per un numero speciale della rivista Verve di Parigi per i n. 37 e
    38, con una prefazione di Gaston Bachelard, filosofo della scienza e della
    poesia francese. Inoltre per questa produzione Chagall realizzò appositamente 47 litografie originali: 24 fuori testo, la copertina a colori e 22
    stampe in bianco e nero.
    L’atelier di Fernand Mourlot si occupò delle tirature, tra le quali se ne
    conta una firmata e 50 esemplari su carta Velìn d’Archès, una tipologia di
    carta usata per l’incisione e la stampa litografica che preserva la lucentezza
    e la trasparenza dei colori, oltre a 10 prove riservate all’artista.
    Le tematiche di questa produzione proseguono sulla linea teorica e simbolica del progetto La Bibbia: ritornano i temi legati all’ Antico Testamento ma
    con una maggiore dedizione verso il colore e il suo valore simbolico, più
    vicine a un dipinto piuttosto che a un’opera grafica. Questo effetto è
    dovuto anche al sapiente uso della tecnica litografica.
    Lo chassid è un uomo pio della tradizione chassidica che privilegia il
    rapporto diretto dell’individuo con Dio e la lettura di testi sacri senza una
    mediazione. Una religiosità più semplice e allo stesso tempo più immediata
    che si traduce come una delle componenti portanti per la sua poetica. Il
    misticismo diventa un mondo onirico in cui i protagonisti sono uomini in
    abiti tradizionali, le case popolari, un mondo yiddish. Gli anni in cui
    l’artista si cimenta nello studio dell’Antico Testamento sono proprio gli
    anni dell’antisemitismo nazista a causa dei quali Chagall è costretto a
    scappare in America.
    Chagall 1957
    In occasione del suo settantesimo compleanno Chagall realizza una serie di
    tredici litografie per accompagnare una sua monografia a cura del critico
    d’arte Jacques Lassaigne pubblicato a Parigi da Maeght Editeur.
    In questo ciclo del 1957 Chagall riprende i grandi temi che lo hanno
    interessato nel corso della sua opera: l’amore, la religione, il sogno, il circo
    e il ricordo dell’infanzia russa. Nel ritornare su questi soggetti l’artista
    adotta con straordinaria libertà composizioni, segni grafici e cromatismi
    molto diversi. L’esemplare uso del colore ricorda gli audaci accostamenti
    delle opere di Henri Matisse e Robert Delaunay che lo colpirono profondamente al suo arrivo a Parigi.
    In La maternità e il centauro la scena è accesa dal carattere espressionista
    del colore, tuttavia l’opera risponde a una rete di sensazioni come la
    sospensione, la discesa, il raffreddamento, che parlano del male del suo
    paese dell’affievolimento dei sentimenti e infine della morte. Chagall
    mescola sempre ironia e malinconia, attraverso una pittura della memoria,
    in un presente senza tempo, segnato dalle punizioni dei pogrom e dalle
    vessazioni zariste nei confronti degli ebrei. Lo sradicamento e l’esilio si
    percepiscono grazie all’uso delle figure esili, quasi trasportate dalle correnti
    e al contrasto dei colori complementari verde/rosso.
    Il tema degli amanti persiste nel percorso dell’artista a partire dal suo
    primo soggiorno parigino negli anni Dieci. La torre Eiffel in verde riflette
    il romanticismo che Chagall nutriva per la città in cui ha vissuto e lavorato
    per buona parte della sua vita. Le forme e i colori semplici di quest’opera
    offrono una lente immediata attraverso la quale guardare l’intimità giustapposta all’architettura riconoscibile della Torre Eiffel. Le figure degli amanti
    fanno inoltre capolino in Mazzo di fiori blu e nero e Il gallo rosso per
    segnare emotivamente le composizioni. Nella litografia Un pesce blu la
    relazione di coppia viene letta alla luce del processo di ibridazione e
    metamorfosi
    tra umano e animale già affrontata nelle Favole. Qui il dialogo tra amanti
    acquista una dimensione cosmica, le figure umane fuse con quelle animali
    si librano sopra i tetti del suo villaggio natale.
    Chagall 1960
    Durante gli anni ’60, Chagall continua a sperimentare le sue tecniche
    espressive, dedicandosi sempre più alle opere di committenza pubblica,
    infatti mentre a Parigi l’editore Tériade pubblica l’opera Dafni e Cloe,
    illustrata con le sue litografie, a Gerusalemme si inaugurano le 12 vetrate
    della Sinagoga del Cento medico Hadassah, dedicate all’iconografia delle
    12 tribù d’Israele.
    Nel 1963 su richiesta di AndréMalraux, Chagall comincia a lavorare alle
    decorazioni del soffitto del teatro dell’Opéra Garnier di Parigi, eseguendo
    umerose serie di bronzetti preparatori. Il progetto, che all’epoca destò
    grande scalpore, a causa dell’eterna diatriba tra classico e moderno, è
    inaugurato solo un anno dopo, al cospetto del Generale De Gaulle.
    Questo ciclo si snoda lungo due ordini di anelli in senso circolare, e
    armonico, come un componimento, e si può leggere infatti come una
    Ruota della Vita, in cui si alternano tragedie e rinascite. Nel complesso è
    una rappresentazione dell’Universo, dedicata all’opera di 14 compositori,
    tra cui Mozart, Ravel, Debussy, Tchaikovsky, Bizet, Verdi, Stravinsky e
    Beethoven.
    Nel 1966 l’artista lascia Vence per trasferirsi a Saint-Paul; intanto intraprende l’esecuzione di due grandi decorazioni murali destinate al Metropolitan Opera di New York, inaugurate nel 1967 e contemporaneamente
    lavora alle scene e ai costumi per Il Flauto Magico, di Mozart, la cui prima
    rappresentazione si svolge il 19 febbraio. Nello stesso periodo Marc e Vava
    Chagall donano Messaggio Biblico al Louvre di Parigi.
    L’anno seguente, mentre Tériade pubblica Il circo con illustrazioni in
    litografia, Chagall intensifica la sua produzione di opere monumentali
    realizzando un mosaico di tre metri per undici, sul tema di Ulisse, destinato all’Università di Diritto e Scienze Economiche di Nizza, oltre a diverse
    vetrate per il triforio del transetto nord della Cattedrale di Metz.
    Il 18 giugno del 1969 inaugura a Gerusalemme il nuovo Parlamento, per
    cui Chagall realizza: un impressionante pavimento musivo, un’opera
    murale utilizzando la stessa tecnica dal titolo Il Muro del Pianto e inoltre
    tre giganteschi arazzi, raffiguranti scene bibliche, che da soli occupano una
    superficie di cento metri quadri. Come per il ciclo della sinagoga, si
    riaccende ancora una volta l’interesse dell’artista per l’Antico Testamento,
    grande protagonista della sua produzione di quegli anni; in questo caso,
    rispetto alle vetrate, le scene risultano eseguite con un tratto decisamente
    più figurativo che geometrico, probabilmente per la differenza tecnica, e
    inoltre emerge dalle pareti il brulichio incessante di personaggi, forse con
    la scelta voluta di rimandare all’osservatore il senso di comunità e appartenenza.
    Ufficio stampa
    Comune di Otranto
    Valentina Vantaggiato
    ufficiostampa@comune.otranto.le.it
    Orari di apertura
    Dal 31/03 al 30/05 e dal 1/10 al 5/11 orari 10-13 e 15-18
    Sabato, domenica e festivi orario 10-20
    Dal 1/06 al 30/06 e dal 18/09 al 30/09 orario 10-22
    Dal 1/07 al 17/09 orario 10-24
    Tariffe
    Ticket intero 12,00 €
    Ticket ridotto (gruppi di 12 persone, convenzioni,
    possessori Otranto Card) 9,00 €
    Ticket ridotto per minori di anni 18, residenti nel
    Comune di Otranto, convenzioni 7,00 €
    Ticket scolaresche 3,00 €
    Gratuito per:
    • Minori di anni 18 in visita con i genitori (ticket famiglia)
    • Minori di anni 6, guide turistiche munite di patentino (con gruppo)
    • Persone con disabilità e loro accompagnatore
    La magia di Marc Chagall tra realtà e surrealtà
    Castello Aragonese di Otranto
    30 marzo – 5 novembre 2023
    Presentazione e inaugurazione della mostra
    alla presenza di
  • dott.ssa Vincenza Filippi, commissario straordinario del Comune di
    Otranto;
    Insieme a Pablo Picasso, Salvador Dalì e Marcel Duchamp, l’artista Marc
    Chagall è stato uno dei grandi innovatori dell’immaginario culturale e
    visivo del Novecento. Chi non ha mai sognato una volta nella vita osservando i suoi cavalli volanti, le spose in cielo e i corpi
    antropomorfi cari alla sua cultura ebraica, osservando una delle sue opere?
    La mostra nel Castello Aragonese di Otranto, promossa dal Comune con
    Global Art e Guastalla Centro Arte – con la progettazione grafica e il
    coordinamento allestitivo di Carlo Contino Circolone e la consulenza
    scientifica e layout allestimento di Antonio Mangia –, intende ripercorrere
    attraverso apparati biografici, suggestioni e narrazioni a più voci la sua
    lunga storia di uomo e di artista mediante una selezione ragionata di opere
    di varie datazioni.
    Sale tematiche accompagneranno il visitatore alla scoperta del genio di
    Chagall, mentre contenuti testuali – redatti dai giovani critici d’arte
    Simone Melis, Angelica Raho e Giulia Russo – consentiranno al pubblico
    di conoscere profondamente il pensiero, la vita e la bellezza nascosta nelle
    pieghe delle sue opere, circa ottanta tra acqueforti e litografie originali
    (tecniche molto amate dal maestro), firmate e numerate dall’artista.
    La mostra sarà pertanto l’occasione per una progettualità ampia, in grado
    di generare dialogo, confronto, crescita.
    Le sale del Castello Aragonese di Otranto diventeranno così scrigni di
    opere, bellezza, complessità, grazie a questa mostra in grado di generare
    occasioni di confronto serrato: il progetto prevede infatti un ciclo di
    appuntamenti collaterali fondamentali per la migliore riuscita della
    mostra e della sua conoscenza tra gli addetti ai lavori e il grande pubblico.
    Naturalmente tutti i contenuti testuali in mostra saranno in Italiano e in
    Inglese.
    “Con vivo piacere ospitiamo quest’anno, dalla primavera all’autunno, una mostra
    di Marc Chagall nel Castello, artista poliedrico e visionario genio che ha innovato
    profondamente l’arte del Novecento.
    Un allestimento curato nei minimi dettagli nelle sale al primo piano completamente rinnovate.
    Uno stile personalissimo, quello di Chagall, ispirato al mondo dei sogni e caratterizzato da una fortissima vena poetica.
    Durante la sua carriera, privilegiò sempre alcune tematiche profondamente legate
    al proprio mondo interiore, con la marcata tendenza ad accostare simbolicamente,
    attraverso anche visioni oniriche, persone e cose.
    Mi auguro che i visitatori possano apprezzare la nostra proposta per il 2023”,
    afferma il Commissario straordinario del Comune di Otranto dott.ssa
    Vincenza Filippi.
    Profilo biografico dell’artista Marc Chagall (1887-1985)
    Marc Chagall nasce nei pressi di Vitebsk, in Bielorussia in una famiglia
    modesta di religione ebraica, è il 7 luglio del 1887. Il suo destino è diventare mercante, come il padre, ma ottiene la possibilità di frequentare lo
    studio di un artista locale, il pittore Yehuda Pen, dove inizia la sua formazione.
    Lavora nel frattempo come apprendista ritoccatore presso due fotografi del
    posto, fino a che nel 1907 si trasferisce a San Pietroburgo, dove vive tra
    mille difficoltà, e riesce a completare gli studi nell’atelier di Léon Bakst.
    Nel 1908 una mostra di opere d’arte russe e francesi in cui sono esposti
    dipinti di Van Gogh, Cézanne, Matisse, Braque, Derain, lo colpisce
    profondamente, ma riesce a trasferirsi a Parigi solo nel 1910, grazie all’aiuto di un mecenate.
    Si sistema alla Ruche, un complesso in cui si affollano un centinaio di
    artisti provenienti dall’Europa intera, tra cui Modigliani, Soutine, Léger,
    Archipenko, Laurens. A Parigi si avvia una stagione florida, alimentata
    anche dall’amicizia con personaggi di spicco come Apollinaire,
    Jacob, Cendrars. Nascono qui i primi capolavori in cui si legge l’influenza
    del cubismo, mitigata però sempre dall’interesse per il lato invisibile della
    forma e dello spirito.
    Tra il 1911 e il 1913 espone al Salon des Indépendants e al Salon d’Automne, poi nel 1914 finalmente la prima personale a Berlino alla Galerie Der
    Sturm, grazie all’interessamento di Apollinaire che lo presenta al mercante
    e letterato Herwarth Walden. Conclusasi la
    mostra torna in Russia, per quello che doveva essere un breve viaggio che
    invece la guerra trasforma in un lunghissimo soggiorno. Le sue opere
    restano in Germania, dove verranno conosciute e apprezzate da Marc,
    Kandinskij e Kokoschka.
    Nel 1915 sposa Bella Rosenfeld, figlia di un facoltoso gioielliere ebreo di
    Vitebsk, che insieme alla piccola Ida, la loro primogenita, diventa il
    soggetto di molte opere.
    Durante gli anni della guerra espone a Mosca e a San Pietroburgo, illustra
    libri e giornali. Con la rivoluzione d’ottobre gli viene offerta la carica di
    commissario per le Belle Arti, che rifiuta per rientrare a Vitebsk. Qui apre
    una scuola d’arte, ma il suo rapporto con gli altri insegnanti – in particolare con Malevic – è così difficile che si dimette e si trasferisce a Mosca, dove
    tra il 1919 e il 1920 lavora alle decorazioni del Teatro Ebraico e insegna
    pittura agli orfani di guerra.
    Nel 1922 riesce a lasciare la Russia e si trasferisce a Berlino, dove incide
    per conto di Cassirer, 20 tavole per Mein Leben, l’autobiografia.
    Di lì a poco si sposta a Parigi, chiamato da Cendrars, e incontra Vollard,
    dove nel 1924 si tiene la sua prima retrospettiva. Tra il 1925 e la fine degli
    anni Trenta si dedica soprattutto ai lavori su carta: incisioni acquerelli e
    tempere, culminanti poi nel ciclo di illustrazioni per La Bibbia.
    Negli anni Trenta viaggia moltissimo tra Palestina, Europa e visita l’Italia.
    Allo scoppio della guerra si trasferisce fuori Parigi e nel 1941 abbandona il
    Vecchio Continente per gli Stati Uniti, dove riscuote importanti consensi,
    lavorando per scenografie e costumi per balletti. Qui nel 1944 perde Bella,
    la sua prima moglie.
    Nel 1946, mentre il MoMA di New York gli dedica una grande mostra,
    torna brevemente in Francia, dove si trasferirà definitivamente dal 1947.
    Si stabilisce a Vence, dove si dedica alla ceramica e frequenta Matisse e
    Picasso, insieme al famoso mercante Aimé Maeght. Dal 1951 inizia a
    occuparsi anche di scultura.
    In seguito alle seconde nozze con Vava Brodskij, si apre per Chagall una
    nuova feconda stagione di esibizioni in Europa, Stati Uniti e Unione
    Sovietica, con l’aggiunta di numerose commissioni pubbliche.
    Nel 1973 si inaugura a Nizza il Musée National Message Biblique Marc
    Chagall e nel 1977 riceve la Legion d’onore.
    Chagall, ormai novantasettenne, muore nel 1985 a Saint-Paul-de-Vence.
    Sezioni della mostra La magia di Marc Chagall tra realtà e surrealtà
    Le anime morte
    L’attività da incisore di Marc Chagall ha inizio negli anni Venti del Novecento, quando lascia la Russia per trasferirsi a Berlino. La Germania ha
    infatti una grande tradizione storico artistica nel campo dell’incisione oltre
    a numerose stamperie su cui l’artista poteva contare.
    Il suo primo incarico da incisore gli è stato commissionato da Paul Cassirer, importante editore berlinese, per cui Chagall realizza venti fogli in
    puntasecca avvalendosi della collaborazione con il pittore e incisore
    Hermann Struck.
    Mein Leben – 20 Redierungen (La mia vita – 20 Incisioni) viene pubblicato
    da Cassirer nel 1923. Il successo di quest’opera editoriale gli permette di
    entrare in contatto con Ambroise Vollard, mercante e gallerista francese
    celebre per il sostegno al gruppo dei cubisti.
    Nel 1923 Ambroise Vollard propone a Marc Chagall la realizzazione
    dell’edizione illustrata di Le anime morte, romanzo incompiuto di Nikolaj
    Gogol che racconta con tono satirico le avventure di un truffatore della
    provincia russa del 1820.
    Dal 1927 Chagall è impegnato nella creazione di 107 acqueforti e 96
    tavole, tirate dall’incisore Louis Fort, con la direzione artistica di Vollard.
    L’opera fu pubblicata a Parigi per le Edizioni Verve solo dopo la guerra nel
    1947, da Tériade subentrato a Vollard, con la collaborazione di Ida
    Chagall.
    Marc Chagall nel realizzare le tavole per Le anime morte si attiene in
    maniera minuziosa al dettato letterario di Gogol, entrambi nutrono un
    gusto per il dettaglio aneddotico e il realismo fantastico del romanzo trova
    una corrispondenza con la cultura rurale russa natia
    dell’artista. La caratterizzazione dei personaggi del racconto permette a
    Chagall di inventare fisionomie, gesti e pose che evocano la caricatura di
    Honoré Daumier, artista francese celebre per le sue satiriche incisioni, in
    linea con il tono moraleggiante del romanzo. Inoltre, nella costruzione
    delle scene, l’artista disarticola l’ordine narrativo esaltando i personaggi
    marginali piuttosto che i protagonisti.
    Le Favole di Jacques La Fontaine
    Le Favole furono il secondo ciclo di incisioni commissionate da Ambroise
    Vollard a Chagall, dopo Le anime morte. Il soggetto di questo ciclo sono
    Le Favole di Jean La Fontaine pubblicate nella prima edizione nel 1668
    diventando un classico della cultura francese.
    Chagall lavorerà ad un totale di cento acqueforti dal 1927 al 1930 ma
    saranno pubblicate solo nel 1952 dall’editore greco Tériade che prese il
    posto di Vollard, scomparso nel 1939.
    Jean de La Fontaine per Le Favole si ispira a Esopo, Fedro e alle tradizioni
    medievali e orientali, per tracciare un ritratto dei suoi vizi e virtù della
    natura umana, facendo parlare gli animali. Invece di concentrarsi sull’aspetto morale dei racconti, Chagall è più interessato agli aspetti fantastici e
    mitologici di un universo altro dove animali e esseri umani comunicano,
    interagiscono e vivono insieme.
    Dal punto di vista stilistico Le Favole rappresentano un’innovazione nel
    linguaggio di Chagall. Le tavole si differenziano dai lavori precedenti per
    l’abbandono del segno deciso e graffiante delle Anime morte a favore di un
    approccio più pittorico. Le illustrazioni sembrano replicare attraverso i
    mezzi dell’acquaforte la vivacità cromatica e il segno vaporoso delle tempere
    che servirono come studio preliminare.
    Le figure occupano lo spazio con un forte dinamismo e si stagliano sullo
    sfondo con un accentuato contrasto tra bianchi e neri.
    Chagall nella scelta dei soggetti si concentra più sull’intensità pittorica della
    scena che sulla descrizione del momento d’azione del racconto, in essi
    confluiscono i ricordi della vita contadina russa che si fondono con i
    paesaggi e le fattorie del mondo contadino francese.
    Nel clima nazionalistico dell’epoca la scelta di Vollard di affidare a un
    artista russo l’illustrazione di queste famose favole francesi fu vista come
    antipatriottica, al punto che venne istituita un’interrogazione parlamentare. L’editore fu costretto a giustificarsi in un articolo: “Perché Chagall? […]
    Proprio perché la sua estetica mi sembra molto vicina e in un certo senso
    affine a quella di La Fontaine, insieme densa e sottile, realistica e fantastica”.
    La Bibbia
    La collaborazione tra Ambroise Vollard e Marc Chagall continua nel 1931
    con il progetto La Bibbia. Per la realizzazione delle illustrazioni l’artista
    parte per un viaggio tra l’Egitto, la Siria e la Palestina dove incontra e
    studia l’iconografia dell’Antico Testamento ebraico, un pellegrinaggio che
    si rivela una ricerca delle radici spirituali biografiche.
    Poco prima del conflitto mondiale, nel 1939, arriva fino in Olanda sulle
    orme di Rembrandt van Rijn, pittore che si è distinto anche per la sua
    produzione grafica, che condiziona il linguaggio grafico e pittorico delle
    nuove incisioni.
    L’opera La Bibbia prende forma quando Chagall approda in America nel
    1952, per ripararsi dalle persecuzioni antisemite. Nella sua interezza La
    Bibbia si compone di 105 acqueforti concluse in Francia che Tériade
    acquista dagli eredi, pubblicate in seguito nel 1957.
    In queste tavole la luce è fortemente simbolica e orientaleggiante, lo stile
    incline al messaggio biblico ma con una interpretazione nuova e moderna.
    Per la prima volta nella produzione di Chagall vediamo emergere i temi
    religiosi chiaramente, non più nascosti nel suo immaginario. Il progetto La
    Bibbia diventa un pretesto per esprimere le sue radici biografiche, Chagall
    proviene infatti da una famiglia tradizionale chassidica dal quale assorbe i
    valori e lo spirito religioso.
    L’eredità culturale gli permette di affrontare il testo della Bibbia non
    seguendo dei dogmi ma esprimendo la parola come esperienza personale e
    interiore, vivendo la vita attraverso la saggezza del testo sacro. La Bibbia per
    l’artista è la fonte poetica più grande di tutti i tempi, una risonanza della
    natura, un enigma che ha sempre cercato di trasmettere con la sua arte.
    Dessins pour la Bible
    I Dessins puor la Bible sono composti da 96 disegni inediti che Marc
    Chagall eseguì tra il 1958 e il 1959. Queste litografie sono state pubblicate
    nel 1960 per un numero speciale della rivista Verve di Parigi per i n. 37 e
    38, con una prefazione di Gaston Bachelard, filosofo della scienza e della
    poesia francese. Inoltre per questa produzione Chagall realizzò appositamente 47 litografie originali: 24 fuori testo, la copertina a colori e 22
    stampe in bianco e nero.
    L’atelier di Fernand Mourlot si occupò delle tirature, tra le quali se ne
    conta una firmata e 50 esemplari su carta Velìn d’Archès, una tipologia di
    carta usata per l’incisione e la stampa litografica che preserva la lucentezza
    e la trasparenza dei colori, oltre a 10 prove riservate all’artista.
    Le tematiche di questa produzione proseguono sulla linea teorica e simbolica del progetto La Bibbia: ritornano i temi legati all’ Antico Testamento ma
    con una maggiore dedizione verso il colore e il suo valore simbolico, più
    vicine a un dipinto piuttosto che a un’opera grafica. Questo effetto è
    dovuto anche al sapiente uso della tecnica litografica.
    Lo chassid è un uomo pio della tradizione chassidica che privilegia il
    rapporto diretto dell’individuo con Dio e la lettura di testi sacri senza una
    mediazione. Una religiosità più semplice e allo stesso tempo più immediata
    che si traduce come una delle componenti portanti per la sua poetica. Il
    misticismo diventa un mondo onirico in cui i protagonisti sono uomini in
    abiti tradizionali, le case popolari, un mondo yiddish. Gli anni in cui
    l’artista si cimenta nello studio dell’Antico Testamento sono proprio gli
    anni dell’antisemitismo nazista a causa dei quali Chagall è costretto a
    scappare in America.
    Chagall 1957
    In occasione del suo settantesimo compleanno Chagall realizza una serie di
    tredici litografie per accompagnare una sua monografia a cura del critico
    d’arte Jacques Lassaigne pubblicato a Parigi da Maeght Editeur.
    In questo ciclo del 1957 Chagall riprende i grandi temi che lo hanno
    interessato nel corso della sua opera: l’amore, la religione, il sogno, il circo
    e il ricordo dell’infanzia russa. Nel ritornare su questi soggetti l’artista
    adotta con straordinaria libertà composizioni, segni grafici e cromatismi
    molto diversi. L’esemplare uso del colore ricorda gli audaci accostamenti
    delle opere di Henri Matisse e Robert Delaunay che lo colpirono profondamente al suo arrivo a Parigi.
    In La maternità e il centauro la scena è accesa dal carattere espressionista
    del colore, tuttavia l’opera risponde a una rete di sensazioni come la
    sospensione, la discesa, il raffreddamento, che parlano del male del suo
    paese dell’affievolimento dei sentimenti e infine della morte. Chagall
    mescola sempre ironia e malinconia, attraverso una pittura della memoria,
    in un presente senza tempo, segnato dalle punizioni dei pogrom e dalle
    vessazioni zariste nei confronti degli ebrei. Lo sradicamento e l’esilio si
    percepiscono grazie all’uso delle figure esili, quasi trasportate dalle correnti
    e al contrasto dei colori complementari verde/rosso.
    Il tema degli amanti persiste nel percorso dell’artista a partire dal suo
    primo soggiorno parigino negli anni Dieci. La torre Eiffel in verde riflette
    il romanticismo che Chagall nutriva per la città in cui ha vissuto e lavorato
    per buona parte della sua vita. Le forme e i colori semplici di quest’opera
    offrono una lente immediata attraverso la quale guardare l’intimità giustapposta all’architettura riconoscibile della Torre Eiffel. Le figure degli amanti
    fanno inoltre capolino in Mazzo di fiori blu e nero e Il gallo rosso per
    segnare emotivamente le composizioni. Nella litografia Un pesce blu la
    relazione di coppia viene letta alla luce del processo di ibridazione e
    metamorfosi
    tra umano e animale già affrontata nelle Favole. Qui il dialogo tra amanti
    acquista una dimensione cosmica, le figure umane fuse con quelle animali
    si librano sopra i tetti del suo villaggio natale.
    Chagall 1960
    Durante gli anni ’60, Chagall continua a sperimentare le sue tecniche
    espressive, dedicandosi sempre più alle opere di committenza pubblica,
    infatti mentre a Parigi l’editore Tériade pubblica l’opera Dafni e Cloe,
    illustrata con le sue litografie, a Gerusalemme si inaugurano le 12 vetrate
    della Sinagoga del Cento medico Hadassah, dedicate all’iconografia delle
    12 tribù d’Israele.
    Nel 1963 su richiesta di AndréMalraux, Chagall comincia a lavorare alle
    decorazioni del soffitto del teatro dell’Opéra Garnier di Parigi, eseguendo
    umerose serie di bronzetti preparatori. Il progetto, che all’epoca destò
    grande scalpore, a causa dell’eterna diatriba tra classico e moderno, è
    inaugurato solo un anno dopo, al cospetto del Generale De Gaulle.
    Questo ciclo si snoda lungo due ordini di anelli in senso circolare, e
    armonico, come un componimento, e si può leggere infatti come una
    Ruota della Vita, in cui si alternano tragedie e rinascite. Nel complesso è
    una rappresentazione dell’Universo, dedicata all’opera di 14 compositori,
    tra cui Mozart, Ravel, Debussy, Tchaikovsky, Bizet, Verdi, Stravinsky e
    Beethoven.
    Nel 1966 l’artista lascia Vence per trasferirsi a Saint-Paul; intanto intraprende l’esecuzione di due grandi decorazioni murali destinate al Metropolitan Opera di New York, inaugurate nel 1967 e contemporaneamente
    lavora alle scene e ai costumi per Il Flauto Magico, di Mozart, la cui prima
    rappresentazione si svolge il 19 febbraio. Nello stesso periodo Marc e Vava
    Chagall donano Messaggio Biblico al Louvre di Parigi.
    L’anno seguente, mentre Tériade pubblica Il circo con illustrazioni in
    litografia, Chagall intensifica la sua produzione di opere monumentali
    realizzando un mosaico di tre metri per undici, sul tema di Ulisse, destinato all’Università di Diritto e Scienze Economiche di Nizza, oltre a diverse
    vetrate per il triforio del transetto nord della Cattedrale di Metz.
    Il 18 giugno del 1969 inaugura a Gerusalemme il nuovo Parlamento, per
    cui Chagall realizza: un impressionante pavimento musivo, un’opera
    murale utilizzando la stessa tecnica dal titolo Il Muro del Pianto e inoltre
    tre giganteschi arazzi, raffiguranti scene bibliche, che da soli occupano una
    superficie di cento metri quadri. Come per il ciclo della sinagoga, si
    riaccende ancora una volta l’interesse dell’artista per l’Antico Testamento,
    grande protagonista della sua produzione di quegli anni; in questo caso,
    rispetto alle vetrate, le scene risultano eseguite con un tratto decisamente
    più figurativo che geometrico, probabilmente per la differenza tecnica, e
    inoltre emerge dalle pareti il brulichio incessante di personaggi, forse con
    la scelta voluta di rimandare all’osservatore il senso di comunità e appartenenza.
    Ufficio stampa
    Comune di Otranto
    Valentina Vantaggiato
    ufficiostampa@comune.otranto.le.it
    Orari di apertura
    Dal 31/03 al 30/05 e dal 1/10 al 5/11 orari 10-13 e 15-18
    Sabato, domenica e festivi orario 10-20
    Dal 1/06 al 30/06 e dal 18/09 al 30/09 orario 10-22
    Dal 1/07 al 17/09 orario 10-24
    Tariffe
    Ticket intero 12,00 €
    Ticket ridotto (gruppi di 12 persone, convenzioni,
    possessori Otranto Card) 9,00 €
    Ticket ridotto per minori di anni 18, residenti nel
    Comune di Otranto, convenzioni 7,00 €
    Ticket scolaresche 3,00 €
    Gratuito per:
    • Minori di anni 18 in visita con i genitori (ticket famiglia)
    • Minori di anni 6, guide turistiche munite di patentino (con gruppo)
    • Persone con disabilità e loro accompagnatore
    La magia di Marc Chagall tra realtà e surrealtà
    Castello Aragonese di Otranto
    30 marzo – 5 novembre 2023
    Presentazione e inaugurazione della mostra
    alla presenza di
  • dott.ssa Vincenza Filippi, commissario straordinario del Comune di
    Otranto;
    Insieme a Pablo Picasso, Salvador Dalì e Marcel Duchamp, l’artista Marc
    Chagall è stato uno dei grandi innovatori dell’immaginario culturale e
    visivo del Novecento. Chi non ha mai sognato una volta nella vita osservando i suoi cavalli volanti, le spose in cielo e i corpi
    antropomorfi cari alla sua cultura ebraica, osservando una delle sue opere?
    La mostra nel Castello Aragonese di Otranto, promossa dal Comune con
    Global Art e Guastalla Centro Arte – con la progettazione grafica e il
    coordinamento allestitivo di Carlo Contino Circolone e la consulenza
    scientifica e layout allestimento di Antonio Mangia –, intende ripercorrere
    attraverso apparati biografici, suggestioni e narrazioni a più voci la sua
    lunga storia di uomo e di artista mediante una selezione ragionata di opere
    di varie datazioni.
    Sale tematiche accompagneranno il visitatore alla scoperta del genio di
    Chagall, mentre contenuti testuali – redatti dai giovani critici d’arte
    Simone Melis, Angelica Raho e Giulia Russo – consentiranno al pubblico
    di conoscere profondamente il pensiero, la vita e la bellezza nascosta nelle
    pieghe delle sue opere, circa ottanta tra acqueforti e litografie originali
    (tecniche molto amate dal maestro), firmate e numerate dall’artista.
    La mostra sarà pertanto l’occasione per una progettualità ampia, in grado
    di generare dialogo, confronto, crescita.
    Le sale del Castello Aragonese di Otranto diventeranno così scrigni di
    opere, bellezza, complessità, grazie a questa mostra in grado di generare
    occasioni di confronto serrato: il progetto prevede infatti un ciclo di
    appuntamenti collaterali fondamentali per la migliore riuscita della
    mostra e della sua conoscenza tra gli addetti ai lavori e il grande pubblico.
    Naturalmente tutti i contenuti testuali in mostra saranno in Italiano e in
    Inglese.
    “Con vivo piacere ospitiamo quest’anno, dalla primavera all’autunno, una mostra
    di Marc Chagall nel Castello, artista poliedrico e visionario genio che ha innovato
    profondamente l’arte del Novecento.
    Un allestimento curato nei minimi dettagli nelle sale al primo piano completamente rinnovate.
    Uno stile personalissimo, quello di Chagall, ispirato al mondo dei sogni e caratterizzato da una fortissima vena poetica.
    Durante la sua carriera, privilegiò sempre alcune tematiche profondamente legate
    al proprio mondo interiore, con la marcata tendenza ad accostare simbolicamente,
    attraverso anche visioni oniriche, persone e cose.
    Mi auguro che i visitatori possano apprezzare la nostra proposta per il 2023”,
    afferma il Commissario straordinario del Comune di Otranto dott.ssa
    Vincenza Filippi.
    Profilo biografico dell’artista Marc Chagall (1887-1985)
    Marc Chagall nasce nei pressi di Vitebsk, in Bielorussia in una famiglia
    modesta di religione ebraica, è il 7 luglio del 1887. Il suo destino è diventare mercante, come il padre, ma ottiene la possibilità di frequentare lo
    studio di un artista locale, il pittore Yehuda Pen, dove inizia la sua formazione.
    Lavora nel frattempo come apprendista ritoccatore presso due fotografi del
    posto, fino a che nel 1907 si trasferisce a San Pietroburgo, dove vive tra
    mille difficoltà, e riesce a completare gli studi nell’atelier di Léon Bakst.
    Nel 1908 una mostra di opere d’arte russe e francesi in cui sono esposti
    dipinti di Van Gogh, Cézanne, Matisse, Braque, Derain, lo colpisce
    profondamente, ma riesce a trasferirsi a Parigi solo nel 1910, grazie all’aiuto di un mecenate.
    Si sistema alla Ruche, un complesso in cui si affollano un centinaio di
    artisti provenienti dall’Europa intera, tra cui Modigliani, Soutine, Léger,
    Archipenko, Laurens. A Parigi si avvia una stagione florida, alimentata
    anche dall’amicizia con personaggi di spicco come Apollinaire,
    Jacob, Cendrars. Nascono qui i primi capolavori in cui si legge l’influenza
    del cubismo, mitigata però sempre dall’interesse per il lato invisibile della
    forma e dello spirito.
    Tra il 1911 e il 1913 espone al Salon des Indépendants e al Salon d’Automne, poi nel 1914 finalmente la prima personale a Berlino alla Galerie Der
    Sturm, grazie all’interessamento di Apollinaire che lo presenta al mercante
    e letterato Herwarth Walden. Conclusasi la
    mostra torna in Russia, per quello che doveva essere un breve viaggio che
    invece la guerra trasforma in un lunghissimo soggiorno. Le sue opere
    restano in Germania, dove verranno conosciute e apprezzate da Marc,
    Kandinskij e Kokoschka.
    Nel 1915 sposa Bella Rosenfeld, figlia di un facoltoso gioielliere ebreo di
    Vitebsk, che insieme alla piccola Ida, la loro primogenita, diventa il
    soggetto di molte opere.
    Durante gli anni della guerra espone a Mosca e a San Pietroburgo, illustra
    libri e giornali. Con la rivoluzione d’ottobre gli viene offerta la carica di
    commissario per le Belle Arti, che rifiuta per rientrare a Vitebsk. Qui apre
    una scuola d’arte, ma il suo rapporto con gli altri insegnanti – in particolare con Malevic – è così difficile che si dimette e si trasferisce a Mosca, dove
    tra il 1919 e il 1920 lavora alle decorazioni del Teatro Ebraico e insegna
    pittura agli orfani di guerra.
    Nel 1922 riesce a lasciare la Russia e si trasferisce a Berlino, dove incide
    per conto di Cassirer, 20 tavole per Mein Leben, l’autobiografia.
    Di lì a poco si sposta a Parigi, chiamato da Cendrars, e incontra Vollard,
    dove nel 1924 si tiene la sua prima retrospettiva. Tra il 1925 e la fine degli
    anni Trenta si dedica soprattutto ai lavori su carta: incisioni acquerelli e
    tempere, culminanti poi nel ciclo di illustrazioni per La Bibbia.
    Negli anni Trenta viaggia moltissimo tra Palestina, Europa e visita l’Italia.
    Allo scoppio della guerra si trasferisce fuori Parigi e nel 1941 abbandona il
    Vecchio Continente per gli Stati Uniti, dove riscuote importanti consensi,
    lavorando per scenografie e costumi per balletti. Qui nel 1944 perde Bella,
    la sua prima moglie.
    Nel 1946, mentre il MoMA di New York gli dedica una grande mostra,
    torna brevemente in Francia, dove si trasferirà definitivamente dal 1947.
    Si stabilisce a Vence, dove si dedica alla ceramica e frequenta Matisse e
    Picasso, insieme al famoso mercante Aimé Maeght. Dal 1951 inizia a
    occuparsi anche di scultura.
    In seguito alle seconde nozze con Vava Brodskij, si apre per Chagall una
    nuova feconda stagione di esibizioni in Europa, Stati Uniti e Unione
    Sovietica, con l’aggiunta di numerose commissioni pubbliche.
    Nel 1973 si inaugura a Nizza il Musée National Message Biblique Marc
    Chagall e nel 1977 riceve la Legion d’onore.
    Chagall, ormai novantasettenne, muore nel 1985 a Saint-Paul-de-Vence.
    Sezioni della mostra La magia di Marc Chagall tra realtà e surrealtà
    Le anime morte
    L’attività da incisore di Marc Chagall ha inizio negli anni Venti del Novecento, quando lascia la Russia per trasferirsi a Berlino. La Germania ha
    infatti una grande tradizione storico artistica nel campo dell’incisione oltre
    a numerose stamperie su cui l’artista poteva contare.
    Il suo primo incarico da incisore gli è stato commissionato da Paul Cassirer, importante editore berlinese, per cui Chagall realizza venti fogli in
    puntasecca avvalendosi della collaborazione con il pittore e incisore
    Hermann Struck.
    Mein Leben – 20 Redierungen (La mia vita – 20 Incisioni) viene pubblicato
    da Cassirer nel 1923. Il successo di quest’opera editoriale gli permette di
    entrare in contatto con Ambroise Vollard, mercante e gallerista francese
    celebre per il sostegno al gruppo dei cubisti.
    Nel 1923 Ambroise Vollard propone a Marc Chagall la realizzazione
    dell’edizione illustrata di Le anime morte, romanzo incompiuto di Nikolaj
    Gogol che racconta con tono satirico le avventure di un truffatore della
    provincia russa del 1820.
    Dal 1927 Chagall è impegnato nella creazione di 107 acqueforti e 96
    tavole, tirate dall’incisore Louis Fort, con la direzione artistica di Vollard.
    L’opera fu pubblicata a Parigi per le Edizioni Verve solo dopo la guerra nel
    1947, da Tériade subentrato a Vollard, con la collaborazione di Ida
    Chagall.
    Marc Chagall nel realizzare le tavole per Le anime morte si attiene in
    maniera minuziosa al dettato letterario di Gogol, entrambi nutrono un
    gusto per il dettaglio aneddotico e il realismo fantastico del romanzo trova
    una corrispondenza con la cultura rurale russa natia
    dell’artista. La caratterizzazione dei personaggi del racconto permette a
    Chagall di inventare fisionomie, gesti e pose che evocano la caricatura di
    Honoré Daumier, artista francese celebre per le sue satiriche incisioni, in
    linea con il tono moraleggiante del romanzo. Inoltre, nella costruzione
    delle scene, l’artista disarticola l’ordine narrativo esaltando i personaggi
    marginali piuttosto che i protagonisti.
    Le Favole di Jacques La Fontaine
    Le Favole furono il secondo ciclo di incisioni commissionate da Ambroise
    Vollard a Chagall, dopo Le anime morte. Il soggetto di questo ciclo sono
    Le Favole di Jean La Fontaine pubblicate nella prima edizione nel 1668
    diventando un classico della cultura francese.
    Chagall lavorerà ad un totale di cento acqueforti dal 1927 al 1930 ma
    saranno pubblicate solo nel 1952 dall’editore greco Tériade che prese il
    posto di Vollard, scomparso nel 1939.
    Jean de La Fontaine per Le Favole si ispira a Esopo, Fedro e alle tradizioni
    medievali e orientali, per tracciare un ritratto dei suoi vizi e virtù della
    natura umana, facendo parlare gli animali. Invece di concentrarsi sull’aspetto morale dei racconti, Chagall è più interessato agli aspetti fantastici e
    mitologici di un universo altro dove animali e esseri umani comunicano,
    interagiscono e vivono insieme.
    Dal punto di vista stilistico Le Favole rappresentano un’innovazione nel
    linguaggio di Chagall. Le tavole si differenziano dai lavori precedenti per
    l’abbandono del segno deciso e graffiante delle Anime morte a favore di un
    approccio più pittorico. Le illustrazioni sembrano replicare attraverso i
    mezzi dell’acquaforte la vivacità cromatica e il segno vaporoso delle tempere
    che servirono come studio preliminare.
    Le figure occupano lo spazio con un forte dinamismo e si stagliano sullo
    sfondo con un accentuato contrasto tra bianchi e neri.
    Chagall nella scelta dei soggetti si concentra più sull’intensità pittorica della
    scena che sulla descrizione del momento d’azione del racconto, in essi
    confluiscono i ricordi della vita contadina russa che si fondono con i
    paesaggi e le fattorie del mondo contadino francese.
    Nel clima nazionalistico dell’epoca la scelta di Vollard di affidare a un
    artista russo l’illustrazione di queste famose favole francesi fu vista come
    antipatriottica, al punto che venne istituita un’interrogazione parlamentare. L’editore fu costretto a giustificarsi in un articolo: “Perché Chagall? […]
    Proprio perché la sua estetica mi sembra molto vicina e in un certo senso
    affine a quella di La Fontaine, insieme densa e sottile, realistica e fantastica”.
    La Bibbia
    La collaborazione tra Ambroise Vollard e Marc Chagall continua nel 1931
    con il progetto La Bibbia. Per la realizzazione delle illustrazioni l’artista
    parte per un viaggio tra l’Egitto, la Siria e la Palestina dove incontra e
    studia l’iconografia dell’Antico Testamento ebraico, un pellegrinaggio che
    si rivela una ricerca delle radici spirituali biografiche.
    Poco prima del conflitto mondiale, nel 1939, arriva fino in Olanda sulle
    orme di Rembrandt van Rijn, pittore che si è distinto anche per la sua
    produzione grafica, che condiziona il linguaggio grafico e pittorico delle
    nuove incisioni.
    L’opera La Bibbia prende forma quando Chagall approda in America nel
    1952, per ripararsi dalle persecuzioni antisemite. Nella sua interezza La
    Bibbia si compone di 105 acqueforti concluse in Francia che Tériade
    acquista dagli eredi, pubblicate in seguito nel 1957.
    In queste tavole la luce è fortemente simbolica e orientaleggiante, lo stile
    incline al messaggio biblico ma con una interpretazione nuova e moderna.
    Per la prima volta nella produzione di Chagall vediamo emergere i temi
    religiosi chiaramente, non più nascosti nel suo immaginario. Il progetto La
    Bibbia diventa un pretesto per esprimere le sue radici biografiche, Chagall
    proviene infatti da una famiglia tradizionale chassidica dal quale assorbe i
    valori e lo spirito religioso.
    L’eredità culturale gli permette di affrontare il testo della Bibbia non
    seguendo dei dogmi ma esprimendo la parola come esperienza personale e
    interiore, vivendo la vita attraverso la saggezza del testo sacro. La Bibbia per
    l’artista è la fonte poetica più grande di tutti i tempi, una risonanza della
    natura, un enigma che ha sempre cercato di trasmettere con la sua arte.
    Dessins pour la Bible
    I Dessins puor la Bible sono composti da 96 disegni inediti che Marc
    Chagall eseguì tra il 1958 e il 1959. Queste litografie sono state pubblicate
    nel 1960 per un numero speciale della rivista Verve di Parigi per i n. 37 e
    38, con una prefazione di Gaston Bachelard, filosofo della scienza e della
    poesia francese. Inoltre per questa produzione Chagall realizzò appositamente 47 litografie originali: 24 fuori testo, la copertina a colori e 22
    stampe in bianco e nero.
    L’atelier di Fernand Mourlot si occupò delle tirature, tra le quali se ne
    conta una firmata e 50 esemplari su carta Velìn d’Archès, una tipologia di
    carta usata per l’incisione e la stampa litografica che preserva la lucentezza
    e la trasparenza dei colori, oltre a 10 prove riservate all’artista.
    Le tematiche di questa produzione proseguono sulla linea teorica e simbolica del progetto La Bibbia: ritornano i temi legati all’ Antico Testamento ma
    con una maggiore dedizione verso il colore e il suo valore simbolico, più
    vicine a un dipinto piuttosto che a un’opera grafica. Questo effetto è
    dovuto anche al sapiente uso della tecnica litografica.
    Lo chassid è un uomo pio della tradizione chassidica che privilegia il
    rapporto diretto dell’individuo con Dio e la lettura di testi sacri senza una
    mediazione. Una religiosità più semplice e allo stesso tempo più immediata
    che si traduce come una delle componenti portanti per la sua poetica. Il
    misticismo diventa un mondo onirico in cui i protagonisti sono uomini in
    abiti tradizionali, le case popolari, un mondo yiddish. Gli anni in cui
    l’artista si cimenta nello studio dell’Antico Testamento sono proprio gli
    anni dell’antisemitismo nazista a causa dei quali Chagall è costretto a
    scappare in America.
    Chagall 1957
    In occasione del suo settantesimo compleanno Chagall realizza una serie di
    tredici litografie per accompagnare una sua monografia a cura del critico
    d’arte Jacques Lassaigne pubblicato a Parigi da Maeght Editeur.
    In questo ciclo del 1957 Chagall riprende i grandi temi che lo hanno
    interessato nel corso della sua opera: l’amore, la religione, il sogno, il circo
    e il ricordo dell’infanzia russa. Nel ritornare su questi soggetti l’artista
    adotta con straordinaria libertà composizioni, segni grafici e cromatismi
    molto diversi. L’esemplare uso del colore ricorda gli audaci accostamenti
    delle opere di Henri Matisse e Robert Delaunay che lo colpirono profondamente al suo arrivo a Parigi.
    In La maternità e il centauro la scena è accesa dal carattere espressionista
    del colore, tuttavia l’opera risponde a una rete di sensazioni come la
    sospensione, la discesa, il raffreddamento, che parlano del male del suo
    paese dell’affievolimento dei sentimenti e infine della morte. Chagall
    mescola sempre ironia e malinconia, attraverso una pittura della memoria,
    in un presente senza tempo, segnato dalle punizioni dei pogrom e dalle
    vessazioni zariste nei confronti degli ebrei. Lo sradicamento e l’esilio si
    percepiscono grazie all’uso delle figure esili, quasi trasportate dalle correnti
    e al contrasto dei colori complementari verde/rosso.
    Il tema degli amanti persiste nel percorso dell’artista a partire dal suo
    primo soggiorno parigino negli anni Dieci. La torre Eiffel in verde riflette
    il romanticismo che Chagall nutriva per la città in cui ha vissuto e lavorato
    per buona parte della sua vita. Le forme e i colori semplici di quest’opera
    offrono una lente immediata attraverso la quale guardare l’intimità giustapposta all’architettura riconoscibile della Torre Eiffel. Le figure degli amanti
    fanno inoltre capolino in Mazzo di fiori blu e nero e Il gallo rosso per
    segnare emotivamente le composizioni. Nella litografia Un pesce blu la
    relazione di coppia viene letta alla luce del processo di ibridazione e
    metamorfosi
    tra umano e animale già affrontata nelle Favole. Qui il dialogo tra amanti
    acquista una dimensione cosmica, le figure umane fuse con quelle animali
    si librano sopra i tetti del suo villaggio natale.
    Chagall 1960
    Durante gli anni ’60, Chagall continua a sperimentare le sue tecniche
    espressive, dedicandosi sempre più alle opere di committenza pubblica,
    infatti mentre a Parigi l’editore Tériade pubblica l’opera Dafni e Cloe,
    illustrata con le sue litografie, a Gerusalemme si inaugurano le 12 vetrate
    della Sinagoga del Cento medico Hadassah, dedicate all’iconografia delle
    12 tribù d’Israele.
    Nel 1963 su richiesta di AndréMalraux, Chagall comincia a lavorare alle
    decorazioni del soffitto del teatro dell’Opéra Garnier di Parigi, eseguendo
    umerose serie di bronzetti preparatori. Il progetto, che all’epoca destò
    grande scalpore, a causa dell’eterna diatriba tra classico e moderno, è
    inaugurato solo un anno dopo, al cospetto del Generale De Gaulle.
    Questo ciclo si snoda lungo due ordini di anelli in senso circolare, e
    armonico, come un componimento, e si può leggere infatti come una
    Ruota della Vita, in cui si alternano tragedie e rinascite. Nel complesso è
    una rappresentazione dell’Universo, dedicata all’opera di 14 compositori,
    tra cui Mozart, Ravel, Debussy, Tchaikovsky, Bizet, Verdi, Stravinsky e
    Beethoven.
    Nel 1966 l’artista lascia Vence per trasferirsi a Saint-Paul; intanto intraprende l’esecuzione di due grandi decorazioni murali destinate al Metropolitan Opera di New York, inaugurate nel 1967 e contemporaneamente
    lavora alle scene e ai costumi per Il Flauto Magico, di Mozart, la cui prima
    rappresentazione si svolge il 19 febbraio. Nello stesso periodo Marc e Vava
    Chagall donano Messaggio Biblico al Louvre di Parigi.
    L’anno seguente, mentre Tériade pubblica Il circo con illustrazioni in
    litografia, Chagall intensifica la sua produzione di opere monumentali
    realizzando un mosaico di tre metri per undici, sul tema di Ulisse, destinato all’Università di Diritto e Scienze Economiche di Nizza, oltre a diverse
    vetrate per il triforio del transetto nord della Cattedrale di Metz.
    Il 18 giugno del 1969 inaugura a Gerusalemme il nuovo Parlamento, per
    cui Chagall realizza: un impressionante pavimento musivo, un’opera
    murale utilizzando la stessa tecnica dal titolo Il Muro del Pianto e inoltre
    tre giganteschi arazzi, raffiguranti scene bibliche, che da soli occupano una
    superficie di cento metri quadri. Come per il ciclo della sinagoga, si
    riaccende ancora una volta l’interesse dell’artista per l’Antico Testamento,
    grande protagonista della sua produzione di quegli anni; in questo caso,
    rispetto alle vetrate, le scene risultano eseguite con un tratto decisamente
    più figurativo che geometrico, probabilmente per la differenza tecnica, e
    inoltre emerge dalle pareti il brulichio incessante di personaggi, forse con
    la scelta voluta di rimandare all’osservatore il senso di comunità e appartenenza.
    Ufficio stampa
    Comune di Otranto
    Valentina Vantaggiato
    ufficiostampa@comune.otranto.le.it
    Orari di apertura
    Dal 31/03 al 30/05 e dal 1/10 al 5/11 orari 10-13 e 15-18
    Sabato, domenica e festivi orario 10-20
    Dal 1/06 al 30/06 e dal 18/09 al 30/09 orario 10-22
    Dal 1/07 al 17/09 orario 10-24
    Tariffe
    Ticket intero 12,00 €
    Ticket ridotto (gruppi di 12 persone, convenzioni,
    possessori Otranto Card) 9,00 €
    Ticket ridotto per minori di anni 18, residenti nel
    Comune di Otranto, convenzioni 7,00 €
    Ticket scolaresche 3,00 €
    Gratuito per:
    • Minori di anni 18 in visita con i genitori (ticket famiglia)
    • Minori di anni 6, guide turistiche munite di patentino (con gruppo)
    • Persone con disabilità e loro accompagnatore
    La magia di Marc Chagall tra realtà e surrealtà
    Castello Aragonese di Otranto
    30 marzo – 5 novembre 2023
    Presentazione e inaugurazione della mostra
    alla presenza di
  • dott.ssa Vincenza Filippi, commissario straordinario del Comune di
    Otranto;
    Insieme a Pablo Picasso, Salvador Dalì e Marcel Duchamp, l’artista Marc
    Chagall è stato uno dei grandi innovatori dell’immaginario culturale e
    visivo del Novecento. Chi non ha mai sognato una volta nella vita osservando i suoi cavalli volanti, le spose in cielo e i corpi
    antropomorfi cari alla sua cultura ebraica, osservando una delle sue opere?
    La mostra nel Castello Aragonese di Otranto, promossa dal Comune con
    Global Art e Guastalla Centro Arte – con la progettazione grafica e il
    coordinamento allestitivo di Carlo Contino Circolone e la consulenza
    scientifica e layout allestimento di Antonio Mangia –, intende ripercorrere
    attraverso apparati biografici, suggestioni e narrazioni a più voci la sua
    lunga storia di uomo e di artista mediante una selezione ragionata di opere
    di varie datazioni.
    Sale tematiche accompagneranno il visitatore alla scoperta del genio di
    Chagall, mentre contenuti testuali – redatti dai giovani critici d’arte
    Simone Melis, Angelica Raho e Giulia Russo – consentiranno al pubblico
    di conoscere profondamente il pensiero, la vita e la bellezza nascosta nelle
    pieghe delle sue opere, circa ottanta tra acqueforti e litografie originali
    (tecniche molto amate dal maestro), firmate e numerate dall’artista.
    La mostra sarà pertanto l’occasione per una progettualità ampia, in grado
    di generare dialogo, confronto, crescita.
    Le sale del Castello Aragonese di Otranto diventeranno così scrigni di
    opere, bellezza, complessità, grazie a questa mostra in grado di generare
    occasioni di confronto serrato: il progetto prevede infatti un ciclo di
    appuntamenti collaterali fondamentali per la migliore riuscita della
    mostra e della sua conoscenza tra gli addetti ai lavori e il grande pubblico.
    Naturalmente tutti i contenuti testuali in mostra saranno in Italiano e in
    Inglese.
    “Con vivo piacere ospitiamo quest’anno, dalla primavera all’autunno, una mostra
    di Marc Chagall nel Castello, artista poliedrico e visionario genio che ha innovato
    profondamente l’arte del Novecento.
    Un allestimento curato nei minimi dettagli nelle sale al primo piano completamente rinnovate.
    Uno stile personalissimo, quello di Chagall, ispirato al mondo dei sogni e caratterizzato da una fortissima vena poetica.
    Durante la sua carriera, privilegiò sempre alcune tematiche profondamente legate
    al proprio mondo interiore, con la marcata tendenza ad accostare simbolicamente,
    attraverso anche visioni oniriche, persone e cose.
    Mi auguro che i visitatori possano apprezzare la nostra proposta per il 2023”,
    afferma il Commissario straordinario del Comune di Otranto dott.ssa
    Vincenza Filippi.
    Profilo biografico dell’artista Marc Chagall (1887-1985)
    Marc Chagall nasce nei pressi di Vitebsk, in Bielorussia in una famiglia
    modesta di religione ebraica, è il 7 luglio del 1887. Il suo destino è diventare mercante, come il padre, ma ottiene la possibilità di frequentare lo
    studio di un artista locale, il pittore Yehuda Pen, dove inizia la sua formazione.
    Lavora nel frattempo come apprendista ritoccatore presso due fotografi del
    posto, fino a che nel 1907 si trasferisce a San Pietroburgo, dove vive tra
    mille difficoltà, e riesce a completare gli studi nell’atelier di Léon Bakst.
    Nel 1908 una mostra di opere d’arte russe e francesi in cui sono esposti
    dipinti di Van Gogh, Cézanne, Matisse, Braque, Derain, lo colpisce
    profondamente, ma riesce a trasferirsi a Parigi solo nel 1910, grazie all’aiuto di un mecenate.
    Si sistema alla Ruche, un complesso in cui si affollano un centinaio di
    artisti provenienti dall’Europa intera, tra cui Modigliani, Soutine, Léger,
    Archipenko, Laurens. A Parigi si avvia una stagione florida, alimentata
    anche dall’amicizia con personaggi di spicco come Apollinaire,
    Jacob, Cendrars. Nascono qui i primi capolavori in cui si legge l’influenza
    del cubismo, mitigata però sempre dall’interesse per il lato invisibile della
    forma e dello spirito.
    Tra il 1911 e il 1913 espone al Salon des Indépendants e al Salon d’Automne, poi nel 1914 finalmente la prima personale a Berlino alla Galerie Der
    Sturm, grazie all’interessamento di Apollinaire che lo presenta al mercante
    e letterato Herwarth Walden. Conclusasi la
    mostra torna in Russia, per quello che doveva essere un breve viaggio che
    invece la guerra trasforma in un lunghissimo soggiorno. Le sue opere
    restano in Germania, dove verranno conosciute e apprezzate da Marc,
    Kandinskij e Kokoschka.
    Nel 1915 sposa Bella Rosenfeld, figlia di un facoltoso gioielliere ebreo di
    Vitebsk, che insieme alla piccola Ida, la loro primogenita, diventa il
    soggetto di molte opere.
    Durante gli anni della guerra espone a Mosca e a San Pietroburgo, illustra
    libri e giornali. Con la rivoluzione d’ottobre gli viene offerta la carica di
    commissario per le Belle Arti, che rifiuta per rientrare a Vitebsk. Qui apre
    una scuola d’arte, ma il suo rapporto con gli altri insegnanti – in particolare con Malevic – è così difficile che si dimette e si trasferisce a Mosca, dove
    tra il 1919 e il 1920 lavora alle decorazioni del Teatro Ebraico e insegna
    pittura agli orfani di guerra.
    Nel 1922 riesce a lasciare la Russia e si trasferisce a Berlino, dove incide
    per conto di Cassirer, 20 tavole per Mein Leben, l’autobiografia.
    Di lì a poco si sposta a Parigi, chiamato da Cendrars, e incontra Vollard,
    dove nel 1924 si tiene la sua prima retrospettiva. Tra il 1925 e la fine degli
    anni Trenta si dedica soprattutto ai lavori su carta: incisioni acquerelli e
    tempere, culminanti poi nel ciclo di illustrazioni per La Bibbia.
    Negli anni Trenta viaggia moltissimo tra Palestina, Europa e visita l’Italia.
    Allo scoppio della guerra si trasferisce fuori Parigi e nel 1941 abbandona il
    Vecchio Continente per gli Stati Uniti, dove riscuote importanti consensi,
    lavorando per scenografie e costumi per balletti. Qui nel 1944 perde Bella,
    la sua prima moglie.
    Nel 1946, mentre il MoMA di New York gli dedica una grande mostra,
    torna brevemente in Francia, dove si trasferirà definitivamente dal 1947.
    Si stabilisce a Vence, dove si dedica alla ceramica e frequenta Matisse e
    Picasso, insieme al famoso mercante Aimé Maeght. Dal 1951 inizia a
    occuparsi anche di scultura.
    In seguito alle seconde nozze con Vava Brodskij, si apre per Chagall una
    nuova feconda stagione di esibizioni in Europa, Stati Uniti e Unione
    Sovietica, con l’aggiunta di numerose commissioni pubbliche.
    Nel 1973 si inaugura a Nizza il Musée National Message Biblique Marc
    Chagall e nel 1977 riceve la Legion d’onore.
    Chagall, ormai novantasettenne, muore nel 1985 a Saint-Paul-de-Vence.
    Sezioni della mostra La magia di Marc Chagall tra realtà e surrealtà
    Le anime morte
    L’attività da incisore di Marc Chagall ha inizio negli anni Venti del Novecento, quando lascia la Russia per trasferirsi a Berlino. La Germania ha
    infatti una grande tradizione storico artistica nel campo dell’incisione oltre
    a numerose stamperie su cui l’artista poteva contare.
    Il suo primo incarico da incisore gli è stato commissionato da Paul Cassirer, importante editore berlinese, per cui Chagall realizza venti fogli in
    puntasecca avvalendosi della collaborazione con il pittore e incisore
    Hermann Struck.
    Mein Leben – 20 Redierungen (La mia vita – 20 Incisioni) viene pubblicato
    da Cassirer nel 1923. Il successo di quest’opera editoriale gli permette di
    entrare in contatto con Ambroise Vollard, mercante e gallerista francese
    celebre per il sostegno al gruppo dei cubisti.
    Nel 1923 Ambroise Vollard propone a Marc Chagall la realizzazione
    dell’edizione illustrata di Le anime morte, romanzo incompiuto di Nikolaj
    Gogol che racconta con tono satirico le avventure di un truffatore della
    provincia russa del 1820.
    Dal 1927 Chagall è impegnato nella creazione di 107 acqueforti e 96
    tavole, tirate dall’incisore Louis Fort, con la direzione artistica di Vollard.
    L’opera fu pubblicata a Parigi per le Edizioni Verve solo dopo la guerra nel
    1947, da Tériade subentrato a Vollard, con la collaborazione di Ida
    Chagall.
    Marc Chagall nel realizzare le tavole per Le anime morte si attiene in
    maniera minuziosa al dettato letterario di Gogol, entrambi nutrono un
    gusto per il dettaglio aneddotico e il realismo fantastico del romanzo trova
    una corrispondenza con la cultura rurale russa natia
    dell’artista. La caratterizzazione dei personaggi del racconto permette a
    Chagall di inventare fisionomie, gesti e pose che evocano la caricatura di
    Honoré Daumier, artista francese celebre per le sue satiriche incisioni, in
    linea con il tono moraleggiante del romanzo. Inoltre, nella costruzione
    delle scene, l’artista disarticola l’ordine narrativo esaltando i personaggi
    marginali piuttosto che i protagonisti.
    Le Favole di Jacques La Fontaine
    Le Favole furono il secondo ciclo di incisioni commissionate da Ambroise
    Vollard a Chagall, dopo Le anime morte. Il soggetto di questo ciclo sono
    Le Favole di Jean La Fontaine pubblicate nella prima edizione nel 1668
    diventando un classico della cultura francese.
    Chagall lavorerà ad un totale di cento acqueforti dal 1927 al 1930 ma
    saranno pubblicate solo nel 1952 dall’editore greco Tériade che prese il
    posto di Vollard, scomparso nel 1939.
    Jean de La Fontaine per Le Favole si ispira a Esopo, Fedro e alle tradizioni
    medievali e orientali, per tracciare un ritratto dei suoi vizi e virtù della
    natura umana, facendo parlare gli animali. Invece di concentrarsi sull’aspetto morale dei racconti, Chagall è più interessato agli aspetti fantastici e
    mitologici di un universo altro dove animali e esseri umani comunicano,
    interagiscono e vivono insieme.
    Dal punto di vista stilistico Le Favole rappresentano un’innovazione nel
    linguaggio di Chagall. Le tavole si differenziano dai lavori precedenti per
    l’abbandono del segno deciso e graffiante delle Anime morte a favore di un
    approccio più pittorico. Le illustrazioni sembrano replicare attraverso i
    mezzi dell’acquaforte la vivacità cromatica e il segno vaporoso delle tempere
    che servirono come studio preliminare.
    Le figure occupano lo spazio con un forte dinamismo e si stagliano sullo
    sfondo con un accentuato contrasto tra bianchi e neri.
    Chagall nella scelta dei soggetti si concentra più sull’intensità pittorica della
    scena che sulla descrizione del momento d’azione del racconto, in essi
    confluiscono i ricordi della vita contadina russa che si fondono con i
    paesaggi e le fattorie del mondo contadino francese.
    Nel clima nazionalistico dell’epoca la scelta di Vollard di affidare a un
    artista russo l’illustrazione di queste famose favole francesi fu vista come
    antipatriottica, al punto che venne istituita un’interrogazione parlamentare. L’editore fu costretto a giustificarsi in un articolo: “Perché Chagall? […]
    Proprio perché la sua estetica mi sembra molto vicina e in un certo senso
    affine a quella di La Fontaine, insieme densa e sottile, realistica e fantastica”.
    La Bibbia
    La collaborazione tra Ambroise Vollard e Marc Chagall continua nel 1931
    con il progetto La Bibbia. Per la realizzazione delle illustrazioni l’artista
    parte per un viaggio tra l’Egitto, la Siria e la Palestina dove incontra e
    studia l’iconografia dell’Antico Testamento ebraico, un pellegrinaggio che
    si rivela una ricerca delle radici spirituali biografiche.
    Poco prima del conflitto mondiale, nel 1939, arriva fino in Olanda sulle
    orme di Rembrandt van Rijn, pittore che si è distinto anche per la sua
    produzione grafica, che condiziona il linguaggio grafico e pittorico delle
    nuove incisioni.
    L’opera La Bibbia prende forma quando Chagall approda in America nel
    1952, per ripararsi dalle persecuzioni antisemite. Nella sua interezza La
    Bibbia si compone di 105 acqueforti concluse in Francia che Tériade
    acquista dagli eredi, pubblicate in seguito nel 1957.
    In queste tavole la luce è fortemente simbolica e orientaleggiante, lo stile
    incline al messaggio biblico ma con una interpretazione nuova e moderna.
    Per la prima volta nella produzione di Chagall vediamo emergere i temi
    religiosi chiaramente, non più nascosti nel suo immaginario. Il progetto La
    Bibbia diventa un pretesto per esprimere le sue radici biografiche, Chagall
    proviene infatti da una famiglia tradizionale chassidica dal quale assorbe i
    valori e lo spirito religioso.
    L’eredità culturale gli permette di affrontare il testo della Bibbia non
    seguendo dei dogmi ma esprimendo la parola come esperienza personale e
    interiore, vivendo la vita attraverso la saggezza del testo sacro. La Bibbia per
    l’artista è la fonte poetica più grande di tutti i tempi, una risonanza della
    natura, un enigma che ha sempre cercato di trasmettere con la sua arte.
    Dessins pour la Bible
    I Dessins puor la Bible sono composti da 96 disegni inediti che Marc
    Chagall eseguì tra il 1958 e il 1959. Queste litografie sono state pubblicate
    nel 1960 per un numero speciale della rivista Verve di Parigi per i n. 37 e
    38, con una prefazione di Gaston Bachelard, filosofo della scienza e della
    poesia francese. Inoltre per questa produzione Chagall realizzò appositamente 47 litografie originali: 24 fuori testo, la copertina a colori e 22
    stampe in bianco e nero.
    L’atelier di Fernand Mourlot si occupò delle tirature, tra le quali se ne
    conta una firmata e 50 esemplari su carta Velìn d’Archès, una tipologia di
    carta usata per l’incisione e la stampa litografica che preserva la lucentezza
    e la trasparenza dei colori, oltre a 10 prove riservate all’artista.
    Le tematiche di questa produzione proseguono sulla linea teorica e simbolica del progetto La Bibbia: ritornano i temi legati all’ Antico Testamento ma
    con una maggiore dedizione verso il colore e il suo valore simbolico, più
    vicine a un dipinto piuttosto che a un’opera grafica. Questo effetto è
    dovuto anche al sapiente uso della tecnica litografica.
    Lo chassid è un uomo pio della tradizione chassidica che privilegia il
    rapporto diretto dell’individuo con Dio e la lettura di testi sacri senza una
    mediazione. Una religiosità più semplice e allo stesso tempo più immediata
    che si traduce come una delle componenti portanti per la sua poetica. Il
    misticismo diventa un mondo onirico in cui i protagonisti sono uomini in
    abiti tradizionali, le case popolari, un mondo yiddish. Gli anni in cui
    l’artista si cimenta nello studio dell’Antico Testamento sono proprio gli
    anni dell’antisemitismo nazista a causa dei quali Chagall è costretto a
    scappare in America.
    Chagall 1957
    In occasione del suo settantesimo compleanno Chagall realizza una serie di
    tredici litografie per accompagnare una sua monografia a cura del critico
    d’arte Jacques Lassaigne pubblicato a Parigi da Maeght Editeur.
    In questo ciclo del 1957 Chagall riprende i grandi temi che lo hanno
    interessato nel corso della sua opera: l’amore, la religione, il sogno, il circo
    e il ricordo dell’infanzia russa. Nel ritornare su questi soggetti l’artista
    adotta con straordinaria libertà composizioni, segni grafici e cromatismi
    molto diversi. L’esemplare uso del colore ricorda gli audaci accostamenti
    delle opere di Henri Matisse e Robert Delaunay che lo colpirono profondamente al suo arrivo a Parigi.
    In La maternità e il centauro la scena è accesa dal carattere espressionista
    del colore, tuttavia l’opera risponde a una rete di sensazioni come la
    sospensione, la discesa, il raffreddamento, che parlano del male del suo
    paese dell’affievolimento dei sentimenti e infine della morte. Chagall
    mescola sempre ironia e malinconia, attraverso una pittura della memoria,
    in un presente senza tempo, segnato dalle punizioni dei pogrom e dalle
    vessazioni zariste nei confronti degli ebrei. Lo sradicamento e l’esilio si
    percepiscono grazie all’uso delle figure esili, quasi trasportate dalle correnti
    e al contrasto dei colori complementari verde/rosso.
    Il tema degli amanti persiste nel percorso dell’artista a partire dal suo
    primo soggiorno parigino negli anni Dieci. La torre Eiffel in verde riflette
    il romanticismo che Chagall nutriva per la città in cui ha vissuto e lavorato
    per buona parte della sua vita. Le forme e i colori semplici di quest’opera
    offrono una lente immediata attraverso la quale guardare l’intimità giustapposta all’architettura riconoscibile della Torre Eiffel. Le figure degli amanti
    fanno inoltre capolino in Mazzo di fiori blu e nero e Il gallo rosso per
    segnare emotivamente le composizioni. Nella litografia Un pesce blu la
    relazione di coppia viene letta alla luce del processo di ibridazione e
    metamorfosi
    tra umano e animale già affrontata nelle Favole. Qui il dialogo tra amanti
    acquista una dimensione cosmica, le figure umane fuse con quelle animali
    si librano sopra i tetti del suo villaggio natale.
    Chagall 1960
    Durante gli anni ’60, Chagall continua a sperimentare le sue tecniche
    espressive, dedicandosi sempre più alle opere di committenza pubblica,
    infatti mentre a Parigi l’editore Tériade pubblica l’opera Dafni e Cloe,
    illustrata con le sue litografie, a Gerusalemme si inaugurano le 12 vetrate
    della Sinagoga del Cento medico Hadassah, dedicate all’iconografia delle
    12 tribù d’Israele.
    Nel 1963 su richiesta di AndréMalraux, Chagall comincia a lavorare alle
    decorazioni del soffitto del teatro dell’Opéra Garnier di Parigi, eseguendo
    umerose serie di bronzetti preparatori. Il progetto, che all’epoca destò
    grande scalpore, a causa dell’eterna diatriba tra classico e moderno, è
    inaugurato solo un anno dopo, al cospetto del Generale De Gaulle.
    Questo ciclo si snoda lungo due ordini di anelli in senso circolare, e
    armonico, come un componimento, e si può leggere infatti come una
    Ruota della Vita, in cui si alternano tragedie e rinascite. Nel complesso è
    una rappresentazione dell’Universo, dedicata all’opera di 14 compositori,
    tra cui Mozart, Ravel, Debussy, Tchaikovsky, Bizet, Verdi, Stravinsky e
    Beethoven.
    Nel 1966 l’artista lascia Vence per trasferirsi a Saint-Paul; intanto intraprende l’esecuzione di due grandi decorazioni murali destinate al Metropolitan Opera di New York, inaugurate nel 1967 e contemporaneamente
    lavora alle scene e ai costumi per Il Flauto Magico, di Mozart, la cui prima
    rappresentazione si svolge il 19 febbraio. Nello stesso periodo Marc e Vava
    Chagall donano Messaggio Biblico al Louvre di Parigi.
    L’anno seguente, mentre Tériade pubblica Il circo con illustrazioni in
    litografia, Chagall intensifica la sua produzione di opere monumentali
    realizzando un mosaico di tre metri per undici, sul tema di Ulisse, destinato all’Università di Diritto e Scienze Economiche di Nizza, oltre a diverse
    vetrate per il triforio del transetto nord della Cattedrale di Metz.
    Il 18 giugno del 1969 inaugura a Gerusalemme il nuovo Parlamento, per
    cui Chagall realizza: un impressionante pavimento musivo, un’opera
    murale utilizzando la stessa tecnica dal titolo Il Muro del Pianto e inoltre
    tre giganteschi arazzi, raffiguranti scene bibliche, che da soli occupano una
    superficie di cento metri quadri. Come per il ciclo della sinagoga, si
    riaccende ancora una volta l’interesse dell’artista per l’Antico Testamento,
    grande protagonista della sua produzione di quegli anni; in questo caso,
    rispetto alle vetrate, le scene risultano eseguite con un tratto decisamente
    più figurativo che geometrico, probabilmente per la differenza tecnica, e
    inoltre emerge dalle pareti il brulichio incessante di personaggi, forse con
    la scelta voluta di rimandare all’osservatore il senso di comunità e appartenenza.
    Ufficio stampa
    Comune di Otranto
    Valentina Vantaggiato
    ufficiostampa@comune.otranto.le.it
    Orari di apertura
    Dal 31/03 al 30/05 e dal 1/10 al 5/11 orari 10-13 e 15-18
    Sabato, domenica e festivi orario 10-20
    Dal 1/06 al 30/06 e dal 18/09 al 30/09 orario 10-22
    Dal 1/07 al 17/09 orario 10-24
    Tariffe
    Ticket intero 12,00 €
    Ticket ridotto (gruppi di 12 persone, convenzioni,
    possessori Otranto Card) 9,00 €
    Ticket ridotto per minori di anni 18, residenti nel
    Comune di Otranto, convenzioni 7,00 €
    Ticket scolaresche 3,00 €
    Gratuito per:
    • Minori di anni 18 in visita con i genitori (ticket famiglia)
    • Minori di anni 6, guide turistiche munite di patentino (con gruppo)
    • Persone con disabilità e loro accompagnatore
    La magia di Marc Chagall tra realtà e surrealtà
    Castello Aragonese di Otranto
    30 marzo – 5 novembre 2023
    Presentazione e inaugurazione della mostra
    alla presenza di
  • dott.ssa Vincenza Filippi, commissario straordinario del Comune di
    Otranto;
    Insieme a Pablo Picasso, Salvador Dalì e Marcel Duchamp, l’artista Marc
    Chagall è stato uno dei grandi innovatori dell’immaginario culturale e
    visivo del Novecento. Chi non ha mai sognato una volta nella vita osservando i suoi cavalli volanti, le spose in cielo e i corpi
    antropomorfi cari alla sua cultura ebraica, osservando una delle sue opere?
    La mostra nel Castello Aragonese di Otranto, promossa dal Comune con
    Global Art e Guastalla Centro Arte – con la progettazione grafica e il
    coordinamento allestitivo di Carlo Contino Circolone e la consulenza
    scientifica e layout allestimento di Antonio Mangia –, intende ripercorrere
    attraverso apparati biografici, suggestioni e narrazioni a più voci la sua
    lunga storia di uomo e di artista mediante una selezione ragionata di opere
    di varie datazioni.
    Sale tematiche accompagneranno il visitatore alla scoperta del genio di
    Chagall, mentre contenuti testuali – redatti dai giovani critici d’arte
    Simone Melis, Angelica Raho e Giulia Russo – consentiranno al pubblico
    di conoscere profondamente il pensiero, la vita e la bellezza nascosta nelle
    pieghe delle sue opere, circa ottanta tra acqueforti e litografie originali
    (tecniche molto amate dal maestro), firmate e numerate dall’artista.
    La mostra sarà pertanto l’occasione per una progettualità ampia, in grado
    di generare dialogo, confronto, crescita.
    Le sale del Castello Aragonese di Otranto diventeranno così scrigni di
    opere, bellezza, complessità, grazie a questa mostra in grado di generare
    occasioni di confronto serrato: il progetto prevede infatti un ciclo di
    appuntamenti collaterali fondamentali per la migliore riuscita della
    mostra e della sua conoscenza tra gli addetti ai lavori e il grande pubblico.
    Naturalmente tutti i contenuti testuali in mostra saranno in Italiano e in
    Inglese.
    “Con vivo piacere ospitiamo quest’anno, dalla primavera all’autunno, una mostra
    di Marc Chagall nel Castello, artista poliedrico e visionario genio che ha innovato
    profondamente l’arte del Novecento.
    Un allestimento curato nei minimi dettagli nelle sale al primo piano completamente rinnovate.
    Uno stile personalissimo, quello di Chagall, ispirato al mondo dei sogni e caratterizzato da una fortissima vena poetica.
    Durante la sua carriera, privilegiò sempre alcune tematiche profondamente legate
    al proprio mondo interiore, con la marcata tendenza ad accostare simbolicamente,
    attraverso anche visioni oniriche, persone e cose.
    Mi auguro che i visitatori possano apprezzare la nostra proposta per il 2023”,
    afferma il Commissario straordinario del Comune di Otranto dott.ssa
    Vincenza Filippi.
    Profilo biografico dell’artista Marc Chagall (1887-1985)
    Marc Chagall nasce nei pressi di Vitebsk, in Bielorussia in una famiglia
    modesta di religione ebraica, è il 7 luglio del 1887. Il suo destino è diventare mercante, come il padre, ma ottiene la possibilità di frequentare lo
    studio di un artista locale, il pittore Yehuda Pen, dove inizia la sua formazione.
    Lavora nel frattempo come apprendista ritoccatore presso due fotografi del
    posto, fino a che nel 1907 si trasferisce a San Pietroburgo, dove vive tra
    mille difficoltà, e riesce a completare gli studi nell’atelier di Léon Bakst.
    Nel 1908 una mostra di opere d’arte russe e francesi in cui sono esposti
    dipinti di Van Gogh, Cézanne, Matisse, Braque, Derain, lo colpisce
    profondamente, ma riesce a trasferirsi a Parigi solo nel 1910, grazie all’aiuto di un mecenate.
    Si sistema alla Ruche, un complesso in cui si affollano un centinaio di
    artisti provenienti dall’Europa intera, tra cui Modigliani, Soutine, Léger,
    Archipenko, Laurens. A Parigi si avvia una stagione florida, alimentata
    anche dall’amicizia con personaggi di spicco come Apollinaire,
    Jacob, Cendrars. Nascono qui i primi capolavori in cui si legge l’influenza
    del cubismo, mitigata però sempre dall’interesse per il lato invisibile della
    forma e dello spirito.
    Tra il 1911 e il 1913 espone al Salon des Indépendants e al Salon d’Automne, poi nel 1914 finalmente la prima personale a Berlino alla Galerie Der
    Sturm, grazie all’interessamento di Apollinaire che lo presenta al mercante
    e letterato Herwarth Walden. Conclusasi la
    mostra torna in Russia, per quello che doveva essere un breve viaggio che
    invece la guerra trasforma in un lunghissimo soggiorno. Le sue opere
    restano in Germania, dove verranno conosciute e apprezzate da Marc,
    Kandinskij e Kokoschka.
    Nel 1915 sposa Bella Rosenfeld, figlia di un facoltoso gioielliere ebreo di
    Vitebsk, che insieme alla piccola Ida, la loro primogenita, diventa il
    soggetto di molte opere.
    Durante gli anni della guerra espone a Mosca e a San Pietroburgo, illustra
    libri e giornali. Con la rivoluzione d’ottobre gli viene offerta la carica di
    commissario per le Belle Arti, che rifiuta per rientrare a Vitebsk. Qui apre
    una scuola d’arte, ma il suo rapporto con gli altri insegnanti – in particolare con Malevic – è così difficile che si dimette e si trasferisce a Mosca, dove
    tra il 1919 e il 1920 lavora alle decorazioni del Teatro Ebraico e insegna
    pittura agli orfani di guerra.
    Nel 1922 riesce a lasciare la Russia e si trasferisce a Berlino, dove incide
    per conto di Cassirer, 20 tavole per Mein Leben, l’autobiografia.
    Di lì a poco si sposta a Parigi, chiamato da Cendrars, e incontra Vollard,
    dove nel 1924 si tiene la sua prima retrospettiva. Tra il 1925 e la fine degli
    anni Trenta si dedica soprattutto ai lavori su carta: incisioni acquerelli e
    tempere, culminanti poi nel ciclo di illustrazioni per La Bibbia.
    Negli anni Trenta viaggia moltissimo tra Palestina, Europa e visita l’Italia.
    Allo scoppio della guerra si trasferisce fuori Parigi e nel 1941 abbandona il
    Vecchio Continente per gli Stati Uniti, dove riscuote importanti consensi,
    lavorando per scenografie e costumi per balletti. Qui nel 1944 perde Bella,
    la sua prima moglie.
    Nel 1946, mentre il MoMA di New York gli dedica una grande mostra,
    torna brevemente in Francia, dove si trasferirà definitivamente dal 1947.
    Si stabilisce a Vence, dove si dedica alla ceramica e frequenta Matisse e
    Picasso, insieme al famoso mercante Aimé Maeght. Dal 1951 inizia a
    occuparsi anche di scultura.
    In seguito alle seconde nozze con Vava Brodskij, si apre per Chagall una
    nuova feconda stagione di esibizioni in Europa, Stati Uniti e Unione
    Sovietica, con l’aggiunta di numerose commissioni pubbliche.
    Nel 1973 si inaugura a Nizza il Musée National Message Biblique Marc
    Chagall e nel 1977 riceve la Legion d’onore.
    Chagall, ormai novantasettenne, muore nel 1985 a Saint-Paul-de-Vence.
    Sezioni della mostra La magia di Marc Chagall tra realtà e surrealtà
    Le anime morte
    L’attività da incisore di Marc Chagall ha inizio negli anni Venti del Novecento, quando lascia la Russia per trasferirsi a Berlino. La Germania ha
    infatti una grande tradizione storico artistica nel campo dell’incisione oltre
    a numerose stamperie su cui l’artista poteva contare.
    Il suo primo incarico da incisore gli è stato commissionato da Paul Cassirer, importante editore berlinese, per cui Chagall realizza venti fogli in
    puntasecca avvalendosi della collaborazione con il pittore e incisore
    Hermann Struck.
    Mein Leben – 20 Redierungen (La mia vita – 20 Incisioni) viene pubblicato
    da Cassirer nel 1923. Il successo di quest’opera editoriale gli permette di
    entrare in contatto con Ambroise Vollard, mercante e gallerista francese
    celebre per il sostegno al gruppo dei cubisti.
    Nel 1923 Ambroise Vollard propone a Marc Chagall la realizzazione
    dell’edizione illustrata di Le anime morte, romanzo incompiuto di Nikolaj
    Gogol che racconta con tono satirico le avventure di un truffatore della
    provincia russa del 1820.
    Dal 1927 Chagall è impegnato nella creazione di 107 acqueforti e 96
    tavole, tirate dall’incisore Louis Fort, con la direzione artistica di Vollard.
    L’opera fu pubblicata a Parigi per le Edizioni Verve solo dopo la guerra nel
    1947, da Tériade subentrato a Vollard, con la collaborazione di Ida
    Chagall.
    Marc Chagall nel realizzare le tavole per Le anime morte si attiene in
    maniera minuziosa al dettato letterario di Gogol, entrambi nutrono un
    gusto per il dettaglio aneddotico e il realismo fantastico del romanzo trova
    una corrispondenza con la cultura rurale russa natia
    dell’artista. La caratterizzazione dei personaggi del racconto permette a
    Chagall di inventare fisionomie, gesti e pose che evocano la caricatura di
    Honoré Daumier, artista francese celebre per le sue satiriche incisioni, in
    linea con il tono moraleggiante del romanzo. Inoltre, nella costruzione
    delle scene, l’artista disarticola l’ordine narrativo esaltando i personaggi
    marginali piuttosto che i protagonisti.
    Le Favole di Jacques La Fontaine
    Le Favole furono il secondo ciclo di incisioni commissionate da Ambroise
    Vollard a Chagall, dopo Le anime morte. Il soggetto di questo ciclo sono
    Le Favole di Jean La Fontaine pubblicate nella prima edizione nel 1668
    diventando un classico della cultura francese.
    Chagall lavorerà ad un totale di cento acqueforti dal 1927 al 1930 ma
    saranno pubblicate solo nel 1952 dall’editore greco Tériade che prese il
    posto di Vollard, scomparso nel 1939.
    Jean de La Fontaine per Le Favole si ispira a Esopo, Fedro e alle tradizioni
    medievali e orientali, per tracciare un ritratto dei suoi vizi e virtù della
    natura umana, facendo parlare gli animali. Invece di concentrarsi sull’aspetto morale dei racconti, Chagall è più interessato agli aspetti fantastici e
    mitologici di un universo altro dove animali e esseri umani comunicano,
    interagiscono e vivono insieme.
    Dal punto di vista stilistico Le Favole rappresentano un’innovazione nel
    linguaggio di Chagall. Le tavole si differenziano dai lavori precedenti per
    l’abbandono del segno deciso e graffiante delle Anime morte a favore di un
    approccio più pittorico. Le illustrazioni sembrano replicare attraverso i
    mezzi dell’acquaforte la vivacità cromatica e il segno vaporoso delle tempere
    che servirono come studio preliminare.
    Le figure occupano lo spazio con un forte dinamismo e si stagliano sullo
    sfondo con un accentuato contrasto tra bianchi e neri.
    Chagall nella scelta dei soggetti si concentra più sull’intensità pittorica della
    scena che sulla descrizione del momento d’azione del racconto, in essi
    confluiscono i ricordi della vita contadina russa che si fondono con i
    paesaggi e le fattorie del mondo contadino francese.
    Nel clima nazionalistico dell’epoca la scelta di Vollard di affidare a un
    artista russo l’illustrazione di queste famose favole francesi fu vista come
    antipatriottica, al punto che venne istituita un’interrogazione parlamentare. L’editore fu costretto a giustificarsi in un articolo: “Perché Chagall? […]
    Proprio perché la sua estetica mi sembra molto vicina e in un certo senso
    affine a quella di La Fontaine, insieme densa e sottile, realistica e fantastica”.
    La Bibbia
    La collaborazione tra Ambroise Vollard e Marc Chagall continua nel 1931
    con il progetto La Bibbia. Per la realizzazione delle illustrazioni l’artista
    parte per un viaggio tra l’Egitto, la Siria e la Palestina dove incontra e
    studia l’iconografia dell’Antico Testamento ebraico, un pellegrinaggio che
    si rivela una ricerca delle radici spirituali biografiche.
    Poco prima del conflitto mondiale, nel 1939, arriva fino in Olanda sulle
    orme di Rembrandt van Rijn, pittore che si è distinto anche per la sua
    produzione grafica, che condiziona il linguaggio grafico e pittorico delle
    nuove incisioni.
    L’opera La Bibbia prende forma quando Chagall approda in America nel
    1952, per ripararsi dalle persecuzioni antisemite. Nella sua interezza La
    Bibbia si compone di 105 acqueforti concluse in Francia che Tériade
    acquista dagli eredi, pubblicate in seguito nel 1957.
    In queste tavole la luce è fortemente simbolica e orientaleggiante, lo stile
    incline al messaggio biblico ma con una interpretazione nuova e moderna.
    Per la prima volta nella produzione di Chagall vediamo emergere i temi
    religiosi chiaramente, non più nascosti nel suo immaginario. Il progetto La
    Bibbia diventa un pretesto per esprimere le sue radici biografiche, Chagall
    proviene infatti da una famiglia tradizionale chassidica dal quale assorbe i
    valori e lo spirito religioso.
    L’eredità culturale gli permette di affrontare il testo della Bibbia non
    seguendo dei dogmi ma esprimendo la parola come esperienza personale e
    interiore, vivendo la vita attraverso la saggezza del testo sacro. La Bibbia per
    l’artista è la fonte poetica più grande di tutti i tempi, una risonanza della
    natura, un enigma che ha sempre cercato di trasmettere con la sua arte.
    Dessins pour la Bible
    I Dessins puor la Bible sono composti da 96 disegni inediti che Marc
    Chagall eseguì tra il 1958 e il 1959. Queste litografie sono state pubblicate
    nel 1960 per un numero speciale della rivista Verve di Parigi per i n. 37 e
    38, con una prefazione di Gaston Bachelard, filosofo della scienza e della
    poesia francese. Inoltre per questa produzione Chagall realizzò appositamente 47 litografie originali: 24 fuori testo, la copertina a colori e 22
    stampe in bianco e nero.
    L’atelier di Fernand Mourlot si occupò delle tirature, tra le quali se ne
    conta una firmata e 50 esemplari su carta Velìn d’Archès, una tipologia di
    carta usata per l’incisione e la stampa litografica che preserva la lucentezza
    e la trasparenza dei colori, oltre a 10 prove riservate all’artista.
    Le tematiche di questa produzione proseguono sulla linea teorica e simbolica del progetto La Bibbia: ritornano i temi legati all’ Antico Testamento ma
    con una maggiore dedizione verso il colore e il suo valore simbolico, più
    vicine a un dipinto piuttosto che a un’opera grafica. Questo effetto è
    dovuto anche al sapiente uso della tecnica litografica.
    Lo chassid è un uomo pio della tradizione chassidica che privilegia il
    rapporto diretto dell’individuo con Dio e la lettura di testi sacri senza una
    mediazione. Una religiosità più semplice e allo stesso tempo più immediata
    che si traduce come una delle componenti portanti per la sua poetica. Il
    misticismo diventa un mondo onirico in cui i protagonisti sono uomini in
    abiti tradizionali, le case popolari, un mondo yiddish. Gli anni in cui
    l’artista si cimenta nello studio dell’Antico Testamento sono proprio gli
    anni dell’antisemitismo nazista a causa dei quali Chagall è costretto a
    scappare in America.
    Chagall 1957
    In occasione del suo settantesimo compleanno Chagall realizza una serie di
    tredici litografie per accompagnare una sua monografia a cura del critico
    d’arte Jacques Lassaigne pubblicato a Parigi da Maeght Editeur.
    In questo ciclo del 1957 Chagall riprende i grandi temi che lo hanno
    interessato nel corso della sua opera: l’amore, la religione, il sogno, il circo
    e il ricordo dell’infanzia russa. Nel ritornare su questi soggetti l’artista
    adotta con straordinaria libertà composizioni, segni grafici e cromatismi
    molto diversi. L’esemplare uso del colore ricorda gli audaci accostamenti
    delle opere di Henri Matisse e Robert Delaunay che lo colpirono profondamente al suo arrivo a Parigi.
    In La maternità e il centauro la scena è accesa dal carattere espressionista
    del colore, tuttavia l’opera risponde a una rete di sensazioni come la
    sospensione, la discesa, il raffreddamento, che parlano del male del suo
    paese dell’affievolimento dei sentimenti e infine della morte. Chagall
    mescola sempre ironia e malinconia, attraverso una pittura della memoria,
    in un presente senza tempo, segnato dalle punizioni dei pogrom e dalle
    vessazioni zariste nei confronti degli ebrei. Lo sradicamento e l’esilio si
    percepiscono grazie all’uso delle figure esili, quasi trasportate dalle correnti
    e al contrasto dei colori complementari verde/rosso.
    Il tema degli amanti persiste nel percorso dell’artista a partire dal suo
    primo soggiorno parigino negli anni Dieci. La torre Eiffel in verde riflette
    il romanticismo che Chagall nutriva per la città in cui ha vissuto e lavorato
    per buona parte della sua vita. Le forme e i colori semplici di quest’opera
    offrono una lente immediata attraverso la quale guardare l’intimità giustapposta all’architettura riconoscibile della Torre Eiffel. Le figure degli amanti
    fanno inoltre capolino in Mazzo di fiori blu e nero e Il gallo rosso per
    segnare emotivamente le composizioni. Nella litografia Un pesce blu la
    relazione di coppia viene letta alla luce del processo di ibridazione e
    metamorfosi
    tra umano e animale già affrontata nelle Favole. Qui il dialogo tra amanti
    acquista una dimensione cosmica, le figure umane fuse con quelle animali
    si librano sopra i tetti del suo villaggio natale.
    Chagall 1960
    Durante gli anni ’60, Chagall continua a sperimentare le sue tecniche
    espressive, dedicandosi sempre più alle opere di committenza pubblica,
    infatti mentre a Parigi l’editore Tériade pubblica l’opera Dafni e Cloe,
    illustrata con le sue litografie, a Gerusalemme si inaugurano le 12 vetrate
    della Sinagoga del Cento medico Hadassah, dedicate all’iconografia delle
    12 tribù d’Israele.
    Nel 1963 su richiesta di AndréMalraux, Chagall comincia a lavorare alle
    decorazioni del soffitto del teatro dell’Opéra Garnier di Parigi, eseguendo
    umerose serie di bronzetti preparatori. Il progetto, che all’epoca destò
    grande scalpore, a causa dell’eterna diatriba tra classico e moderno, è
    inaugurato solo un anno dopo, al cospetto del Generale De Gaulle.
    Questo ciclo si snoda lungo due ordini di anelli in senso circolare, e
    armonico, come un componimento, e si può leggere infatti come una
    Ruota della Vita, in cui si alternano tragedie e rinascite. Nel complesso è
    una rappresentazione dell’Universo, dedicata all’opera di 14 compositori,
    tra cui Mozart, Ravel, Debussy, Tchaikovsky, Bizet, Verdi, Stravinsky e
    Beethoven.
    Nel 1966 l’artista lascia Vence per trasferirsi a Saint-Paul; intanto intraprende l’esecuzione di due grandi decorazioni murali destinate al Metropolitan Opera di New York, inaugurate nel 1967 e contemporaneamente
    lavora alle scene e ai costumi per Il Flauto Magico, di Mozart, la cui prima
    rappresentazione si svolge il 19 febbraio. Nello stesso periodo Marc e Vava
    Chagall donano Messaggio Biblico al Louvre di Parigi.
    L’anno seguente, mentre Tériade pubblica Il circo con illustrazioni in
    litografia, Chagall intensifica la sua produzione di opere monumentali
    realizzando un mosaico di tre metri per undici, sul tema di Ulisse, destinato all’Università di Diritto e Scienze Economiche di Nizza, oltre a diverse
    vetrate per il triforio del transetto nord della Cattedrale di Metz.
    Il 18 giugno del 1969 inaugura a Gerusalemme il nuovo Parlamento, per
    cui Chagall realizza: un impressionante pavimento musivo, un’opera
    murale utilizzando la stessa tecnica dal titolo Il Muro del Pianto e inoltre
    tre giganteschi arazzi, raffiguranti scene bibliche, che da soli occupano una
    superficie di cento metri quadri. Come per il ciclo della sinagoga, si
    riaccende ancora una volta l’interesse dell’artista per l’Antico Testamento,
    grande protagonista della sua produzione di quegli anni; in questo caso,
    rispetto alle vetrate, le scene risultano eseguite con un tratto decisamente
    più figurativo che geometrico, probabilmente per la differenza tecnica, e
    inoltre emerge dalle pareti il brulichio incessante di personaggi, forse con
    la scelta voluta di rimandare all’osservatore il senso di comunità e appartenenza.
    Ufficio stampa
    Comune di Otranto
    Valentina Vantaggiato
    ufficiostampa@comune.otranto.le.it
    Orari di apertura
    Dal 31/03 al 30/05 e dal 1/10 al 5/11 orari 10-13 e 15-18
    Sabato, domenica e festivi orario 10-20
    Dal 1/06 al 30/06 e dal 18/09 al 30/09 orario 10-22
    Dal 1/07 al 17/09 orario 10-24
    Tariffe
    Ticket intero 12,00 €
    Ticket ridotto (gruppi di 12 persone, convenzioni,
    possessori Otranto Card) 9,00 €
    Ticket ridotto per minori di anni 18, residenti nel
    Comune di Otranto, convenzioni 7,00 €
    Ticket scolaresche 3,00 €
    Gratuito per:
    • Minori di anni 18 in visita con i genitori (ticket famiglia)
    • Minori di anni 6, guide turistiche munite di patentino (con gruppo)
  • • Persone con disabilità e loro accompagnatore