Bari – UE: COLDIRETTI PUGLIA, GRANO TRICOLORE GIU’ DEL 30% MENTRE TRIPLICA IMPORT DA UCRAINA IN ITALIA

Le importazioni in Italia di grano proveniente dall’ Ucraina sono praticamente triplicate nell’ultimo anno per un quantitativo pari a 358 milioni di chili in aumento del 193% rispetto anno precedente. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al 2022 in riferimento alla discussione in atto sulla necessità di erogare sostegni agli agricoltori europei che hanno dubito ingenti perdite per il crollo delle quotazioni, a causa del quale Polonia, Ungheria e Slovacchia hanno deciso di fermarne l’import nonostante le osservazioni della Commissione Europea.

Su mercato europeo sono in atto evidenti distorsioni commerciali nel settore dei cereali favorite dall’afflusso di grano ucraino che avrebbe dovuto essere invece destinato soprattutto a fronteggiare il pericolo carestia poveri del nord africa e dell’Asia. La realtà – precisa la Coldiretti – è però diversa e sono in atto speculazioni al ribasso che in Italia hanno portato al crollo delle quotazioni del grano nazionale del 30% nell’ultimo anno, su valori che sono scesi ad appena 28 centesimi al chilo.

Lo studio condotto da Unearthed e Lighthouse Reports parla di profitti di 1,9 miliardi di dollari realizzati dai 10 piu’ grandi hedge funds del mondo attraverso manovre speculative sui prezzi nel commercio di cereali e semi di soia. L’azione degli Hedge fund – spiega la Coldiretti – ha creato prima una bolla speculativa facendo rialzare i prezzi dei prodotti agricoli, rendendoli inaccessibili alle popolazioni più povere del mondo e poi, anche a seguito dei rallentamenti del trasporto via mare, ha inondato via treno l’Unione Europea di prodotti di bassa qualità e basso costo che ha fatto partire anche in Italia una spirale al ribasso che anche in Italia ha portato al crollo delle quotazioni del grano nazionale.

E’ necessario adeguare da subito – sottolinea la Coldiretti Puglia – le quotazioni per sostenere la produzione nazionale in un momento difficile per l’economia e l’occupazione. Non è accettabile che di fronte all’aumento del 18% del prezzo della pasta al consumo rilevato dall’Istat nell’ultimo anno, il grano duro nazionale necessario per produrla venga invece sottopagato agli agricoltori il 30% in meno, nello stesso periodo. La pasta – continua la Coldiretti Puglia – è ottenuta direttamente dalla lavorazione del grano con l’aggiunta della sola acqua è non trovano dunque alcuna giustificazione le divergenze registrate nelle quotazioni, con la forbice dei prezzi che si allarga e mette a rischio i bilanci dei consumatori e quelli degli agricoltori.

Intanto, si registra il balzo dell’export della pasta pugliese del 37% – insiste Coldiretti Puglia – proprio sotto la spinta dell’allarme globale provocato dalla guerra in Ucraina sulla certezza e salubrità del cibo che ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza. Le migliori varietà di grano duro selezionate, da Emilio Lepido a Furio Camillo, da Marco Aurelio a Massimo Meridio fino al Panoramix e al grano Maiorca, sono coltivate dagli agricoltori sul territorio pugliese – aggiunge la Coldiretti regionale – che produce più di 1/4 di tutto il frumento duro italiano.

Una distorsione che appare chiara anche dall’andamento dei prezzi medi al consumo che secondo l’Osservatorio del Ministero del Made in Italy variano per la pasta da 1,50 a 2,3 euro al chilo, mentre le quotazioni del grano sono crollate a 38 centesimi di euro al chilo, insiste Coldiretti Puglia.

Una anomalia di mercato sulla quale – sostiene la Coldiretti – occorre indagare anche sulla base della nuova normativa sulle pratiche sleali a tutela delle 200mila imprese agricole che coltivano grano. I ricavi – sottolinea la Coldiretti – non coprono infatti i costi sostenuti dalle imprese agricole e mettono a rischio le semine ma anche la sovranità alimentare del Paese. Le superfici agricole coltivate a frumento duro, secondo le prime previsioni del Masaf per quest’anno, sono in flessione per un investimento di 1,22 milioni ettari con una riduzione di circa il 2% rispetto all’anno precedente. Le difficoltà del mercato dei cereali sono peraltro confermate dalla decisione di Polonia ed Ungheria di bloccare le importazioni di grano dall’Ucraina, contestata dalla Commissione Europea.

Siamo di fronte a manovre speculative con un deciso aumento delle importazioni di grano duro dal Canada dove il grano – precisa la Coldiretti – viene coltivato secondo standard non consentiti in Europa per uso del glifosate nella fase di preraccolta. Occorre invece – continua la Coldiretti – ridurre la dipendenza dall’estero e lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. Bisogna riattivare da subito – precisa la Coldiretti – la Commissione Unica Nazionale per il grano duro, la cui attività in via sperimentale si è sospesa nell’ottobre del 2022, perché fornisce trasparenza al mercato e dà la possibilità di poter mettere attorno ad un tavolo tutti gli attori della filiera eliminando le distorsioni e i frazionamenti delle borse merci locali. Importante – conclude la Coldiretti – anche investire nella ricerca che, come motore dell’innovazione varietale, deve rispondere non solo alle richieste qualitative del mondo industriale, ma anche rispondere alle nuove esigenze produttive e di resilienza verso gli effetti del cambiamento climatico, rispondendo al contempo alle nuove richieste di sostenibilità volute dalla nuova Politica Agricola Comunitaria.

A causa della siccità e dei costi di produzione in tilt, era già crollata la raccolta del grano in Puglia nel 2022 con una diminuzione del 26% rispetto all’anno precedente, quando ad essere più penalizzati con i maggiori incrementi percentuali dei costi correnti – continua la Coldiretti Puglia – sono state proprio le coltivazioni di cereali, dal grano all’avena, che servono al Paese a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato. La crisi ucraina e i suoi contraccolpi globali hanno messo in evidenza quanto l’Italia sia deficitaria su molti fronti per quando riguarda il cibo ed è costretta ad importare i 3/4 (73%) della soia, il 64% del grano tenero per biscotti e pane e il 44% del grano duro per la pasta.

La Puglia è il principale produttore italiano di grano, con 10milioni di quintali prodotti in media all’anno. La domanda di grano 100% Made in Italy si scontra con anni di disattenzione e di concorrenza sleale delle importazioni dall’estero, soprattutto da aree del pianeta che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale in vigore in Puglia ed in Italia, che nell’ultimo decennio – denuncia Coldiretti Puglia – hanno portato alla scomparsa di 1 campo su 5 con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati, con effetti dirompenti sull’economia, sull’occupazione e sull’ambiente.

Le superfici seminate – aggiunge Coldiretti Puglia – potrebbero raddoppiare con la produzione di grano che deve puntare sull’aggregazione, essere sostenuta da servizi adeguati e tendere ad una sempre più alta qualità, scommettendo esclusivamente su varietà pregiate, riconosciute ormai a livello mondiale. Con gli interventi straordinari decisi dalla Commissione Ue può essere garantita anche in Puglia la messa a coltura di oltre 100mila ettari lasciati incolti per la insufficiente redditività, per gli attacchi della fauna selvatica e a causa della siccità che va combattuta con investimenti strutturali per realizzare piccoli invasi che consentano di conservare e ridistribuire l’acqua per aumentare la produzione aggiuntiva di grano duro per la pasta, di tenero per fare il pane e di mais per gli allevamenti.

Occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali ma è necessario investire – aggiunge Coldiretti Puglia – per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità ma serve anche contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici.

Bisogna invertire la tendenza ed investire per rendere il Paese il più possibile autosufficiente per le risorse alimentari facendo tornare l’agricoltura centrale negli obiettivi nazionali ed europei, conclude Coldiretti nel sottolineare che nell’immediato occorre salvare le aziende agricole da una insostenibile crisi finanziaria per poi investire per aumentare produzione e le rese dei terreni.