CISL BARI BAT: LAVORO, ECONOMIA E SVILUPPO. Nella provincia di Bari 300.000 persone non cercano più lavoro

Con oltre 75mila iscritti nei 48 comuni tra Bari e BAT, la CISL Bari ha raggiunto l’obiettivo prefissato appena un anno fa. Persone, lavoratori che hanno deciso di essere iscritti alla Cisl, di farsi rappresentare dalle federazioni di categoria, farsi assistere dai servizi Caf Cisl e Patronato Cisl Inas, anch’essi in crescita, dall’Anolf per i servizi per gli immigrati, e dal sindacato degli inquilini Sicet. 

Con questo bel dato il Segretario generale della CISL Bari BAT Giuseppe Boccuzzi ha aperto il Consiglio generale a Bari, al quale è intervenuto Manlio Guadagnuolo Comm. Straordinario ZES Adriatica Interregionale Puglia-Molise. Le conclusioni sono state invece affidate a Antonio Castellucci Segretario generale CISL Puglia. 

“ Un lavoro di squadra, lo ha definito il segretario territoriale –  nelle aziende e nei territori, con le nostre Unioni sindacali comunali e Punti Cisl territoriali sempre più numerosi e sempre meglio organizzati, che sta dando i risultati  a cui ambivamo, che poi sono quelli che ci ha indicato il nostro Segretario generale nazionale Luigi Sbarra, al congresso di febbraio scorso, quando affermò che se vogliamo un Sindacato che conta, che possa essere determinante nei contest aziendali e nelle relazioni con le istituzioni, non possiamo far altro che raccogliere tra la gente sempre più consenso e trasformarlo in appartenenza sostanziale. Abbiamo anche un’altra grande sfida ed è quella del Piano Nazionale di ripresa resilienza ma soprattutto nella specificità di inserire all’interno dei bandi di gara che ci sia un incremento di occupazione per i giovani e le donne in primis Anche perché questa è prevista diciamo dalla normativa europea legata alla successione di questi fondi una sfida che per il momento comunque le amministrazioni comunali e le stazioni appaltanti in generale non stanno cercando di spingere, e su questo ovviamente noi daremo battaglia allo stesso tempo è un momento anche di riflessione per la crescita della nostra organizzazione” 

“Le ZES – ha detto Manlio Guadagnuolo Comm. Straordinario ZES Adriatica Interregionale Puglia-Molise –  sono uno strumento rivoluzionario di politica industriale per lo sviluppo del territorio, una grande opportunità, un’opportunità forse uniche e irripetibile perché con l’autorizzazione unica che rilascia il commissario ed ora i tempi sono dimezzati, vale il silenzio assenso in 45 giorni massimo io ri- lascio un’autorizzazione unica per la creazione di una nuova iniziativa imprenditoriale di piccole medie e grandi imprese.I sindacati in questo momento di confronto sono necessari e indispensabili. Ho rappresentato anche  la mia disponibilità a valutare anche degli investimenti dove ci sono delle crisi industriali ma soltanto a due condizioni La prima è che si tratti di investitori seri con progetti e programmi di investimento concreti che siano supportati da piani finanziari che siano realistici da un lato e bancabile dall’alto e poi è necessario salvaguardare i livelli occupazionali e incrementarli possibilmente Quindi se ci sono situazioni come quelle che stiamo vivendo in alcune aziende nell’area industriale di Bari abbiamo la necessità di valutare questi investimenti ma sulla concretezza e sulla opportunità E sulla necessità anche di salvaguardare i lavoratori e di poterli reintegrare la droghe siano stati purtroppo licenziati.” 

“Occorre puntare sul lavoro stabile sicuro per giovane e donne– spiega Antonio Castellucci Segretario generale CISL puglia – se cresce comunque la manodopera complessivamente bisogna capire come far crescere invece quell’occupazione femminile perché nonostante le risorse del PNR a disposizione sembra che di fatto non ci sono segnali importanti sul territorio pugliese, e noi abbiamo sempre sostenuto che la Puglia non deve essere  seconda a nessuno in termini di sviluppo. Abbiamo oltre 40 crisi in corso, per le quali ci auguriamo che si possa trovare una soluzione, soprattutto per tutti questi lavoratori che sono in effetti grande sofferenza. A Bari come negli altri territori regionali queste situazioni stanno comunque segnando anche la vita sociale ed economica di dei lavoratori e delle loro famiglie Come sindacato abbiamo necessità di arrivare a concretizzare questi percorsi in termini positivi e di trovare anche soluzioni” 

E in un’ottica di crescita, nei prossimi giorni la CISL Bari BAT implementerà  i servizi offerti nelle sedi territoriali, con la partenza dello Sportello Lavoro, con l’assistenza per le pratiche della bilateralità per i lavoratori del settore artigiano e del settore della somministrazione. 

Isee, 730, red, successioni, pratiche previdenziali, sportelli della bilateralità, sportelli di supporto digitale con i lettori card Cie e Tessera sanitaria a disposizione dei nostri iscritti e semmai forse sportello Cup un giorno, tutto questo e tanto altro per fare sempre più iscritti. 

E a proposito di persone da non lasciare sole quando il loro percorso lavorativo si interrompe o rischia di interrompersi o è duramente colpito da una crisi aziendale e di mercato, abbiamo voluto iniziare i lavori di questo Consiglio generale, ascoltando la voce e lo stato di animo di chi subisce una crisi, di chi perde il lavoro, di chi lo rivuole un lavoro ma fa fatica a ritrovarlo, di chi vive in costante precarietà con la speranza di essere stabilizzato ma poi riceve a distanza di tempo solo un arrivederci chissà alla prossima commessa, destino questo per esempio di molti somministrati di questo territorio. E se Baritech, Ex Om – chissà se un giorno Selectika -, Palace, Eataly, sono avventure finite male, il quadro è ancora più pesante includendo i 400 lavoratori a rischio della Natuzzi, i 700 a rischio della Bosch, i 200 a rischio della Italian leather group di Monopoli, qualcuno delle centinaia di lavoratori del settore automotive in ammortizzatore sociale, Magneti Marelli tra i più grandi di questi, i 50 lavoratori della cooperativa Nodiss che da due mesi non percepiscono stipendi pur continuando a trasportare i pazienti dializzati per conto dell’Asl Bari, i tanti ma tanti lavoratori poveri part time degli indotti, dei servizi fiduciari, delle mense, che ad ogni cambio appalto perdono ore dei propri contratti individuali e spesso si trovano poi a fare i conti con una contrattazione collettiva di settore scaduta da anni e non rinnovata, con un’inflazione che nel frattempo al 9 per cento, ma quasi al 15% per il carrello della spesa li rende ancora più poveri, con un fenomeno che ormai vede un lavoratore su quattro di queste nostre 2 province scivolato in una condizione di povertà relativa pur lavorando.  

E proprio in un’ottica di voler dare sostanza a questa analisi e soprattutto a chi cerca di trovare speranze in queste analisi che come sindacato cerchiamo di fare, abbiamo voluto ascoltare dalla voce del Commissario straordinario della Zes Adriatica, Ing. Manlio Guadagnuolo, come sta funzionando la zona economica speciale, uno strumento di politica economica fondamentale per promuovere seriamente la creazione di nuove imprese e di nuovi posti di lavoro. 

Se già una sessantina di aziende si sono mostrate interessate ad insediarsi in tutta l’area Zes Adriatica interregionale Puglia Molise, alcune di esse assai vicine ad ottenere la c.d. istanza di autorizzazione unica, con una prospettiva per il momento di 400 milioni di investimenti e 2000 nuovi posti di lavoro, allora significa che se lavoriamo con competenza e con una governance partecipata, istituzioni-imprese-sindacati, potremo dare futuro lavorativo ai disoccupati, ai lavoratori precari e  ai cassintegrati. 

Avremmo avuto piacere ad ascoltare anche i rappresentanti del consorzio ASI, che abbiamo contattato ma che ci hanno rimandato ad altre occasioni di confronto, visto l’avvicendamento al vertice che si è avuto solo da qualche settimana, perché per le nuove imprese che si stanno insediando, si sta aprendo uno nuovo scenario ossia la zona industriale di Bari si candida a diventare un grande polo della logistica.  

Per la CISL Bari la crescita economica del territorio infatti non può prescindere da un’ulteriore valorizzazione del loro contributo

In Italia, è importante sapere, che le imprese a controllo estero pesano per l’8,6% sul valore aggiunto, in media, contro il 3,1% per cento della Puglia, che ha il quarto valore più basso del Paese. Queste imprese però hanno una capacità superiore alla media di generare valore, sostenere occupazione e garantire investimenti in ricerca e sviluppo. 

Farmaceutica, automotive, ICT, ne sono un esempio appunto in questo territorio, ma che ben presto potrebbero essere affiancati dai grandi operatori economici dell’economia circolare e green, dei servizi alla persona, del turismo e delle grandi catene, tutto questo foriero di conseguente sviluppo della logistica e dei servizi commerciali e dell’indotto. 

Nei tavoli di crisi, tanti, e nei tavoli di promozione dello sviluppo, pochi, siamo stati e vogliamo continuare ad esserlo portatori di analisi delle criticità dei settori e di conseguenti proposte per migliorarne competitività e attrattività, partendo da un elemento centrale che si chiama forza lavoro in attività e forza lavoro potenziale, che deve essere tenuta al passo con le evoluzioni di mercato e delle nuove trasformazioni di processo e di prodotto, con investimenti aziendali, non tanti a dire il vero, nonostante la strutturale presenza dei fondi interprofessionali ed ora anche del fondo nuove competenze, insieme ai processi pubblici di politiche attive, programma Gol su tutti, allo stato attuale una specie di cartellone pubblicitario di dati numerici che non dicono nulla, si parla di 17.000 persone coinvolte nella provincia di Bari, 3500 solo a Bari, ma non si capisce a fare cosa, che invece insieme dovrebbero formare, qualificare, riqualificare e riaggiornare le competenze di chi deve entrare nel mondo del lavoro o di chi pur essendoci rischia di essere espulso.  

Ma ci chiediamo, che cosa altro dobbiamo dire a chi viene pagato dai cittadini per gestire le politiche pubbliche di questo territorio, che questo territorio ha una metastasi sociale che si chiama lavoro che manca? La provincia di Bari ha 300.000 persone che non cerca più lavoro, ma di cui almeno la metà sicuramente interessata ad averlo purchè dignitoso, a questi scoraggiati si uniscono ai 46.000 che lo cercano attivamente e io aggiungerei a volte disperatamente.  

E allora avere un territorio con un problema di assenza di lavoro per quasi 200.000 persone nei 41 comuni della città metropolitana di Bari e 80.000 nella provincia Bat, tra disoccupati e inattivi scoraggiati ma interessati a lavorare, è possibile che non tolga il sonno a nessun amministratore locale a partire dal sindaco dei sindaci Decaro che quando lascerà questa città, avrà fatto anche di Bari una cartolina da soap opera, vista mare per ricchi e fortunati turisti, ma non avrà fatto nulla o quasi perché i quasi 50.000 senza lavoro baresi, tra disoccupati ufficiali e inattivi scoraggiati assolutamente interessati ad un lavoro, non perdano definitivamente le speranze o se giovani, come sta accadendo da anni, ci lasciano per sempre per emigrare altrove? 

Lo diciamo ad alta voce, non siamo soddisfatti di quello che raccogliamo sui tavoli istituzionali, a cominciare dalla task force per l’occupazione(si ma di quale occupazione ci verrebbe da dire) più in crisi di efficacia delle stesse crisi che si trova a gestire, in quanto palesemente slegata da rapporti di raccordo con le strutture preposte alla definizione delle politiche attive e dell’incrocio domanda offerta di lavoro, ostaggio spesso di interferenze di natura politica che mal si conciliano con gli obiettivi finali di promozione degli investimenti e di salvaguardia occupazionale. 

Occorre una scossa in quel contesto, non vorremmo rimanere ostaggi dell’inconcludenza del Sepac che abbiamo purtroppo registrato in queste ultime crisi a partire da Baritech ma non solo, e se dobbiamo continuare a pagarlo con le nostre tasse e anche tanto, è doveroso che una struttura grande quanto la tavola dei 12 apostoli,(12 sono i componenti, ne servono poi così tanto) sia rilanciata con una nuova governance in un’ottica di struttura tecnica di missione, forse riprendendo le sue origini per mettersi sul mercato a cercare investitori piuttosto che farli scappare o non farli avvicinare proprio come sta accadendo nel tavolo Selectika o è accaduto nel tavolo Baritech o Palace.