Le stele daunie in lingua dei segni: Museo archeologico nazionale di Manfredonia

Armi, ornamenti, scene di combattimenti, caccia, pesca, navigazione e credenze religiose protagonisti di una inedita narrazione: la civiltà dei Dauni e le stele diventano parte integrante di un racconto emozionante che si sviluppa attraverso linguaggi plurimi, accessibili e inclusivi.
Accade al Museo archeologico nazionale e Castello di Manfredonia, dove la sperimentazione di nuovi linguaggi e la mediazione dei contenuti, a diversi livelli e per diversi tipi di pubblico, ha portato alla realizzazione di sette video con sottotitoli in italiano e contenuti descrittivi, rivolti non soltanto a persone sorde segnanti, ma anche a visitatori ciechi e ipovedenti, fruibili tramite QR Code, posizionati accanto alle stele nel percorso di visita; un’iniziativa aderente ai principi dell’art. 27 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, secondo il quale “Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico e ai suoi benefici”.
Si inaugura, oggi, il progetto dal titolo “Le stele daunie nella Lingua dei Segni”, realizzato nell’ambito dei finanziamenti del Programma Operativo Nazionale (PON) “Cultura e Sviluppo” FESR 2014-2020, dedicato “alla diffusione della conoscenza e alla fruizione del patrimonio culturale, materiale e immateriale, attraverso la creazione di servizi e/o sistemi innovativi e l’utilizzo di tecnologie avanzate”; parallelamente alla digitalizzazione del patrimonio, e in linea con i principi dell’accessibilità museale e del
Design for All, una selezione delle stele daunie esposte al Museo archeologico nazionale e Castello di Manfredonia, diventa un nuovo itinerario in grado di avvicinare tutti, attraverso diversi tipi di linguaggio e contenuti pensati per facilitare l’accesso al patrimonio culturale.
Ciascun filmato racconta un tema selezionato tra le tante scene raffigurate sulle stele daunie, coinvolgendo il visitatore in una dimensione narrativa innovativa grazie all’alternanza di riprese video e illustrazioni animate in chiave contemporanea.
Tutti i dettagli, inoltre, sono descritti in modo da agevolare la creazione di un’immagine mentale e di favorire la piena fruizione anche a chi non vede: i video saranno completati nell’ambito del successivo progetto del PNRR attraverso percorsi tattili.
Il progetto è stato realizzato da Atomic Production, una realtà produttiva ed editoriale con un approccio alla creatività che punta all’innovazione della narrazione e alla sperimentazione di linguaggi plurimi della contemporaneità; un lavoro corale che ha visto la partecipazione di figure esperte nell’ambito dell’accessibilità museale, oltre che di interpreti sordi e udenti. Il racconto è affidato a due narratori d’eccezione, Angelo Latagliata, di anni 10, c.o.d.a. (Children of Deaf Adults) e Federica Binetti, di anni 12, sorda segnante: entrambi sognano di diventare archeologi e dialogano sulle stele, l’uno prestando la voce, l’altra segnando in LIS (lingua dei segni italiana).
«Il progetto trova fondamento nella volontà di offrire a tutti nuove opportunità di visita – commenta il Direttore Generale Musei, Prof. Massimo Osanna – Un modello di buona pratica culturale che valorizza un patrimonio archeologico ed artistico, quello delle stele daunie, unico al mondo e particolarmente identitario della cultura daunia. Con questo progetto si inaugura, oggi, al Museo di Manfredonia, un nuovo percorso che abbatte le barriere sensoriali culturali e linguistiche, ponendo l’attenzione sul tema dell’accessibilità per tutti, a cui il Ministero della Cultura sta lavorando da diversi anni, affinché il patrimonio culturale possa sempre più essere riconosciuto come un bene comune e un diritto di ciascun cittadino».
«Attraverso questa iniziativa – spiega il delegato alla Direzione regionale Musei Puglia, arch. Francesco Longobardi – i musei dimostrano la volontà e insieme la capacità di innovarsi attraverso l’uso delle tecnologie, rendendo
accessibile in maniera inclusiva il proprio patrimonio. Il progetto sottolinea, quindi, l’impegno che tutti i luoghi della cultura della Direzione regionale Musei stanno sperimentando attraverso la realizzazione di buone prassi, con una particolare attenzione al tema dell’accessibilità».
«Il Museo aggiorna con questo progetto i propri modelli comunicativi mettendo al centro il visitatore, con l’obiettivo di rendere sempre più accessibile il proprio patrimonio culturale – commenta la direttrice del Museo, dott.ssa Annalisa Treglia – Ogni visitatore è portatore di bisogni e aspettative diverse, per rispondere alle quali è necessario progettare azioni e strumenti adeguati di accesso agli spazi e alle informazioni. È questo l’obiettivo comune che ha animato il progetto e che animerà le successive tappe che ci auguriamo possano rendere il museo di Manfredonia un vero luogo di incontro culturale, di accrescimento personale e di scoperta».

Il Museo Archeologico Nazionale di Manfredonia. Un viaggio dalla Preistoria alla civiltà dei Dauni.

La nascita del primo nucleo della collezione del museo è legata alla scoperta delle stele daunie e alla figura di Silvio Ferri, archeologo toscano, che negli anni Sessanta del secolo scorso recuperò nelle campagne del territorio sipontino, lastre di pietra dalle stilizzate forme umane, riferibili a personaggi di rango della civiltà daunia, utilizzate come segnacolo di tombe e decorate con incisioni e vivaci colorazioni. Le stele si distinguono sostanzialmente in due tipologie: quelle con ornamenti sono caratterizzate da un ricco insieme di elementi decorativi della veste funeraria (collane, fibule, pendagli, cinture), mentre le stele con armi si riconoscono per la presenza di pettorale, spada e un grande scudo rotondo sulla parte posteriore.

Il ritrovamento è avvenuto su quasi tutto il territorio daunio, con una concentrazione maggiore in una vasta zona a sud di Manfredonia, negli antichi centri lagunari di Cupola-Beccarini e Salapia.

Le meravigliose immagini scolpite nella pietra, tra VII e VI sec. a.C., raccontano scene della vita di tutti i giorni, quali le cacce al cervo e agli uccelli, la pesca in laguna, la tessitura, la navigazione, ma anche i costumi, le credenze religiose e i riti di un popolo che non ci ha lasciato tracce scritte.

Nel 1980 venne realizzato il primo allestimento per l’esposizione delle stele daunie e fu organizzata la prima apertura al pubblico del museo che ospita, oggi, la più importante collezione di stele daunie al mondo.

All’interno dell’imponente architettura del castello cittadino, il Museo di Manfredonia conserva la più ricca collezione di reperti preistorici della Puglia settentrionale. Mentre i materiali dei numerosi villaggi trincerati della grande pianura del Tavoliere offrono importanti notizie per la conoscenza del Neolitico e delle prime innovazioni legate all’introduzione dell’agricoltura, gli abitati di Coppa Nevigata, Madonna di Ripalta e Punta Manaccora, con le ricche ceramiche e i metalli introducono alle grandi trasformazioni tecnologiche dell’età del Bronzo, favorite dai contatti con l’Egeo. Accanto ai manufatti in selce, abbondanti sul Gargano, vengono fabbricati in questo periodo oggetti in bronzo come le bellissime spade e i pugnali, che diventano simbolo di ricchezza e prestigio sociale.

Il percorso espositivo segue un criterio cronologico che si snoda così in quattro sale principali, arricchite da spazi di approfondimento dedicati ai rinvenimenti più importanti del territorio della Puglia settentrionale, dalla Preistoria fino alla fine dell’età arcaica. Attraverso i reperti provenienti dai contesti funerari di Monte Saraceno, Salapia, Cupola Beccarini, Canosa Toppicelli, il visitatore incontra gli aspetti più significativi della civiltà daunia. La scoperta di questi straordinari rinvenimenti ha permesso di ricostruire una società che, già dall’età del Ferro, mostra segni di una complessa articolazione sociale, nella quale alcuni gruppi familiari rivestono ruoli di prestigio, consolidati poi nel VII secolo a.C. con l’emergere di personaggi fra loro accomunati da una notevole ricchezza nei corredi funerari.