Lecce – FESTA DELLA LIBERAZIONE CON UN OMAGGIO AD ANTONIO GRAMSCI

Fillea Cgil e Cgil organizzano una giornata alle Tagghiate Urban Factory per riunirsi e riflettere

Start alle 18 con l’aperitivo antifascista. Sold-out lo spettacolo “Antonio Gramsci detto Nino” (ore 20)

Lecce, 23 aprile 2023 – Teatro all’aperto, aperitivi, momenti conviviali e riflessioni sull’antifascismo. Per la Festa della Liberazione la Fillea Cgil di Lecce ha organizzato – in collaborazione con Cgil Lecce, il circolo leccese di Anpi, Udu Lecce e Oikos Sostenibile – una serata di teatro all’aperto offerta alla cittadinanza per riscoprirsi comunità per celebrare una data fondamentale per la rinascita democratica dell’Italia. E la risposta della cittadinanza è stata al di sopra delle aspettative: nelle scorse settimane il solo tam tam sui social è bastato a raggiungere in pochi giorni il tutto esaurito (l’accesso è riservato ai titolari di prenotazione gratuita).

L’appuntamento è fissato alle ore 18 alle Tagghiate Urban Factory di Lecce (in via dei Ferrari) per una birra antifascista e la possibilità di tesserarsi all’Anpi, presente con un suo banchetto. Sipario alle 20, quando verrà messo in scena lo spettacolo “Gramsci Antonio detto Nino”, di Francesco Niccolini e Fabrizio Saccomanno (produzione Ura Teatro). Sul palco, l’autore Fabrizio Saccomanno.

La Festa
Gli organizzatori celebrano con questa iniziativa il carattere antifascista della Repubblica Italiana: il 25 aprile 1945 comincia il percorso di rinascita democratica dello Stato, strada che condurrà nel giro di pochi mesi alla Repubblica e quindi alla Costituzione antifascista ed al riconoscimento di diritti individuali e sociali, grazie al sacrificio di migliaia di partigiani di vari orientamenti politici. Proprio Antonio Gramsci, a cui è dedicata la serata, ha spiegato cosa significhi essere partigiani: “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti”, ha scritto. Pur non partecipando attivamente alla Resistenza (morì il 27 aprile nel 1937), intesa come periodo storico compreso tra il crollo del fascismo (1943) e la Liberazione (1945), Gramsci può essere considerato uno dei primi partigiani, che da perseguitato politico rinchiuso in carcere, fece della scrittura una forma di resistenza ante litteram.

“Il 25 Aprile è la Festa di tutti coloro che si riconoscono nei valori democratici e nel ricordo vivo della lotta partigiana che liberò il Paese dalla vergogna del fascismo. Mantenere viva la memoria, anche nel ricordo di chi come Gramsci non poté assistere alla liberazione perché vittima della violenza fascista, è un dovere che sentiamo di alimentare quotidianamente”, spiega il segretario generale della Fillea Cgil Lecce, Luca Toma. “Ancora di più in un periodo storico in cui sembrano riaffiorare pericolose tendenze revisioniste da parte di chi non ha fatto fino in fondo i conti col passato. Il 25 Aprile deve unire nell’orgoglio di essere fieramente democratici, fieramente antifascisti. La Liberazione ci ricorda che solo attraverso l’impegno, il coraggio, la capacità di indignarsi e reagire alla violenza ed alla sopraffazione si può costruire un futuro di libertà e democrazia, in cui il Lavoro possa essere fondamento per costruire una società di liberi e di eguali”.

Lo spettacolo
“Gramsci Antonio detto Nino” racconta frammenti della vita di uno degli uomini più preziosi del Novecento. Vita assolutamente privata: solo sullo sfondo la sua vita da intellettuale. E l’ombra di Benito Mussolini. In primo piano invece la feroce sofferenza di un uomo che il fascismo vuole spezzare scientificamente, che vive una disperata solitudine, e in dieci anni di prigionia, giorno dopo giorno, si spegne nel dolore e nell’assenza delle persone che ama: la moglie Julka, i figli Delio e Giuliano. Il primo lo ha visto piccolissimo, il secondo non lo ha nemmeno mai conosciuto. Proprio le bellissime lettere ai suoi figli sono state il punto di partenza: tenerissime epistole a Delio e Giuliano, ai quali Gramsci scrive senza mai nominare il carcere e la sua condizioni fisica e psichica, dando il meglio di sé come uomo, genitore e pedagogo. Ma accanto a queste, le lettere di un figlio devoto a una madre anziana che lo aspetta in Sardegna e non capisce. Le lettere di un fratello. Di un marito. Il corpus delle lettere di Antonio Gramsci ai familiari è un capolavoro di umanità, etica, onestà spirituale e sofferenza, un romanzo nel romanzo, che apre a pensieri, dubbi, misteri che raccontare in teatro è avventura sorprendente. Lo spettacolo è stato realizzato con la collaborazione artistica di Fabrizio Pugliese, la consulenza scientifica di Maria Luisa Righi e Fondazione Gramsci.