Radon seconda causa di cancro alle vie respiratorie.

Il Radon è un radionuclide. L’Italia ha individuato un Piano Nazionale Radon ma la figura professionale del geologo non c’è! Il modello Lombardia è un’eccezione.

Ordine Geologi Lombardia, Ordine Geologi Lazio, Ordine Geologi Puglia, inviano mozione alle Istituzioni nazionali per modificare la normativa sul Radon in Italia.

Federica Ravasi (Vice Presidente Ordine Geologi Lombardia) : “Dal 2022 la Lombardia si è dotata di una legge regionale al riguardo per mappare il rischio Radon, in Lombardia, chiedendo ai Comuni di inserire nei Piani di Governo del Territorio una norma di settore contro il rischio radon. A livello nazionale la figura del geologo non è nel Piano Nazionale Radon! Ordine Geologi della Lombardia, del Lazio, della Puglia con Università La Sapienza, Università RomaTre, Enti di ricerca come INGV e CNR, oggi hanno presentato una mozione che verrà inviata alle istituzioni nazionali per modificare la norma”.

Simonetta Ceraudo (Presidente Ordine Geologi Lazio) : “Lombardia e Lazio sono le regioni italiane con maggiore presenza di Radon. La problematica del radon consiste proprio nel fatto che il radon può essere anche all’interno di abitazioni e di uffici seguendo due sorgenti: una sorgente è quella naturale del sottosuolo e al riguardo ci vorrebbero studi geologi approfonditi e l’altra sorgente è quella dei materiale da costruzione. Il Piano Nazionale Radon è solo un punto di partenza”.

Giovanna Amedei (Presidente Ordine Geologi Puglia) : “Geologi della Lombardia, Geologi della Puglia, Geologi del Lazio, hanno voluto la conferenza a Roma per parlare di Radon, questo sconosciuto ed anche dell’importanza nel monitoraggio del Radon stesso. L’Italia ha aderito al Piano Nazionale del Radon che prevede delle multidisciplinarietà per poter affrontare questo problema, capire le concentrazioni che ci sono sui suoli e nelle rocce, ma il geologo in questo Piano non è preso in considerazione. Il Radon è un elemento radioattivo inodore, incolore, insapore, dunque è difficilmente percepibile però tutto questo non elimina la sua pericolosità. Con l’inalazione non solo del Radon nel senso stretto ma anche con il suo decadimento radioattivo può interessare le vie respiratorie superiori”.

Sandro Conticelli (Presidente Società Geologica Italiana) : “Il radon Il radon è un radionuclide che proviene dalla catena del decadimento dell’uranio e del todio, i quali sono decadimenti naturali, elementi che sono contenuti abbondantemente nelle rocce e pertanto sono le rocce stesse, materiale primo geologico che forma la Terra e creano un inquinamento che noi chiamiamo geogenico. Nell’ultimo articolato di legge, in caso che vengano trovate situazioni da bonificare, da risanare, il risanamento avverrebbe attraverso il geometra, il fisico, il chimico, l’ingegnere. Tra le competenze non c’è il geologo”.

Giancarlo Ciotoli (ricercatore CNR – IGAG) : “Il Radon rappresenta il 42% tra tutte le radiazioni naturali che noi assorbiamo e di questo 42%, l’80 % viene proprio dal Radon del suolo. Noi stiamo elaborando la mappatura su scala nazionale e locale. Ci sono delle zone nelle quali il potenziale di radon geologico è più elevato e possiamo tranquillamente immaginare le zone vulcaniche della Toscana, del Lazio, della Campania, le zone in cui affiorano i graniti”.

.

“Con l’Ordine dei Geologi del Lazio e con l’Ordine dei Geologi della Puglia, abbiamo firmato la mozione con la quale chiediamo l’aggiornamento del Piano Nazionale Radon. Il Radon è la seconda causa per tumori dell’apparato respiratorio. Si deve agire a livello nazionale. La Lombardia, già nel 2011 ha introdotto le linee guida per tutelare la salute del cittadino. La Regione ha indicato loro la necessità di inserire nei Piani di Governo del Territorio una normativa specifica di settore contro il rischio Radon. Queste linee guida sono diventate Legge Regionale nel 2022. Dunque la Regione Lombardia ha proprio recentemente approvato una legge specifica in materia. Purtroppo è una rara eccezione sul territorio nazionale. Ad oggi il geologo è praticamente escluso dal Piano Nazionale Radon”. Lo ha affermato Federica Ravasi, intervenendo oggi a Roma, alla conferenza sul Rischio Radon, ideata ed organizzata dagli Ordini Regionali dei Geologi della Lombardia, del Lazio, della Puglia.

La conferenza si è da poco conclusa e si è svolta presso Villa Altieri. 

Importante è stato l’intervento di Rossella Rusconi di ARPA Lombardia che ha parlato del modello Lombardia con la prima identificazione delle aree prioritarie sul territorio lombardo.

Radon seconda causa di cancro ai polmoni.

Michele Guida, Università di Salerno, ha illustrato il progetto RAD Campania.

“L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha indicato il Radon come secondo fattore, dopo il fumo che può generare cancro ai polmoni. Noi vogliamo sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo un rischio naturale che è di natura geologica ma che non viene considerato come tale. La professionalità del geologo non viene contemplata dalla normativa nemmeno come esperto di risanamento o non vengono contemplati dalla normativa quegli approfondimenti che sarebbero necessari per avere un quadro generale della situazione in Italia. Abbiamo pensato ad una conferenza  – ha dichiarato Simonetta Ceraudo, Presidente Ordine Geologi del Lazio – coinvolgendo altri Ordini ed in particolare la Lombardia perché insieme al Lazio è uno dei territori dove il radon ha purtroppo una rappresentazione abbastanza diffusa, ma anche l’Ordine della Puglia perché in Puglia il radon è presente non solo per problematiche geologiche ma perché è stato fatto uno studio anche sul materiale da costruzione. La problematica del radon cosiste proprio nel fatto che il radon può essere anche all’interno di abitazioni e di uffici seguendo due sorgenti: una sorgente è quella naturale del sottosuolo e al riguardo ci vorrebbero studi geologi approfonditi e l’altra sorgente è quella dei materiale da costruzione. Se noi non andiamo ad intercettare quali delle due origini ha accelerato il problema, rischiamo di fare una campagna di informazione non corretta ma soprattutto di non andare a risolvere il problema. La normativa cerca di risolvere gli effetti. L’effetto è quello che il radon si va ad accumulare all’interno degli uffici, delle abitazioni. Sono necessari studi. La mappatura che andrà realizzata attraverso il Piano Nazionale Radon è assolutamente un punto di partenza valido ma non basta perché si basa su misure che possono essere generate anche semplicemente da situazioni collaterali come i materiali da costruzioni . Ci dovrebbe essere una mappatura che prenda in considerazione effettivamente la distribuzione dei materiali nel sottosuolo e che possono generare questo problema”.

Anna Paola Caricato, Università del Salento, si è soffermata sul radon indoor nella penisola salentina.

Gli Ordini chiedono l’attuazione di studi geologi.  

“Geologi della Lombardia, Geologi della Puglia, Geologi del Lazio, hanno voluto la conferenza a Roma per parlare di Radon, questo sconosciuto ed anche dell’importanza nel monitoraggio del Radon stesso. Il Radon è un elemento radioattivo inodore, incolore, insapore, dunque è difficilmente percepibile però tutto questo non elimina la sua pericolosità. Con l’inalazione non solo del Radon nel senso stretto ma anche con il suo decadimento radioattivo  – ha affermato Giovanna Amedei, Presidente Ordine Geologi della Puglia – possono essere interessate le vie respiratorie superiori. Non ci deve essere allarmismo ma bisogna capire che questo pericolo, eventuale, nascosto e quindi bisogna studiarne le concentrazioni a tutela della salute dei cittadini. Proprio per questo l’Italia ha aderito al Piano Nazionale del Radon che prevede delle multidisciplinarietà per poter affrontare questo problema, capire le concentrazioni che ci sono sui suoli e nelle rocce, considerando che però le concentrazioni variano e subiscono delle fluttuazioni che possono essere legate anche alle condizioni meteorologiche. C’è un gap normativo. Incredibilmente, in questa multidisciplinarietà non c’è la figura del geologo. Se si parla di suolo e di roccia dove maggiormente c’è la concentrazione del Radon, è indispensabile la figura professionale del geologo proprio come professionisti del settore proprio nello studio del suolo e del sottosuolo e nelle analisi e del monitoraggio delle concentrazioni esistenti. Dobbiamo rendere la popolazione consapevole anche del pericolo nell’interesse della salute di tutti. In Puglia, ad esempio si sta studiando il territorio del Salento”.

Lucio Martarelli del Servizio Geologico di ISPRA, si è soffermato sulla geologia a supporto delo Piano Nazionale di Azione per il radon.

La mappa nazionale di CNR – IGAG. Il Radon è la fonte principale di radiazioni naturali.

“Stiamo lavorando sulla mappa nazionale del potenziale geologico di radon, cioè quello che la Terra esala naturalmente. Il Radon si trova nell’ambiente naturale ed è la fonte principale di radiazioni naturali che noi assorbiamo. Il Radon rappresenta il 42% tra tutte le radiazioni naturali che noi assorbiamo e di questo 42%, l’80 % viene proprio dal Radon del suolo. Noi utilizziamo questo valore di concentrazione di radon nel suolo – ha affermato Giancarlo Ciontoli, Ricercatore CNR –IGAG –  misurato con tecniche già conosciute e lo confrontiamo con altre variabili. La mappatura, alla quale stiamo lavorando è a scala nazionale e regionale per cercare di individuare le zone a più elevato potenziale di radon. Alla conferenza di Roma, ho presentato una mappa preliminare. Ci sono delle zone nelle quali il potenziale di radon geologico è più elevato e possiamo tranquillamente immaginare le zone vulcaniche della Toscana, del Lazio, della Campania, le zone in cui affiorano i graniti. Queste zone si vedono tranquillamente nella mappa”.

Previste tutte le figure professionali ma non il geologo!

“Mancano i geologi. Il radon è un radionuclide, un elemento radioattivo che proviene dalla catena del decadimento dell’uranio e del todio, i quali sono decadimenti naturali, elementi che sono contenuti abbondantemente nelle rocce e pertanto sono le rocce stesse – ha dichiarato Sandro Conticelli, Presidente Nazionale della Società Geologica Italiana –  materiale primo geologico che forma la Terra e creano un inquinamento che noi chiamiamo geogenico. Manca una legislazione che prenda in considerazione il geologo e le sue competenze. Nell’ultimo articolato di legge, in caso che vengano trovate situazioni da bonificare, da risanare, il risanamento avverrebbe attraverso il geometra, il fisico, il chimico, l’ingegnere. Figure professionali necessarie per il risanamento ma ho paura che nessuna di queste possa avere le conoscenze geologiche per poter operare in maniera efficace, efficiente e completa nell’opera di bonifica”.

La conferenza svoltasi, a Roma, presso Villa Altieri ha visto la presenza di tecnici ed esperti provenienti dalle tre regioni che hanno presentato studi ed attività in corso.