UNICEF: 1 bambino su 5 vive in povertà in 40 dei Paesi più ricchi. Italia al 34° posto su 39 Paesi

  • Secondo l’ultima Report Card dell’UNICEF, Francia, Islanda, Norvegia, Regno Unito e Svizzera hanno registrato forti aumenti della povertà minorile tra il 2014 e il 2021;
  • Lettonia, Lituania, Polonia e Slovenia hanno ottenuto le maggiori riduzioni.
  • L’Italia è al 34° posto su 39 Paesi nella classifica della povertà monetaria dei bambini nei Paesi ricchi.

6 dicembre 2023– Secondo gli ultimi dati pubblicati oggi dall’UNICEF Innocenti – Global Office of Research and Foresight, alcuni dei Paesi più ricchi del mondo hanno registrato forti aumenti della povertà minorile tra il 2014 e il 2021.

La “Report Card 18: Bambini poveri che vivono nei paesi ricchi” (Child poverty in the midst of wealth) – l’ultima della serie che monitora il benessere dei bambini nei paesi dell’OCSE e dell’UE – rileva che la Polonia e la Slovenia stanno ottenendo i migliori risultati nell’affrontare la povertà minorile, seguite dalla Lettonia e dalla Repubblica di Corea. Al contrario, alcuni dei Paesi più ricchi analizzati nel rapporto sono indietro, quasi in coda alla classifica dei Paesi.

Il rapporto presenta il quadro più aggiornato e comparabile sulla povertà che colpisce i bambini nei Paesi dell’OCSE e dell’UE e analizza le politiche di sostegno al reddito dei governi per le famiglie con bambini. Il rapporto rileva che, nonostante la diminuzione complessiva della povertà di quasi l’8% in 40 Paesi tra il 2014 e il 2021, alla fine del 2021 c’erano ancora oltre 69 milioni di bambini che vivevano in famiglie che guadagnavano meno del 60% del reddito medio nazionale.

  • L’Italia è al 34° posto su 39 Paesi nella classifica della povertà monetaria dei bambini nei Paesi ricchi. Più di 1 bambino su 4 (25,5%) vive in condizioni di povertà relativa legata al reddito (media tra il 2019 e il 2021). Tra il 2015 e il 2021, l’Italia ha ridotto la percentuale di bambini che vivono in condizioni di grave privazione materiale dal 15,8% al 7,1%. Le cattive condizioni abitative rimangono un problema e riguardano il 18,1% dei bambini. Nel 2021, se non ci fossero stati trasferimenti monetari, la povertà minorile in Italia avrebbe raggiunto il 35,9%; le prestazioni in denaro per i bambini hanno portato al di sopra della soglia di povertà quasi il 30% dei bambini che sarebbero stati sotto la soglia di povertà senza i trasferimenti.

“L’impatto della povertà sui bambini è persistente e dannoso”, ha dichiarato Bo Viktor Nylund, Direttore dell’UNICEF Innocenti – Global Office of Research and Foresight. “Per la maggior parte dei bambini significa che potrebbero crescere senza cibo nutriente, vestiti, materiale scolastico o un posto caldo da chiamare casa. Impedisce ai bambini di godere dei propri diritti e può portare a un cattivo stato di salute fisica e mentale”.


Le conseguenze della povertà possono durare tutta la vita. I bambini che vivono in condizioni di povertà hanno minori possibilità di completare la scuola e da adulti percepiscono salari più bassi. In alcuni Paesi, secondo il rapporto, una persona nata in un’area svantaggiata rischia di vivere da otto a nove anni in meno rispetto a una persona nata in un’area ricca.

Il rapporto evidenzia anche enormi disuguaglianze nel rischio di povertà. In 38 Paesi con dati disponibili, i bambini che vivono in una famiglia monoparentale hanno una probabilità oltre tre volte maggiore di vivere in povertà rispetto agli altri bambini. Anche i bambini con disabilità e quelli provenienti da minoranze etniche/razziali hanno un rischio superiore alla media.

Secondo i risultati del rapporto, dal 2012 al 2019 la crescita economica in questo gruppo di Paesi è stata stabile, dando l’opportunità di riprendersi dagli impatti della recessione del 2008-10. Tuttavia, mentre alcuni Paesi in questo periodo hanno ridotto la povertà minorile, alcuni dei Paesi più ricchi hanno registrato i maggiori passi indietro. Il rapporto mostra anche che Paesi con livelli simili di reddito nazionale, come la Slovenia e la Spagna, hanno registrato forti differenze nei tassi di povertà minorile, rispettivamente del 10% e del 28%.

Secondo il rapporto, le condizioni di vita dei bambini possono essere migliorate indipendentemente dalla ricchezza di un Paese. Ad esempio, Polonia, Slovenia, Lettonia e Lituania – che non sono tra i Paesi più ricchi dell’OCSE e dell’UE – hanno ottenuto importanti riduzioni della povertà minorile, -38% in Polonia e -31% negli altri Paesi. Al contempo, cinque Paesi a più alto reddito – Regno Unito (+20%) e Francia, Islanda, Norvegia e Svizzera (tutti intorno al +10%) – hanno registrato i maggiori aumenti del numero di bambini che vivono in famiglie con difficoltà economiche dal 2014.

Per sradicare la povertà minorile, la Report Card invita i Governi e le parti interessate a:

  • Espandere la protezione sociale per i bambini, anche con assegni familiari e per i figli a carico per integrare il reddito familiare.  
  • Garantire a tutti i bambini l’accesso a servizi di base di qualità, come l’assistenza all’infanzia e l’istruzione gratuita, che sono essenziali per il loro benessere.
  • Creare opportunità di lavoro con retribuzioni adeguate e politiche favorevoli alla famiglia, come il congedo parentale retribuito, per sostenere i genitori e le persone che si prendono cura dei bambini nel conciliare lavoro e responsabilità di cura.
  • Garantire misure adatte alle esigenze specifiche dei gruppi minoritari e delle famiglie con un solo capofamiglia, per facilitare l’accesso alla protezione sociale, ai servizi fondamentali e al lavoro dignitoso, e ridurre le disuguaglianze.

“I sussidi in denaro hanno un effetto immediato nell’alleviare la povertà. I decisori politici possono sostenere le famiglie dando priorità e aumentando la spesa per gli assegni familiari e per i figli a carico”, ha aggiunto Nylund. “Si può imparare molto dai successi di altri Paesi. Il modo in cui utilizzeremo quanto appreso determinerà l’efficacia con cui potremo garantire il benessere dei bambini oggi e in futuro”.

NOTE:

La “Report Card 18: Bambini poveri che vivono nei paesi ricchi” riprende l’analisi della Report Card 12 sull’effetto della recessione del 2008-10 sulla povertà minorile, pubblicata nel 2014, esamina i progressi compiuti nell’ultimo decennio e considera ciò che ancora deve essere fatto per ottenere risultati per i bambini.

La Report Card 18 utilizza misure monetarie e non monetarie (privazione materiale) per la sua analisi. La misura principale del rapporto è la povertà relativa legata al reddito, ovvero la percentuale di persone che guadagnano meno del 60% del reddito medio. La povertà non monetaria misura l’accesso a beni e servizi essenziali.

SCHEDA DATI SU ITALIA

Tabella comparativa

  • L’Italia è al 34° posto su 39 Paesi nella classifica della povertà monetaria dei bambini nei Paesi ricchi.
  • Il Paese si colloca al 33° posto per quanto riguarda la povertà minorile in termini di reddito più recente e al 25° posto per quanto riguarda la variazione della povertà minorile tra il 2012-14 e il 2019-21.

Povertà di reddito

  • Più di 1 bambino su 4 (25,5%) vive in condizioni di povertà relativa legata al reddito (media tra il 2019 e il 2021).
  • L’Italia ha compiuto pochi progressi verso l’eliminazione della povertà minorile – la diminuzione è stata inferiore all’1% (più precisamente, 0,8%).
  • La povertà in Italia è spesso di natura persistente. Nel 2021, è stato stimato che il 17,5% di tutti i bambini ha vissuto in condizioni di povertà anche nei 2 anni precedenti. Questo dato è preoccupante perché periodi più lunghi di povertà hanno un impatto ancora più negativo sui bambini.

I bambini che vivono in famiglie monoparentali hanno un UNICEF Innocenti – Global Office of Research and Foresight

  • Report Card 18: Bambini poveri che vivrischio di essere poveri (33,5%) doppio rispetto a quelli che vivono in famiglie con due genitori (15,8%).

Povertà non monetaria

  • Tra il 2015 e il 2021, l’Italia ha ridotto la percentuale di bambini che vivono in condizioni di grave privazione materiale dal 15,8% al 7,1%. Si tratta di un miglioramento impressionante, ma c’è ancora molto spazio per i progressi (ad esempio, in Finlandia, lo stesso tasso è dello 0,7%).
  • Le cattive condizioni abitative rimangono un problema in Italia e riguardano il 18,1% dei bambini. Muffa, umidità e marciume nelle abitazioni rappresentano un rischio significativo per la salute dei bambini.

Protezione sociale

  • La spesa per gli assegni familiari e per i figli a carico è leggermente aumentata (dal 7,4% all’8,5%), ma rimane inferiore alla media del 10,2% osservata nei Paesi della Report Card.
  • Per le famiglie con bambini sono disponibili diverse prestazioni in denaro non contributive. Una combinazione di indennità di alloggio, prestazioni familiari e altre prestazioni sociali fornisce un reddito pari al 47,1% del salario medio nazionale a una famiglia vulnerabile (due figli e nessun reddito da lavoro).
  • La generosità delle prestazioni per le famiglie più povere è aumentata notevolmente nell’ultimo decennio.
  • Nel 2021, se non ci fossero stati trasferimenti monetari, la povertà minorile in Italia avrebbe raggiunto il 35,9%. Ciò dimostra quanto siano importanti le prestazioni in denaro per i bambini: hanno portato al di sopra della soglia di povertà quasi il 30% dei bambini che sarebbero stati sotto la soglia di povertà senza i trasferimenti.
  • ! Si noti che le recenti riforme delle prestazioni in denaro per le famiglie (in particolare l’introduzione nel 2022 dell’Assegno Unico e Universale ai Figli) non si riflettono nei dati sulla spesa pubblica per la protezione sociale e sull’efficacia della protezione sociale nella riduzione della povertà.

Queste cifre si riferiscono rispettivamente ai dati del 2019 e del 2021. Il dato sull’adeguatezza delle prestazioni (e il confronto tra l’adeguatezza delle prestazioni nel 2012 e nel 2022), invece, si basa sui dati del 2022 e mostra già l’effetto della riforma. !