“MIO FIGLIO. L’AMORE CHE NON HO FATTO IN TEMPO A DIRGLI”DI MARCO TERMENANA: LA VERA SFIDA DELLA SECONDA EDIZIONE“MIO FIGLIO. L’AMORE CHE NON HO FATTO IN TEMPO A DIRGLI”

Milano, 13 marzo 2023) – La notte tra il 24 ed il 25 marzo saranno 9 anni che Giuseppe A…, 21 anni, ci ha lasciato.

Il papà, cioè Marco Termenana (pseudonimo), gli ha dedicato il libro”Mio figlio. L’amore che non ho fatto in tempo a dirgli, edito a giugno 2021 da CSA di Castellana Grotte, Bari.

Agli inizi di quest’anno, è stata annunciata per giugno la seconda edizione. Di seguito qualche dato per chi vuole saperne di più.

L’autore, con lo pseudonimo di El Grinta, sullo stesso argomento, ha già pubblicato Giuseppe”. I romanzi sono ispirati al suicidio di Giuseppe, il primo dei tre figli, quando in una notte di marzo 2014 apre la finestra della sua camera, all’ottavo piano di un palazzo a Milano, e si lancia nel vuoto.

Con lucidità impressionante e senza mai cadere nella retorica, la storia racconta il (mal) vivere di chi si è sentito sin dall’adolescenza intrappolato nel proprio corpo: la storia di Giuseppe è infatti anche la storia di Noemi, alter ego femminile, che assume contorni definiti nella vita dei genitori solo nel momento in cui si toglie la vita.

Tragedia non solo di mancata transessualità ma anche di mortale isolamento, al secolo hikikomori.

Ricordiamo che hikikomori è un termine giapponese e letteralmente significa “stare in disparte”: in sostanza, si tratta di unamalattia mentale consistente nella scelta di rifuggire dalla vita sociale e familiare e colpisce soprattutto i ragazzi giovani. Dopo l’isolamento generale imposto dalle autorità sanitarie per contrastare la pandemia, il fenomeno poi ha raggiunto dei livelli davvero esponenziali

La prima edizione di “Mio figlio”, con grinta e determinazione, subito si è fatta largo tra i 60mila titoli che arrivano annualmente nelle librerie italiane e, da giugno 2021 a dicembre 2022, ha ricevuto trentatré riconoscimenti letterari in tutto lo Stivale. È stata ospitata per eventi dedicati da una dozzina di Amministrazioni Comunali – le principali sono, in ordine alfabetico: Azzate, Cambiano, Gallarate, Laterina Pergine Valdarno, Milano (Bookcity 2021), Milano (Municipio 9), Montalto Carpasio, Sala Monferrato (di concerto con Ottiglio), San Clemente, Tirano e Treviolo – . Questi eventi (premi letterari e serate presso le Amministrazioni Comunali) hanno letteralmente e continuamente invaso le pagine culturali dei giornali anche parlati di mezza Italia. L’effetto di questo girovagare è stata la vendita diretta di circa cinquecento copie e si presume, perché i dati esatti non sono ancora disponibili, di un altro migliaio in libreria.

Lo stesso autore, quando ha annunciato la seconda edizione, ha dichiarato che tra le due edizioni non ci sono grandi cambiamenti: tutto l’impianto rimane lo stesso e viene messo a posto solo qualche refuso. Verrà invece dato risalto – forse anche con una fascetta di copertina ma lo si sta ancora valutando – ai riconoscimenti ricevuti dalla prima edizione, di modo che i nuovi lettori sappiano sin da subito il livello dell’autore che stanno per leggere.

Ma perché tutto questo? Agito e reagito?

“Avremmo potuto evitare la seconda edizione e continuare con la prima – ha detto Marco Termenana – ma sono io che, in questa voglia di fare, ho voluto arricchire il volume nei modi che abbiamo detto. Ho scritto solo per ricordare Giuseppe. Non sono un crociato. Non mi stancherò mai di dirlo, anche se solo generando valore aggiunto forse posso dare un senso alla stupida ed inutile morte di mio figlio.                                                                                                                     Quando giro, racconto sempre subito con estrema semplicità i momenti terribili che seguirono in famiglia al suicidio e questo mi permette di entrare velocemente in sintonia con i giovani e creare empatia con gli adulti. Ma non è captatio benevolentiae e mi viene spontaneo. Ed è su questo che, secondo me, dovremmo intrattenerci, più che sul numero di edizioni del libro: percepisco sempre valori positivi dagli adulti e soprattutto dai ragazzi, assieme al grande rimpianto di non aver potuto salvare Giuseppe. Ciò – almeno da quello che vedo – innesca sempre nel pubblico una forte voglia di fare e desiderio di non incappare in futuro nella mia stessa tragedia.

Il vero “nodo” però è quanto dureranno davvero, in ragazzi ed adulti, i propositi innescati in un momento particolare come un dibattito aperto a tutti.

Ed è questa la vera sfida della seconda edizione!”.