L’ESODO DI SAN RICCARDO. IL 25% DEGLI ANDRIESI PRONTI A SCAPPARE VIA DALLA CITTA’.

UNIBAT: “NON SI TROVA PIU’ POSTO NEI PIU’ NOTI LUOGHI DI VILLEGGIATURA.

UN DANNO ENORME CHE PESA MOLTISSIMO SULL’ECONOMIA CITTADINA”

Il dato è drammatico. Una percentuale che arriverebbe addirittura al 25% della popolazione andriese quello relativo al cosiddetto esodo di San Riccardo. Un dramma che quest’anno, a causa delle incertezze, delle titubanze e dell’assenza pressoché totale di organizzazione, di preparazione e di programmazione della Festa Patronale, potrebbe raggiungere il massimo storico.

A fronte di un silenzio assordante, di una cupola silente ed accondiscendente che ricomprende non solo la politica consociata ma anche un certo mondo polisindacale asservito, da Unibat non ci stanno a subire ulteriori penalizzazioni per il piccolo commercio cittadino e per il futuro della città di Andria.

L’Ufficio di Presidenza dell’Associazione guidata in Puglia dall’Attivista Sindacale Savino Montaruli, ha divulgato una nota stampa durissima nella quale è altresì dichiarato quanto segue: “il danno economico prodotto alla città di Andria è di portata enorme. Agenzie di Viaggio e Tour Operators sono subissati ancora in queste ore di chiamate di andriesi che cercano un posto fuori città dove trascorrere il più noto e famoso dei weekend, quello di San Riccardo. Un danno economico ma non solo visto che rappresenta anche un’umiliazione per la città federiciana che un tempo era quella più attrattiva proprio nelle giornate di Festa Patronale, sviluppando un indotto economico di enorme portata. Assenza di iniziativa ed un generalizzato malcostume; una pessima se non inesistente organizzazione; quasi una strategia della distruzione hanno accompagnato anche quest’anno i giorni che precedono la Festa in onore dei Santi Patroni San Riccardo e Madonna dei Miracoli.

Il piccolo commercio che attraversa una profonda crisi e le attività commerciali che chiudono in città. Decine, centinaia di locali sfitti ed assenza di politiche di sviluppo ed occupazionali. Una città nelle mani di avventurieri litigiosi senza prospettiva e senza possibilità di riscatto. Un dolore grandissimo che diventa tragedia nel momento in cui quell’alone di misterioso silenzio avvolge un clima di tensione sociale crescente e fra poco incontrollabile. Eppure le energie non mancano, persino la buona volontà e le buone intenzioni non mancano ma, evidentemente, esiste un freno occulto che sta rallentando progressivamente, fino alla frenata finale, una realtà economica e sociale così viva ed intensa ma mortificata e sottomessa ad ambigue politiche di retroguardia che bisogna immediatamente ribaltare se non si vuole davvero restare ultimi in tutte le cose belle e buone e primi in quelle brutte e cattive”.