San Vito dei Normanni – L’area di S. Biagio nell’Età del Bronzo antico (2300-1750 a. C.), accordo fra Amministrazione Comunale e UniSalento per sondaggio archeologico

Dopo il recente inserimento della Cripta di San Biagio nel Patrimonio dell’Unesco con la “Via Appia Regina Viarum”, un’altra importantissima opportunità viene colta dall’Amministrazione comunale di San Vito dei Normanni nell’ottica della valorizzazione della Chiesa rupestre, ormai riconosciuta a livello mondiale quale gioiello storico-artistico di pregio assoluto. Intorno al monumento, infatti, è attestata la presenza dell’uomo almeno dall’Età del Bronzo in avanti e così, nelle scorse ore, in un incontro avvenuto tra l’Amministrazione Comunale (proprietaria dei terreni oggetto d’interesse) e il prof. Teodoro Scarano (docente di Preistoria e Protostoria dell’Università del Salento) è stata sancita la volontà reciproca a collaborare per istruire l’iter necessario all’avvio di un primo sondaggio archeologico, in regime di concessione ministeriale, mirato al rinvenimento di resti di centri fortificati risalenti all’età del Bronzo e situati lungo il corso del Canale Reale, all’altezza della nostra Chiesa rupestre e della Masseria lannuzzo.

La zona della cripta è dunque oggetto di interesse del progetto “WALL-Fare. The earliest citadels. Walled landscapes, conflict and social change in Bronze Age South-Eastern Italy”, finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del bando PRIN 2022, e diretto dal prof. Teodoro Scarano (docente di Preistoria e Protostoria dell’Università del Salento e responsabile delle ricerche a Roca Vecchia) in collaborazione con il CNR-ISPC di Roma e Lecce vuole ora spostare l’attenzione degli archeologi sui secoli immediatamente precedenti, ovvero nel Bronzo Antico (2300-1750 a.C. circa), periodo al quale potrebbero riferirsi le più antiche cittadelle fortificate dell’Italia sudorientale. 

«Lungo il corso del Canale Reale, a pochi chilometri dalla costa, su un terrazzo presso Masseria Iannuzzo, alla base del quale è la famosa cripta di San Biagio, sono noti i resti di uno dei piccoli centri fortificati delle fasi antiche dell’età del Bronzo», ha esordito nell’incontro il prof. Scarano nell’illustrare il progetto, che vede interessato un territorio più ampio che comprende la zona di Torre Guaceto ed il corso d’acqua che lì sfocia, il Canale Reale.

«Potrebbe trattarsi del primo passo di un percorso progettuale indirizzato alla conoscenza e valorizzazione di un territorio che già ci vede parte attiva non solo per quanto riguarda la nostra adesione convinta al Contratto di Fiume, ma anche per quanto si sta facendo, assieme ad altri Comuni, nella condivisione del percorso perché Torre Guaceto e l’immediato entroterra sia annoverata quale Riserva della biosfera MAB-UNESCO», ha osservato il sindaco Silvana Errico. «Cogliamo questa opportunità perché consente di guardare con maggiori prospettive al sito di San Biagio coinvolgendo anche la zona circostante – ha aggiunto -. E questo consente un’ulteriore contestualizzazione che può fare solo bene a livello della conoscenza come al livello della progettualità turistica ed economica successiva».

Ed il prof. Scarano, in perfetta sintonia: «Si tratta di un’opportunità di grande interesse, poter ampliare verso l’entroterra, lungo il corso del Canale Reale, il progetto di ricerca che a Torre Guaceto conduciamo ormai da un ventennio in stretta collaborazione con il collega prof. Giuseppe Mastronuzzi, direttore del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali – ha spiegato -. Documentare, ricostruire e raccontare la preistoria e poi la storia più recente di un territorio attraverso l’archeologia dei paesaggi, con la lettura del susseguirsi delle trasformazioni dell’ambiente naturale dovute anche alle attività dell’uomo, è la premessa ideale per fare della ricerca archeologica uno strumento di progettazione, oltre che di conoscenza e tutela. Le buone pratiche sperimentate e consolidate a Torre Guaceto superano così i confini istituzionali della riserva naturale – ha concluso – e cominciano a muovere i primi passi negli spazi tracciati dal Contratto di Fiume del Canale Reale, operazione che l’Università del Salento ha subito sposato con grande entusiasmo».